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Autore: PinkyCCh    25/05/2013    5 recensioni
Elisabetta, al quinto anno del liceo scientifico, ha sempre cercato di passare inosservata, per evitare problemi. Il suo unico obbiettivo era: arrivare all’ultimo giorno di liceo, indenne, senza problemi. Ma qualcuno sembra non essere d’accordo. Chi? Nico. Il tipico cliché adolescenziale. Bastardo al punto giusto, stronzo al punto giusto e bello al punto giusto. Una scommessa li unirà. Un professore un po’ pazzo li unirà. Riuscirà Elisabetta a cavarsela? Riuscirà a non cadere tra le grinfie di Nico?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- Primo Giorno -
 



“No, ma vi rendete conto? Devo fare coppia con Blasi, per tre mesi, tre lunghissimi mesi! Io mi chiedo, perché il professore non sfoghi le sue voglie perverse con la moglie, piuttosto che prendersela con noi studenti? Dannazione!” non ero affatto contenta e piagnucolando con le mie amiche.
“Elis calmati, magari andrà bene…?”
Andare bene? Come poteva andar bene se ero in coppia con il ragazzo più… più presuntuoso, arrogante, stronzo, menefreghista e bastardo dell’intero istituto? Era praticamente impossibile.
Sospirai, cercando d’inalare quanto più ossigeno possibile, per calmarmi
Nulla, sembrava andare per il verso giusto.
Dannazione! Ma perché doveva succedere proprio a me?
Avevo pianificato tutto per bene.
Avevo deciso di passare i miei cinque anni al liceo, in completo anonimato, proprio come in un tipico cliché da commedia americana.
“Molinari! Bellezza!”
Sobbalzai, ma non osai girarmi. Sapevo a chi apparteneva quella voce odiosa.
“Blasi…” sibilai a denti stretti “Cosa vuoi?”
“Come siamo scorbutiche!” mi rispose candidamente.
“Dici? Ma se sono così dolce!” replicai facendogli il versetto.
“Sì, come un marshmellow.  Ma che idea! Da oggi ti chiamerò Marsh!” mi prese in giro divertito “Comunque volevo solo comunicarti che ti aspetto a casa mia, alle 16:00 in punto. Non tardare.”
Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere, che si era già dileguato con quella massa informe dei suoi amici.
 
“Ma che bastardo! Ma come si permette?” brontolai, rivolgendomi alle mie due amiche.
“Dai Elis, magari scoprirai nuovi lati di lui, non essere subito negativa.” provò a consolarmi Linda.
“Sì e magari vi metterete anche insieme, proprio come nelle favole!” aggiunse l’altra squinternata.
“Rimbambite. Sognatevelo!”
Salutai in quel modo le mie amiche e me ne andai quasi indignata.
Io e Blasi insieme? Ma quando mai? Ma che film avevano visto?
Il bello e dannato con la sfigata di turno?
Troppo scontato per essere vero ed io odiavo essere scontata.
Era la cosa che più detestavo al mondo.
 
