Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: happley    26/05/2013    2 recensioni
[Fan fiction classificatasi prima al contest “Let’s go have some craic” di Caffelatte e Bloody Alice]
Pairing: Demete Yutaka x Kirigakure Saiji
A causa di un commento -casuale?- di Hera, l'amicizia fra Demete e Kirigakure prende una svolta inaspettata...
--
“Vogliamo provarci?”
“Provare cosa?”
“Baciarci.”
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Jonas Demetrius/Demete Yutaka, Sail Bluesea/Kirigakure Saiji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fan fiction classicatasi prima al contest "Let's go have some craic" di Bloody Alice e Caffellatte_

-

Autore/Autori: moon apple
Eventuale Beta reader: nanabananah_
Prompt: -
Pairing: DemeKiri (accenni all’ArteApo e all’HerAfu).
Parole: 2354 –senza contare le note, ovviamente ;)
Eventuali note: Dunque, se vi state chiedendo come nasce questa pair, vi basterà ricordare che Demete e Kirigakure giocavano nella stessa squadra durante la terza serie di IE –la Neo Japan, quel carinissimo manipolo di sfigati calciatori con tanti sogni da realizzare, il cui capitano è Saginuma e il cui coach è Hitomiko <3 Nella mia mente questi due sono diventati grandi amici giocando insieme a calcio perché il sakka da’ tanto love e poi il loro rapporto ha avuto una svolta passando da “amici” ad “amanti”: di questo parla la mia fic. Compariranno anche Hera –che giocava anche lui nella Neo Japan-, Afuro, Artemis e Aporo, ma giusto in poche righe, perché secondo me i ragazzi della Zeus sono rimasti amici e ogni tanto fanno delle allegre uscite di gruppo <3
Oh, dico “giocavano” perché in questa fic Demete e Kirigakure hanno circa sedici anni, il che vuol dire che sono passati almeno due anni dal FFI C:


 
'friends' e 'lovers' hanno solo una lettera di differenza
 
Quando Kirigakure si stese quasi a peso morto sulla sua schiena, Demete non oppose resistenza. Sospirò, rassegnato, e continuò a leggere la propria rivista, ignorando l’insistenza con cui l’altro gli diceva di voltare pagina. Oltre a Hera –di cui era già stato compagno- Kirigakure era il membro della Neo Japan con cui aveva legato di più. Demete era quasi sicuro di non aver fatto niente per mandare avanti quel rapporto, a parte dargli corda, ma chissà perché si erano trovati ad essere migliori amici anche dopo la fine del FFI. Si conoscevano ormai da quanto, due anni?
“Sai… Tadashi ieri mi ha chiesto cosa facciamo quando vengo a casa tua” disse il ninja, già stufo della rivista. “Quando gliel’ho raccontato, mi ha detto una cosa strana…”
“Che Tadashi dica cose strane non è una novità” commentò Demete distrattamente.
“Mmm… ha detto che più che amici sembriamo fidanzati” continuò Kirigakure. Demete si voltò, per quanto possibile con l’altro addosso, e lo fissò accigliato.
Kirigakure si autoinvitava più che volentieri a casa sua e passava là intere giornate, leggendo con lui, giocando ai videogames con lui, facendo il bagno con lui… in effetti forse fare il bagno con uno che conosceva da soli due mesi era un po’ fuori luogo, ma per il resto?
“Non mi pare di averti mai baciato o cose simili, però” fece notare. “Non è forse questo che fanno i fidanzati? Tadashi ha veramente le idee confuse a forza di uscire con Afuro…”
“Vogliamo provarci?” lo interruppe Kirigakure curioso.
“Provare cosa?”
“Baciarci.” Demete lo guardò come se fosse impazzito, perciò Kirigakure aggiunse: “Oh, su, sarebbe solo una prova. Non ho mai baciato nessuno, e tu neppure giusto? Vedilo come un esperimento, così quando avremo una ragazza sapremo già cosa fare.”
Demete pensò che era la cosa più stupida che avesse mai sentito, ma non commentò.
“Va bene, se proprio vuoi, ma spostati” acconsentì, perché non voleva essere tormentato ulteriormente. Kirigakure rotolò di fianco e si mise seduto sulle ginocchia, con le mani in grembo.
“Togli l’elmo, è d’impiccio” suggerì. L’altro sospirò e obbedì, poi si sedette di fronte al compagno. Kirigakure chiuse gli occhi di scatto.
Demete non sapeva bene cosa fare, aveva dei dubbi, ma se era per una volta sola…
Una prova. Ecco. Doveva solo autoconvincersi di quella cavolata.
Avvicinò il volto al suo e lo baciò appena sulle labbra.

