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Autore: Merryweather616    11/12/2007    3 recensioni
O-fucking-kay” cantò, tirando su Frank, che prontamente le diede un bacio, sussurandole...Trust me
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate se non metto ringraziamenti ma sono di corsissima, ma al prossimo capitolo che sarà anche l'ultimo, vi ringrazierò come si deve! ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU

ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU

TAKE 2

There is just one thing i need
I don't care about the presents
Underneath the Christmas tree
I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
Baby, all i want for Christmas
Is you

ELIZABETH POV

23 Dicembre

“Siamo in aereo, Sis” mi disse Lyle tutto tranquillo. Io a differenza sua ero tutto fuorché tranquilla. Non è una bella sensazione trovarsi in un posto sconosciuto, non sapendo cosa ti è accaduto nelle ventiquattro ore precedenti. Mi senti salire il sangue alla faccia e tremare le mani, il classico segno di un attacco di nervi.

“Vuoi spiegarmi come diamine siamo finiti su un aereo, io l'ultima cosa che mi ricordo è di essere uscita da casa con Maurice...”

“Sisi è normale, vediamo di riassumerti la cosa in poche parole, sai, vorrei dormire un po' prima di arrivare a Londra”

LONDRAAA

Ma allora ce l'avevamo fatta, eravamo in viaggio per la capitale del mitico Regno Unito, non vedevo nè genitore assillanti nè fidanzato odioso in giro. Tutto ciò poteva significare un unica cosa, il nostro piano aveva avuto successo.

“Allora, tu sei uscita con Maurice verso le 11.30, io sono andato diligentemente a fare i biglietti aerei, una volta finito ho preso il telefonino per chiamarti ma mi ha risposto Maurice, dicendomi che aveva scoperto tutto del piano, ed era piuttosto incazzato, blaterava qualcosa sul fatto che gli avessi dato un pugno...”

Pugno....Pugno...Pugno...quella parola poteva essere la chiave dei miei ricordi. Pugno...continuavo a ripetermelo in testa, quando tutto ad un tratto ebbi tutto chiaro, rividi gli eventi come in un flash, lucidi come se li stessi vivendo in quel momento.

Ero entrata in macchina con Maurice, che non mi aveva dato un attimo di tregua aveva cominciato a straparlare a suo solito, io non mi davo pena di ascoltarlo, cercavo la bottiglietta d'acqua, dovevo metterci il sonnifero il prima possibile, Lyle avrebbe chiamato da un momento all'altro e per quel momento il mio pseudofidanzato doveva essere KO.

L'avevo quasi raggiunta quando mi sentii afferrare una mano.

“Cosa stai facendo?”

“Niente prendevo un sorso d'acqua”

“Tu non prendi mai un sorso d'acqua, cara la mia Elizabeth, io so cosa vuoi fare, che ti pensi che io sia uno stupido?”

Non capivo cosa stesse cercando di dirmi.

“Dopo la tua fuga nel Jersey ti ho fatta seguire per controllare che non ti prendesse di fuggire di nuovo, e ho scoperto che te e il tuo fratellino state progettando di seguire quei pezzenti a Londra, di certo non te lo posso permettere, il matrimonio si avvicina e non posso subire l'umiliazione di avere la mia sposa in fuga verso un altro uomo”

Io...non mi tratteni.

“Tu, brutto pezzo di merda altolocata che non sei altro, io vado dove cazzo mi pare, di certo non sarai tu a fermarmi”

“Piccola ingrata, rimarrai qui e non ti lamenterai”

Non potevo che prenderlo a pizze. Uno soggetto del genere non meritava nemmeno le mie parole.

Stonk

La mia mano si abbatté con tutta la forza che avevo sulla faccia impomatata. La rabbia chimica mi invase, dentro di me sentivo solo la voce di Gee che urlava “Give'em hell, kid” fagli passare l'inferno ragazza, e fu quello che feci, gli diedi un pugno infernale, e mi sentii dopo tanto tempo così viva, da sprizzare scintille. Per tutte le volte che aveva mi aveva costretta a non essere quello che sono, per ogni volta che aveva preso i cd dal mio stereo e li aveva buttati per terra, per ogni volta che infrangeva i miei sogni, per ogni volta che la sua felicità era il mio dolore.

Doveva soffrire.

Ma la mia vittoria durò poco.

Maurice a quanto pare aveva avuto la mia stessa idea. Perché una volta che il mio pugno si fu abbattuto sulla sua faccia, lui tirò fuori una siringa e fredda e gelida la sentii penetrare nel mio collo e poi il buio.

“Lyle” dissi mettendo una mano sul braccio di mio fratello.

“Mi ricordo tutto, quello stronzo di Maurice mi ha narcotizzato, io lo ammazzo”

“Non ti preoccupare, ci ho pensato io a lui”

“Ah si? Dimmi dimmi sono curiosa”

“Beh, al telefono con lui ho fatto il bravo fratello, facendo finta di non sapere nulla della tua fuga, e anche se sembrava dubbioso, riuscii a tirargli fuori il luogo dove fosse, e gli dissi di aspettarmi li”

“Una volta arrivato alla macchina vidi che eri addormentata e capii subito, non persi nemmeno tempo in parolacce, presi il suo grazioso volto e lo sbattei contro la portiera della preziosa macchina, certe volte fa davvero comodo essere alti 1.95 e fare karate” disse ridendo.

