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Autore: queen of night    11/12/2007    8 recensioni
Ino ha un grave problema, però non lo vuole ammettere con nessuno. Anzi, fa di tutto per nasconderlo agli altri e a se stessa. Tuttavia, ben presto, la situazione comincia a sfuggirle di mano, sempre di più… Riuscirà chi la ama davvero ad accorgersi della sua malattia? Chi tenterà di aiutarla? Mentre la kunoichi sprofonderà nella tristezza abissale del suo cuore, qualcuno le tenderà una mano per salvarla… [ShikaxIno].
Genere: Generale, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcosa di sbagliato

 

 

 

 

 

“Che seccatura!”. A parlare era stato un ragazzo appollaiato su un masso.

Se c’era una cosa che mal sopportava era aspettare. E se c’era una cosa che proprio non sopportava era aspettare una donna.

E dire che, se viceversa era un uomo ad arrivare in ritardo ad un appuntamento, quest’ultimo poteva considerarsi fi-ni-to!

Invece loro, le femmine, quando tardavano, venivano correndo agli incontri, trafelate dalla corsa, e chiedevano scusa, sorridendo con i loro visini angelici e le gote arrossate. Ti guardavano con quegli occhi brillanti e tu, come uno scemo, ci cascavi.

“Vedrai che tra poco sarà qui” lo rassicurò un uomo alto dai capelli scuri, dando l’ennesimo tiro ad una sigaretta.

Shikamaru gli scoccò un’occhiata annoiata. Nemmeno Asuma era convinto di quello che aveva appena detto e anche un neonato l’avrebbe capito.

“Donne, tsk” sbottò nuovamente. Lui non aveva tempo da perdere! Da quando era diventato chuunin e Tsunade-sama la Godaime, gli venivano rifilati tediosissimi incarichi diplomatici, che lo occupavano anche per giorni interi.

Shikamaru, nonostante non lo ammettesse apertamente, amava il suo team: erano insieme da anni, dal periodo in cui lui, Choji ed Ino erano semplici genin, e non avrebbe cambiato i suoi compagni di squadra per nulla al mondo. Allenarsi con loro era sempre divertente. Ritrovarsi tutti al ristorante e mangiare assieme era piacevole. Ed era molto affezionato anche al suo sensei, Asuma Sarutobi: un uomo straordinario, oltre che un adulto davvero figo.

Shikamaru inconsciamente voleva essere come lui. Per tutto questo e altro ancora, il ragazzo riusciva sempre, tra i suoi vari impegni, a trovare tempo per stare con il suo team.

Ma non tollerava assolutamente e in alcun modo i ritardi di Ino. Insomma, lui faceva i salti mortali per incastrare tra loro gli incarichi affidatigli e lei con i suoi maledettissimi ritardi gli incasinava i programmi. E per cosa poi? Un capello fuori posto?

“Oh, eccola” avvertì Choji, accartocciando il sacchetto di patatine consumate nel frattempo.

Shikamaru alzò lo sguardo. Questa volta l’avrebbe sentito!

Come previsto, Ino correva verso di loro. Quando infine arrivò, era trafelata e si appoggiò alle ginocchia, piegata in due, per riprendere fiato.

“Ino, alla buon ora!” commentò Asuma, spegnendo la sigaretta sotto la scarpa.

La ragazza rizzò la schiena, giungendo le mani come in preghiera. “Mi perdoni, sensei! Mia madre aveva bisogno di una mano in negozio e non potevo lasciarla”.

Non si berrà questa cavolo di scusa, pensò il ragazzo con il codino, guardando verso l’uomo.

“Va bene, Ino”. La bionda in questione fece un ampio sorriso. “Ma cerca di essere puntuale d’ora in poi” concluse Asuma, chiudendo gli occhi e sospirando.

Ecco: le donne l’avevano sempre vinta. Bastavano due occhi dolci e un risolino ed il gioco era fatto!

“Ora andiamo, ragazzi”.

La kunoichi e il ragazzo paffuto si scambiarono uno sguardo in segno di saluto e si avviarono dietro al loro sensei.

Shikamaru li guardò camminare, fissando in particolar modo la compagna. Scese dal masso e li raggiunse.

“Ehi, Ino” la chiamò, affiancandola. “Non ti farebbe male essere puntuale una volta tanto” le fece notare. Con lui non l’avrebbe passata liscia.

La ragazza aggrottò le sopracciglia, sbuffando sonoramente. Ci mancava solo che il genietto Nara la rimproverasse! Aveva già avuto una mattinata pessima ed ora ci si metteva pure lui a scocciarla.

“Non rompere, Shika. Ho chiesto scusa” disse stancamente, senza obbiettare oltre.