 
“Mancano dieci minuti alle sedici ed sono già di fronte casa Blasi. Sono proprio una bimbetta senza spina dorsale.  Uffa!” mormorai tra me e me.
Ero proprio senza speranze.
Mi ero nascosta dietro un cespuglio e attendendo che arrivassero le sedici.
Si poteva essere così sfigate? Assolutamente!
“Che ci fai qui dietro?” la voce di Blasi mi fece sobbalzare.
Alzai il viso di scatto e ritrovai l’artefice dei miei incubi che mi fissava divertito.
“Ehm…” sussurrai. Che avrei dovuto dirgli?
“Niente, stavo parlando al telefono, tutto qui. Andiamo?” inventai quella scusa lì per lì, alzandomi di scatto e mostrando un lato “B” tutto sporco di fango.
“lo sai… sei tutta sporca di fango.” sorrise divertito.
Ecco appunto!“Oh, merda” sbottai.
“Forza, entriamo così ti presto qualcosa di mio” disse con gentilezza.
“Come? Cosa? No, no…” protestai. Ci mancava solo quello.
“Non c’è nessuno, tranquilla. Andiamo” mi rassicurò lui non riuscendo a togliersi dal viso quel sorriso divertito.
Mi limitai ad annuire, sentendo le guance imporporarsi per l’imbarazzo.
Seguii Blasi dentro casa, in religioso silenzio, quasi avessi terrore di rompere il precario equilibrio che si era creato.
Mi fece accomodare in salotto e mi disse di aspettarlo.
Iniziai a perlustrare la stanza. Era davvero bella.
Una tipica casa del sud, piena di decorazioni e mobili in legno. Lo stile era classico, ma rustico al tempo stesso.
Le pareti erano di un rilassante giallo crema.
Sembrava la tipica casa dei sogni.
“Prendi. Metti questi” mi disse Blasi, distogliendomi dai miei pensieri e lanciandomi una felpa enorme e un paio di pantaloni neri della tuta.

“G-grazie…” mugugnai imbarazzata.
“Quando finisci di cambiarti, dammi i vestiti sporchi che li metto in lavatrice e poi li passo in asciugatrice” ordinò.
Annuii. Mi spogliai velocemente.
Ero già in imbarazzo così. Ci mancava solo che qualcuno ci vedesse con me mezza nuda e pensasse che fossimo in atteggiamenti intimi.
Intimi? L’avevo pensato veramente? Oh Dio! volevo dire compromettenti.
“Hai finito?”
“U-uh..sì. Ecco tieni” gli porsi i vestiti sporchi evitando accuratamente di guardarlo negli occhi.
Lui li prese e scomparve, ancora una volta, dietro l’enorme porta che separava la sala dal corridoio.
Riapparve, dopo ben dieci minuti, con dei libri in mano.
“Pronta per studiare?”
Annuii. Non facevo altro quel giorno!
Ci sedemmo sul divano marrone, aprimmo i libri ed iniziammo a scegliere il primo argomento.
Fu più il tempo che passammo a ridere e scherzare di quello che passammo a studiare.
Non avrei mai creduto che Blasi fosse un essere umano! Lui, sempre avvolto da quell’alone di figaggine e mistero, era un comune mortale, proprio come me.
“Che ne dici di una pausa? Caffè?” mi chiese Nico stiracchiandosi e portando le braccia dietro il collo.
Un momento. Da quando lo chiamavo per nome?
“Sì, per me va benissimo” Risposi.
Lo vidi alzarsi e dirigersi verso la cucina che era separata dal salone da un arco.
Decisi di seguirlo, mi sentivo in soggezione a rimanere sola, soletta.
“Disturbo? Posso darti una mano, se vuoi…” Chiesi cercando di essere utile.
“Certo! Nel primo cassetto ci sono i cucchiaini.”
Annuii e seguii le sue direttive, trovando le posate.
 
 
 
Prendemmo il caffè chiacchierando e, in men che non si dica, arrivò sera.
Non mi ero resa conto che il tempo era volato così in fretta.
Gettai uno sguardo all’enorme orologio appeso alla parete della cucina.
“Oh cavolo è tardissimo! Sono già le 19:00! Devo scappare…” dissi con impeto.
“Vai già via?” mi chiese sorpreso.
“Sì, devo aiutare mio padre.”
“Ti accompagno.”
“No, no! Sta tranquillo. Ehm… i miei vestiti?”
Si alzò e si diresse verso il corridoio.
Tornò poco dopo con i miei vestiti e me li porse.
Mi rivestii in fretta e lo chiamai non appena fui di nuovo vestita.
Blasi mi accompagnò alla porta con un sorriso malizioso stampato su quella faccia da schiaffi che si ritrovava.
“Ehm… io vado allora. Ci si vede domani a scuola… Nico.”
“Certo Marsh… a domani!”
 

   
 
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