---

Demete appoggiò la testa sul tavolo, stanco. La voce di Aporo, alta e squillante, gli stava uccidendo i timpani: stava fuggendo da Afuro e Artemis, che si divertivano molto a prenderlo in giro e fargli scherzi, un avvenimento tipico delle uscite con gli ex-compagni della Zeus.
Hera lasciò il suo posto a capotavola e si sedette vicino a lui, occupando la sedia vuota di Aporo.
“Dov’è Saiji?” chiese. “Credevo che te lo saresti portato. Ultimamente siete inseparabili.”
Demete gli gettò un’occhiata torva, ma tacque.
Era stata tutta colpa di Hera, ecco. Se quel ragazzo avesse imparato a censurare, almeno un po’, i suoi pensieri, lui e Kirigakure non si sarebbero mai trovati in quella situazione assurda.
Dal giorno del primo bacio, era passato un mese, durante il quale i loro incontri si erano intensificati ancora di più e i baci erano diventati sempre più frequenti, finché entrambi non si erano ritrovati a desiderare molto di più: erano diventati avidi. Demete sapeva che quella relazione non era sana.
Prima di tutto, perché erano entrambi maschi; poi perché creava una dipendenza troppo forte.
“Stai bene?” chiese Hera.
“Credi che due maschi che escono siano strani?” replicò Demete. Non ci aveva dato molto pensiero, ma gli bastarono pochi, pregnanti, secondi di silenzio per capire che aveva rivolto la domanda decisamente alla persona sbagliata. “Scusami” aggiunse, turbato.
“Figurati. Diciamo che il fattore di stranezza nella mia relazione non dipende tanto dal fatto che siamo gay, quanto da Afuro stesso” disse Hera, franco e tranquillo. “Ma perché all’improvviso questo dubbio? Dovresti essere abituato a me e Afuro, o ad Artemis e Aporo.”
Le urla di Aporo erano cessate. Demete alzò lo sguardo e notò che Artemis lo aveva catturato e lo stava baciando, niente di più normale. Afuro, escluso dal gioco, venne a sedersi vicino a Hera e si appoggiò con la testa sulla sua spalla.
“Afuro, io e Demete stavamo avendo una conversazione privata” fece notare Hera. Afuro finse di non averlo sentito. “Dem, il tuo cellulare sta squillando” disse ad alta voce, coprendo la voce di Hera, che per ripicca si spostò e gli fece perdere l’equilibrio.
Mentre loro due continuavano il loro litigio, Demete si raddrizzò e tirò fuori il cellulare dalla borsa.
“Pronto?”
“Demete, sai che non avevo mai notato quanto bella fosse la porta di casa tua?”
Demete rimase in silenzio per qualche istante. Di sms bizzarri e nonsense Kirigakure gliene mandava eccome, ma alle chiamate mai ci era arrivato.
“Saiji, di che stai parlando?” disse poi, lentamente.
“Voglio dire, ha una forma stupenda, e poi il modo in cui la luna si riflette sul colore grigio è lucente e romantico, non trovi?”
“Saiji, hai bevuto?”
Kirigakure scoppiò a ridere in modo allegro ed incontrollabile.
“Solo un paio di lattine di birra, niente di ché” biascicò. “Sapevi che i tuoi genitori non ci sono? È da un’ora che busso e nessuno mi risponde! La signora dell’appartamento a fianco è già uscita una volta per gridarmi contro” aggiunse, rise di nuovo.
“Certo che non ci sono, sono in viaggio di lavoro. Smettila di bussare il mio campanello e torna a casa subito, idiota!” gli gridò Demete esasperato. Per fortuna i suoi non c’erano. Si erano sempre preoccupati delle sue conoscenze, fin da quando alle scuole medie aveva fatto conoscere loro Afuro… beh, forse non era stata una grande idea.
“Chi è?” intervenne Hera mentre spingeva via da sé Afuro, che cercava di abbracciarlo con insistenza. Demete gli fece un cenno per dirgli che gliel’avrebbe detto dopo, Kirigakure intanto aveva ricominciato a delirare sulla bellezza della porta.
“Dem, ho freddo” piagnucolò ad un certo punto.
 “Non mi sorprende, da quanto tempo sta lì fuori?” sospirò Demete, ma l’altro lo ignorò.
“Dem, mi manchi. Dem, torna a casa. Dem, mi sento solo. La porta è bella, ma preferisco il tuo letto… Dem, ma tu mi ami? Quanto mi ami?”
“Saiji, dico sul serio, torna a casa” cercò di convincerlo Demete, ma già aveva capito che toccava a lui alzarsi e mandarlo a casa propria. “Okay, non muoverti. Sto arrivando” concluse.
“E chi si muove” mugugnò Kirigakure dall’altro lato. Un rumore sordo fece capire a Demete che il ninja aveva sbattuto la testa nella porta. Riattaccò, sperando vivamente che il ragazzo non si facesse venire altre geniali idee nell’attesa –tipo saltare giù dalla ringhiera o sfondargli a testate la porta-, Saiji a volte lo spaventava davvero.
“Te ne vai già?” chiese Afuro, sorpreso.
“Sì, mi dispiace, è spuntato fuori un impiccio… chiamatemi per la prossima uscita!” rispose il ragazzo, poi si rivolse a Hera: “Era Saiji…”
“Naturalmente” fu l’unico commento del ragazzo. Demete lo fissò per un lungo istante, chiedendosi quanto Hera sapesse o avesse intuito sulla loro relazione; scosse il capo scacciando quei pensieri inutili e uscì dal locale in gran fretta.

