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Autore: micRobs    26/05/2013    4 recensioni
Nick/Jeff | Long Fic | AU, Fluff, Angst lieve, Lime | Romantico
"Rescue me è la storia di un salvataggio. È la storia di un viaggio inaspettato e di due vite che si intrecciano.
Rescue me è la storia di due storie ma, soprattutto, Rescue me è la storia di chi ha compreso che esistono molteplici modi per trarre in salvo qualcuno e che, spesso, la meta prefissata non è così lontana come sembrava alla partenza."
Dal capitolo 1: "Per essere giugno inoltrato, la temperatura non era esattamente delle più estive. L’aria di quella sera era fresca e frizzante e il cielo minacciava pioggia da un momento all’altro. Nick premette il piede sull’acceleratore, desideroso di mettere quante più miglia possibili tra se stesso e quella strada desolata. Era partito da circa sei ore e quel viaggio, già di per sé infinito, stava prendendo una piega ancora peggiore a causa di quella deviazione che lo aveva costretto ad abbandonare la sicurezza della statale in favore di quel tratto sterrato e ignoto. Il suo navigatore sembrava conoscere la direzione, però, quindi Nick si era ciecamente affidato a lui nella speranza che lo avesse condotto sano e salvo a Chicago."
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pairing: Nick/Jeff
Genere: Sentimentale / Romantico / Commedia / Fluff / Angst accennato.
Avvertimenti: Slash, AU, Lime.
Rating: Arancione.
Capitoli: ~7/10
Introduzione:Rescue me è la storia di un salvataggio. È la storia di un viaggio inaspettato e di due vite che si intrecciano.
Rescue me è la storia di due storie ma, soprattutto, Rescue me è la storia di chi ha compreso che esistono molteplici modi per trarre in salvo qualcuno e che, spesso, la meta prefissata non è così lontana come sembrava alla partenza.
Note d’autore: As usual, tante e alla fine.
Note di Betaggio: Un nome, una garanzia. Un milione di volte, grazie. Vals.
 
 



7. From my his apprehension.

 

 
 
 
Se c’era una sensazione che Jeff adorava vergognosamente, era il delirio di onnipotenza che faceva seguito allo svegliarsi in piena notte con la convinzione che fosse mattina e poi scoprire che le ore per dormire erano ancora tante. Quel sollievo misto ad eccitazione era una delle cose che lo esaltava di più ed era capace di rimanergli cucito addosso per tutta la giornata, mettendolo di buon umore come solo i colori ad acquerello, una ciotola di panna montata e una maratona di Doctor Who erano capaci di fare.

Quando aprì gli occhi, nonostante i muscoli doloranti per la posizione scomoda a cui li aveva costretti, si sentì esattamente come in una di quelle rare e sporadiche occasioni.

L’unica differenza era il sole che svettava alto nel cielo, oltre alla consapevolezza che quella sensazione di calore e rilassatezza non fosse dovuta ad un imprevisto risveglio notturno, ma alla presenza del braccio che gli avvolgeva la vita e del respiro lento e regolare che gli si infrangeva sul collo.

Un piccolo sorriso emozionato gli si aprì sul viso, quando realizzò che Nick era davvero lì e che lo aveva tenuto stretto tutta la notte. “Non voglio che ti allontani di nuovo”, aveva detto lui, ma Jeff non credeva che intendesse proprio quello. E non in senso così fisico e concreto, soprattutto.

Invece Nick era lì e dormiva tranquillo e pacifico e Jeff non voleva pensare a cosa sarebbe accaduto una volta che si sarebbe svegliato, perché era stato il ragazzo stesso a fargli promettere di non farlo. E lui, in maniera tanto naturale quanto inevitabile, si fidava della sua sicurezza.

Non faceva alcuna fatica a sentirsi ancora le sue dita sul viso o le sue labbra baciarlo, e non doveva neanche chiudere gli occhi e concentrarsi per farlo: era un ricordo talmente vivido e luminoso che sembrava reale in quel momento.

