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Autore: AliceCutso    25/05/2013    1 recensioni
E se Clary avesse un'altra sorella? E se Valentine la prendesse per primo?
Alexis è la sorella eterozigote, abbandonata da Jocelyn in una casa famiglia in quanto Magnus non era riuscito a nasconderle la Vista.
Un giorno Valentine ne scopre l'esistenza e manda Sebastian a prenderla per poterla sfruttare come alleata, introducendola nel mondo già in guerra degli Shadowhunters.
Alexis si legherà indissolubilmente al fratello e, convincendosi di poterlo salvare dal sangue demoniaco, sarà disposta a tutto pur di riuscirci.
Ma, come scoprirà, forse si è immischiata in questioni troppo grandi per lei, perdendo, ben presto, il controllo della situazione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jonathan, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Simon Lewis, Valentine Morgenstern
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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POV Alexis
 
Oggi fa davvero davvero caldo. 
Sarebbe la giornata ideale per andare a fare un bel tuffo nell'oceano ma non ho voglia di tornare a casa a prendere il costume. Preferisco di gran lunga gironzolare ancora un po'.
Poi lo vedo: un ragazzo dai capelli biondi, dall'altra parte della strada, che mi fissa. Girandomi per osservarlo meglio mi ritrovo, con stupore, a pensare che il suo aspetto è affascinate quanto... familiare.
Ha gli occhi scuri, gli zigomi alti ben delineati e dalla maglia nera riesco a intravedere il corpo allenato. Mi sorride e io ricambio il suo sorriso, istintivamente.
Ad un certo punto, quando sto per andarmene e continuare per la mia strada, lui entra nel parco, alle sue spalle. So che non dovrei farlo, so che è forse una delle cose più stupide che potrei fare in questo momento, ma attraverso la strada e lo seguo. Non so bene perchè l'ho fatto, è come se lui fosse un magnete e io un pezzo di ferro.
Quando sono anch'io nel parco lo vedo, di sfuggita mentre si intrufola nella parte in cui gli alberi sono più fitti. Ok adesso dovrei davvero andarmene. Salto la bassa ringhiera e lo seguo.
"quanto sei stupida! Leggo di già il titolo di prima pagina del giornale di domani "ragazza ritrovata morta dentro Central Park"" la mia vocina interiore mi rimprovera e, in effetti, non posso darle torto.
Ormai siamo abbastanza imboscati che se urlassi con tutto il fiato probabilmente nessuno mi sentirebbe. Ma non posso farci nulla, le mie gambe si muovono da sole, spinte da qualcosa che va ben oltre la mia volotà.
Il ragazzo si ferma vicino a un piccolo ruscello e si volta a guardarmi. Sotto il suo sguardo anch'io mi fermo. Sembra sereno, quasi felice.
-mi hai seguito-.
-sì-.
-perchè?-.
Ecco, ora cosa gli dico per non sembrare una stalker fuori di testa? Decido di optare per l'onestà -sentivo di doverlo fare. Non dovevo?-.
Lui mi sorride, un sorriso caldo ed estremamente ammaliante -certo che dovevi. Non ero sicuro che lo avresti fatto, ma nel cuore ero fiducioso-.
Mi si avvicina e io nella più totale confusione non mi allontano, lasciando che mi prenda il volto fra le mani per studiare il mio viso. Mi manca il fiato.
Poi con una lentezza straziante si abbassa su di me. Mi da un bacio leggerissimo, non casto certo, ma neppure passionale. Dopo qualche istante si stacca, prendendomi per mano. 
-vieni- e io per qualche strana e incomprensibile ragione lo seguo. "che ti prende?? Tu non fai mai così! MAI!" lo so, ma non ho mai neanche incontrato un ragazzo come questo.
Mi porta un po' più in profondità nel bosco e io credo che stiamo per arrivare al sodo, qui fra dei cespugli. "Ma guarda che puttana!" Mi rimprovera la vocina interna ma io non voglio ascoltarla. Qui, adesso c'è qualcosa di magico e io voglio catturarlo.
Improvvisamente lui si ferma e mi indica un tronco -vedi nulla di strano?-.
Mi irrigidisco un po', cercando di non darlo a vedere. Eccome se vedo qualcosa di strano: sul tronco ci sono alcuni piccoli esserini blu che salterellano allegri.
-Mm... no niente- mento con disinvoltura. 
-tranquilla, anch'io li vedo- mi sussurra.
Mi volto per guardarlo negli occhi e noto che è serissimo -davvero?- non ho mai incontrato nessun'altro che potesse vederli...
Annuisce -sono delle creature del bosco, comuni e dispettose-.
Quasi a voler confermare quello che ha detto un esserino saltella impavido verso di noi e cerca di slacciarmi una scarpa. Scuoto un po il piede per liberarmene e quando cade a terra il ragazzo lo schiaccia come si fa con una formica. I suoi amici quindi scappano via, disperdendosi nella vegetazione.
-Forza, andiamo- mi costringe a risalire il boschetto finché  non ci ritroviamo di nuovo nel sentiero del parco.
Mi lascia andare e si volta per darmi un altro bacio simile a quello di poco prima. 
-Ora devo andare- mi dice a un centimetro dalle mie labbra.
-perchè?- non voglio che se ne vada, non ora che so che anche lui vede le creature strane! -non farlo-.
-devo-. 
Si allontana da me e io comincio a sentirmi tremendamente vuota e triste. 
-conosci l'"Hell"?-.
Annuisco. 
-Vediamoci li stasera alle 11. Ti aspetterò al bar- detto questo fa per andarsene.
-Aspetta! Come ti chiami?-.
-Sebastian- mi risponde senza voltarsi.
-Io sono Alexis!- gli dico e nonostante sia già lontano mi sembra di sentirlo dire -lo so-.
 
