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Autore: Doila483    25/05/2013    3 recensioni
Alex, una ragazzina di quindici anni, con un sogno, che condivideva col resto del mondo.
Il suo sogno aveva un nome: Justin Bieber. Il suo idolo. Nonostante non l'avesse mai incontrato, mai visto, credeva nel Never Say Never. Sapeva che sarebbe arrivato il suo momento... e non si sbagliava.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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« Alex? » 
 
La ragazza in lacrime seduta lì alzò automaticamente la testa.
Era troppo presa dalle lacrime, dai suoi cattivi pensieri che purtroppo rispecchiavano la realtà, era ancora scossa dai singhiozzi, con le mani tra i capelli. Aveva solo sentito il suo nome, e in un momento come quello non si era chiesta "Chi mi chiama?", aveva alzato lo sguardo e basta. 
Non si era neanche presa qualche secondo per registrare quella voce e riconoscerla, non si era presa neanche una frazione di secondo per realizzare che era lui a chiamarla. Aveva guardato e basta. E nel preciso istante in cui i suoi occhi annacquati avevano incontrato i suoi, il resto del mondo aveva cessato d'esistere per lei.
Non seppe neanche se sperare che quello non fosse reale -perché era troppo per lei-, o ringraziare Dio perché aveva ascoltato le sue preghiere.
Le sembrò quasi di vedere nero attorno a lei, non vedeva più neanche gli alberi sullo sfondo, non vedeva più neanche i cespugli, non vedeva più neanche la porta che era ancora aperta lì davanti a lei. Vedeva solo lui.
Non appena Justin vide il naso arrossato di Alex, e gli occhi umidi e gonfi, si piegò su di lei.
« Alex, che ci fai qui? Sei sola? Perché stai piangendo, cos'è successo? » La preoccupazione nella sua voce era palpabile, e Alex esplose. 
Lui era lì, davanti a lei, era uscito proprio quando lei stava male, proprio quando lei sperava di ricevere un po' di conforto da lui, proprio quando lei immaginava di sentirsi dire 'Non preoccuparti, andrà tutto bene'. Proprio quando lei ne aveva tremendamente bisogno.
Nei giorni precedenti lei guardava Justin e pensava 'E' qui, è il mio idolo, l'ho sognato per quattro anni e ora è davanti a me', ma in quel momento, in quel nano secondo, non lo vide per niente come il suo idolo. Non pensò 'Cavolo, guarda in che situazione mi trovo con il mio idolo', come molti potevano pensare. In quel momento lo guardava con gli occhi dell'amore, lo vedeva come il ragazzo di cui lei era innamorata, il ragazzo che amava, anche se non lo conosceva veramente. 
...Anche se non lo conosceva per niente.
Il pensiero che non fosse più sola, il pensiero di avere Justin davanti a sé -con la preoccupazione stampata in viso-, che le stava toccando il braccio, la fecero piangere ancora di più. 
Alex aveva gli occhi colmi di lacrime, ma vedeva comunque la bellezza di Justin. Era davvero davvero bello. E lei non si riferiva solo alla bellezza esteriore, ma a quella che Justin conservava dentro di sé e che in quel momento le stava mostrando solo fissando il suo sguardo nel suo. La ragazza, non potè fare a meno di amare ancora più intensamente il ragazzo davanti a sé, buono come pochi.
Nel realizzare quanto fosse incredibile Justin, Alex strizzò gli occhi e abbassò il viso, liberando altre lacrime.
« Alex, parlami » disse Justin, portando la mano destra sul mento della ragazza per alzarle il viso.
Alex veniva scossa ancora da dei singhiozzi e in quel momento non ragionò per niente, ascoltò il suo cuore: abbracciò Justin.
Lui sussultò appena ma non si tirò indietro: cinse Alex con le sue braccia e inspirò sui suoi capelli.
Non conosceva quella ragazza che aveva affondato il viso nel suo petto, conosceva solo il suo nome e i suoi occhi che l'avevano colpito sin da subito; conosceva la sua storia solo per una lettera ma non aveva mai veramente vissuto Alex, non la conosceva per niente, ma gli piacque subito quel momento.
Mentre Justin poggiava una mano sui capelli mossi di Alex, questa stringeva la maglia del cantante in un pugno. Era una sensazione bellissima, lui era la sua salvezza. 
« Calmati.. » disse Justin sottovoce. 
Non sapeva da dove gli uscisse tutta quella dolcezza. Insomma, non che fosse una cattiva persona, anzi, ma non si comportava mai così con una persona a lui sconosciuta.
Quei due non si conoscevano ma quel momento era così intimo che, nonostante le lacrime di Alex, piacque a entrambi.
Lui non conosceva lei, vero, ma non la vedeva neanche come una completa sconosciuta, e non sapeva spiegarsi il perché. Forse perché l'aveva vista ormai tre volte e c'aveva già parlato; forse perché era una Belieber e quindi non gli era del tutto indifferente; forse perché.. 
Niente. Non lo sapeva. Era una cosa inspiegabile che però non ripiudiava, affatto.
« S-Scusami, Justin.. » disse Alex tra i singhiozzi.
« Di cosa ti scusi? » chiese Justin, sciogliendo appena l'abbraccio per guardarla negli occhi, attendendo la sua risposta.
Alex non resse il suo sguardo, ma parlò lo stesso: « D-Di averti abbracciato in un modo così disperato, di essere scoppiata a pian-gere come una bambina. Scusa perché s-sarai pieno di impegni e io ti sto fa-cendo perdere temp-o.. Io- »
Justin non volle sentire altre scuse e la interruppe: « Non ti scusare, Alex. Sono io che mi sono avvicinato per aiutarti, e vorrei tanto capire perché stai piangendo. Cos'è successo? »
 