Un dipinto a tempere che risaltava dal centro di una tela bianca.

Si sentì improvvisamente accaldato, come ogni volta che si ritrovava a pensare a Nick e che immaginava di lasciarsi andare come aveva fatto la sera precedente. Solo che quella volta era diverso, quella volta lo aveva fatto davvero. Era stato reale e tangibile, non astratto e insoddisfacente come in uno dei suoi sogni ad occhi aperti.
Percorse con lo sguardo la linea della sua mascella, tracciando con gli occhi le curve del suo viso che sembravano impossibili da ritrarre decentemente. Ci aveva provato decine di volte, ogni volta che Nick dormiva o che era impegnato a fare altro e non poteva vederlo. Credeva di conoscerlo, di aver memorizzato i dettagli della sua persona e di essere in grado di trasferirli su carta, ma vi era sempre qualcosa che gli sfuggiva e che lui non riusciva ad ignorare. Un disegno mediocre non poteva adattarsi alla perfezione e, se era vero che la perfezione assoluta non esisteva, Jeff sperava almeno di riuscire a trasmettere, con un suo ritratto, ciò che Nick trasmetteva a lui.

Fiducia, senso di protezione, sicurezza.

Non aveva idea di come sarebbe andato quel viaggio, se non avesse incontrato lui, ma era assolutamente certo che sarebbe stato emozionante la metà di quanto lo era diventato da quanto Nick si era unito a lui. Non voleva pensare a quello che li avrebbe aspettati una volta giunti a Los Angeles, innanzitutto perché l’eventualità di doversi separare da lui lo atterriva e gli stringeva lo stomaco, ma anche perché non aveva la forza e il coraggio di fare i conti con se stesso e scendere a patti con la velocità con cui era diventato dipendente da quel ragazzo conosciuto per caso. Schiuse le labbra, nel rendersi improvvisamente conto della pura casualità di quell’incontro: se fosse partito appena mezz’ora prima, o se non vi fossero stati i lavori sulla statale, non avrebbe mai avuto modo di soccorrerlo e niente di tutto quello che aveva fatto seguito a quella gentilezza si sarebbe verificato.

Provò per un attimo a ripercorrere mentalmente le tappe di quel viaggio, questa volta però immaginandole senza Nick in sua compagnia, e si rese conto che gli risultava difficile cancellare il ragazzo dai suoi ricordi di quell’avventura. Certo, l’idea era di fare un viaggio da solo, perché sapeva essere un’esperienza da fare almeno una volta nella vita, ma non poté impedire a se stesso di considerare che in due fosse molto meglio.

Perso com’era in questi pensieri, quasi sobbalzò per lo spavento, quando l’inopportuna suoneria del suo cellulare riempì l’abitacolo della macchina. Imprecò a mezza voce, non tanto per l’impossibilità di raggiungere la fonte di quel rumore – che giaceva ancora nella tracolla abbandonata sul sedile del guidatore – ma quanto per il fastidioso risveglio che avrebbe sorpreso Nick. Il ragazzo, infatti, iniziò ad agitarsi stancamente, segno evidente che il tempo del suo sonno fosse ufficialmente finito, e poi mugugnò qualcosa di indistinto e confuso che Jeff non riuscì a comprendere.

«Aspetta» propose, facendo forza su un gomito per sollevarsi. «Mi sposto, così puoi stiracchiarti.»

Ed era indubbio che ne avesse bisogno, visto che aveva dormito sui sedili posteriori della sua auto, in un intricato intreccio di braccia e gambe. Il cuore di Jeff fece una capriola, ricordando quello che era accaduto prima che il fresco della notte del Gran Canyon li convincesse a rifugiarsi all’interno dell’abitacolo della vettura.

