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Autore: Laylath    25/05/2013    2 recensioni
"Non ci siamo promessi di coprirci le spalle l'uno con l'altro?"
Non sei mai stato in grado di farlo, Jean Havoc… sin da quando eravamo cadetti…
Fanfict sulle vicende di Breda e Havoc, prima del loro ingresso nella squadra del colonnello Mustang
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heymas Breda, Jean Havoc, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Breda mandò giù una un sorso di quel liquido schifoso che, in apparenza, doveva essere the. Perlomeno aiutava a scaldare lo stomaco in quelle dannate giornate di freddo. Il Quartier Generale di East City aveva decisamente bisogno di ristrutturazioni, almeno nell’impianto di riscaldamento. Ma tutte le forze e le risorse dell’esercito erano volte verso la guerra civile e dunque a loro, poveri soldati obbligati a stare lì, non restava che arrangiarsi come meglio si poteva.
Niente di eccezionale che presto ci sarebbe stato un nuovo Generale ad East City e Breda sperava che fosse una persona in grado di occuparsi di quel posto; per lo meno evitare ai soldati di portare il cappotto anche negli uffici.
“Sergente Breda!” chiamò un soldato del suo plotone portandosi davanti a lui e facendogli il saluto
“Che succede?” chiese alzandosi in piedi da quella scrivania dove stava cercando di mettere in ordine quelle mappe lasciate incomplete da soldati troppo frettolosi. E poi ci si chiedeva come mai ci fossero tanti problemi nelle missioni.
“Il capitano Rhea vuole parlarvi”
“Arrivo subito”
 
I corridoi freddi e rovinati rendevano bene lo stato di difficoltà in cui si stava trovando l’esercito. La guerra civile in quell’anno si era inasprita ulteriormente e ormai anche i comuni cittadini spesso si ribellavano, esasperati da quello stato di continua incertezza e razionamento. Sembrava che il governo di Central dovesse cedere da un momento all’altro, ma i giorni continuavano a passare, senza che accadesse nulla.
Dai fronti di guerra le notizie non erano di certo buone. Ishval non aveva ceduto minimanente ed anzi, aveva stretto alleanza con Aerugo. Questo aveva fornito loro nuovi rinforzi ed armi e così, tra le sabbie del deserto, si combatteva un’estenuante guerra di logoramento, senza tregua.
Amestris quell’anno aveva mandato migliaia di soldati su quel fronte, ma non era servito a niente. Come se non bastasse anche gli altri confini avevano subito degli attacchi da parte dello stesso Aerugo, Creta e Drachma. Del resto, quando vedi un animale morente non ti fiondi su di lui per prendertene una parte?
Ed in più c’era la questione delle bande di ribelli: se prima erano un problema di lieve entità, adesso erano una vera e propria piaga nazionale: sud ed est ne erano invasi. Ormai era assodato che si trattava per la maggior parte di gruppi estremisti, spesso con diverse componenti di Aerugo o Ishval, che volevano approfittare della situazione per mettere a ferro e fuoco le campagne e le città. A questi gruppi che avevano una chiara matrice politica, spesso si aggiungevano squadroni di balordi che invece volevano solo depredare e seminare panico. E la cosa triste era che si trattava di giovani della stessa Amestris.
In ogni caso, l’esercito aveva ben altro a cui pensare che il sistema di riscaldamento del quartier generale dell’Est.
Con questi ultimi pensieri Breda, entrò nell’uffico del capitano Rhea e si mise sull’attenti.
“Sergente Breda a rapporto, signore” esclamò
L’uomo alzò gli occhi dalla scrivania.
In un anno Breda era stato agli ordini di almeno cinque comandanti diversi e il capitano Rhea era sicuramente l’ultimo nella sua personale classifica di gradimento. Era stato trasferito da Central circa tre mesi fa ed era chiaro che non aveva gradito molto l’incarico che gli era stato dato: arginare il fenomeno dello squadrismo ribelle nelle campagne dell’Est. Considerava questa missione alla stregua di cacciare i cani, non rendendosi conto che invece era una missione davvero complessa e delicata.