'Sei un angelo, Justin.' si ritrovò a pensare Alex, mentre gli dedicava uno sguardo pieno d'amore e lacrime.
 
« N-Nulla.. Effettivamente sto piangendo per uno stupido motivo » disse, mentre si asciugava una delle sue guance arrossate « E' solo che s-sono venuta qui per vederti, stamattina.. E tu-tu non c'eri, eri già dentro, e.. sono rimasta qua fuori da sola p-per tutto il giorno senza aver bevuto o mangiato, c-con il pensiero che probabilmente mia madre si è accorta della mia assenza e- »
« Aspetta, cosa stai dicendo? Tua madre non lo sa che sei qui? » chiese lui seriamente stupito. Era scappata di casa o cosa?
Lei scosse la testa.
« Ti sembrerò una stupida.. » disse lei « M-Ma io volevo solo vederti. La macchina non partiva e non sapevo cosa fare.. Justin, non potevo restare a casa. D-Dovevo vederti » L'ultima frase l'aveva detta abbassando lo sguardo, imbarazzata.
Justin era senza parole. Alex era scappata di casa per vederlo. Magari l'aveva raggiunto a piedi, magari volando, magari s'era fidata d'uno sconosciuto, magari si era teletrasportata, ma cacchio, era scappata di casa per vedere lui. Ed era rimasta là fuori tutto il giorno e-
Santo Dio.
« Alex.. » aveva detto lui, a corto di parole.
Lo sguardo della ragazza che Justin aveva davanti cambiò ai suoi occhi: sembrava spaventata. 
« T-Ti prego, Justin, non vedermi come una bambina.. Volevo solo vederti. Dovevo ringraziarti pe-per i biglietti.. Non avevo altra scelta.. »
Justin chiuse la bocca che fino a pochi secondi prima era dischiusa dallo stupore, e abbracciò il corpicino fragile che aveva davanti.
« Non piangere, Alex » disse lui, accarezzandole i capelli -ancora quel gesto dolcissimo che non sapeva spiegarsi- « Dimmi una cosa, casa tua è lontana? » aveva chiesto, guardandola negli occhi.
Alex rimase leggermente spiazzata da quella frase. Casa sua? Lontana? Perché?
« U-un po'.. perché? » chiese lei.
« Ti riporto a casa » rispose lui, molto semplicemente.
In quel momento una frase lampeggiava nella mente di Alex: 'Ciao, chi sono?'
Justin le aveva appena detto che... oppure se l'era immaginato?
Il cantante si alzò portando con sé Alex, mentre la teneva per le braccia. 
« Mi riporti a casa? Tu? » chiese lei incredula, una volta che furono entrambi in piedi.
« Sì, perché? Non mi vuoi? » disse lui, con un sorriso. Sentiva che quella frase avrebbe cominciato a tranquillizzare Alex.
Infatti non venne deluso: Alex, con le guance ancora un po' bagnate, sfoderò un sorriso timido ma divertito.
« S-Sì.. » rispose imbarazzata « E' solo che non voglio disturbarti più di quanto non abbia già fatto, Justin. Non- non sei obbligato. Sono arrivata a piedi e posso tornare a piedi.. »
« Non è un disturbo, Alex. Non posso lasciarti qui e così. Sto più tranquillo se ti riporto io a casa. Non ti preoccupare » disse lui, sorridendole. 
Quel sorriso significava 'Stai tranquilla', e per Alex assunse anche un altro significato: 'Puoi fidarti di me'. Chiunque nel vedere quel sorriso si sarebbe lasciato andare, si sarebbe fidato ciecamente, perché da esso traspariva tutta la bontà di Justin, e perché era uno di quei sorrisi che ti facevano sciogliere come fossi ghiaccio al Sole. Era uno di quei sorrisi che ti trasmettevano tranquillità, serenità, ...amore.
Alex sorrise, ma a quel sorriso si unirono delle lacrime. Era stanca di piangere, sicura che Justin si fosse scocciato di quella visione. Ma per un istante, quel pensiero andò a farsi benedire perché Justin cinse immediatamente il corpo di Alex.
« Non piangere.. »
'Non piangere'? Lui la stava salvando. Lei stava male e lui era lì per lei. 'Non piangere'? Un momento simile l'aveva sognato, bramato, per quattro lunghi anni. Come poteva non piangere? Per quattro anni lui era stato presente con la sua voce, la sua musica. Ma in quel momento era tutto diverso, lui c'era, c'era veramente.
Alex sentì il cuore quasi schizzare fuori dal petto per quanto stava andando veloce. Si aggrappò al busto di Justin. Le sue braccia erano la sua vera casa, e in quel momento le sembrò di essere stata una vagabonda per quindici anni.
« Ho paura. Chissà mia madre come sta. Sono sicura che si è accorta della mia assenza, io.. me lo sento. Ho paura. N-Non dovevo farle una cosa simile, lo s-so, e un po' me ne pento, ma.. d-dovevo farlo. D-Dio, non oso immaginare in che c-condizioni sta. Sarà a pezzi.. E s-se non vorrà più parlarmi? Le avrò fatto perdere dieci anni di vita, sarà furiosa e starà malissimo. Non oso immaginare.. » 
Finì la frase tremando. Aveva davvero esagerato. Certo, a giudicare da com'era andata a finire con Justin, sentì d'aver fatto la cosa migliore, ma.. il cuore di sua madre, adesso, chi lo riparava? L'aveva combinata grossa. Si sentì terribilmente egoista, ma non poteva davvero evitarlo.
« Alex » disse Justin, con le braccia legate al collo della ragazza, che aveva affondato ancora una volta il suo viso nel petto del cantante « Non ti preoccupare. Andrà tutto bene. »
Justin non lo vide, ma Alex a quelle parole sorrise.
 