Non essere idiota, si ammonì mentalmente, ti ha solo baciato. Più di una volta, a dire il vero, ma non è questo il punto, il punto è che…

Ma Jeff non poté sapere quale fosse il punto che il suo cervello stava cercando di portare alla sua attenzione, perché Nick aprì gli occhi e lo guardò. E tutto perse immediatamente di importanza.

«No» biascicò il ragazzo. «Sto comodo» mentì palesemente e si passò una mano sugli occhi assonnati. «Non rispondi?»

Oh, il cellulare!

Jeff sgranò gli occhi, ricordandosi improvvisamente della musichetta che continuava a risuonare indolente, e provò a rimettersi seduto, in modo da riuscire a raggiungere i sedili anteriori.  Quando riuscì a recuperare il cellulare, aggrottò la fronte nel leggere il nome che lampeggiava sul display.

«Scusami un attimo.»

Nick annuì e si mise seduto a sua volta, passandosi una mano tra i capelli neri, così Jeff accettò la chiamata e si portò il telefono all’orecchio. «Ciao, Sebast-»

«Oh, siamo ancora vivi, quindi. Dormivi? Ti ho svegliato? Vaffanculo, Sterling.»

Ma che diavolo…?

Il ragazzo schiuse le labbra, ma non ebbe modo di ribattere alcunché: la linea era già caduta e lui si ritrovò a fissare il display del cellulare con sguardo allibito e il sospetto di essersi perso qualche passaggio di importanza fondamentale in tutta quella situazione.

«Problemi?»

La cauta voce di Nick lo risvegliò dal torpore nel quale era caduto, ma lui non era certo di cosa rispondergli, perché non aveva la più pallida idea di cosa fosse accaduto.

«Non lo so ancora» ovviò quindi, mentre digitava il numero e aspettava che il suo, evidentemente problematico, coinquilino rispondesse. «Posso sapere qual è il tuo problema?» Esordì, non appena Sebastian prese la chiamata, dopo cinque o sei squilli.

«Il mio problema?» Domandò quello, grondando sarcasmo. «Il mio problema è che sei un idiota e ancora mi stupisco di come faccia a non essere anche un tuo problema.»

Jeff sbuffò e si massaggiò la radice del naso con due dita, mentre Nick al suo fianco si scioglieva i muscoli come meglio poteva a causa dello spazio ristretto.

«Di certo io non la faccio lunga quanto te» commentò, facendosi scivolare una mano tra i capelli per scostarli dalla fronte. «Ma se tu magari facessi capire anche a me, potrei provare a difendermi dalle tue accuse infondate. A meno che la ragione non sia che hai finito le gallette di mais, in quel caso la colpa è tua perché io più di tante non potevo comprarne prima di partire.»

«Ma che cazz-?» Jeff non faceva nessuna fatica ad immaginare l’espressione di Sebastian, la fronte aggrottata e le labbra schiuse in disappunto. «Quanto sole hai preso in questi due giorni, Sterling? Tu non sei in grado di cucinare un uovo al tegamino senza bruciare le presine e sei stato capace di far quasi esplodere l’aspirapolvere perché volevi aspirare pezzi carta grandi quanto la tua testa: quale di queste premesse non avrebbe dovuto portarmi a pensare che ti fossi schiantato contro un guard rail, perché eri troppo impegnato a decidere se quella nuvola somigliasse più a un dinosauro con una tartaruga in testa o a una cabina d’emergenza della polizia inglese?»

Sebastian aveva parlato in maniera talmente veloce che Jeff aveva faticato a stargli dietro, mentre continuava a figurarselo con le narici dilatate e gli occhi fuori dalle orbite, magari percorrendo a grandi falcate il loro appartamento. «No, aspetta, sei arrabbiato perché sono un po’ distratto?» Provò a domandare, con cautela, sorridendo quasi incredulo all’indirizzo di Nick che lo osservava leggermente confuso.

«A volte mi domando quale missione umanitaria io abbia abbracciato, per continuare a sopportarti così stoicamente.»