 
                                                                  ***
 
-oh mio Dio Alexis! Ma sei fuori di testa? Poteva essere un maniaco! Poteva UCCIDERTI!- Roxanne è sul mio letto allibita per quello che le ho appena raccontato.
-Lo so, lo so. Poteva fare un sacco di cose ma non le ha fatte-le rispondo mentre vado verso l'armadio.
-Oh ma che bravo! Quindi si meriterebbe un premio per non averti violentata e uccisa a Central Park?- mi dice sarcastica.
Io decido di non ascoltarla, preferendo ispezionate accuratamente i miei vestiti.
Lei lo nota e si mette a urlare -non crederai di andarci per davvero, voglio sperare!-.
-certo che ci vado! Non do mai una buca io-.
-tu sei fuori di testa-.
-Si, forse lo sono, forse sono davvero impazzita ma Roxanne... non mi sentivo così da Jas...-.
Lei si ammutolisce. Sa  quanto abbia sofferto quando, sei mesi fa, ho dovuto lasciare Jas... ufficialmente le ho raccontato che l'ho fatto perchè mi ha tradita ma la verità è che ho dovuto farlo per un altro motivo. Lui è un angelo caduto, un demone. Con me non si è mai comportato troppo male, se vogliamo non considerare i suoi occasionale eccessi d'ira o i suoi problemini di controllo della rabbia (nei confronti di chi mi infastidiva, sia ben chiaro). Dio quanto l'ho amato! Ho amato le sue ali nere, la sua voce e perfino il suo caratteraccio. Non credo di aver mai amato così qualcuno ma ho dovuto lasciarlo perchè lui è immortale, io no. Non appena sarei diventata vecchia mi avrebbe abbandonato per una nuova ragazza più giovane e io non avrei potuto sopportarlo. Ma ovviamente non posso raccontare alla mia normale coinquilina che il mio ex è un demone e che vedo strane creature altrimenti mi crederebbe più pazza di quanto non mi crede già.
-fai come credi Alexis- mi dice infine -ma conciata così non ti faranno mai entrare-.
 