---

Quando arrivò al pianerottolo, intravide la sagoma dell’amico accostata alla porta: era seduto a terra
e si era placidamente addormentato. Demete lo osservò, esasperato dalla sua avventatezza, chiedendosi come diavolo aveva potuto iniziare qualcosa –amicizia, amore?- con quello lì.
“Saiji” provò, scuotendolo dolcemente. “Saiji, svegliati.”
Il ragazzo sobbalzò e aprì gli occhi di scatto; sbatté le palpebre, si guardò intorno spaesato, infine si soffermò su Demete. “Dove sono?” chiese, serio. Demete si accigliò: sembrava che la testata nella porta già avesse restituito un minimo di lucidità e buon senso –per quanto fosse possibile, insomma.
“Sei fuori al mio appartamento e mi hai chiamato alle undici e mezza per dirmi quanto questa porta fosse affascinante.” La spiegazione turbò Kirigakure, che si portò una mano alla fronte e scosse il capo più volte.
“No, non è vero” negò.
“Sì invece, non te lo ricordi, ma l’hai fatto.”
“No.”
Demete alzò gli occhi al cielo. Mentre gli manteneva la vita e Kirigakure gli passava un braccio intorno alle spalle per alzarsi, infilò le chiavi nella porta e l’aprì, poi si diresse spedito verso la sua camera  e lasciò che il compagno scivolasse sul suo letto.
Kirigakure, steso sul letto, si mise a fissare il soffitto con aria persa.
Demete si sfilò l’elmo e lo posò sul comodino. “Beh, buonanotte” salutò.
Spense la luce.
“Ehi? Dove vai?” lo richiamò Kirigakure, come se l’improvvisa assenza di luce lo avesse risvegliato dal suo black-out mentale.
“Dormirò sul divano” dichiarò Demete. “Non preoccuparti, il letto è tutto tuo.”
“Non mi preoccupavo di questo, figurati. Ma non capisco la scelta del divano. Abbiamo già dormito altre volte insieme, no?” Kirigakure rimase a fissare il buio, cercando di individuare la sagoma del compagno; la sua domanda sembrò cadere nel vuoto e sentì soltanto un sospiro in lontananza. La porta fece rumore mentre strisciava sul pavimento, verso l’interno della stanza, segno che Demete l’aveva riaperta. “Hai intenzione di dormire in piedi sulla porta?” chiese Kirigakure.
“No, sul divano.” replicò Demete, sarcastico.
“Non capisco quest’improvviso rifiuto di dormire con me…”
“Non devi capirlo, devi dormire e basta!” esclamò l’altro ragazzo esasperato. “Saiji, credimi, se vengo lì sul letto nessuno dei due riuscirà a dormire.”
“Perché?” disse Kirigakure confuso. Seguirono di nuovo istanti di pregnante silenzio, poi il ninja sentì l’altro muoversi; pochi passi dopo, il materasso si flesse sotto il peso del ragazzo e poco dopo i loro corpi erano premuti l’uno contro l’altro perché il letto era ad una piazza sola, troppo piccolo per due sedicenni di media altezza.
Kirigakure si voltò leggermente e il suo mento sfiorò la spalla di Demete. Deglutì.
“Che caldo” mormorò.
Un sospiro.
“Io te l’avevo detto” disse Demete e fece per alzarsi, ma l’altro allacciò le braccia intorno alla sua vita e lo trattenne. Il ragazzo si ribellò all’abbraccio, afferrò i polsi dell’amico e iniziò a tirare per staccare le braccia dal proprio corpo, mentre l’altro opponeva una solida resistenza. Alla fine Demete riuscì a liberarsi della presa e premette i polsi di Kirigakure contro il materasso.