«Non esageriamo» lo corresse Jeff e, in un gesto naturale e necessario, andò a cercare la mano di Nick per stringerla con la sua. «Tu sei l’ultima persona al mondo che può essere definita stoica.»

Sorrise, quando Nick si avvicinò e posò la guancia alla sua spalla e lui si perse la risposta stizzita di Sebastian, preso com’era a guardarlo adorante.

«Il problema è che non ti ho chiamato?» Chiese, sperando di aver fatto centro. Sebastian non era una persona particolarmente espansiva e, anche se Jeff aveva imparato a conoscerlo tanto da capire cosa provasse anche se non apriva bocca, sapeva che non era nel suo stile esternare sentimenti e stati d’animo. Certo, lui provava comunque a farlo parlare ad ogni costo – la maggior parte delle volte, alimentando il suo malumore o beccandosi una scarpa tra le scapole – ma era raro che il ragazzo si aprisse così.

«Tu che dici?» Lo riscosse quello e Jeff si morse un labbro, compiaciuto dalla preoccupazione del suo tono di voce. «Lo sai che non volevo che facessi questo viaggio da solo, non sai neanche cambiare una gomma, insomma! Ma almeno credevo avessi il buon senso di farmi sapere che fossi ancora vivo.»

Jeff sorrise intenerito alla premura nascosta dietro le argomentazioni di Sebastian, posò la guancia alla testa di Nick e sospirò. «Te lo avrei detto, avrei trovato il tempo di chiamarti e avvertirti e…» esitò un attimo, non sapendo se e come mettere Sebastian al corrente di Nick. Ci ragionò giusto un attimo, poi decise che, se avesse saputo che era in compagnia, magari non sarebbe stato così preoccupato e in ansia. «In realtà, il viaggio era iniziato come avventura in solitaria… poi ho, uhm, incontrato un automobilista in panne e…»

«Ti sei caricato un trovatello?» Lo interruppe Sebastian e Jeff riuscì a leggere il disappunto in ogni sfumatura della sua voce. «Dimmi che sono io a sottovalutare il tuo buon senso, ti prego.»

Come se avesse percepito la sua difficoltà, Nick gli fece passare un braccio dietro la schiena e lo strinse con delicatezza: Jeff socchiuse gli occhi e si rifugiò con piacere nel suo abbraccio.

«No, cioè, sì» provò a spiegare a Sebastian. «La sua auto era in panne e a lui serviva un passaggio, così alla fine abbiamo deciso di fare il viaggio insieme perché siamo entrambi diretti a Los Angeles.»

Sebastian sospirò e Jeff immaginò che la ramanzina fosse proprio dietro l’angolo. Certo, lui e Sebastian discutevano spesso ed erano una coppia di coinquilini molto anomala, visto che erano praticamente in disappunto su tutto e non perdevano occasione per stuzzicarsi e battibeccare, ma avevano comunque raggiunto un livello di complicità tale da sapere quando la situazione richiedeva un approccio più maturo e serio. Jeff sapeva di poter contare su Sebastian, così come sapeva che, dietro la facciata di arroganza e presunzione, il ragazzo nascondeva un carattere nobile e comprensivo: il fatto che il tutto fosse così ben mascherato scoraggiava la maggior parte delle persone dal provare a scoprirlo.

«Jeff, cosa sai di questo ragazzo? Te lo dico io: niente. Potrebbe essere chiunque, potrebbe avere cattive intenzioni e tu sei stato troppo ingenuo a metterti a disposizione così.»

Aveva ragione, ovviamente, ma come faceva a spiegargli che di Nick si fidava e che le sensazioni che provava quando era con lui erano tra le più positive esistenti? E, soprattutto, come faceva a spiegarglielo proprio mentre lui lo stringeva ed era in ascolto?

