Sarah uscì dallo studio scura in volto.
Leonard, Manfred e Sophie scattarono in piedi, avvicinandosi e scrutando l’espressione della compagna.
“Ragazzi…” disse con voce greve. “E’ NOSTRA!” gridò a pieni polmoni, abbracciando gli amici e coinvolgendoli in una contagiosa risata.
La transazione era andata a buon fine: erano ufficialmente proprietari di un immobile.
La loro vecchia scuola era stata la prima candidata nella rosa di nomi che avevano stilato, e adesso era di loro proprietà, sia il palazzo sia il grande giardino sul retro.
Si diressero subito sul posto con le chiavi e, a braccetto con i mille ricordi che scaturivano dai pavimenti polverosi e dai muri macchiati, si riunirono in uno dei cortili interni.
“Il primo passo è fatto, ora dobbiamo solo cominciare!” disse Leonard, poggiato contro una parete.
“E direi di farlo decidendo un nome adatto per la nostra… ehm… compagnia di paradossi.” Fece Sophie titubante, seduta a terra con le spalle poggiate contro quelle di Manfred, che si voltò appena.
“Paradoxes, credo sia adatto.”
“Non male… diretto, facile da ricordare. Per me va bene, voi che dite?” chiese l’altro ragazzo, ricevendo come risposta l’assenso dei compagni. “E anche il nome l’abbiamo. Ora passiamo a come cominciare. Qualche idea?”
“Ovviamente con un paradosso! Ci faremo pubblicità così. Man, passa il taccuino.” Disse Sarah, prendendo il blocco e sfogliandolo. “Qual è la cosa più normale e comune di questo mondo?” chiese quasi a se stessa, girando le pagine.
“L’amore?” azzardò Sophie. “E qual è il paradosso più grande quando ami alla follia una persona?”
“Essere tradita… LE CORNA!” esultò l’amica, picchiettando l’indice sulla pagina, come se il paradosso 33 l’avesse chiamata.
“Fammi capire Sar: vorresti andare in giro per la città mascherata da paradosso 33?! … Direi che è perfetto per farci conoscere!” Manfred rise, poi si alzò in piedi. “Ci penso io all’occorrente per il travestimento. Leo tu mi darai una mano a trasportare tutti qui, mentre voi due penserete ai volantini. Ci troviamo domani alle 15:00 nell’aula 211, siate puntuali.”
“Agli ordini maresciallo!” gridarono in coro ridendo, poi si divisero, impazienti che arrivasse il giorno seguente per iniziare la loro pazza avventura.