Che le prendeva ora? Non era da lei rispondere così. Di solito lo faceva urlando. E gli spaccava anche un timpano.

Furono questi gli immediati pensieri del giovane chuunin, che tuttavia decise di finirla lì e prese ad osservare la bionda di sottecchi. A prima vista sembrava la solita Ino: stesso modo provocante di vestire, stessa acconciatura e … forse, ora che guardava meglio, era un po’ pallida.

Cercò l’amico con lo sguardo e, una volta ottenuta la sua attenzione, gli indicò Ino, con un cenno impercettibile del capo. Vide Choji scrutare attentamente la ragazza.

“Voi! La piantate di fissarmi?!” sbottò la bionda, arrabbiata. “Cosa state guardando? Si può sapere?” chiese, incrociando le braccia.

“Niente” risposero i due all’unisono, tornando a guardare la strada davanti.

Ino li squadrò entrambi, per riuscire ad intuire quello che passava loro per la testa. Perché la stavano guardando in quel modo? Aveva qualcosa fuori posto? Abbassò lo sguardo su di se. Di certo avevano notato che era ingrassata, pensò. Si osservò la pancia scoperta: che schifo! Aveva un ventre disgustosamente flaccido. Doveva smetterla di mettere quel top che le copriva solo il seno. D’ora in poi avrebbe nascosto quell’addome raccapricciante!

E anche le braccia, ora che ci pensava: sembravano due mortadelle, da quanto erano grosse. Orribile.

Lei faceva di tutto per sembrare carina, ma quello era il risultato.

 

Quella mattina Asuma li spremette come limoni: oltre al solito esercizio fisico, decise di fare anche un combattimento, in cui i tre chuunin avrebbero dovuto catturarlo. Nonostante l’intelligenza di Shikamaru, la forza di Choji e la determinazione di Ino, ci impiegarono parecchio tempo prima di riuscire ad acciuffare il loro sensei.

“Va bene, ragazzi. Siete stati bravi, ma… ce l’avreste fatta già da un pezzo se tu, Ino, non avessi commesso quell’errore all’inizio. Allena di più il tuo ninjutsu” commentò l’uomo, sorridendo. Il suo tono non era severo: non la voleva rimproverare, ma solo dare un consiglio alla sua allieva.

 

Un altro sbaglio e sempre io… sbaglio solo io…

 

“Sì, sensei” rispose la bionda, sorridendo.

“Ora slegatemi e andiamo a pranzare”. L’uomo era seduto a terra con le mani legate dietro la schiena. E l’immancabile sigaretta in bocca.

“Siiii! Avevo proprio fame!” gridò Choji di gioia.

Tutti si voltarono nella sua direzione e lo guardarono con gli occhi a mezz’asta. E quando mai non hai fame, pensarono contemporaneamente.

“Sensei, ti sleghiamo solo se offri tu il pranzo” propose la ragazza.

“Sì, offri tu” le diede man forte Shikamaru, ghignando. Prima o poi quell’uomo sarebbe andato in banca rotta, a forza di pagare loro il pranzo (soprattutto all’Akimichi).

“E va bene!” sbottò Asuma, con espressione sconfitta.

 

Poco dopo si avviarono tutti al solito chiosco.

Mentre camminavano, però, Ino rimase indietro.

Non aveva più forze. Si sentiva debolissima. Le gambe le tremavano e i suoi passi divenivano sempre più incerti. La ragazza si concentrò per riuscire ad avere un’ andatura decente. Doveva solo resistere: tra poco si sarebbe seduta e avrebbe riposato. Poi avrebbe mangiato qualcosina, giusto per non svenire. Anche se era a dieta, se le fosse successo qualcosa per questo motivo, i suoi l’avrebbero sgridata.

Choji si voltò verso l’amica, volendo intimarle di sbrigarsi, dato che aveva una fame da lupi. Tuttavia, quando la vide così pensierosa, non disse nulla.

“Ehi, Shika” sussurrò all’amico, che gli stava di fianco.

Un occhio pigro si voltò nella sua direzione.

“Non ti sembra che Ino sia strana oggi?” gli disse, preoccupato.

“Forse ha le sue cose” rispose quello, dopo averci pensato un po’.

Choji annuì, anche se non ne era molto convinto.

Una volta arrivati al chiosco, incontrarono i membri del team Kakashi, seduti ed intenti a pranzare.

Ino prese subito posto vicino a Sakura, facendosi spazio tra lei e Naruto, che riemerse per un secondo dalla sua ciotola di ramen fumante, solo per lanciarle uno sguardo contrariato.

Come da copione le due kunoichi cominciarono a spettegolare del più e del meno.

