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Autore: Koori_chan    26/05/2013    2 recensioni
[L’Ottobre del 1703 era uno dei più caldi che la gente di Londra ricordasse.
Per strada i bambini correvano scalzi schiamazzando senza ritegno, e sul mercato si vendeva ancora la frutta dell’estate; il sole, che già aveva incominciato la sua discesa verso l’orizzonte, illuminava i dock di un’atmosfera tranquilla, pacifica, quasi si fosse trattato di un sogno intrappolato sulla tela di un quadro.]
Quando un'amicizia sincera e più profonda dell'oceano porta due bambine a condividere un sogno, nulla può più fermare il destino che viene a plasmarsi per loro.
Eppure riuscirà Cristal Cooper, la figlia del fabbro, a tenere fede alla promessa fatta a Elizabeth Swann senza dover rinunciare all'amore?
Fino a dove è disposta a spingersi, a cosa è disposta a rinunciare?
Fino a che punto il giovane Tenente James Norrington obbedirà a quella legge che lui stesso rappresenta?
E in tutto ciò, che ruolo hanno Hector Barbossa e Jack Sparrow?
Beh, non vi resta che leggere per scoprirlo!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Hector Barbossa, James Norrington, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Secondo~



A Londra pioveva incessantemente ormai da cinque giorni.
Il Tamigi si era gonfiato con una rapidità sorprendete e l’umidità iniziava davvero a farsi sentire.
Marion Hawke ravvivò il fuoco nel caminetto e spostò lo sguardo sulla finestra grondante. Quando avrebbe smesso?
Si voltò di nuovo verso sua figlia, che giocava relativamente tranquilla con una barchetta di legno.
- Tutta a tribordo! – la vide sussurrare a fior di labbra muovendo il suo giocattolo su e giù nell’aria, come se fosse stato preda di una tempesta tropicale. La donna si concesse un sorriso, tornando a cucire in silenzio.
- Mamma, pensi che a Elizabeth piacerà il nostro regalo? – domandò improvvisamente Cristal, l’impavido vascello naufragato ormai irrimediabilmente fra le pieghe della sua gonna azzurra.
Marion alzò ancora una volta gli occhi dal suo lavoro.
- E’ quello che spero… - sorrise accarezzandole il capo affettuosamente.
In effetti iniziava a chiedersi se non avrebbe fatto meglio a comprarle dei gioielli o un abito come avrebbero fatto tutti gli altri; eppure Cristal aveva ragione, a Elizabeth avrebbe fatto decisamente più piacere un buon libro.
Certo, forse regalare alla figlia di Lord Swann un’avvventurosa raccolta di biografie di pirati famosi era stata un’idea un po’ azzardata, ma Elizabeth e Cristal erano due bambine talmente fantasiose e sognatrici che sperava che questo loro tratto caratteriale sarebbe bastato a Swann per non saltare a giudizi troppo affrettati riguardo alla convenienza di frequentare una famiglia come i Cooper.
- Non vedo l’ora che sia mercoledì… - sospirò Cristal arrampicandosi sulla sedia e sbirciando attentamente fuori dalla finestra.
Non si poteva certo dire che Marion fosse della stessa idea.
Erano anni, ormai, che non frequentava la nobiltà londinese, e in tutta onestà lo sfarzo delle grandi ville le era sempre stato un po’ stretto. Ricordava ancora con una punta di fastidio le volte in cui suo padre l’aveva costretta ad accompagnarlo a fare visita ai suoi clienti più ricchi. All’epoca aveva pressocchè la stessa età di Cristal e, doveva ammetterlo, era senz’ombra di dubbio una bambina molto più difficile di sua figlia.
A dieci anni, infatti, poco le importava dei libri o delle lingue straniere. Imparava il francese controvoglia e il suo unico interesse pareva essere architettare scherzi ai danni della povera Bess, la balia.
Non che fosse una bambina maleducata: sua madre, nonostante la bontà del suo cuore, era sempre stata particolarmente severa nell’educarla e alla fine, nonostante tutto, Marion non aveva mai fatto fare agli Hawke una brutta figura.
La festa di mercoledì a Villa Swann, tuttavia, le metteva addosso un’angoscia che lei stessa non riusciva a comprendere.