“Poi ti risparmio i dettagli di come ti ho portato qui e tutto il resto, l'importante è che siamo in viaggio...ahhh non vedo l'ora di incontrare Ray, mi devo far dare la dritta su quel riff di chitarra in I'm Not Okay”

Lascia mio fratello, il mio mitico fratello, a fantasticare e mi concessi un attimo di riposo. Chiusi gli occhi. The Ghost of You invase i miei pensieri, e tra le dolci note mi lasciai cullare in un sonno felice, carico di aspettativa.

“Su Liz, muovi quelle gambe ci siamo quasi”

Erano le tre del pomeriggio e noi dopo 6 ore di viaggio aereo, un viaggio infinito per il traffico di Londra, migliaia di telefonate fatte a persone sparse per il pianeta terra, eravamo riusciti ad avere il numero di un amico di un amico del fonico di MyChem che ora dopo varie supplice e promesse di amore infinito ci stava aspettando all'entrata del backstage.

Correvamo come due stupidi lungo Charing Cross Road, passammo Leicester Square e quando intravidi la National Portrait, tirai un sospiro di sollievo.

Mi fermai a riprendere fiato, un sorriso mi illuminò il volto.

C'eravamo quasi. Presi la mano di mio fratello e come due bambini che corrono verso il luna park ci avviammo verso la folla che si stava ammassando nella piazza.

“Sei tu Sean?” dissi quando vidi un ragazzo mezzo metal mezzo dark che si stava beatamente fumando una sigaretta dove iniziavano le transenne che portavano dietro le quinte

“Lyle e Liz deduco” disse mostrando una spiccato accento di New York.

“Presenti” rispondemmo in coro.

“Venite vi posso portare fino ad un certo punto, poi dobbiamo avere fortuna e beccare qualcuno della band o Alicia che è sempre in giro e farvi portare dentro da loro”

“Sisi perfetto” dissi col fiatone “da li in qualche modo ce la faremo”

“Benissimo, seguitemi”

Iniziò un giro infinito tra tendoni, cavi, roulotte parcheggiate ovunque capitasse, giornalisti alla ricerca del loro prossimo scoop e fan che avevano avuto la fortuna di aver un pass e si aggiravano beati non credendo ai loro occhi.

Ad un certo punto Sean si fermò indicandoci una roulotte, era la loro, l'avrei riconosciuta tra mille al mondo.

Sfortunatamente era tampinata da cinque bodyguards che guardavano male chiunque anche solo osasse avvicinarsi.

Pensa Liz pensa mi dissi.

Come diamine potevo fare a entrare li dentro?

Di urlare non se ne parlava, col fracasso che c'era non mi avrebbero sentito, potevo provare a corrompere i buttafuori, quella si mi sembrava un idea che poteva essere realizzata.

Ma mentre tiravo fuori i soldi, vidi con la coda dell'occhio un ragazzo tutto vestito di nero, con dei capelli lunghi e sfrangiati che camminava su e giù fuori dal tour bus guardano un foglio di carta, in mano un pacchetto di Marlboro Light.

Gerard.

Difficile non riconoscerlo.

Click.

Ora sapevo cosa fare.

“Geeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee”

Non mi usciva un urlo così forte da quanto mi ero rotta la gamba a dieci anni.

Non poteva non girarsi. Doveva farlo.

E lo fece. Si voltò verso di me. Con sguardo interrogativo, probabilmente pensava che fossi la solita fan impazzita per lui.

Ma non ci pensai, dovevo catturare la sua attenzione.

“Gerard, sono Liz, devo assolutamente parlare con Frank” sperai con tutto il cuore che il mio piccolo chimico gli avesse parlato di me.

“Liz? Quella Liz” disse avvicinandosi al punto dove ci aveva lasciati Sean.

“Quella del Jersey, del fidanzato bastardo”

“Si si sono io” affermai con orgoglio.

“L'ho mollato, storia lunga, ma ora sono qui”

“ahahahahah, a Frank prenderà un infarto, vieni con me ti porto da lui”

Gee, lo sapevo che era un mito, una statua a suo nome sarebbe stata riduttiva.

Diceva bene una mia amica del liceo che lo chiamava San Gerard da Newark, era proprio un grande.

FRANK POV

Sentii rientrare Gee, doveva finalmente essersi chiarito le idee sul testo della nuova canzone che avevamo deciso di proporre in occasione del concerto. Era uscito per riflettere da solo sulle modifiche da apportare, ma ci aveva messo meno di quello che mi aspettassi.

Non mi voltai nemmeno a guardarlo, rimasi incantato di fronte al mio nuovo giochino della play station. Ignaro del fatto che mi stesse per accadere qualcosa che avrei ricordato per sempre.

“Frankie, guarda un po' qua, ti ho portato un regalo di Natale”

Oddio, ora chissà cosa mi aveva regalato, speriamo non l'ennesimo set di fondotinta bianchi, doveva capire che tanto li usava solo lui quei cosi, io avevo già una bellissima faccia pallida di mio.

“Si Gee, mettilo li, ora dopo lo guardo”

“Ma Frank, sei proprio maleducato, nemmeno lo degni di una sguardo, anzi in questo caso direi, la degni”

Il “la” mi fece squillare un campanello, non poteva essere, non ci dovevo credere, ne valeva della mia sanità mentale.

“Frank non ci cascare, pensa razionalmente” mi dicevo.

Ma quando mi girai, e la vidi li, bella come me la ricordavo, tutta la logica e la razionalità andarono a quel paese.

“Liz”dissi spostando tutto quello che si frapponeva tra me e lei abbracciandola deciso a non lasciarla più andare.

  
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