Breda riteneva che quell’uomo dai capelli castani e gli occhi scuri, con i suoi modi così aristocratici, fosse la persona meno indicata per gestire quella situazione critica che, in teoria, avrebbe richiesto anche una notevole comunicazione con la popolazione locale. Invece i suoi metodi, come aveva avuto modo di sperimentare nelle precedenti missioni, portavano gli abitanti delle campagne ad una vera e propria omertà e sfiducia nei confronti dell’esercito. Ogni volta che andavano via da qualche paese, Breda si sentiva addosso sguardi carichi di odio e rabbia: sapeva che molte persone sarebbero passate dalla parte dei ribelli.
“Sergente Breda, ho saputo che sei originario di Giyoir” disse, indicando in una cartina quella città a sud-est di East City.
“Sissignore”
“Quindi conosci bene il territorio circostante”
“Sissignore” annuì lui, molto contrariato del fatto che si stesse parlando proprio della zona vicino a casa sua
“Ci sono arrivate nuove informazioni – spiegò con aria annoiata Rhea – la solita gentaglia che saccheggia e crea problemi: incendi, aggressioni… insomma, tutte cose che abbiamo già visto”
Sì, e che lei spesso e volentieri ha risolto con esecuzioni sommarie dei ribelli…
Breda si trattenne dal dire cosa pensava di quei metodi e si limitò ad annuire.
“Pare che questa volta ci siano diversi infiltrati di Aerugo a sobbillare la popolazione locale: il governo di Central vorrebbe che li catturassimo per procedere ad interrogarli. Potrebbero avere informazioni utili a proposito della loro alleanza con quei bastardi di Ishval”
“Capisco, signore”
“Quanti uomini ci sono nel tuo plotone?”
“Tra trasferimenti e perdite, siamo rimasti in ventidue” Breda disse quella cifra con noncuranza, ma in realtà era molto allarmato. All’inizio erano due plotoni, di cinquanta soldati ciascuno: circa quaranta soldati erano caduti nelle azioni armate, un’altra ventina era stata trasferita presso il confine, mentre altri erano stati feriti. Una decina erano finiti tra i disertori. E così lui, che a rigor di logica in pochi mesi non avrebbe mai potuto aspirare a un rango così, si era trovato promosso da soldato semplice, a caporale fino ad essere sergente. Quello che restava dei due plotoni era stato unito e ora quei ventidue soldati erano ai suoi ordini: e lui aveva compiuto vent’anni quell’estate.
“Ventidue… - riflettè Rhea aggrottando le sopracciglia – ce li faremo bastare. Considerato che per la maggior parte si tratta di gentaglia senza addestramento non dovremmo aver problemi a metterli in riga.”
“Sissignore”
“Dato che sei originario del posto, vorrei che tu andassi in avanscoperta a controllare la situazione e raccogliere informazioni: numero di componenti della banda, armi a disposizione, spostamenti. Conoscendo la zona non dovresti avere problemi a muoverti. E se ben ricordo, il tuo precedente comandante si vantava delle tue notevoli capacità strategiche”
“Saprò come muovermi, signore” garantì lui
“Perfetto. Allora parti col treno di stasera – disse allungandogli una busta – Qui c’è il biglietto. Io e il resto del plotone ti raggiungeremo tra due giorni per fare fuori quei bastardi”
“Sissignore”
 
Giyoir sotto la neve era uno spettacolo che Breda non aveva mai visto. Quell’inverno particolarmente freddo era veramente seccante, ma non mancava di regalare sorprese come questa: East City che si trovava più a settentrione non era stata sfiorata dalla neve ed invece la sua cittadina natale sì. L’agglomerato di case sembrava così etereo e irreale sotto quella coltre bianca e morbida, illuminata dai freddi raggi del tramonto invernale.