 
                                                                    ***
 
La coda all'entrata è stata infinita e straziante ma finalmente ora sono dentro. Mi tolgo la giacca sfoggiando in tutto il suo splendore il vestito che mi ha prestato Roxanne. è blu, con un top aderente ricamato e la gonna larga e leggerissima.
Anche Roxanne è stupenda. Indossa un vestito aderentissimo verde dalla scollatura molto generosa che mette in risalto il suo petto prosperoso. Con quei boccoli rossi sembra una diva del cinema.
-Ci vediamo qui alle tre ma nel caso qualcosa vada storto sai dove trovarmi- mi dice indicando la pista.
Annuisco e le accenno un saluto. Ci dividiamo cosí io vado subito al bar. Il bancone è molto lungo e pieno di ragazzi ma non lo vedo da nessuna parte.
Mi siedo su uno sgabello e proprio mentre sto per ordinarmi qualcosa un paio di gomiti si appoggiano sul bancone, accanto a me.
-due vodka- dice al barista.
Mi volto verso di lui. Sebastian è bellissimo stasera, più di quanto lo era oggi pomeriggio.
-sei stupenda- mi dice all'orecchio. 
Io arrossisco e lo ringrazio.
Il barista ci serve da bere ma improvvisamente mi è passata la sete.
Lo osservo mentre beve e anch'io di tanto in tanto sorseggio il mio drink.
-di dove sei?-.
-si vede così tanto che non sono di New York?-.
-solo un po'-.
-Vengo dall'europa, mi sono trasferito qui qualche tempo fa con mio padre. Tu invece hai sempre vissuto in zona?-.
Annuisco.
-Vivi coi tuoi genitori?-.
-no, a dire il vero non ce li ho. Sono cresciuta in un orfanotrofio. Qualche anno fa però me ne sono andata, adesso vivo con un'amica-.
-come mai te ne sei andata? Non tu trovavi bene?-.
-per niente. Il direttore era perfido con noi. Certe volte non mangiavamo per giorni perchè perdeva i soldi che gli dava il comune giocando d'azzardo- non so perchè sto raccontando queste cose private a uno sconosciuto ma ormai le parole mi escono dalla bocca come un fiume in piena -inoltre ci picchiava per un nonnulla. Poi quando un ragazzo o una ragazza diventava un po' più grande... bhe cominciavano le molestie-.
Lui si acciglia -ha molestato anche te?-.
-no... ma di tanto in tanto mi guardava strano. Credo di essermene andata appena in tempo-.
Lui sospira e mi sistema un ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-vieni voglio mostrarti una cosa- mi dice.
Mi prende per mano e mi porta vicino alla console. Sposta una tenda rossa per scoprire una porta nera con su scritto "accesso consentito SOLO al personale". La apre e vedo che siamo all'esterno del locale. Davanti a noi c'è solo un muro al quale è appoggiato un ragazzo giovane. Dimostra non più di quattordici anni, indossa abiti larghi quanto logori e, proprio al centro della testa, gli spunta un unico corno viola. Ormai sono piuttosto abituata a vedere questo genere di cose senza stupirmi piu di tanto, facendo credere alle persone che mi sono intorno che sono fuori di me perché mi immagino cose che in realtà non esistono.
-apri il portale- gli ordina Sebastian.
Il ragazzo comincia a disegnare qualcosa sul muro e mentre lo fa borbotta alcune parole che non capisco.
-cosa..?- comincio ma lui mi interrompe -Alexis, quello che starai per vedere potrebbe sconvolgerti e spaventarti ma devi sapere che è tutto normale, come deve essere- dicendo quest'ultime parole mi abbraccia, stringendomi forte.
Mentre lo fa davanti ai miei occhi il disegno fatto dal ragazzo si illumina e le linee si muovono formando una porta.
Sebastian mi lascia e si mette davanti alla nuova porta luminosa -mio padre  ti pagherà- dice al ragazzo, poi si volta verso di me per tendermi una mano -ti fidi di me?-.
"sì, non so perchè ma mi fido ciecamente di te".
Gli afferro la mano e insieme oltrepassiamo il portale. 
  
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