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Autore: ladygleek86    26/05/2013    2 recensioni
Accadde tutto così in fretta e in modo così confusionale,da sembrare uno di quei sogni che dimentichi appena sveglia.C’era qualcosa là fuori,me ne ero accorta dall’odore di sangue che impregnava l’aria e rendeva difficile respirarla senza essere costretta a tenere a bada l’istinto che cercava di avere la meglio sulla parte razionale di me.
Fu allora,proprio allora, che per la prima volta incrociai quegli occhi.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Nuovo personaggio, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana, Puck/Quinn
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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    - Capitolo 2



“Buongiorno, amore”, mi sussurrò delicatamente Mark.

“Buongiorno” dissi, accarezzandogli i capelli e stampandogli un bel bacio sulle labbra.


“Abbiamo ancora un po’ di tempo prima di andare ad aprire il Wings”.

“E quindi?” chiesi, sorridendo.

Prese a baciarmi il collo, la bocca, la scapola e mi tolse rapidamente il reggiseno. A parte bere il sangue, non c’era niente di più bello al mondo che fare l’amore con un vampiro.




*



“Merda, abbiamo fatto tardi!” strillò Mark dal bagno mentre si allacciava la camicia.

“Sembrava che la cosa non ti dispiacesse”.

“Ovvio” affermò, facendomi l’occhiolino.

“Oggi pomeriggio vado al centro commerciale con Quinn, puoi cavartela da solo?”

“Certo! Mi ritieni così incapace?” rispose, ridacchiando.

Non risposi, ma lo baciai.



Arrivò il momento dell’apertura del locale e, nonostante l’atmosfera fosse decisamente diversa da quella della sera precedente, mi sembrò di vivere una specie di deja- vu.

“Ti raggiungo tra un momento”.

“Ok”.

Mi incamminai poco distante dal Wings, decisa a raggiungere il luogo dello scontro di poche ore prima. Ovviamente sapevo che non l’avrei ritrovata lì, ma avevo bisogno di vedere quel posto per convincermi che non si fosse trattato solamente di immaginazione, che avessi incontrato davvero quella furiosa vampira dagli occhi neri.

A breve mi ritrovai nel vicoletto che ora, illuminato dalla luce solare, faceva tutto un altro effetto. Sul cemento erano ancora visibili le macchie di sangue del ragazzo divenuto la sventurata preda della tipa. Improvvisamente, uno strano bagliore mi colpì in viso: c’era qualcosa a terra che rifletteva la luce.

Guardai più attentamente e la mia teoria si dimostrò esatta: era un anello… probabilmente l’anello della vampira che mi ossessionava. Era molto piccolo e dalle sue condizioni pareva molto vecchio. La base d’oro sosteneva una graziosa pietra in onice nero. Fissai quell’oggetto per un bel po’, e più lo guardavo, più mi venivano in mente i suoi occhi che nell’oscurità della notte parevano essere dello stesso colore della pietra. Doveva essergli caduto durante lo scontro… se si fosse trattato di un anello stregato, sarebbe stato un vero problema. Lo infilai delicatamente all’indice della mano destra e sfilai l’altro, che si trovava invece all’anulare. Feci tutto con cautela, perché se si fosse trattato di un banalissimo anello, sarei bruciata al sole. Fortunatamente non successe nulla, ed ebbi la conferma di quello che pensavo: la vampira aveva perso il suo anello solare. Si sarebbe fatta sicuramente vedere di nuovo.
 
“Tesoro, che succede?” chiese Mark, affatto sorpreso di trovarmi lì.

“Niente, adesso arrivo” dissi, stringendo il piccolo oggetto nella mano.

Entrai nel locale e mi misi al lavoro, tentando di distrarmi.




*



“Ti sei ripresa?” chiese Quinn, guardandomi attentamente.

“Come scusa?”

“Ma ci sei?! Dio… è tutto il giorno che sei distratta”.

“Sono solo sovrappensiero…”

“E ti dispiacerebbe informare la tua migliore amica di quel che ti passa per la testolina?”

“Ti ricordi quando... eravamo…”

“Era a questo che pensavi?” ridacchiò. “A quando eravamo delle vampire drogate di sangue umano e ce ne andavamo in giro spensierate bevendo da chiunque incontrassimo?”

“Sì, anche se hai aggiunto troppi dettagli”.

“Eravamo delle pazze scatenate” disse, scuotendo la testa e sorridendo.