Shikamaru e Choji presero posto vicino a Sai, che molto compostamente consumava il suo pasto.

Era molto divertente vedere insieme lui e quella testa quadra di Naruto: erano così diversi! Il primo tutto compito e preciso, mentre il secondo esattamente l’opposto: il biondo si abbuffava con il cibo, mentre il giovane dai capelli scuri mangiava in modo… beh, normale, come ogni persona (tutti meno uno, ovviamente).

Quando fu il momento di ordinare, i ragazzi e Asuma chiesero ognuno una porzione di carne (Choji quattro, per l’esattezza), tranne Ino che volle solo un’insalata scondita.

“Ino, ancora con le tue diete, eh?” commentò Sakura, scherzosamente.

 

Io almeno ci tengo alla linea…ti sei mai guardata allo specchio, tu?! Sembri un elefante, un enorme elefante con i capelli rosa…

 

“No, è che oggi non ho appetito”.

“Ino, sforzati di mangiare qualcosa in più, o dopo non ce la farai a sostenere l’allenamento” le disse Asuma, premuroso.

Ino si innervosì, ma si trattenne dall’urlare in faccia al suo sensei di farsi gli affari suoi. Insomma, perché nessuno capiva che lei era grassa? Perché tutti la volevano ingozzare a quel modo?

Le mani di Ino strinsero spasmodicamente la gonna che le copriva le cosce. Le sue grosse cosce.

“Ino, mangia il ramen! Non c’è niente che nutra di più del ramen!” proclamò Naruto d’un tratto.

“Non dire cavolate, baka” disse Sakura, mostrandogli un pugno.

Questo provocò una risata generale.

La bionda si calmò e sorrise, lasciando andare la stoffa del suo vestito. Avrebbe chiesto qualcos’altro da mangiare e poi… avrebbe fatto come al solito, si disse. Non doveva complicare tutto, in fondo. Bastava agire così e sarebbe andata bene, come sempre.

Di nuovo, nell’arco di quella giornata, Shikamaru e Choji si scambiarono uno sguardo allusivo.

 

Dopo pranzo, il gruppo si spostò nel prato lì vicino, per riposarsi un poco.

Asuma li lasciò, dicendo che doveva sbrigare una commissione e che sarebbe comunque tornato presto.

“Ah… Ho mangiato tantissimo!” sospirò Choji soddisfatto, mentre si buttava steso sull’erba.

“Cho, tu mangi sempre tanto” gli fece notare Ino, seduta affianco a lui.

“E tu troppo poco Ino”.

Era stato Shikamaru a parlare. La ragazza lo guardò male, ma lui non se ne accorse, troppo impegnato a scrutare le nuvole in cielo.

Possibile che non capisse? Perché nessuno ci arrivava? La stavano prendendo tutti in giro alle sue spalle?

“Io… fatti gli affari tuoi, Shika” replicò lei, raccogliendo le gambe al petto e poggiandovi sopra la testa.

“Non ti arrabbiare, Ino” intervenne Choji, che nei loro battibecchi aveva sempre interpretato il ruolo del paciere. “Shikamaru era solo preoccupato, no?”.

“Tsk” fece quello, borbottando anche altre cose, che nessuno comprese.

Figuriamoci se quel pigro ed indolente ragazzo poteva essere in pensiero per lei!

Anche se crescendo era diventato meno apatico di quando era bambino, Ino dubitava pensasse a qualcun altro tranne che a se stesso.

Lei e il ragazzo non erano legati da una profonda amicizia, come lui e Choji, anche se si conoscevano da una vita per via dei loro genitori, che erano amici e compagni di missioni.

Da piccoli giocavano spesso insieme. Cioè, per meglio dire, lei e l’Akimichi giocavano e Shikamaru poltriva o li osservava annoiato.

Però, nonostante questo, a loro mancava un rapporto basato sulla confidenza reciproca. Ino sapeva che, in quanto compagni di team, poteva fidarsi di lui ed, inoltre, stimava le sue doti di shinobi, anche se non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.

Shikamaru, nel complesso, era perfetto: eccellente chuunin, godeva della piena fiducia della Godaime, anche se la sua prima missione, quella come leader della squadra di recupero di Sasuke Uchiha, era fallita.

Lui era intelligente, l’erede del clan Nara, stimato dagli amici e con una bellissima fidanzata: Temari della Sabbia.

Mentre lei, Ino, cos’era? Cos’aveva di bello? Nulla.

Invidiava Shikamaru, la cui vita pareva perfetta. E forse, per questo, cominciava anche ad odiarlo…

 

Ormai era quasi il tramonto: il sole stava morendo dietro le montagne e lasciava lungo tutto l’orizzonte una scia rosso sangue.