Don't you worry, cause everything's gonna be alright.
 
Il cantante, in quel momento, riempì il cuore di quella fragile ragazza più di quanto non avesse già fatto in quattro anni.
Una semplice frase. Quella che Alex voleva sentirsi dire, e non da una persona qualunque, ma da lui, da Justin.
Una semplice frase, e aveva fatto sorridere Alex. Non ci voleva niente, dopotutto. Lei non voleva una foto con lui, non voleva un suo autografo. Lei voleva lui, voleva che ci fosse. E in quel momento realizzò veramente il suo sogno. Justin era lì, per lei.
Alex inspirò il suo profumo.
« Grazie » disse, serena.
Non era niente in confronto a quel che Justin meritava di ricevere, di sentirsi dire. Non era niente, ma era l'unica cosa che Alex fu in grado di dire, l'unica che in quel momento aveva senso.
Grazie.
 
'Sì, grazie, Justin'.
 
 
 
*
 
 
 
« Mila ti prego, calmati »
Mila era lì, nella sua cucina, che faceva avanti e indietro nervosamente, con le lacrime agli occhi e il naso rosso. Respirava in modo irregolare, aveva una mano sul petto e ora una sulla fronte. 
Sua figlia era sparita, come poteva calmarsi? Non aveva neanche un cellulare a cui poterla chiamare, la loro condizione economica non glielo permetteva, che diavolo.
Gira e rigira la colpa era sempre di Mila.
In cucina c'erano anche Ruth e George, proprietari del Cafe Americano. Avevano tutti un'aria a dir poco sconvolta in viso, anche i vicini sapevano cos'era successo. 
« Non posso calmarmi! » quasi urlò Mila con voce tremante, sull'orlo della disperazione.
C'era Sonny lì al suo fianco, che aveva una strana smorfia in viso. Una smorfia di dolore, preoccupazione, e una serie di cose che messe insieme la consumavano.
Alex era una ragazzina incosciente. Ma come le era venuto in mente di fare una simile cosa? Lasciare sua madre in quel modo, da sola, ad affrontare quel dolore e la paura che ad Alex potesse accadere qualcosa. Non avrebbe neanche dormito la notte, si sarebbe annullata lentamente e completamente. 
Vedere Mila in quelle condizioni agitava parecchio Sonny, come se non fosse già abbastanza scossa di suo.
« Perché l'ha fatto? » disse Mila piangendo « Se n'è andata, se n'è andata... »
Scoppiò di nuovo a piangere, in un modo così disperato che quelle urla soffocate le graffiarono la gola.
« Signora Thompson, sono sicura che tornerà presto » intervenne Ruth, che si mise al suo fianco tentando di calmarla. Anche lei era a dir poco preoccupata, anche se nessuno lì dentro, neanche Sonny, poteva mai arrivare al livello di preoccupazione di Mila. In quel momento c'era più ansia che sangue, in lei.
« Sì, Mila, vedrai che tornerà presto. Stai calma, per favore » disse Sonny abbracciandola.
Mila si aggrappò alla ragazza, pensando per pochi secondi che tra le sue braccia ci fosse sua figlia, non la sua migliore amica. Pianse disperatamente, venendo continuamente scossa dai singhiozzi.
Un suono la fece sobbalzare: il campanello.
Alzò velocemente la testa dalla spalla di Sonny e si precipitò alla porta di casa.
« Alex! » disse quasi urlando.
Impugnò la maniglia in un modo così forte e disperato che a momenti se la sarebbe ritrovata in mano.
Quando la aprì, però, un'inondazione di delusione la colpì: non era Alex. Erano i vicini, Susan e William.
« L'avete trovata?! » chiese subito Mila.
« No, Mila.. » disse Susan, con un'aria profondamente triste « Siamo andati lì, dove ci avevi detto tu e non c'era nessuno, era deserto.. »
« Lo studio dove lavora Justin? » chiese Sonny.
Susan annuì.
« No! » urlò Mila « No, Alex! Ma dov'è... dov'è!»
Dove diavolo era quella ragazzina? Cosa le era venuto in mente? Era una ragazzina troppo timida, fragile, aveva paura di tantissime cose e non era violenta neanche un po', neanche con le mosche. Come poteva affrontare Los Angeles così? Non aveva niente con sé, non aveva soldi, non aveva lo zaino, non aveva vestiti, non aveva acqua né cibo. Perché l'aveva fatto? Si era trovata un lavoro, andava bene a scuola, aveva una mamma che l'amava, una migliore amica che si sarebbe strappata il cuore dal petto per lei, 'aveva' Justin e-
Cazzo. Justin.
Era scappata perché non aveva visto Justin? No, non poteva essere così.. disperata. Erano quattro anni che viveva quella situazione, non l'aveva mai visto Justin, perché scappare proprio adesso? Specialmente ora che l'aveva incontrato e aveva i biglietti per il concerto? No, non aveva senso. Alex non era così. Alex non era impulsiva, non era stupida. Non era così menefreghista, lei ha sempre messo sua madre e Justin al primo posto, non poteva essere scappata solo perché non aveva visto Justin. Poteva soffrire, poteva piangere, poteva disperarsi, va bene, ci stava, ma non.. non fino a quel punto.
Mila scosse la testa, ancora visibilmente agitata. Era una cosa del tutto priva di senso, era incomprensibile, e non sapeva cosa fare e come farlo. Era impotente.
E c'era una cosa -di cui si era accorta in quel momento- che la faceva riflettere: quella mattina, Alex le aveva detto di non chiamarla per tutto il giorno e di non invitarla a mangiare perché non si sarebbe fatta viva. 
Che avesse già programmato tutto? 
Non sapeva più cosa pensare, aveva preso in considerazione ogni singola cosa, a partire dalla più seria per poi arrivare a quella più banale, ma non sapeva a cosa credere. Era solo distrutta, e voleva riaverla a casa. Era troppo?
« Alex.. » sussurò piangendo.
 
 
 
*
 
 
 
