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Autore: Ayumi Yoshida    25/05/2013    2 recensioni
SPOILER!
"Ma sono soltanto ventagli, come vuoi che siano utili?" tentò di farlo ragionare, ma lui gli lanciò uno sguardo ancora più astioso, urlando: "Avevo ragione quella volta, sei ridicolo!"
Hashirama non capiva, non poteva capire, perché non era un Uchiha come lui.

(Dodicesima classificata al "Provaci ancora! contest" indetto da M4RT1 ^^)
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio
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ciao

Ventagli

 

 

Hashirama stava fissando il fiume in modo più serioso del solito. Madara se ne rese conto immediatamente, forse perché nonostante non sembrasse di buon umore come al solito non c'era la solita atmosfera cupa che lo avvolgeva quando lo contraddiceva per le sue idee ridicole. Provò intimamente timore dei suoi occhi fissi e freddi come il ghiaccio, così diversi dal solito, e subito gli corse vicino con aria tracotante, mostrando la sua presenza colpendogli la spalla con un sasso che aveva appena raccolto.
"Hashirama!"
Il bambino si voltò e lo salutò senza entusiasmo.
"Facciamo rimbalzare le pietre sull'acqua?" gli propose, ma lui scosse la testa tristemente.
"Oggi non mi va."
"Eh? Allora cosa sei venuto a fare?" lo stuzzicò, spalancando le braccia irritato.
Hashirama sospirò lievemente, il cuore gonfio di ansia, e confessò sottovoce: "Quello che facevi tu la prima volta che ci siamo incontrati."
Madara spalancò gli occhi in modo quasi impercettibile, turbato. All'improvviso le morti di tutti i suoi fratelli gli tornarono in testa, rimescolandosi in mille ricordi differenti, veri e falsi, aprendogli un buco nel petto per ogni fitta di dolore e di paura che provò. Cercò Hashirama con lo sguardo senza riflettere, una ricerca spasmodica di condivisione, e si accorse che anche la sua maschera di gravità si era incrinata rivelando i suoi veri sentimenti. Qualche giorno prima gli aveva detto di aver perso un fratello, si era comportato i modo strano durante tutto il tempo che avevano trascorso a far rimbalzare i sassi sull'acqua, poi era scomparso per alcuni giorni. Madara era andato al fiume ogni giorno, ma l'altro bambino non era più tornato, lasciandolo nella solitudine e in un vortice violento di pensieri disillusi per via di quel tradimento. Invece si erano avvicinati ancora di più, la distanza tra di loro diventava sempre più invisibile e si sentivano più simili che mai di due semplici ragazzini compagni di giochi. Madara capì immediatamente che, se non avesse detto nulla, sarebbero rimasti in silenzio per tutto il tempo che avrebbero trascorso insieme e poi non si sarebbero più visti, allora guardò l'altra sponda del fiume e chiese controvoglia: "Come é successo?"
Già sapeva che avrebbe odiato ogni singola parola di quel racconto. Attese la sua risposta per un po’, ma non sentì nulla. Inquieto, si voltò e vide che Hashirama stava piangendo in silenzio, le labbra tirate per non farsi sentire e il naso sporco di muco. Sembrava una di quelle orribili maschere da battaglia che a volte suo padre gli aveva fatto indossare per non farsi riconoscere. Furibondo con lui e con se stesso per essersi preoccupato inutilmente, esclamò spalancando un braccio: "E adesso perché piangi? Un ninja non deve piangere!"
Hashirama lo guardò smettendo di singhiozzare per un attimo, ammirato, poi ricominciò più rumorosamente. Ormai il muco gli colava anche sui vestiti. "Io... Io non sono riuscito a proteggerlo! É colpa mia... Mio padre voleva insegnarmi come combattere con i ventagli, ma io ho rifiutato, perché credevo fosse una cosa ridicola! Se avessi-"
"Cosa hai detto?" lo interruppe Madara con la bocca spalancata, sconvolto.
"Che mio padre voleva-"
"Come fai a dire che l'arte dei ventagli é inutile? Non capisci niente!"
Madara lo attaccò con una violenza che Hashirama non riuscì a spiegarsi.
"Ma sono soltanto ventagli, come vuoi che siano utili?" tentò di farlo ragionare, ma lui gli lanciò uno sguardo ancora più astioso, urlando: "Avevo ragione quella volta, sei ridicolo!"
Hashirama non capiva, non poteva capire, perché non era un Uchiha come lui. Generazioni di uomini erano sopravvissuti nei secoli precedenti grazie all'arte dei ventagli, usandoli come spade e come scudi e tramandando quelle tecniche fino a loro, il clan Uchiha, il clan più temuto per la sua potenza e per il suo misterioso Sharingan. Come osava Madara parlare dei ventagli come se fossero qualcosa per uomini deboli? Se avesse avuto un ventaglio a portata di mano, gliel'avrebbe sbattuto in testa per dimostrargli quanto avrebbe potuto fargli male, urlando che era un Uchiha, e che non doveva parlare a vanvera dei ventagli che davano il nome al suo clan. Ma non poteva tradirsi, ne andava della sicurezza sua e di quelli a cui voleva bene. Di suo fratello. Mentre cercava di riprendere il controllo di se stesso, si accorse di stare tremando di rabbia. Hashirama lo stava fissando come se avesse appena visto un matto e fosse preoccupato per la sua salute mentale, ma l'unico pazzo tra di loro era soltanto lui.
"Sei uno stupido!" tuonò senza riuscire a trattenersi dallo scoppiare, e corse via senza mai guardarsi indietro. Hashirama lo vide scomparire tra gli alberi del boschetto che circondava il letto del fiume e si sentì di nuovo tristissimo, senza una via d'uscita: la distanza tra di loro si era nuovamente acuita proprio quando aveva creduto di essere riuscito a distruggerla per sempre, anche se conoscevano soltanto i loro nomi, anche se non potevano fidarsi completamente l'uno dell'altro. Proprio quando si era convinto di aver finalmente trovato la sua risposta a tutte quelle morti vane.
Aveva voglia di piangere ancora.