«Bas, ascolta, adesso-»

«Lo so» lo interruppe nuovamente. «Adesso sei con lui e non ti va che lui senta mentre mi spieghi quanto assolutamente incredibile sia e mi esponi tutte le ragioni per cui posso stare tranquillo a saperti con lui. Ma non sono tranquillo, okay? E lo sai quanto mi costa dirlo, ma non mi piace questa situazione.»

Jeff sorrise, sebbene si sentisse lievemente in colpa di averlo fatto preoccupare. «Sì, lo so» assicurò. «E grazie.»

Sebastian ghignò ed emise una risata simile a uno sbuffo. «Non ringraziarmi, almeno fino a che non avrò saputo di più su questa faccenda e ti avrò esposto ciò che penso davvero. E sai che non sarà piacevole.»

L’altro rise e annuì, ben consapevole che Sebastian non potesse vederlo. Nick, al suo fianco, sorrideva tranquillo – probabilmente più sicuro nel sentire Jeff sereno – e prese ad accarezzargli lentamente il fianco, facendolo rabbrividire.

«Chiamami» ordinò Sebastian, sebbene il suo tono di voce fosse più rilassato e, perché no, dolce. «Appena sei da solo, prendi questo maledetto affare e chiamami, Sterling, o vengo a cercarti in capo al mondo e ti riporto a casa trascinandoti per il ciuffo»

«Non oseresti» si risentì il ragazzo, quasi oltraggiato. «Te la farei pagare a vita.»

«Non mi sfidare, lo sai che non ci metto nulla.»

Jeff roteò gli occhi, ma sorrise sereno e felice che Sebastian fosse più bendisposto. Non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, ma la sua approvazione e il suo supporto gli erano stati fondamentali in molte occasioni. Era stato Sebastian a convincerlo a non lasciare le lezioni alla Tisch, era stato lui ad accompagnarlo a fare il tatuaggio ed era stato sempre lui a spingerlo a partire per quel viaggio, anche se non lo condivideva e la cosa lo preoccupava.

«Lo so, figurati» garantì, cercando di trasmettergli tutta la sua gratitudine. «Ci sentiamo più tardi allora? Tu stai bene?»

Un fruscio e un rumore sordo furono l’unica risposta che arrivò dall’altro lato del telefono, Jeff aggrottò la fronte ma, proprio quando stava per domandare se ci fossero problemi, Sebastian parlò di nuovo.

«Sì, tutto bene, ma devo vedermi con Thad e sono in ritardo» tacque un attimo, poi aggiunse: «Per colpa tua, tra l’altro.»

Jeff si morse un labbro a quell’informazione: non aveva ancora compreso quanto fosse coinvolto Sebastian da quella storia, ma i suoi precedenti in quel campo non erano dei più rosei, per cui lui sperava davvero di non aver fatto la conoscenza dell’ennesimo ragazzo simpatico che poi il suo coinquilino avrebbe mollato senza decenza dopo due notti. Anche se quella volta sembrava differente. «Potevi anche chiamare prima» si schiarì la voce per nascondere i tuoi turbamenti. «E Thad è abituato alla tua mancanza di puntualità, vedrai che non se la prenderà.»

«Me lo auguro» ghignò l’altro. «A proposito, mi ha detto di salutarti e di riferirti che sta aspettando te per mettersi in pari con non-ho-capito-cosa.»

Appunto, l’ennesimo ragazzo simpatico e con cui aveva stretto amicizia. «Ahà, salutamelo, digli che ci vediamo quando torno!»

«Sarà fatto» Assicurò Sebastian. «Adesso scappo davvero, tu tieni gli occhi aperti e fammi sapere.»

Jeff annuì e si premurò di ripetergli per l’ennesima volta che lo avrebbe fatto, poi lo salutò e chiuse la chiamata, sospirando. Non era andata così male, dopotutto. Certo, immaginava che non se la sarebbe cavata con così poco ma, per gli standard delle sue conversazioni con Sebastian, era andata sorprendentemente bene.