Forse era un pensiero egoista, ma in quel momento Alex desiderò di non tornare più a casa, desiderò di vivere quel momento all'infinito. Perché non era possibile?
Justin era accanto a lei, la stava accompagnando a casa. Erano entrambi nel van, stavano parlando dei sentimenti di Alex, della sua storia.. di ciò che aveva passato e di ciò che continuava a passare.
Il cantante la guardava realmente interessato, non si perdeva una sola parola di ciò che Alex gli stava raccontando, e la ragazza parve accorgersene. 
Era bello avere l'attenzione di Justin.. la sua completa attenzione. Quante volte aveva sognato di dire tutto a Justin? Quante volte aveva sognato di guardarlo veramente negli occhi e di sentire ciò che lui aveva da dire? Quante volte? Non le sembrava vero tutto quello, e allo stesso tempo le sembrava tutto così familiare. Le sembrava di conoscere Justin da sempre, le sembrava un amico di infanzia che lei vedeva tutti i giorni. Un amico per il quale lei nutriva un sentimento grande e puro come l'amore. Quel migliore amico di cui tu ti innamori..
Alex stava andando a fuoco: il profumo di Justin le riempiva a pieno i polmoni, e i suoi occhi la rassicuravano. La sua voce era troppo bella per non ascoltarla; si sarebbe addormentata volentieri ogni notte col suono della voce di un Justin che le sussurrava parole dolci.
« ..Mia madre ha sempre fatto tutto per me. Davvero, nonostante i nostri problemi ha sempre cercato di accontentarmi. Pensa che io non posso permettermi le tue magliette.. quelle che si vendono ai tuoi concerti, o in specifici negozi; e mia madre ha preso delle magliette dal mio armadio e si è fatta fare un favore da un'amica che ha le stampe per le maglie. Non so se ricordi, due giorni fa quando ti ho incontrato per la prima volta avevo una maglia con la tua immagine sopra.. quella me l'ha fatta fare mamma. E' davvero una mamma perfetta. Mi ha insegnato tante cose, c'è sempre stata per me. Mi sopporta quando sto male, cerca sempre di tirarmi su di morale. E ha sempre voluto fare qualcosa per potermi accompagnare a un tuo concerto, ma.. non.. non è mai stato possibile.. » disse Alex, con le guance arrossate per l'ultima frase.
Justin la guardava e sorrideva intenerito. Gli ricordava tantissimo lui, la situazione che aveva vissuto per molti anni, i problemi che sua madre aveva dovuto affrontare, i sacrifici che avevano fatto, i suoi tentativi nel portare a casa dei soldi che potessero aiutare entrambi. 
Capiva perfettamente quella ragazza.
« Beh, adesso però hai quei biglietti per il concerto del 3 Ottobre » disse lui sorridendo « Ci sarai, vero? »
Alex venne contagiata da quel sorriso per il quale moriva, e rispose quasi raggiante: « Mi prendi in giro? Non mi perderei il tuo concerto per nulla al mondo. Dovesse bloccarsi ancora la macchina, io vengo a piedi. Hai visto cosa sono pronta a fare. Non mi ferma niente e nessuno! » disse lei ridendo appena, un po' per l'imbarazzo e il nervosismo, un po' per la situazione.
Justin le sorrise.
Ne aveva conosciute di Beliebers pazze, che erano pronte persino ad ammazzarsi per Justin. Beliebers che si nascondevano nella spazzatura pur di vederlo; Beliebers che si intrufolavano agli incontri, e tante, tantissime altre situazioni diverse. Le sue fans erano a dir poco incredibili.
Ma si disse che quasi nessuna era come Alex. Non aveva tanti motivi per credere che quella ragazza fosse unica, ma lo pensava. 
...Forse le faceva solo tenerezza. Forse lo pensava perché avevano molte cose in comune. Forse si stava solo fottendo il cervello in quel momento, perché stava avendo una normale conversazione con una ragazza normale. Forse perché nessuno dei due stava fingendo, specialmente Justin, e la cosa gli piacque moltissimo.
