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Autore: kikka_93    26/05/2013    3 recensioni
"...La sua mano tastò il morbido cuscino in cerca della sua fotografia...
Era stata scattata dalla stessa postazione occupata da Robbie durante i concerti, quella postazione lontana in cui, troppo spesso, negli ultimi giorni, si era posato il suo sguardo, nella vana speranza di riuscire a scorgere la figura della bella moretta.
Emma era in piedi, stringeva la ringhiera metallica con una forza tale da rendere bianchissime le nocche delle sue piccole mani.
Il suo corpo era proteso verso il punto in cui doveva trovarsi il palco, attratto verso di esso come da una sorta di calamita invisibile.
I lunghi capelli neri le ricadevano disordinatamente sulla spalla sinistra, coprendo così metà della scritta gialla della sua maglia preferita, quella dei Ramones.
Non guardava l'obiettivo della fotocamere, il suo sguardo era fisso in un punto davanti a sé, dove con ogni probabilità dovevano esserci loro.
Le sue labbra erano leggermente socchiuse, mentre un'unica lacrima solitaria scendeva lungo la guancia destra , terminando la sua discesa salata all'angolo della bocca.
L'espressione stupita che vedeva dipinta sul suo volto era forse la cosa più bella che Niall avesse mai visto...."
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutteeeee!!!

Finalmente sono tornata!! Vi sono mancata??!

Questa è la nuova long su cui sto lavorando...spero che l'Irlanda vi piaccia perché i protagonisti questa volta saranno soprattutto l'irlandese biondo che fa impazzire il mondo e una bella moretta un po' particolare!

Fatemi sapere cosa ne pensate...

See You Soon xx

kikka_93


CAP 1

The great escape!



Emma era seduta su quelle scomode sedie di plastica ormai da qualche ora...

Continuava ad osservare distrattamente tutte quelle persone che, intorno a lei, correvano da una parte all'altra dell'aeroporto cercando di non perdere il volo.

Cosa ci facesse lì... non lo sapeva neppure lei.

Quella mattina,come accadeva ormai da qualche mese, si era alzata alle sei in punto, si era lavata e vestita velocemente preparandosi per andare all'università...ma, scendendo le scale di legno antico, il suo sguardo si era posato sull'ampio specchio a figura intera appeso ad una parete del salotto...e quasi non si era riconosciuta.

Per anni aveva cercato un punto di incontro con i suoi genitori, troppo impegnati per darle ascolto...

Per anni aveva cercato di sopportare in silenzio tutto quel lusso e quell'inutile sfarzo che la sua famiglia era abituata a mostrare ad amici troppo materialisti per essere definiti tali.

Nonostante avesse cercato in tutti i modi di opporsi alle idee del padre, alla fine non era riuscita ad avere la meglio neanche riguardo quell'importante scelta da cui sarebbe dipeso tutto il suo futuro...

Era stato lui, infatti, a scegliere quale fosse la strada più adatta per lei, pensando, un giorno, di poter lasciare alla figlia l'azienda di famiglia.

Ed Emma ancora una volta aveva accettato quella scelta in silenzio...ma ora, che osservava la sua immagine riflessa in quello specchio, ciò che riusciva a vedere erano solo due grandi occhi marroni privi di qualsiasi entusiasmo, privi di quello strano scintillio, misto di speranza ed aspettative, che tanto contraddistingue lo sguardo di chi rincorre i propri sogni con tutte le forze.

Fu proprio fissando quegli occhi spenti che Emma realizzò di essere stanca di quella vita in cui tutto era già stato deciso in anticipo...era stanca di quella monotonia.

Avrebbe voluto solo andarsene, prendere il primo volo disponibile e partire senza un piano o una meta precisa, scoprendo giorno dopo giorno cosa il futuro avesse in serbo per lei.

E fu proprio ciò che quella mattina aveva deciso di fare.

Aveva ripercorso le scale velocemente, decisa a raccogliere in un borsone solo le cose essenziali...qualche maglia stropicciata, quelle che sua madre tanto detestava, e qualche cambio.. infine, dopo aver indossato le cuffiette, era uscita di casa senza salutare nessuno.

Sapeva che se avesse detto ai suoi genitori che aveva intenzione di partire, non glielo avrebbero permesso, anzi, probabilmente l'avrebbero rinchiusa in camera sua e accompagnata in macchina fino all'aula dell'università ogni singolo giorno finché non si fosse laureata.

Non aveva salutato neanche Leonardo, suo fratello minore, forse lui avrebbe capito la sua scelta, anzi, probabilmente sarebbe stato l'unico a sapere esattamente cosa le stesse passando per la testa in quel momento, tuttavia Emma sapeva che se avesse aperto quella porta bianca difronte alla sua stanza e lo avesse salutato, non avrebbe più avuto la forza di lasciarlo.