Percorrendo quelle strade silenziose e immobili per il coprifuoco (già da alcuni mesi era diventato necessario nelle cittadine al di sopra dei mille abitanti), al soldato sembrava di trovarsi in una realtà parallela, dove tutto era bellissimo ma in qualche modo fuori posto. Le finestre illuminate sembravano quelle di una casa di bambole, dove dentro c’era solo un’illusione di felicità e di calore.
Camminare sulla neve era davvero strano: era diversa rispetto al fango, molto più morbida ma in qualche modo portata a imprigionare maggiormente il piede. I suoi stivali neri erano fradici quando finalmente arrivò a casa sua, nella periferia della città. Si diede una sistemata al cappotto nero, spazzando via la neve dalle spalle e si passò la mano tra i capelli rossi.
Mancava tantissimo da casa: oltre un anno e mezza.
Stava per aprire la porta, ma all’imporvviso si sentì a disagio: aveva l’impressione di non appartenere più a quel posto e gli sembrava di entrare in una casa di estranei. Levò la mano dalla maniglia e bussò.
“Eccomi, eccomi! – disse una voce soffocata dall’interno – Henry sei tu?”
La porta si aprì e una donna dai capelli di un rosso ormai spento raccolti in una crocchia, spalancò i suoi occhi grigi.
“Heymans?” mormorò
“Ciao mamma!” sorrise Breda
“Heymans, caro! – lo abbracciò lei – Che sollievo saperti qui! Vieni, vieni dentro… con questo freddo che c’è non devi stare sulla porta!”
Sua madre lo fece accomodare nella piccola cucina, la zona più calda della casa, dove stava preparando la cena. Breda squadrò quell’ambiente familiare con un pizzico di nostalgia, ma nulla più. La madre gli levò il cappotto fradicio e lo sistemò sullo schienale di una sedia.
“Greg! Greg! – chiamò nel frattempo – vieni a vedere, presto!”
Dal piano superiore, dove stavano le stanze da letto, scese un uomo della stessa stazza di Breda; la sua reazione fu molto diversa da quella della moglie, quando vide il soldato: il suo viso si indurì visibilmente e la mano si serrò attorno al corrimano della scala. Padre e figlio si guardarono in silenzio per qualche secondo prima che l’uomo andasse verso la sedia e battesse una distratta pacca sulle spalle robuste del figlio
“Allora, alla fine sei tornato a casa” annuì
“Sono solo di passaggio, stai tranquillo” ribadì Breda con una scrollata di spalle.
Lui e suo padre non erano mai andati d’accordo. Nonostante possedessero la stessa stoicità e lo stesso senso pratico, Gregor Breda non era mai riuscito ad entrare in sintonia con il proprio primogenito. Avevano idee diametralmente opposte nei confronti dell’esercito e così, quando Breda aveva scelto di entrare in Accademia, si era arrivati ad un litigio tale che il ragazzo era partito con una settimana d’anticipo rispetto alla data prevista.
Diventa un cane dell’esercito e non sarai più mio figlio
A Breda bruciavano ancora quelle parole dette nella loro ultima accesa discussione, durante il suo ritorno a casa in un periodo di pausa dell’Accademia. Ed era questo il motivo per cui nelle vacanze successive era rimasto per conto suo, senza nemmeno dire nulla ad Havoc.
L’unica cosa che dispiaceva al soldato era che sua madre fosse coinvolta in questo litigio. Era una povera donna che aveva tutto il suo mondo nella sua famiglia. Breda sapeva che questi litigi la facevano soffrire e quindi, per amore filiale, tendeva a mantenere la calma e a subire le ire verbali del padre.