Lui sapeva solo che quando la guardava ..gli veniva da sorridere. Era così tenera, fragile pensò. Sembrava potesse spezzarsi da un momento all'altro. Gli dava come l'impressione che lei si sentisse inferiore a tantissime cose e persone, come se il mondo la respingesse, e lui non ne capiva il motivo. Alex era carina, in tutti i sensi.
Poi il ricordo di una particolare frase che Alex gli scrisse nella lettera gli balenò in mente.
« ..Alex » la chiamò « Nella lettera tu hai scritto che nessuno ti accetta »
A quelle parole, la ragazzina si rabbuiò un poco, ma ebbe il coraggio di non distogliere gli occhi dal viso di Justin.
« Sì.. » confermò lei. Justin annuì.
« Me ne vuoi parlare? Perché nessuno ti accetta? »
Alex lo guardò cercando di nascondere il suo stupore. Justin, il suo Justin, si stava interessando alla sua vita, la vita di una sfigatella. Justin che aveva mille cose per la testa, che avrà avuto mille conversazioni simili con tutte le fan che aveva incontrato e conosciuto; Justin che aveva una vita piena, e il giorno seguente già avrebbe rimosso il ricordo di Alex e della sua storia; Justin che non aveva motivo per addossarsi i problemi stupidi di Alex, in quel momento, le stava chiedendo di parlargliene.
« ..Sono- sono delle cose stupide, Justin, non ti interesserebbero, credimi » rispose allora Alex, chinando di poco la testa.
« Mi interessano, invece. Altrimenti non ti farei queste domande » rispose il cantante, chinandosi anche lui, per cercare gli occhi della ragazza. Lei alzò la testa e incontrò lo sguardo di lui, che le dava sicurezza. In quel momento sembrava volesse dirle 'Alex, fidati di me. Non ti giudicherò. Parlami.' ed era sicura che era proprio quello il messaggio che Justin cercava di trasmetterle.
Alex si schiarì un po' la voce e aprì la bocca per parlare.
« Uhm.. non è per scaricarti ogni colpa, anzi » cominciò leggermente imbarazzata « Ma.. gli altri non mi accettano perché sanno che io ascolto la tua musica »
'Oh mio Dio, cos'ho detto?' pensò Alex. Era la verità, ma era giusto essere così sinceri?
Justin, infatti, rimase spiazzato. Gli era capitato già di sentirsi dire una cosa simile, ma sentire ancora quelle parole lo smossero un pochetto. Lui rovinava la vita alle persone?
« Mi.. dispiace » ammise lui, seriamente dispiaciuto. Non che se ne fece davvero una colpa, ma non gli piaceva il pensiero che quella ragazza fosse sola solamente perché lui era il suo idolo.
« Ti dispiace? Scherzi? A me non interessa! » disse lei sorridendogli, come per rassicurarlo « Insomma sì, è brutto sapere che la gente non prova simpatia per me, ma Justin, almeno mi rendo conto di chi ho attorno. Sono circondata da ragazzini che basano il tutto sui gusti musicali di una persona, quando dovrebbero andare ben oltre. Credimi, quando ascolto le tue canzoni sto veramente bene, mi fai sorridere. Tu non.. non ti rendi davvero conto di ciò che fai alle persone, credi di cantare e basta, perché ti piace farlo, perché è il tuo sogno. Ma Justin, quando noi ti diciamo che ci salvi, lo diciamo perché ci salvi davvero. La scuola per me è un vero strazio, i miei coetanei sono solo dei cretini che vogliono attenzioni che non meritano; torno a casa ogni giorno distrutta. Ma poi ci sei tu.. che mi fai dimenticare tutto, mi fai star bene, e mi fai venir voglia di spalancare la finestra per urlare al mondo intero quanto sia bello seguire una persona piena di valori come te. Non m'importa se i miei compagni mi sfottono o ti insultano, non m'importa un bel niente, sopporterei quelle scenate ogni giorno per tutta la vita, pur di continuare a sentirmi piena quando tu canti »
Alex non credette di riuscire a spiegarsi così.. bene, specialmente davanti a Justin, anche se credette che quelle parole non erano ancora abbastanza.