Perciò ora si trovava lì, in quell'aeroporto immenso, circondata da estranei, sola, con il suo borsone e un biglietto solo andata per Londra.

Londra...una città forse troppo grigia e tetra in apparenza, ma Emma aveva sempre desiderato andarci, l'aveva sempre immaginata come la città caotica che le avrebbe potuto offrire un sacco di opportunità.

Ora però, mentre stava lì, seduta ad aspettare che una voce metallica le annunciasse l'imbarco, cominciava a sentirsi leggermente agitata all'idea di mollare tutto e andare in un posto così lontano da sola, senza avere alcuna certezza.


Sei ancora in tempo per tornare indietro.. le aveva sussurrato la voce razionale dentro la sua testa mentre si metteva in coda per salire sull'aereo.


Emma si volse un attimo indietro, pensando a come aveva vissuto i suoi quasi vent'anni..è vero, era ancora giovane, ma di esperienze ne aveva fatte davvero poche...aveva sempre anteposto il volere dei suoi genitori ai propri desideri..ora invece aveva l'opportunità di ricominciare tutto d'accapo...di cercare la sua strada da sola, finalmente libera dalle opinioni della gente.


La domanda quindi era: voleva davvero tornare indietro? Voleva davvero continuare a vivere quella vita apatica?


No.. si disse e indossando le cuffiette salì su quell'aereo.




Erano ormai trascorse quasi due settimane, aveva trovato un appartamento quasi subito, non era molto grande, né era molto arredato, ma anche se non aveva la televisione lo considerava comunque un appartamento molto carino.

Il suo primo appartamento..si sentiva così indipendente ora..l'unico problema era che a fine mese avrebbe dovuto pagare l'affitto e bé, i suoi risparmi cominciavano a scarseggiare.

Non aveva messo in conto il costo della vita a Londra, quella città era dannatamente cara e lei non aveva ancora trovato un lavoro.

La sua paura più grande era di dover chiamare i suoi genitori per chiedere loro aiuto..sarebbe stata davvero una situazione umiliante..

Cosa avrebbe potuto dire..


Ciao mamma, ciao papà..si scusate lo so che sono sparita da un giorno all'altro ma ho deciso di fare la pazzia di andare a Londra e bé ora sono senza lavoro, senza soldi e ho un affitto da pagare...mi potete mandare qualcosina?


Le avrebbero sicuramente riattaccato il telefono in faccia.

E poi, al di là di quello, le sembrava giunto il momento di risolvere i propri problemi da sola, come una donna matura..infondo se ne era andata via di casa proprio per quello no?! Per vivere la sua vita liberamente e in modo indipendente.

Ora doveva solo dimostrare al mondo che poteva farcela!


Perciò anche quella mattina si era alzata presto decisa, questa volta, a tornare a casa la sera con un lavoro tra le mani.

Ma dopo qualche ora e numerosi “no” l'entusiasmo della ragazza era venuto meno e, stanca, aveva deciso di fare una pausa allo Sturbucks..e fu proprio lì, seduta su uno dei tanti piccoli tavolini di plastica, in mezzo ad una folla di gente che entrava ed usciva rumorosamente dal negozio, che notò un volantino tutto colorato.

A quanto pareva quella stessa sera ci sarebbe stata l'inaugurazione di un nuovo locale, non molto lontano da li....e inaugurazione voleva dire solo una cosa per la ragazza:nuovo personale e posti liberi da occupare...decise perciò che ci sarebbe andata e avrebbe cercato lì un posto di lavoro.

Rientrò quindi a casa per fare una doccia veloce e rendersi un minimo presentabile optando per una semplice t-shirt bianca lunga con alcuni strass oro che la decoravano rappresentando una corona all'altezza del seno e dei leggins neri aderenti.



Giunta a destinazione era ormai sera inoltrata, in un locale abbastanza elegante, una sorta di pub all'ultima moda con musica da discoteca e faretti che coloravano le stanze con mille luci differenti.


C'è davvero un sacco di gente.. pensò mentre cercava di avvistare il bancone del bar in cui avrebbe potuto chiedere di parlare con il responsabile.


Ciao.. disse avvicinandosi al barista.


Ciao bellezza..cosa ti do?! Le chiese lui gentile.


Va bene una coca grazie...senti.. continuò poi dopo aver bevuto un sorso della bibita ghiacciata che l'uomo le aveva dato..se io dovessi parlare con un responsabile a chi dovrei rivolgermi?


Con un responsabile?!..bé bellezza dovresti cercare Marcus...dovrebbe essere qui in giro..


Ah bene..e come lo trovo?! Gli chiese poi speranzosa.


Bé semplice...prova a cercare un uomo alto, moro, vestito elegante..che stringe un sacco di mani! Le rispose ancora lui facendole l'occhiolino prima di dedicarsi ad un'altra cliente.