“Sai, quella vampira, ieri... non so perché, ma mi ci ha fatto ripensare”.

“Erano altri tempi, Britt, tempi in cui reprimevamo qualunque sentimento umano”.

“Lo so, però a volte ci ripenso, tutto qui.”

“Fa parte del nostro passato” affermò, toccandomi la mano adagiata sul tavolo. “Siamo cambiate”.

“Già” aggiunsi, guardando le persone che passeggiavano serenamente concedendoci qualche occhiata distratta.

La vampira dagli occhi neri come la pece era riuscita, in qualche modo, a portare alla mente ricordi nascosti ma mai dimenticati.



*



Qualche decennio dopo la mia trasformazione, incontrai Quinn a Parigi. A quel tempo aveva ancora lunghi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle chiare. Parlava un francese perfetto, ed incrociai per la prima volta il suo sguardo in un lussuoso locale, proprio al centro della città; non esisteva posto al mondo in cui fosse più facile trovare una preda.

Mi avvicinai lentamente ad un uomo ben vestito, sulla quarantina, e lo soggiogai per portarlo nel bagno e nutrirmene. Il piano riuscì alla perfezione, ma poco dopo aver affondato i canini nella sua morbida pelle, sentii la porta alle mie spalle aprirsi.


“Vedo che non sono l’unica affamata qui dentro” mi disse, con un gran sorriso.

Smisi di bere e, dopo essermi passata la mano sulla bocca sporca di sangue, mi avvicinai prudentemente. Nonostante non fossi una vampira da molto tempo, avevo imparato che abbassare la guardia di fronte ad uno della mia stessa specie, alla fine, portava sempre dei guai.

“Questo è mio” dissi secca, mantenendomi a distanza.

Lei sorrise e si avvicinò, quel tanto da lasciarmi turbata.

“Nessuno te lo tocca, ce ne sono talmente tanti… e poi, non è mio solito condividere i pasti con qualcuno”.

Avevo deciso di ignorarla (in fondo, non era il primo vampiro che incontravo) ma un suo gesto mi lasciò totalmente a bocca aperta.

“Io sono Quinn” disse, sorridente, porgendomi la mano.

Si stava presentando?! Stranamente qualcuno, per la prima volta, aveva deciso di fare la mia conoscenza.

“Io sono Brittany” risposi, accennando un sorriso incerto.

“Sei Newyorkese?”

“Di Manhattan, per essere precisi”.

“Fico! Si sente dall’accento” rispose, entusiasta.

“E tu?”

“Philadelphia”.

Continuava a sorridermi, come se avesse trovato una cosa preziosa, rara. Forse si era solamente resa conto di aver appena conosciuto quella che sarebbe diventata la sua migliore e immortale amica.




*



“Quando deciderai di alzare il tuo culo pallido da questa sedia, forse riusciremo a dare un’occhiata a quel bel paio di Jeffrey Campbell che ho visto qualche giorno fa”.

Nel corso dei suoi quasi centosettant’anni, non era riuscita a farsi passare la terribile mania per le scarpe.

Forse, quella sera, qualcosa nella mia testa aveva smesso di funzionare bene. Non sapevo il perché, ma me ne stavo lontana da Mark e dagli altri, continuando a fissare l’entrata del Wings.

Una parte di me voleva che venisse, mentre l’altra… beh, l’altra sperava che non si facesse mai più viva nella cittadina di Saint Angel. Ero combattuta, ma dentro di me sapevo bene che avrebbe vinto la parte speranzosa di rivederla. Volevo guardarla, studiarla in un contesto magari amichevole e ovviamente ridarle anche l’anello.


Qualcosa di bagnato cadde sulla punta del mio naso; mi girai verso Puck che rideva come un adolescente scemo.

“Ma che cavolo fai?”

“Ti lancio un po’ di birra, così forse ti risvegli dalla trance” disse, ridacchiando.

Lo ignorai e continuai a fissare l’entrata.

Passavano i minuti, e di lei nessuna traccia. Diedi uno sguardo all’orologio: erano le 22:00 passate.
Cominciai a tamburellare fastidiosamente le dita sul bancone e gli altri cominciarono a lanciarmi occhiate sempre più insistenti; probabilmente avrebbero pagato oro per riuscire a leggermi nella testa. All’improvviso, però, qualcosa catturò la mia attenzione. Un odore familiare saltò subito alle mie narici; alzai gli occhi e la vidi. Si faceva strada tra i ragazzi in piedi, che se la mangiavano con gli occhi.