Ma era una delle cose più belle che Justin si era sentito dire. E non riusciva a credere alle sue orecchie, gli sembrava impossibile tutto quello. Impossibile e bello.
Non aveva parole che reggessero un simile discorso, così l'abbraccio.
Alex si sentì morire. Le sue braccia. Le sue braccia attorno al suo corpo. Era una cosa meravigliosa: lei era piccolina e si sentiva protetta quando Justin la stringeva a sé. 
« Grazie, Alex » disse Justin, non trovando altre parole che potessero esprimere tutta la sua gratitudine. Forse era quella la situazione in cui si trovavano le sue Beliebers: provavano cose che non sapevano descrivere a parole, e volevano ringraziarlo andando oltre un semplice 'grazie', così vuoto per loro.
Alex rimase immobile, senza parole, con gli occhi sgranati. Non sapeva cosa rispondere, lei era solo stata sincera e non voleva che Justin si sentisse male per i suoi problemi da sfigata.
Le braccia di Justin circondavano ancora le spalle di Alex, ma lei era rimasta immobile e col cuore a mille. Riuscì a stento a toccargli la spalla con mani tremanti, e -lei non lo sapeva- Justin aveva capito che era rimasta spiazzata, e gli venne da ridere quando s'immaginò la faccia di Alex. Come poterla biasimare, aveva il mondo tra le sue braccia.. si era sempre chiesta cosa si provasse nell'abbracciare Justin, adesso finalmente lo sapeva.
Justin si staccò e le regalò un sorriso che ogni ragazza vorrebbe farsi dedicare. Alex arrossì appena e abbassò la testa, scatenando la lieve risata del cantante.
Quel momento -idilliaco per Alex- ebbe una brusca fine quando Moshe avvisò loro che erano arrivati.
Ad Alex prese a battere fortissimo il cuore: doveva affrontare sua madre. E inoltre doveva dire addio a Justin. Perfetto.
Moshe aprì lo sportello e il cantante intimò ad Alex di scendere per prima. Lei lo fece, e quando si ritrovò davanti alla sua casa si picchiò mentalmente: adesso Justin poteva vedere in che catapecchia viveva quella povera sfigata. Abbassò un po' la testa evitando lo sguardo di Justin, che era sceso dal van e ora faceva saettare lo sguardo da Alex alla casa.
« Uhm.. Non c'è bisogno che mi accompagni » disse la ragazza un po' impacciata.
« Ti ho accompagnata fino a qui, mi sembra giusto fare le cose per bene. Inoltre vorrei rassicurare tua madre » disse lui, mentre entrambi si avvicinavano alla porta. 
Non voleva respingerlo più di tanto, nonostante la vergogna, perché era stato fin troppo carino con lei e aveva fatto cose che nessuna celebrità farebbe. Così Alex si arrese e sospirò un 'Okay'. 
Si vedevano le luci accese della cucina e c'era più di una persona lì dentro. Alex si sentì male nel capire che sua madre s'era preoccupata così tanto.
Sospirò e suonò.
Alex e Justin non aspettarono tanto, anzi, volarono a malapena tre secondi, perché Mila si era precipitata subito ad aprire la porta.
Alex se la ritrovò davanti e le si sgonfiò il cuore quando la vide stremata, con il naso rosso e gli occhi gonfi, i capelli biondi raccolti in una coda arrangiata e le guance bagnate. 
« Alex! » disse Mila disperatamente senza preoccuparsi di quanto avesse urlato.
Si buttò sul corpo della figlia, stringendolo forte a sé, come se non la vedesse da anni. Scoppiò a piangere e disse cose incomprensibili perché scossa dai singhiozzi « Ma dove sei stata!? Perché mi hai fatto questo!? » 
Ad Alex venne da piangere. L'aveva fatta stare malissimo, ma non c'aveva neanche pensato due volte a scappare, non aveva pensato alle conseguenze. O comunque sì, l'aveva fatto, ma in un modo abbastanza superficiale, e quello era stato il risultato.
« Perdonami, mamma, perdonami, ti prego » rispose lei abbracciandola e accarezzandole la schiena, come per calmarla e per farle sentire che era lì, era tornata, era vero ed era dispiaciuta.