Da quando Cristal e Elizabeth avevano fatto amicizia, nell’Ottobre dell’anno precedente, Lord Swann si era presentato più volte a casa loro. All’inizio era certa che lo facesse per una sua volontà di ficcanasare personalmente nella vita dei Cooper, alla ricerca del più insignificante dettaglio che potesse rappresentare un pericolo per sua figlia, ma evidentemente non era stato soddisfatto in questo suo desiderio, perché le due bambine avevano continuato a frequentarsi quasi avvessero fatto parte della stessa classe sociale.
Marion trovava davvero bizzarra tutta quella situazione, ma non aveva potuto fare a meno di compiacersi della stima che Swann aveva dimostrato di provare nei loro confronti. Jim era entrato subito nelle sue grazie, certamente più per l’amabilità del suo carattere che per il reddito del suo mestiere, mentre lei… da come il nobile le si rivolgeva poteva intuire che, nonostante gli anni e gli eventi, il buon nome degli Hawke era rimasto lo stesso.
Eppure non aveva potuto evitare di notare che, durante quei dodici mesi, mai avevano ricevuto un invito ufficiale a Villa Swann, come se Weatherby avesse preferito mantenere la loro amicizia –sempre che così si potesse chiamare quello strano rapporto- a debita distanza.
Adesso, all’improvviso, erano stati invitati alla festa di compleanno della piccola Elizabeth, alla quale, Marion ne era certa, avrebbero partecipato boriosi Lord con la puzza sotto il naso e, cosa anche peggiore, Ufficiali di Marina.
Una vera seccatura, ma ormai non potevano più tirarsi indietro.
La porta si spalancò all’improvviso, lasciando che uno spiffero freddo si insinuasse nella stanza e solleticasse il fuoco nel camino.
- Marion, tesoro, non immaginerai mai! –
Jim Cooper apparve sulla soglia grondante d’acqua, le grosse e pesanti chiavi della bottega ancora strette in pugno e sul volto il sorriso di un bambino.
- Papà! – esclamò Cristal saltandogli al collo, incurante del fatto che così si sarebbe inzuppata anche lei.
- Cosa succede? – domandò Marion, un po’ preoccupata nonostante l’entusiasmo del marito.
Jim si tolse il mantello e posò il cappello a tricorno sul tavolo accanto all’abito che stava cucendo sua moglie, la bambina seduta sulle ginocchia.
- Weatherby Swann è venuto in bottega, oggi pomeriggio. –
Cristal rizzò la schiena, tutta incuriosita al sentir nominare il padre di Elizabeth, mentre Marion rimestava la zuppa nel pentolone e tornava a sedersi con gli altri.
- Sai che è stato fatto Governatore a Port Royal… - spiegò l’uomo, il sorriso che si apriva sempre di più e gli occhi azzurri che brillavano di pura eccitazione.
- E…? – lo incalzò la moglie.
- E… mi ha offerto di seguirlo! Ha già dato disposizioni affinchè possiamo rilevare la bottega del vecchio fabbro, la clientela sarà garantita e potrò lavorare per lui in persona! –
Marion spalancò gli occhi di sorpresa, sporgendosi in avanti.
- Stai scherzando, vero? Hai idea di che profitto potrebbe portarci lavorare direttamente per Swann? –
- E non ti ho ancora detto della casa! – esclamò Jim, raggiante.
- Casa? Quale casa? –fece Cristal, che voleva partecipare al discorso nonostante non fosse certa di aver capito appieno ciò che i suoi genitori stavano dicendo.
Suo padre le accarezzò i capelli e le parlò con dolcezza.
- Lord Swann ha detto che se accetteremo potremo alloggiare in una casa molto più grande di questa, proprio accanto alla bottega! –
Marion si passò una mano fra i lunghi capelli corvini e scosse la testa.
- Ci dev’essere qualcosa sotto… E’ troppo bello per essere vero… - balbettò incredula.
- E’ tutto vero, amore mio. Basta semplicemente accettare. Direi che non c’è molto a cui pensare, dopo le voci di ieri giù al porto… -
La donna parve rabbuiarsi e portò istintivamente una mano al ciondolo che aveva  al collo, come soleva fare quando qualcosa la impensieriva.
Jim aveva ragione, quell’offerta era provvidenziale.
- Cosa è successo al porto? Che voci circolano? – chiese ancora Cristal, per nulla soddisfatta.
Marion le rivolse un sorriso dolce e sereno, l’ombra sul suo viso scomparsa nel nulla proprio come dal nulla si era presentata.
- Oh, niente di cui preoccuparsi, Cris… Adesso porta via il vestito e aiutami a mettere tavola! – ordinò con un gesto della mano mentre tornava a controllare la zuppa.
Forse mercoledì, a dispetto di ogni pronostico, sarebbe stato in grado di scacciare per un po’ le sue preoccupazioni…