Per la prima volta provai un tipo di sensazione stranissima... la stessa sensazione che fa battere il cuore all’impazzata agli umani quando incontrano la persona che desidererebbero avere al loro fianco.

Mi sentivo agitata senza che ce ne fosse motivo... insomma, Mark e tutti gli altri erano poco distanti da me, non avevo modo di temere che mi facesse del male. La guardavo come se ne fossi rimasta incantata, sprigionava un fascino indescrivibile e si muoveva con un passo elegante e terribilmente femminile; sicuramente, tutte le persone di sesso maschile che si trovavano nel locale erano state colpite anche solo dal suo modo di camminare. Una giacca in pelle nera copriva le braccia sottili e ambrate, sotto questa vi era un top rosso che lasciava intravedere un seno prosperoso; un paio di jeans neri le fasciavano alla perfezione le gambe, e il tutto era completato da un paio di scarpe nere, lucenti, tacco dodici. I capelli neri, sciolti e fluenti, ricadevano morbidi lungo la schiena. C’era un solo aggettivo per definirla: perfetta, veramente una dea.


“Che diavolo ci fa lei qua?!” chiese Mark con un tono di voce isterico.

“Non lo so”.

In realtà lo sapevo, ma lui non poteva immaginarlo.

Puck aveva sul volto un’espressione stupita, ma allo stesso tempo compiaciuta dal fatto che la vampira in questione fosse così bella. Quinn aveva le sopracciglia corrucciate e scattò in piedi non appena capì cosa stesse succedendo, e Kurt mi guardò con occhi sgranati e un’espressione indecifrabile.


La vampira avanzò velocemente e si fermò ad un paio di metri da noi, poi, senza motivo, sfoderò uno strano sorrisetto.

“Non pensavo che una cittadina così piccola fosse occupata da così tanti succhiasangue”.

Riascoltare quella voce fu veramente strano. Era più bella di quando l’avevo sentita la sera prima, forse perché questa volta non era in corso alcuno scontro (almeno per il momento).

“Non sono affari tuoi”, rispose secco Mark.

“E invece lo sono eccome. Sai, penso che ci sarebbe da divertirsi se mi trasferissi qui. In fondo avevo giusto bisogno di cambiare aria, quella di Los Angeles cominciava a diventare pesante”.

Mark si irrigidì tutt’un tratto e la fissò come se avesse potuto fulminarla con lo sguardo.

“Che diavolo vuoi?” chiese Quinn, avanzando verso di lei.

“Quinn!” la richiamò Puck, preoccupato per la sua incolumità.

“Sta’ tranquillo, siamo in pubblico e siamo in cinque, non mi sfiorerà nemmeno con un dito”, lo rassicurò l’altra.

“Pensi che questo potrebbe ostacolarmi?” domandò la vampira dagli occhi neri, con fare arrogante.

“In effetti un paletto nel cuore potrebbe ostacolarti”.

“Datemi una birra, bella fredda, per piacere” chiese, secca.

“Cosa?” domandai, perplessa.

“Non si ordina da bere, qui? E’ forse un locale per vecchi decrepiti a cui sono stati vietati gli alcolici? Ho chiesto una birra! Non mi sembra ci sia qualcosa di strano”.

Presi la birra dal frigorifero, la stappai e gliela porsi.

“Grazie” disse, guardandomi negli occhi.

Non avevo affatto sbagliato, erano proprio neri. Quelle iridi mi ricordarono l’anello che tenevo ancora in tasca. Strano che non l’avesse ancora menzionato.

“Vi starete chiedendo cosa ci faccia una tipa come me in un posto del genere, e soprattutto con della gente del genere, ma la risposta è molto semplice. Avete una cosa che mi appartiene e la rivorrei indietro”.

“Noi non abbiamo niente!” rispose alterato Mark.

“E tu, bionda?” chiese, posando gli occhi color carbone sul mio viso.

In quel momento mi prese il panico. Nessuno sapeva che avevo il suo anello, ma se non glielo avessi dato, l’avrei costretta a nascondersi per l’eternità dalla luce del sole. D'altro canto, se glielo avessi restituito, Mark e tutti gli altri si sarebbero arrabbiati con me... ma capii che, in realtà, volevo rivederla, e l'unico modo per rivederla ed instaurare un rapporto con lei sarebbe stato restituirle l’anello. Infilai la mano in tasca, aggirai il bancone e glielo porsi.