«Tutto bene?» La voce di Nick lo raggiunse e gli infuse calma e sicurezza, come ogni volta, così Jeff annuì e si voltò a sorridergli.

«Sebastian» disse semplicemente, a mo’ di spiegazione. «Non è un grande estimatore di questo genere di esperienze»

«Si preoccupa, immagino sia normale» suppose Nick, avvolgendolo meglio con il braccio e permettendogli di posare la testa alla sua spalla.

Jeff chiuse gli occhi e sospirò, il cuore che batteva più veloce al calore dell’abbraccio di Nick. Per un attimo, stupidamente, pensò che ci avrebbe trascorso volentieri la vita così: al sicuro nell’abitacolo della sua auto, circondato dalla sua presenza e senza bisogno di nulla che non fosse fisicamente lì con lui. Gli fece passare una mano dietro la schiena e lui sorrise, sistemandosi di nuovo contro lo schienale e premendoselo di più addosso. Jeff non voleva pensare a quello che stavano facendo e a quello che avrebbero dovuto o non dovuto fare, così come non voleva pensare alle eventuali conseguenze di quegli atteggiamenti: Nick gli piaceva ed era inutile negarlo, dov’era il problema, se decideva di viverlo fino a che poteva?

«Stai bene?» Domandò il ragazzo, dopo qualche istante di silenzio. «Sei silenzioso.»

L’altro rise lievemente e annuì, strofinando il naso contro il suo collo. «Sì, tutto bene» garantì, sollevando un po’ le spalle. «Stavo solo pensando, niente di irreparabile, insomma.»

Nick non rispose subito, ma si limitò a continuare ad accarezzargli ritmicamente il braccio. «Vuoi parlarne?» Mormorò, dopo qualche attimo. Dal suo tono di voce, Jeff immaginò che neanche lui sapesse come comportarsi a causa di quell’evoluzione del loro rapporto.

«In realtà è una scemenza» minimizzò, sistemandosi meglio sul suo petto e cercando di trasmettergli sicurezza e tranquillità. Se non ci pensava lui stesso, neanche Nick doveva pensarci.  

Quest’ultimo sorrise e posò la guancia ai suoi capelli e Jeff non poté impedire a se stesso di esultare internamente per la naturalezza dei suoi gesti. «Non deve essere poi così scema, se è riuscita a portarti via le parole.»

Era una sensazione stranissima, perché Jeff si rendeva solo lontanamente conto di essere tra le braccia di Nick e di aver desiderato che quella situazione si verificasse sin dal primo momento che lo aveva visto, da quando avevano vagato per Chicago o dalla disquisizione sulla Guida Galattica Per Autostoppisti. Il punto era che Nick gli era entrato dentro come nessuno aveva mai fatto e ci era riuscito senza alcuna fatica, limitandosi a sorridere e scherzare con lui. La consapevolezza che il ragazzo provasse lo stesso e che avesse addirittura preso il coraggio a due braccia per dimostrarglielo chiaramente, lo spiazzava e confondeva. Si presupponeva che adesso la situazione si fosse stabilizzata e che avessero trovato una sorta di equilibrio definitivo, invece Jeff avvertiva quel lieve formicolio sottopelle che gli ricordava che niente tra loro era, appunto, definitivo.

«Jeff» la voce di Nick lo sorprese ancora, accompagnata da una carezza sul braccio. «Lo stai facendo ancora. Qual è il problema? È successo qualcosa con Sebastian, o…?»

Il ragazzo boccheggiò, indeciso sulla direzione da dare a quella conversazione: tutto stava nello stabilire se metterlo o meno al corrente delle sue preoccupazioni riguardo quanto accaduto tra di loro. Non voleva che Nick pensasse che fosse impacciato e a disagio con quel genere di situazioni, così come voleva evitare di trascinare anche lui giù nell’abisso dei pensieri molesti e ronzanti, così prese la sua decisione riproponendosi di rimandare i chiarimenti a quando anche il suo compagno avesse voluto parlarne.