Gli allenamenti per quel giorno potevano considerarsi finiti.

Asuma era soddisfatto dei suoi allievi.

Certo, Choji avrebbe dovuto mangiare un po’ meno (anche per il bene del suo portafoglio), Shikamaru essere meno brontolone ed Ino meno attenta a non rovinarsi le unghie, ma, tutto sommato, era soddisfatto. Alla fin fine, ogni essere umano possedeva almeno un difetto, in quanto tale: lui, per esempio, aveva il vizio del fumo!

“A domani” li salutò, prima di sparire tra le chiome degli alberi.

I tre rimasero, quindi, da soli nel campo di allenamento.

“Andiamo anche noi?”.

Shikamaru rispose all’amico con una specie di grugnito. Poi lo raggiunse camminando con la sua solita andatura svogliata, le mani conficcate nelle tasche dei pantaloni.

“Ino, che fai? Non vieni?” chiese Choji alla ragazza, che in quel momento era seduta per terra, la schiena contro il tronco di un albero.

“Tra un po’… voglio godermi questo tramonto da qui” disse, sorridendo.

Il chuunin con il codino alzò un sopracciglio. Certo che Ino era davvero strana!

“Vuoi che ti aspettiamo?”.

Shikamaru fulminò prontamente l’Akimichi con lo sguardo: lui doveva ancora recarsi nell’ufficio dell’Hokage, prima di avviarsi finalmente a casa. Non voleva anche dover aspettare i comodi di quella seccatura di Ino.

“No, andate pure! A domani” li salutò.

Quando fu sola, tirò un sospiro di sollievo. In realtà si sentiva ancora le gambe molli. Questa volta non ce l’avrebbe fatta a mettere un piede dietro l’altro. Si sarebbe riposata un po’, proprio come dopo pranzo.

Sospirò nuovamente. Doveva trovare un modo per non perdere così drasticamente le forze, quando si allenava. Oppure, presto o tardi, qualcuno se ne sarebbe accorto.

 

Oggi è successo solo per colpa di Asuma sensei che si è intromesso…

 

Se non l’avesse costretta a mangiare più della sua semplice insalata, lei non l’avrebbe fatto.

 

 

 

La Signora Yamanaka guardò fuori dalla finestra e scrutò la strada buia.

“Non si vede ancora?” le domandò il marito dal divano.

“No… Inoichi, forse dovremmo andare a cerc… oh, la vedo!” gridò la moglie, lasciando andare la tendina.

Poco dopo la porta di casa Yamanaka si aprì.

“Sono tornata! Scusate il ritardo” disse la kunoichi, schioccando un bacio alla madre.

“Tesoro, come mai avete finito a quest’ora? Asuma non vi starà facendo allenare troppo? Si dovrebbe ricordare che tu hai anche i jutsu medici, a cui dedicarti” borbottò suo padre.

“Ma no, papino. È che sono andata da Sakura per chiederle quando dobbiamo andare da Tsunade-sama e poi ci siamo messe a parlare e…”.

“Immagino il resto” commentò il padre, scuotendo sconsolato la testa.

Ino rise e gli buttò le braccia al collo.

“Cara, vieni in cucina. Ti ho lasciato la cena in caldo” le disse la madre, osservandoli con dolcezza.

Ino si ricompose.

“Veramente ho un po’ di mal di stomaco, preferirei non mangiare, mamma”.

A quelle parole, Inoichi fissò preoccupato la figura magra della figlia.

“Ma tesoro…”.

“Non preoccupatevi… se mi sento meglio, ceno più tardi” li rassicurò sorridendo.

Salì in camera sua e si chiuse la porta alle spalle.

Era stanca. Molto stanca. Decise di farsi una doccia e andare a dormire.

Depose il suo equipaggiamento ninja sulla scrivania e buttò i vestiti su una sedia, restando così solo con la biancheria.

Si sciolse la lunga coda bionda ed entrò nel bagno adiacente la sua stanza.

Ora era davanti ad un grande specchio, che la rifletteva interamente.

Si osservò a lungo.

“Non va bene”.

Le sue guance erano ancora eccessivamente paffute.

“Che schifo”.

Quei rotoli di ciccia erano davvero disgustosi.

“Sono orribile”.

Aveva un sedere enorme e dei polpacci troppo grossi.

“Perché…?” sussurrò, soffocando un singhiozzo. “Perché sono così?”.

 

 

 

 

Note personali:

Cosa ne dite? Spero di essere la prima ad affrontare questo tema. Volevo creare una fic diversa, singolare, quindi per favore commentate numerosi!

Ne approfitto per ringraziare quelli che hanno commentato la mia one-shot "Madness"!!

Queen

  
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