Sapete cosa significa vedersi strappare dalle mani un sogno? Beh, io l’ho scoperto stasera.
Forse per molti di voi sarà solo una partita, solo un pallone, solo un campo; per me, anzi, per noi, è molto di più. E’ impegno, è allenarsi per due ore al giorno per 8 mesi e mezzo, è amicizia, è forza, è coraggio, è entrare in palestra e dare il meglio di te, è impegnarsi per il bene della squadra, è ridere e urlare per una vittoria, è star male per una sconfitta. Ma oggi è stato molto di più. Oggi nei nostri occhi c’erano lacrime. Oggi sui nostri volti c’era amarezza. Oggi nei nostri cuori c’era una speranza spezzata. Oggi in noi c’era la consapevolezza di un finale non proprio da favola. Vedere le mie compagne con gli occhi rossi, sentire la nostra allenatrice dire che in tutti gli anni in cui ha allenato con noi ha capito cosa è una squadra e che siamo le prime di cui è fiera di dire di essere la nostra allenatrice, sentire un saluto così triste, sentire genitori e fratelli cercare di tirarci su inutilmente il morale, mi ha fatto capire che forse questa era l’ultima volta che giocavamo insieme, per l’età o per il cambio di società.
I singhiozzi di tredici ragazze piangenti nello spogliatoio non sono simbolo di debolezza, ma di un sogno vilmente strappato dalle loro mani, davanti ai loro occhi.