“Proprio non vuoi capirlo… prima non mi importava, ma ora sono diventato troppo cosciente della tua presenza. Sai cosa succede quando stiamo troppo a contatto?” bisbigliò, non aspettò una risposta: si chinò e lo baciò sulle labbra. Kirigakure gemette quando la lingua del compagno si premette contro la sua. Si separarono, Demete lasciò i suoi polsi e si mise seduto, stringendo il cuscino al petto e davanti al volto.
“Ecco” borbottò. “Vedi. E riesco ancora a controllarmi per il momento…”
“A me non dispiace” osservò Kirigakure sedendosi a sua volta. Con le mani afferrò i lembi del cuscino e lo tolse di mezzo, Demete oppose una debole resistenza, ma poi si arrese.
“Anche io sono piuttosto… cosciente” Kirigakure esitò. “Ma siamo amici, giusto?”
“Sì… amici, sì” ripeté Demete non tanto convinto. Mentre il ninja cercava di nuovo le sue labbra, si chiese se i migliori amici facessero davvero quelle cose –aveva la sensazione di aver passato un confine, o di esserci vicino. Kirigakure fece passare timidamente la lingua fra le sue labbra, le sue mani si posarono con esitazione sul suo collo. Si staccarono per un momento, giusto il tempo di capire che un contatto così leggero non bastava a nessuno dei due.
Si baciarono di nuovo e questa volta Demete gli prese il volto fra le mani e si avvicinò di più, in modo tale da poter controllare il bacio; era ancora insicuro, esitante, ma Kirigakure gli lasciava prendere facilmente il comando e questa sensazione lo eccitava. Lo attirò a sé, sfregò la lingua contro il suo palato e l’interno della sua bocca, senza accorgersi quasi che Kirigakure gemeva per l’assenza di ossigeno. Le mani del ninja scivolarono impazienti lungo le sue spalle, poi sul petto e sul torace: cercava di sfilargli i vestiti. Demete gli passò le braccia intorno alla vita e si spostò più avanti, in modo tale che il ninja fosse seduto fra le sue gambe.
Poi le mani di Kirigakure arrivarono ai suoi pantaloni e Demete si staccò da lui con un sussulto. “Oh” esclamò il ninja, sorpreso.
“Oh—un cavolo! Cosa ti aspettavi?! È fisiologico!” si giustificò Demete, gli afferrò il polso spostandogli la mano dal cavallo dei suoi jeans –diventati decisamente troppo stretti- e fece per alzarsi, ma ancora una volta Kirigakure lo trattenne.
“No, uhm… Anche io…” balbettò, irrequieto, poi tacque.
Demete non osò abbassare lo sguardo per controllare. “Mmm. Quindi?” mugugnò.
Il ninja gli rispose baciandolo sul collo, “Stai tranquillo, è normale aiutarsi fra amici…” mormorò. A quel punto, nemmeno lui era più tanto convinto di ciò che diceva, ma ad entrambi bastava quella giustificazione per proseguire. Demete lasciò che gli sbottonasse il jeans mentre lui faceva lo stesso con i pantaloni succinti dell’altro -lui e la sua maledetta ossessione per i tessuti in pelle- e si rendeva conto con sollievo di non essere l’unico eccitato.
Kirigakure gemette, e Demete iniziò a chiedersi se sarebbe riuscito a controllare il desiderio di spingerlo giù e saltargli letteralmente addosso.