Mila che stava strizzando gli occhi e stava cacciando un sacco di lacrime, catturata da una figura davanti a sé, alzò lo sguardo e incrociò quello di Justin.
Sgranò gli occhi, e non seppe cosa pensare. Era come se si fosse dimenticata che Alex l'aveva già incontrato due volte, era come se non l'avesse mai visto e in quel momento pensava 'Sono impazzita? Ho le allucinazioni?', ma quel sorrisino di Justin le disse che no, non era impazzita. Lui era lì, con Alex.
Mila si staccò dalla figlia, senza però lasciarla andare e si asciugò le lacrime.
« L-Lui.. cosa.. » disse Mila.
Alex si girò verso Justin che sembrò essere leggermente in imbarazzo.
« Sono andata da Justin oggi.. Lo- lo volevo vedere, mamma, e so che sono stata egoista, ma non c'ho pensato, sono stata impulsiva, e mi dispiace da morire, devi credermi. Quando ho realizzato quel che ti avevo fatto era troppo tardi e l-lui mi ha vista piangere, così.. mi ha riaccompagnata. Mamma, ti prego, perdonami » l'ultima frase l'aveva detta velocemente, come se avesse un disperato bisogno del perdono di sua madre. Ed era così, in effetti. Alex si stava odiando per quel che aveva fatto, doveva sapere che sua madre era disposta a perdonarla. Non l'aveva fatto con l'intento di spezzarle il cuore, ma con l'intento di riparare il suo.
« Signora, può stare tranquilla, Alex è stata con me e mi sono assicurato che non le fosse successo niente. Mi dispiace molto per quello che ha passato, ma sono sicuro che Alex non lo rifarà mai più »
Mila lo guardò attentamente e -non seppe spiegarsi il perché- in quel momento non vide Justin Bieber la star. Le sembrò di vedere sua figlia con il suo fidanzato. Lui era vestito in un modo piuttosto informale e comodo, con una maglietta nera e un pantalone da tuta grigio, e si stava mostrando come un ragazzo comune di diciotto anni. In quel momento si stava rivolgendo a Mila come se avesse portato fuori sua figlia per un appuntamento e si stesse scusando per il ritardo nel riportarla a casa.
Il suo cuore stava riprendendo a battere normalmente e quelle parole, il modo in cui quel ragazzo le aveva dette, il tono che aveva usato, la luce che aveva negli occhi, tranquillizzarono la donna.
« Ne sono più che sicura » disse abbozzando un sorriso, immensamente grata a quel ragazzo per essersi preso cura di sua figlia « Ti ringrazio, Justin. Grazie per averla riportata a casa. Sei un bravo ragazzo, non me lo sarei mai aspettata. Sono una povera donna che sarà sempre in debito con te » 
Quelle parole fecero sorridere Justin come ben poche cose erano in grado di fare. 
Si sentì come appagato, contento di essersi fatto accettare da quella donna. Eppure che ruolo aveva quella donna nella sua vita? Nessuno, era una donna qualunque.
O forse era semplicemente la mamma di Alex, ed era questo a fare la differenza.
Alex non era una sconosciuta, non come lo era fino a due giorni prima. Alex era una ragazza che aveva un'anima incredibile e forse neanche se ne rendeva conto; Alex era una ragazza che assomigliava molto a Justin in diverse cose; era una ragazza con la quale potersi confrontare -e lui lo sapeva-; era una ragazza con la quale si poteva stare, una ragazza che ti metteva serenità e ti trasmetteva amore quando la guardavi negli occhi. Alex era una ragazza piena di ogni singolo valore esistente e non esistente, e adesso Justin era curioso di conoscere i suoi difetti.
Justin rivolse un sorriso anche a quella ragazza che, in quel momento, stava prendendo posto nei suoi pensieri, e lei ricambiò il sorriso, contenta per come si era rivolto a sua madre.
« Non l'avrei mai lasciata da sola, è stato un gesto abbastanza naturale, non mi è pesato per niente e non mi deve ringraziare. Adesso vorrei solo che voi passaste una notte tranquilla »