«Sì, più o meno» mentì, anche se era una bugia solo parziale, perché quella era un’altra gatta da pelare che Jeff non sapeva come gestire e se dovesse effettivamente farlo. «In realtà è il suo pseudo-ragazzo il problema.»

Non si preoccupò di cosa potesse pensare Nick a quelle parole, non pensò che potesse fraintenderle o, eventualmente, essere geloso: erano i fatti e, magari, parlarne con lui lo avrebbe aiutato a sbrogliare la matassa e a tranquillizzarsi almeno per quanto riguardava quella questione.

«O no, non lo so» proseguì quindi, rincorrendo le sue dita sul proprio braccio. «Non è neanche un problema, ma…» sbuffò, «il fatto è che è simpatico, questo è il problema. E spero davvero che Sebastian non faccia cazzate stavolta, perché sembra davvero un ragazzo in gamba e abbiamo guardato insieme American Horror Story, capisci? Cioè, è improbabile che ne trovi un altro così, quindi è bene che eviti di mandare tutto al diavolo come suo solito.»

Nick non rispose subito, ma si limitò ad annuire e ad accarezzargli il braccio con naturalezza. «Sebastian è il tipo che non prende le relazioni sul serio, uh?»

Jeff emise una risata simile a uno sbuffo. «Così lo fai sembrare meglio di quello che è. Il punto è che lui esce il venerdì sera e si porta a casa un ragazzo, uno diverso a settimana. A volte, il suddetto ragazzo ritorna anche la sera dopo, ma è un evento più unico che raro, quindi io sono solito considerare le sue relazioni come di una notte e basta» si prese un labbro tra i denti e si voltò leggermente nel suo abbraccio, per riuscire a stringerlo a sua volta. «È capitato che io la mattina mi svegliassi presto e li incontrassi in cucina, sai, Sebastian dorme tanto nel week end e quindi io e la sua, uhm, conquista rimanevamo a chiacchierare fino a che lui non si svegliava e alcuni erano anche dei ragazzi simpatici, sai.»

L’altro scosse lievemente la testa e poi annuì. «E immagino che tu ci rimanessi male, ogni volta che Sebastian li liquidava e loro non tornavano più, uhm?» Non aspettò la risposta di Jeff e quest’ultimo gliene fu grato, perché l’affezionarsi agli amanti del suo coinquilino, neanche fossero cuccioli da dare in adozione, aveva già avuto modo di farlo sentire patetico oltre ogni immaginazione. «Se avete guardato insieme American Horror Story, vuol dire che lo hai incontrato ben più di una mattina a colazione, quindi ha già superato la fase dell’amante occasionale, no?»

Jeff ci pensò un attimo su, poi fece schioccare la lingua. «In realtà, non l’ho mai incontrato a colazione» rivelò, grattandosi una guancia. «E credo che non sia mai rimasto a dormire a casa, quindi magari hai ragione» approvò, ragionandoci per la prima vera volta. «Ma ciò non toglie che non debba fare cazzate. Sebastian è una versione più slanciata di Tyrion Lannister: non sai mai cosa aspettarti da lui, perché è capace di sorprenderti in ogni momento, sia in positivo, che in negativo.»

Sorrise quando l’altro ragazzo ridacchiò e strofinò la guancia tra i suoi capelli. «Sembra un tipo interessante questo Sebastian» commentò semplicemente, ma senza lasciare andare la presa su Jeff.

«Lo è» garantì l’altro. «Magari, quando tornerai a New York, te lo farò conoscere» buttò lì, come se gli avesse appena riferito che l’indomani sarebbe stato nuvoloso. Jeff sapeva di volere Nick nella sua vita e desiderava mantenere i contatti con lui, una volta giunti a Los Angeles, perché quello che sentiva quando era con lui, le sensazioni che lo scuotevano quando Nick lo guardava erano vere e autentiche e Jeff non era solito pensare prima di agire, ma in quel caso era assolutamente consapevole che non potesse permettersi di perderlo.