“Oh, per favore – disse infatti la donna, intervenendo timidamente e posando le mani sopra le spalle di Breda – dovremmo essere felici di questo momento. Heymans, tesoro, sei così cresciuto… non sai che gioia averti a casa”
“Ti ringrazio, mamma – sorrise sinceramente Breda, prendendo affettuosamente la mano nella sua – anche io sono felice di rivederti”
“E così alla fine ti sei messo la divisa dell’esercito” commentò il padre, squadrandolo
“E’ più o meno quello che succede dopo che si finisce l’Accademia”
“Oh, tesoro, non sai quanto mi è dispiaciuto non poter venire alla cerimonia”
“Stai tranquilla, mamma. Era pericoloso mettersi in viaggio, lo sai. Ma la tua lettera di congratulazioni mi è stata davvero gradita” le rispose lui
“E dimmi – continuò il padre, sedendosi di fronte a Breda – che cosa stai combinando con l’esercito? Consumate le risorse del paese in guerre senza fine? Scommetto che vi trattano bene a voi soldati, fregandosene della povera gente”
Vieni al quartier generale dell’Est e ne riparliamo, caro papà
“Cerchiamo di fare del nostro meglio per finire questa guerra; – rispose Breda con pazienza – adesso il nostro obbiettivo e di far cessare le azioni di squadriglia che ci sono in questa zona, in modo che la popolazione civile possa tornare ad una vita relativamente tranquilla. Da quello che abbiamo saputo c’è una banda abbastanza feroce in questi dintorni”
Sentì le mani della madre stringersi convulsamente nelle sue spalle
“Mamma, tutto bene? – chiese guardandola con preoccupazione – Non devi aver paura… vedrai, faremo in modo che quella gente non vi crei più problemi.”
“No… no, caro. Non è niente” balbettò lei
“Continua” disse il padre, con lo sguardo fisso nel tavolo
“Pare – continuò Breda, sentendo una nuova tensione in quella piccola cucina – che diversi componenti di gruppi rivoltosi di Ishval si siano uniti ad infiltrati di Aerugo per sollevare la popolazione civile. Sono venuto in perlustrazione… e per fortuna vedo che in città non è successo niente di grave. Purtroppo nel paese vicino non posso dire la stessa cosa, ma penso che andrà tutto bene…”
Si bloccò, sentendo quella tensione farsi troppo forte. C’era qualcosa che non andava assolutamente bene nello sguardo fisso di suo padre e in quello preoccupato di sua madre.
“Mamma… - disse con lentezza, iniziando a sospettare qualcosa – prima, come ho bussato… tu credevi che fosse Henry. Dov’è? Non dovrebbe essere fuori considerato il coprifuoco.”
“E così l’esercito vuole dare ancora prova della sua crudeltà con la nostra città…” mormorò Greg con un filo di voce
“Non è così: intendiamo proteggervi da una banda che potrebbe…”
“Conosco la protezione dell’esercito! – lo interruppe l’uomo sbattendo il pugno sul tavolo – Esecuzioni e repressioni senza motivo alcuno. Credi che le notizie non girino? Dimmi, soldato, quanti innocenti hai ucciso?”
Almeno una decina, se ti può interessare… e non erano innocenti: tutti loro cercavano di uccidere me. Ma forse avresti preferito che l’avessero fatto? In fondo sarebbe stato un cane dell’esercito in meno
“Papà, siamo nel mezzo di una guerra civile…”
Non potè continuare che la porta si aprì per far entrare un giovane dai corti capelli rossi, leggermente bagnati per la neve. Indossava un pesante cappotto nero e teneva tra le mani un pacco molto voluminoso.
“Tieni mamma, ho portato delle provvis… Heymans?”
“Henry” salutò Breda, facendo un cenno del capo al suo fratello minore
“Non sapevo saresti tornato” disse il nuovo venuto facendosi avanti e posando il pacco sul tavolo.