Emma vagò quindi in giro per il locale, nella disperata ricerca del fantomatico Marcus..

Doveva ammettere che quel posto non le sembrava per niente male, le sarebbe piaciuto lavorare li..tanta musica, un sacco di casino e gente da servire..le ore li dentro sarebbero passate in fretta e, tornata al suo appartamento, sarebbe stata così stanca da non avere neanche la forza di pensare a casa sua, ai suoi genitori e a Leonardo che aveva lasciato senza una spiegazione, non avrebbe avuto la forza per sentirsi in colpa e questo sarebbe stato un bene per lei.


Si guardò attorno, distratta per un attimo da un gruppo di ragazze che ridevano e strillavano euforiche, senza capire però il motivo di tanto entusiasmo.

Al centro di questo gruppetto sembravano esserci dei ragazzi che, stretti nel mezzo, cercavano, irritati, una via di fuga.

Fu quando una delle ragazze, spinta leggermente da un ragazzo biondo, le andò addosso che lei perse l'equilibrio a causa dei trampoli che si era voluta mettere ai piedi quella sera e cadde rovinosamente a terra rovesciandosi il bicchiere di coca sulla sua bellissima maglia bianca elegante.


Cazzo!.. Sbraitò arrabbiata.


Cavolo mi dispiace!.. tutto bene?! Le chiese il biondino offrendole una mano per aiutarla ad alzarsi..


Che cazzo di domande fai?! Ti sembra vada tutto bene?! Guarda qui che casino!.. Gli urlò lei cercando di sovrastare la musica troppo alta in sottofondo.


Mi dispiace, ma la folla mi rende un po' nervoso..sai sono claustrofobico..cercò di giustificarsi lui rivolgendole un sorrisetto imbarazzato.


Senti ragazzino, sinceramente non mi interessa la tua vita! Ero venuta per un motivo preciso..e ora farò una figuraccia.. gli rispose scontrosa, sperando di riuscire ad uscire da quel posto senza intercettare il proprietario.


Ragazzino?! Ei ma almeno lo sai chi sono ?!.. Gli chiese quindi lui irritato dall'atteggiamento della mora.


Un montato con i capelli tinti?!!.. provò a suggerire lei ironica, mentre alcune ragazze li vicino iniziavano seriamente a guardarla male.

Bé che volete voi?!! Andate a fare le oche da un'altra parte!!.. continuò poi rivolta proprio al gruppetto che li circondava.


Veramente non sai chi sono?! ..Le chiese quindi lui sorpreso e divertito al tempo stesso.


No! Non lo so..è un problema?!..Senti, io non ho tempo da perdere con te perciò togliti dalla faccia quel sorrisetto e spostati!..Ci si vede ragazzino!.. Cercò di fuggire lei individuando tra la confusione generale la porta aperta, unica salvezza rimastale.

Tuttavia proprio quando ormai cominciava a pensare di avercela fatta, si avvicinò a loro un uomo alto, moro e vestito elegante..


Su su ragazze! Lasciateli respirare!...perché non andate a prendere qualcosa da bere? Offre la casa...disse raggiungendo il gruppetto..Ciao ragazzi! Mi dispiace per questo piccolo problemino..allora come vi sembra il locale?!.. Continuò poi stringendo sorridente la mano che il biondino gli stava offrendo.


Marcus, è un piacere vederti!! Hai fatto proprio un bel lavoro!! rispose lui dimenticandosi per un attimo della bella moretta con cui stava litigando, mentre anche gli altri quattro ragazzi, si fecero avanti per congratularsi col proprietario.


Emma rimase per un attimo senza parole non capendo perché quei ragazzi venissero trattati con così tanto riguardo da quell'uomo..poi, ricordandosi delle proprie condizioni, cercò di scappare via ancora una volta, tuttavia non fece in tempo a voltarsi che l'uomo si rivolse proprio a lei..


Ei ragazzina..ancora qui?! Ho già chiesto di lasciare in pace i ragazzi..mi sembra che vi abbiano già dedicato abbastanza tempo per stasera..devo farti portare fuori dalla sicurezza?! La minacciò questo.


Come?! No guardi, ci deve essere un errore.... io in realtà non avevo intenzione di....


Ma non riuscì a terminare la frase perché l'uomo, scocciato dalle sue chiacchiere, credendo si trattasse di una qualche scusa poco originale, fece un gesto ad un buttafuori che controllava l'entrava del locale e la fece accompagnare fuori tra le urla indignate della ragazza e gli sguardi divertiti della folla.


Ei!..ei!! aspettate!!..c'è un errore!!..io non ho fatto nulla!!...diglielo idiota!!.. si era ritrovata ad urlare al biondino che con un ghigno soddisfatto stampato sul viso continuava a gustarsi la scena facendole ciao ciao con la manina.



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