«Sarebbe divertente» approvò Nick e Jeff si voltò a guardarlo, sorridendogli radioso e sorpreso. «Io sono più uno Stark, con un Lannister credo che mi divertirei parecchio.»

Grandioso: se non era Nick il ragazzo perfetto, non lo sarebbe stato nessuno.

«In effetti, sì» Jeff fece schioccare la lingua, fingendo di studiarlo. «Somigli un po’ a Robb Stark, leale e giusto, più incline ai legami sentimentali che all’onore e agli affari dello Stato insomma.»

Nick parve irrigidirsi a quella descrizione, così Jeff immaginò di averci preso in pieno. Fece scivolare le dita sul suo braccio e raggiunse senza fretta la sua mano, sperando di fargli riacquistare tranquillità. «Quindi, Robb Stark, con me che sono piuttosto Targaryen come hai intenzione di comportarti?»

Seppe di esserci riuscito, quando Nick sorrise e gliela strinse a sua volta. «Fino a che non mi sguinzagli contro i tuoi draghi, immagino di potermi attenere agli accordi di pace» Gli fece notare, il suo tono di voce era tranquillo e spensierato.

«Gli accordi di pace comprendono la colazione?» Indagò Jeff, nascondendo un sorriso divertito dietro una smorfia furba e fintamente sospettosa.

«Mhh» l’altro finse di pensarci su e posò le labbra sulla sua guancia. «Possiamo lavorarci su, immagino.»

Era ufficiale: non poteva esserlo nessun altro, era già Nick.
 





 
Se vi state domandando che cos’è, la risposta è: “un delirio”.

Seriamente, mi sono dovuta obbligare a concludere questo capitolo, perché altrimenti sarei andata avanti all’infinito ed avevo già raggiunto quota 4000 parole e non era accaduto assolutamente nulla di concreto. Non so come io abbia fatto a scrivere così tanto e a non dire nulla, ma mi sono divertita da morire con questo capitolo, quindi spero che sia riuscito a strappare un sorriso anche a voi.

Cose importanti da dire, sì, ce ne sono un paio. Innanzitutto, il POV di Jeff era assolutamente necessario e sapevo che sarebbe tornato prima o poi. A me, tra l’altro, era mancato da morire, così ho deciso di dedicargli tutto il capitolo e sì, è stato anche quello ad alimentare il delirio che poi ne è risultato.

Così come il POV di Jeff, anche la Smyling friendship doveva ritornare. Io li amo, seriamente, adoro la loro bromance e adoro farli battibeccare: hanno due caratteri diametralmente opposti, quindi alla fine era quasi naturale che diventassero amici. Vi convince? Fatemelo sapere, magari, io ho cercato di fare del mio meglio per a) mostrare la loro complicità e b) tenere Sebastian IC in una situazione del genere.

La Thadastian era d’obbligo, non ditemi nulla, un accennino avevo detto che ci sarebbe stato e ho cercato di essere più sintetica possibile, perché nella mia testa hanno una story line talmente definita e piena di feelings e amore e tutto, che ho deciso che scriverò una shot a parte dedicata solo a loro due. Vi farò sapere, magari.

E nulla, come avevo annunciato, questo capitolo è stato la fiera delle citazioni/riferimenti cinematografici/telefilmici: li avete trovati? Io ne conto e considero 5, ma non ve li dico ancora, perché sono davvero curiosa di vedere se li riconoscete. Un premio a chi ne trova di più ♥

Altro non mi viene in mente, un grazie sentito a tutti colori che seguono questa storia: io mi sono resa conto di amarla più di quanto credessi, per cui sono davvero felicissima che vi stia piacendo e non posso fare altro che ringraziarvi per l’entusiasmo che mi dimostrate tramite le recensioni e gli scleri su Facebook e ask ♥

A presto, lo prometto,
 

Robs
   
 
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