 

Quando vide Madara stargli di fronte a capo di tutto il suo clan, si sentì completamente diverso rispetto a tutte le volte passate in cui avevano lottato: quella posizione, davanti a tutti e seguito da ognuno, lo convinse davvero che le cose erano scivolate verso il peggio. Ormai erano i capi dei loro rispettivi clan e non facevano altro che trascinarne ogni singolo membro verso una battaglia di cui loro due soli conoscevano il motivo. Era deplorevole.
“Sei di nuovo qui per quello che penso?” gli chiese piuttosto cupamente. Madara non riuscì a risparmiarsi un sorriso di scherno più tagliente del solito.
“Tu che dici? Mettiamo fine ai convenevoli e cominciamo subito.”
Strinse forte nel palmo il ventaglio gunbai che aveva in mano e glielo puntò contro come una spada. I suoi occhi erano già rossi per lo Sharingan. Hashirama lo guardò, deluso e rassegnato, senza riuscire a capirlo. Perché voleva continuamente lottare contro di lui, far morire uomini e bambini, pur sapendo che il suo clan era nettamente inferiore al clan Senju? Perché era pronto a pagare con il sangue il desiderio di cancellarlo dal mondo? Uccidere una persona non era facile come scacciare il calore con un ventaglio, e lui, essendo un Uchiha, doveva saperlo bene. Non bastava colpirlo con un gunbai per ucciderlo, non bastava essere certi di farlo perché Uchiha e Senju erano destinati a combattersi l’un l’altro per distruggersi. Per ucciderlo avrebbe dovuto cancellare ogni suo ricordo, ogni sasso che avevano lanciato in riva al fiume, ogni sogno che si erano confessati. Sarebbe servita una tempesta di ventagli, tutti quelli che erano disegnati sugli abiti di ciascun Uchiha che lo stava fissando con rabbia e con odio in attesa di una sua risposta.
Se anni prima avesse accettato di imparare l’arte di combattere con i ventagli da suo padre, forse sarebbe stato in grado di capire almeno un poco coloro che lo esibivano con orgoglio sulla schiena, forse suo fratello non sarebbe morto bambino, forse avrebbe ricordato quel fiume senza malinconia. Se pentiva di quella decisione ogni giorno in cui si risvegliava vivo e la sentiva pesare sulle sue spalle come un destino nefasto e infelice sempre di più con il passare del tempo.
“Se è questo che vuoi, va bene.” acconsentì con un sospiro amaro. Madara annuì in silenzio, l’espressione contratta, e abbassò di scatto il gunbai vicino alla gamba, portando l’altra mano sull’elsa della spada. Non sarebbe bastato un ventaglio per sbaragliare Hashirama, ma essere un Uchiha era fondamentale. Non avrebbe perso contro un Senju, non si sarebbe sottomesso al capo del clan che aveva ucciso i suoi fratelli.
Accecato dalla rabbia, sguainò la spada e si lanciò verso di lui.






Note:

Ah, ce l’ho fatta. Ho scritto su Madara e Hashirama. Non credevo che ne sarei stata mai in grado! *___* L’idea iniziale per questa fic era un po’ diversa, avrei voluto indugiare di più sul momento in cui sono ancora bambini, dato che nel manga mi è piaciuto davvero molto, però, poi, scrivendo mi sono accorta che c’era molto più da dire sulle loro diverse ideologie in età adulta, ma, soprattutto, sul conflitto ragione/amicizia, specialmente per quanto riguarda Hashirama. Ho cercato di evidenziare molto questo punto soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi, cercando di sottolineare “il cambiamento” di Madara anche nella sua fanciullezza, il suo attaccamento al nome degli Uchiha e di tutto ciò che li riguarda per spiegare come sia giunto a decidere di eliminare Hashirama, con cui era stato amico, dalla scena. Per quanto riguarda Hashirama, mi sono accorta, durante la stesura della fic, di vederlo come una sorta di personaggio manzoniano diviso tra la “ragion di Stato” e i suoi sentimenti, soprattutto perché non riesce capire a fondo le motivazioni di Madara, che ha completamente accettato su di sé la causa che gli Uchiha perpetrano contro i Senju.