“E’ stato una decisione improvvisa”
Il volto di Henry, tre anni più giovane del fratello, era notevolmente teso. Era sempre stato lui il favorito del padre, su questo non c’erano dubbi. Mancava della stazza robusta degli altri maschi della famiglia: aveva preso la corporatura normale della madre, così come i capelli rossi. Era sempre stato un ragazzo con l’argento vivo addosso, pronto a tuffarsi in baruffe con giovani più grandi di lui, cacciarsi nei guai, combinare disastri.
Breda si trovò improvvisamente a paragonarlo ad Havoc: per quanto ad un primo esame i due potessero avere molti punti in comune, non poteva fare a meno di trovare nel suo compagno d’Accademia un’indole molto più sincera e onesta. Era duro pensare cose simili del proprio fratello minore, ma era la semplice realtà dei fatti. L’aver pensato ad Havoc gli fece domandare che fine avesse fatto il suo amico, che non vedeva più da almeno sette mesi. Ma poi tornò ad affrontare la situazione
“Henry, come mai eri fuori durante il coprifuoco?” chiese
“Oh, dai… non sgridarlo, - supplicò la madre – ha solo portato provviste a casa… è così difficile con i razionamenti”
“Invece voi dell’esercito ve la spassate, eh? Chissà quanti banchetti ad East City!” commentò Gregor
Certo. Stufato schifoso a pranzo e a cena… se c’è carne in mezzo siamo fortunati. E surrogati di caffè e the che sanno di acqua sporca. Un banchetto prelibato…
“Ti assicuro che le privazioni le subiamo anche noi soldati” si limitò a dire, senza spostare lo sguardo dal fratello. Gli occhi grigi di Henry erano tesi e sospettosi, come se gli stesse nascondendo qualcosa di grave. Come se vedere la sua divisa lo mettesse estremamente a disagio.
“La situazione non è facile qui, Heymans” disse infine, levando le provviste dal pacco
Breda le osservò con sempre crescente sospetto. Erano prodotti rari da trovare a qualunque spaccio, persino ad East City.
“Posso sapere dove li hai presi?” chiese, avendo capito la situazione
“Ti importa?” domandò lui con tono di sfida
“Sì, mi importa… sai, il paese accanto ha subito un attacco qualche giorno fa. Diversi morti, tanti feriti… incendi e saccheggi: soprattutto un magazzino da poco rifornito con beni di prima necessità che l’esercito era riuscito a recuperare” disse in tono piatto
“E quindi?”
“Beh, vedere mio fratello che torna a casa tardi, nonostante il coprifuoco, con tutta questa roba. O hai contatti con Central e non me l’hai mai detto… oppure…”
“Sentiamo, cane dell'esercito, - disse Henry in tono di sfida, portandosi davanti a lui – oppure?”
Breda si alzò, mettendosi faccia a faccia col fratello: erano alti uguale.
“Oppure il mio fratellino è così coglione da essersi unito ad una banda di ribelli che semina il panico tra la gente!” esclamò furioso sbattendo la mano nel tavolo.
Sentì la madre che scoppiava in lacrime.
Non era stato un bel ritorno a casa.

 


_________________________
Angolo dell'autrice.
Ed ecco il nostro Breda nel mondo degli adulti, nel mezzo di una guerra civile che ormai sta logorando Amestris. Lui e Havoc sono ormai separati da quasi un anno e gli eventi hanno portato il nostro soldato, ora sergente, in un East City assai più cupa rispetto a quella che sarà qualche anno dopo, con la ripresa economica portata dalla fine della guerra. 
Al contrario di Havoc ho fatto provenire Breda da una realtà familiare non proprio facile, con antagonismi abbastanza dichiarati col padre e col fratello. 
Il prossimo capitolo è già in produzione: fortunatamente ho superato lo scoglio più difficile. Ora ho le idee abbastanza chiare per come deve continuare la vicenda :)
Non temete, Havoc tornerà presto ^^

Laylath
  
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