---

Si era dimenticato di chiudere l’avvolgibile. Sentiva che c’era qualcosa che non andava, nel chiarore argenteo che avvolgeva in un fascio il letto, ma non se n’era affatto preoccupato fino a quel momento. Demete osservò quasi instupidito il liquido bianco e appiccicoso che aveva fra le dita, senza osare guardare in volto il compagno steso a fianco a lui.
“Ehi” disse a bassa voce. “È normale aiutarsi fra amici, vero?”
“Certo. È assolutamente normale.” Fu la quieta risposta di Kirigakure, che fissava il soffitto con il fiato corto e le guance tinte di rosso vivo.
“Era solo una prova.”
“Un esperimento.”
“Assolutamente.”
Seguì una lunga pausa, poi Kirigakure scoppiò in una risata roca e ironica. 
“Siamo fuori di testa, vero?” esalò.
Demete chiuse gli occhi e sbatté la testa nel cuscino.
Avevano decisamente passato un confine dal quale difficilmente sarebbero tornati indietro, un po’come un tunnel della droga.
“Completamente persi” dichiarò, e Kirigakure si limitò ad annuire, esausto.




---
**C'era una volta una melaH...**

    Questa pair mi piace moltissimo e credo di poterla considerare una delle mie otp. Nell'anime Kirigakure è vagamente caratterizzato, mentre di Demete non si dice proprio nulla -se dice tre parole per eseguire una tecnica è già tanto, insomma-, per cui alla loro caratterizzazione ho aggiunto un tocco personale, come già ho fatto in Aka to Murasaki. Demete lo immagino come una persona molto comune, attaccato alla sua "normalità", e che quindi resta totalmente spaesato di fronte alla lenta e inesorabile trasformazione del suo rapporto con Kirigakure, che pure non riesce ad evitare né controllare. In realtà, sia lui che Kirigakure sanno perfettamente di aver superato la soglia di "amici", ma poichè non sono esplicitamente "amanti" ora stanno nel mezzo. 
Hera ovviamente ha capito tutto perché è figo lol
Spero che vi sia piaciuta e che apprezziate questa crack-pairing che io adoro <3
Baci,
       Roby

 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: happley