Spero che, nonostante questo, la fic non risulti noiosa da leggere per via delle introspezioni. ^^ Questa fic avrebbe dovuto partecipare al contest di scraphead-sama "La Valle dell'Epilogo" su Madara e Hashirama, appunto, ma sono stata l'unica a consegnare, per cui non è partito. Mi dispiace molto, perché era un bellissimo contest, e su due splendidi personaggi. Spero vivamente che la prossima volta saremo più fortunate. ^^

Per quanto riguarda l’idea totale della fic, mi incuriosiva molto l’arte del combattimento con i ventagli, per cui  rimando a Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Tessenjutsu), e mi è piaciuto immaginare che, in tempi remoti, gli Uchiha avessero potuto coltivare quest’arte e da essa prendere il nome, un po’ come è accaduto per i cognomi. ^^ Mi è sempre piaciuto il gunbai che Madara si porta dietro, anche che ho letto che non è proprio un ventaglio da battaglia, perché viene usato per comunicare gli ordini ai sottoposti, insomma, è perfetto per un capoclan! Allora perché non approfittarne? Ho preso subito i prompt "ventaglio e Uchiha (da uchiwa, ventaglio)" e mi sono buttata! XD Spero di aver fatto un lavoro quantomeno decente. Fatemi sapere, se vi va!


Alla prossima!





Edit di settembre 2013: in estate avevo iscritto questa fic al contest “Provaci ancora!” indetto da M4RT1 per alcune categorie di fic edite, e si è classificata dodicesima con dei punteggi che mi hanno reso orgogliosa! Riporto il giudizio del contest più sotto, e ne approfitto per ringraziare di cuore la giudicia per il suo duro lavoro e per le splendide parole che ha dedicato a tutti noi partecipanti! ^^

 

DODICESIMO POSTO (PARIMERITO): VENTAGLI - AYUMI YOSHIDA [44.50]

-Grammatica e punteggiatura: 10/10
Grammatica e punteggiatura eccellenti! Complimenti, sei riuscita a comporre una storia mediamente lunga senza dimenticare nemmeno una virgola ^_^

-Stile e lessico: 8.5/10
Qui il punteggio è leggermente più basso, e ti spiego subito il perché: ho notato che in alcuni punti non è ben chiaro chi stia compiendo una certa azione o dicendo una certa frase. Capisco che si può incorrere in questo problema se i due protagonisti, come nel tuo caso, sono entrambi dello stesso sesso e della stessa età, ma credo che, magari, avresti potuto usare dei tratti distintivi per descriverli (tipo: “Il ragazzo dai capelli scuri”, oppure “Il più alto”, cose così). Per il resto rinnovo i miei complimenti: lo stile è scorrevole, non appesantito da inutili descrizioni, eppure riesci a far immaginare la scena al lettore descrivendone quei pochi particolari in maniera vivida, come se fossimo davanti a un film. Complimenti
J

-IC (per i fandom che non conosco, valuterò la descrizione psicologica dei personaggi e se sono stati ben approfonditi): 9/10
Pur non conoscendo il fandom, sono riuscita a capire il carattere dei due personaggi e, grazie all’ultima parte, anche un po’ della loro ideologia. Essendo una storia abbastanza breve, quel che ho potuto vedere è solo uno scorcio della loro personalità, ma è stato sufficiente ad aiutarmi a comprendere meglio le loro ragioni e le vicende che hai descritto. Mi sarebbe piaciuto conoscere più dettagli della scena di quando erano bambini, ma va benissimo così
J

-Originalità: 4/5
Non conoscendo il fandom, prima di assegnarti un punteggio sono andata su EFP, ho inserito i tuoi protagonisti nella tendina dei personaggi e ho scoperto che c’erano un paio di pagine di storie su di loro. Ne ho aperta qualcuna a caso, e sono giunta alla conclusione che la tua storia è abbastanza originale, anche se tratta di una coppia abbastanza popolare, a quanto ho potuto capire. Tuttavia, ho apprezzato particolarmente il flashback e il suo collegamento con il presente: l’ho trovata una cosa originale e, purtroppo, poco usata in quasi tutti i fandom…

-Rispetto delle regole: 5/5
La lunghezza della storia è giusta e, con gran gioia della sottoscritta, non hai dimenticato nemmeno una regola.

-Eventuali punti bonus: 0/5

-Gradimento personale: 8/10
Nonostante non conosca il fandom, ho apprezzato la tua storia. Come già detto, la scena di quando erano bambini mi ha colpito particolarmente, sia per la detrizione di parole e gesti, assolutamente appropriati a dei ragazzini, sia per la “spiegazione” che quelle righe nascondevano e che aiuta a capire meglio il loro atteggiamento nell’ultima parte, quella che narra le loro vicende
da adulti. Complimenti!


   
 
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