“Tieni” dissi, poggiandolo sul palmo della sua mano.

“Brittany, m-ma dove…”

“Ti spiego dopo, Mark”.

“Grazie, Brittany” disse, enfatizzando in particolar modo il mio nome.

Se lo mise al dito medio e girò i tacchi, senza proferire altra parola.



Mi girai verso gli altri e vidi che mi guardavano, tra il sorpreso e il perplesso, tutti con gli occhi sbarrati.

“Avevi l’anello?!” strillò Mark, appena la vampira uscì dalla porta.

“Mark, per favore. Ne parliamo a casa”.

“No, ne parliamo adesso! Tu avevi l’anello di quella schizzata e non mi hai detto niente?!”

“Sì, Mark! L’ho trovato prima, per terra nel vicolo, ok?”

“Ok” rispose, secco, uscendo dal locale e sbattendo la porta con forza.
   








Cari lettori, eccoci qui al secondo capitolo. Dunque, c’è stato un secondo incontro tra Brittany e Santana, e pare che Brittany stia già iniziando a perdere la testa nonostante sia fidanzata con Mark. Sarà veramente così, oppure è solo l’impressione?
Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo tantissimo a sapere la vostra opinione! 
Stavo giusto pensando che, anche leggendo i capitoli, molte cose potrebbero sfuggirvi poiché non è detto che tutti seguiate il telefilm di ‘The Vampire Diaries’, quindi creerò uno spazio apposito per chiarire determinate cose che si possono conoscere solo guardando il telefilm.

- NOTE

Il tipo di vampiro utilizzato in questa fan fiction può, ad esempio, dormire la notte, può piangere, può sanguinare e provare dolore anche se le ferite subito dopo si rimarginano. Chi conosce le streghe ha una buona probabilità di riuscire ad esporsi alla luce del sole grazie ad un gioiello (spesso un anello) diurno che loro sono in grado di creare con un incantesimo, e l’anello che Brittany trova in questo capitolo è proprio di questo genere. Verso la fine del testo emerge un altro particolare: Santana che chiede una birra. I vampiri possono tranquillamente bere alcolici, che tra l’altro li aiutano a mantenere la loro temperatura corporea più calda. Questo tipo di vampiro può essere ucciso tradizionalmente, ossia con un paletto nel cuore oppure può essere indebolito con un particolare tipo di pianta: la verbena. La verbena è una sorta di veleno per loro; a contatto con la loro pelle la brucia, ingerita rende deboli e la stessa cosa vale se viene iniettata nel sangue. Subito dopo la trasformazione, tutte le emozioni sono amplificate e si può scegliere di spegnerle oppure lasciarle attive. Se un vampiro spegne le sue emozioni, diventa impassibile ad ogni cosa ed è di una pericolosità da non sottovalutare, ma se un vampiro uccide con le emozioni accese, soffrirà tantissimo per ogni singola uccisione e per gli sbagli commessi. Il sangue dei vampiri, se ingerito da un umano ferito, è in grado di curarlo, ma attenzione: se l’umano muore con il sangue di un vampiro nel suo corpo, di conseguenza si troverà in uno stato di transizione (da umano a vampiro) e completerà la sua trasformazione solo nutrendosi di sangue umano, altrimenti morirà. Loro non cambiano aspetto; non diventano pallidi e i loro occhi non cambiano colore, continuano a mantenere la loro forma umana. Altra cosa importantissima, a differenza di ‘Twilight’, più un vampiro è anziano e più è forte (l’esatto contrario della saga della Meyer). Hanno la capacità di soggiogare gli umani guardandoli intensamente negli occhi e ordinando loro ad alta voce, però se l’umano ha ingerito, o indossa la verbena, il soggiogamento non funzionerà. Ovviamente, il vampiro che si nutrirà di sangue umano sarà più forte di quello che si nutrirà di sangue animale, e di conseguenza, anche il soggiogamento sarà più forte rispetto all’altro.

Detto questo, vi presento la copertina di ‘Come l’Agata nera’ :D




 P.S.: Magari vi starete chiedendo che diavolo ci faccia Jared Padalecki (Sam di Supernatural) al fianco di Brittany... beh,lui rappresenta Mark :P Nella mia testa si assomigliavano parecchio, e così ne ho approfittato. Grazie a tutti, e al prossimo capitolo!



Ladygleek86











BETATO DA  HSwall



 
  
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