 
I giorni si susseguirono grigi e smorti, araldi del piovoso inverno britannico, finchè il 15 Ottobre non fece capolino attraverso il nubifragio.
- Ma è proprio necessario, Mamma? –
Cristal se ne stava in piedi sullo sgabello nella stessa posizione ormai da due ore, e i muscoli delle braccia iniziavano davvero a non poterne di più.
- Ho quasi finito, Cris, porta pazienza… - sospirò la donna, uno spillo fra le labbra mentre gli occhi grigi scrutavano i punti alla ricerca dell’errore.
- Ma Mamma, faccio ridere vestita così… - si lamentò ancora.
Marion le rivolse un’occhiataccia e la bimba arrossì.
- Non intendo dire che hai fatto un brutto lavoro, è che… dai, Mamma! Mi ci vedi ad andare in giro con questa… questa tenda? Inciamperò ad ogni passo! – piagnucolò.
- No che non inciamperai. Imparano tutte, lo farai anche tu! E poi questo colore ti dona tantissimo! – esclamò a lavoro finito stampandole un bacio sulla guancia.
Cristal sospirò e osservò critica la sua  immagine riflessa nello specchio.
Si ritrovò dunque a fissare una ragazzina di media statura, i fini capelli color del grano sciolti sulle spalle e le guance spruzzate di lentiggini, il corpo esile e acerbo sommerso dagli strati del vestito blu oceano.
Scese dallo sgabello e vi si sedette sopra, i gomiti sulle ginocchia e le mani a sorreggere il mento: no, nonostante le innumerevoli e accuratissime istruzioni di sua madre sul bon ton non sarebbe mai stata aggraziata come Elizabeth, ne era certa.
Marion riapparve poco dopo, vestita con un elegante e sfarzoso abito viola.
- Sapevo che prima o poi mi sarebbe tornato utile! – esclamò mentre sistemava un nastro lillà fra i capelli, un occhiolino divertito all’indirizzo della figlia, che le fece una linguaccia.
- Dai, adesso vieni, papà ci starà già aspettando… - e così dicendo la prese per mano e la condusse in strada, dove una carrozza a noleggio li stava aspettando.
- Ci trattiamo bene… - osservò la bambina con un mezzo sorriso; per quanto riusciva a ricordare quella era la prima volta che prendeva una carrozza.
- E’ solo che la mamma ci teneva a fare bella figura con i Swann e gli altri invitati… - precisò Jim riservando alla moglie un’occhiatina scherzosa.
- Dite che sarà pieno di Bigodini? – continuò lei, incurante del fatto che sua madre era appena arrossita.
- Cristal! Quante volte ti ho detto che non li devi chiamare in questo modo? – sbottò quella indignata, mentre i cavalli fendevano la pioggia con tenacia.
Cristal e Jim scoppiarono a ridere.
- D’accordo, d’accordo… Allora dite che ci saranno tanti Ufficiali? – riformulò con una smorfietta impertinente, per poi riprendere a ridere all’espressione di sua madre.
Cristal ricordava che la prima volta che Elizabeth le aveva sentito pronunciare quella parola aveva riso tanto da farsi venire il mal di pancia. Non avrebbe saputo dire quando aveva iniziato a chiamarli così, ne come le fosse venuta l’idea, sta di fatto che quelle ridicole parrucche che gli Ufficiali di Marina erano costretti a portare e l’antipatia che Cristal provava nei confronti di quelli della loro specie si erano combinate perfettamente in quel nomignolo derisorio che aveva preso l’abitudine di utilizzare.
- Suppongo di si, quindi vedi di limitare le tue arringhe a difesa della Pirateria, signorina, se non vuoi farci impiccare tutti e tre! – la redarguì Marion.
Già sarebbero stati abbastanza fuori luogo a Villa Swann, ci mancava solo che sua figlia si mettesse ad inneggiare alle nobili gesta di Morgan e Bartholomew, fondatori della Fratellanza, al cospetto di un qualche Ammiraglio e avrebbero potuto considerarsi spacciati.
- Ma se stanno antipatici pure a te! – masticò la ragazzina, incrociando le braccia con aria offesa.
Marion dovette concederle una piccola vittoria in quella singolare battaglia di etichetta mondana.
- La mamma ha ragione, Cris. Cerca di essere giudiziosa e vedrai che potrai tornare ad insultare tutti i Bigodini che vuoi… Una volta che saremo tornati a casa… - si affrettò ad aggiungere Jim ad uno sguardo fulminante della moglie.
La bambina sbuffò e fece dondolare i piedi, sfiorando il pavimento della carrozza con le punte delle scarpe.
- Tanto ormai anche Lizzie li chiama così… - sussurrò a fior di labbra.
Sapeva che sua madre l’aveva sentita, perché adesso stava trattenendo a stento un sorrisetto.
Del resto era solo colpa sua e delle storie che le raccontava se aveva sviluppato questa passione insana per il mare e le avventure!
Chiuse gli occhi, concentrandosi sulle gocce di pioggia che sferzavano i vetri della carrozza.
Ancora poco tempo e sarebbero arrivati…









Note


Ben ritrovati, cari lettori!
E' passato ormai un anno da quando Elizabeth Swann ha incontrato Cristal Cooper in uno sperduto vicolo di Londra. Le due, nonostante il divario sociale che le separa, sono diventate ottime amiche.
E' a partire da qui che iniziamo ad intuire quanto Elizabeth sia il più grande punto debole di Weatherby Swann e quanto tale consapevolezza induca la ragazzina a piegare la volontà del padre a suo vantaggio~
In questo secondo capitolo ho deciso di soffermarmi sulla famiglia Cooper in modo da rendere più chiaro il contesto in cui è cresciuta Cristal.
Forse il trasferimento dei Cooper a Port Royal potrà sembrarvi sbrigativo, ma tranquilli, nei prossimi capitoli emergeranno altre informazioni a riguardo di questi individui singolari...
Nel prossimo capitolo, alla festa di Elizabeth, faremo la conoscenza di un altro personaggio chiave in questa storia, ma non anticipo nulla!
Grazie mille a chi ha messo la storia nei preferiti o nelle seguite, a chi ha recensito e anche a chi ha solamente letto.
Spero di non avervi deluso, aspetto i vostri commenti! :D
Big Kisses,
Koori-chan
  
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