Mila sorrise e lo abbracciò. Quel ragazzo era un angelo. In quel momento più che mai capì a pieno i sentimenti di sua figlia.
Justin accarezzò la schiena di Mila come aveva fatto Alex non molti secondi prima, e servì ancora di più per trasmettere quel senso di tranquillità di cui la donna aveva un disperato bisogno.
« Non posso non ringraziarti. Sei un ragazzo d'oro, non sei come molte altre celebrità. E adesso capisco perfettamente perché mia figlia tiene a te »
Quelle parole entrarono in Justin in un modo incredibile e non uscirono più. Era come se il cuore di Justin avesse fatto una capriola. E ancora una volta, non sapeva spiegarsi il perché. Molte reazioni lo avevano spiazzato, ed erano proprio quelle che lo lasciavano senza parole perché prive di un motivo. O meglio, il motivo c'era, ma era Justin che doveva scoprirlo. E lo avrebbe fatto.
« La ringrazio » disse Justin sorridendo.
Mila si staccò velocemente, realizzando una cosa.
« Oh perdonami, è sera e sarai pieno di impegni. Almeno credo, non so come funzioni la vita di un cantante! » disse « Non voglio trattenerti. Ti ringrazio ancora, Justin »
Justin capì che quella donna gli sarebbe stata davvero debitrice a vita e non volle dire niente se non un « Si figuri, l'ho fatto con piacere. Mi aspetto di vedervi al concerto »
« Certamente » aveva risposto Mila.
Justin rivolse il suo sguardo ad Alex, che sembrò essersi innamorata di quella visione: Justin e Mila. Il ragazzo che amava e sua madre. 
La ragazzina si avvicinò a Justin e lo abbracciò.
« Grazie di tutto, Justin, davvero. Non mancherò al tuo concerto »
Justin sorrise e le accarezzò la schiena.
« Ti aspetto lì, allora. Non scappare più di casa, intesi? » rispose lui, sciogliendo di poco l'abbraccio per guardarla negli occhi.
Alex si sentì sopraffare dall'imbarazzo, ma annuì.
« Intesi.. »
« D'accordo » rispose Justin sciogliendo del tutto l'abbraccio « Adesso devo andare. Ci vediamo il 3 Ottobre, allora » 
« Certo.. Uhm.. Buonanotte, Justin. Grazie per tutto » disse Alex, con una punta di tristezza e un sacco d'amore allo stesso tempo.
« Buonanotte » rispose lui, spostando lo sguardo da Alex a Mila, che gli sorrise e sventolò la mano.
Justin si girò e ritornò da Moshe, che lo aspettava lì fuori e che lo fece salire sul van.
Era stata una serata strana: uscire dallo studio e ritrovarsi lì Alex che piangeva.. non se lo aspettava. E benché fosse abituato a vedere una fan piangere, quella visione l'aveva scosso un po', perché aveva la netta sensazione che Alex stesse piangendo per il dolore, non per la gioia.
Ma era stato davvero contento di aiutarla. Non gli era pesato per davvero, non l'aveva detto solo per far contenta quella donna. Era davvero contento di essersi preso cura di Alex in quel momento, anche se poi -secondo il suo parere- non aveva fatto nulla di che.
Mentre Moshe riaccese il motore del van, Justin ripensava al momento in cui Alex l'aveva abbracciato disperatamente e si era messa a piangere. Era così tenera quella ragazza, e si era seriamente pentita di ciò che aveva fatto a sua madre. Lui personalmente non l'avrebbe mai fatto, ma credeva di capirla ugualmente. 
Ripensò anche a tutte le cose che lei gli aveva detto una volta saliti nel van. Si era sfogata anche se non come voleva, e questo era stato evidente sin dall'inizio. C'era qualcosa che bloccava Alex e Justin doveva scoprire cosa. Per Alex era finito tutto lì, lui lo sapeva. Per Alex c'era ancora il concerto e basta. Ma per Justin no.
Lui voleva aiutarla, voleva aiutare lei e sua madre. Voleva rivederla e farla sorridere. 
Si disse che ci sarebbe riuscito. Dopotutto lui era nato per far star bene la gente.
  
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