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Autore: Laylath    26/05/2013    2 recensioni
"Non ci siamo promessi di coprirci le spalle l'uno con l'altro?"
Non sei mai stato in grado di farlo, Jean Havoc… sin da quando eravamo cadetti…
Fanfict sulle vicende di Breda e Havoc, prima del loro ingresso nella squadra del colonnello Mustang
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heymas Breda, Jean Havoc, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Breda stava sdraiato supino nel letto, le braccia dietro la testa, nella solita posizione. Stare nella sua vecchia stanza gli dava fastidio: quel letto gli sembrava così sconosciuto, abituato com’era alle brande militari. Ma forse quello era il male minore. Il vero problema era tutta la camera: quelle pareti di legno, quegli arredi, quelle coperte, era come se tutto trasudasse brutti ricordi e  incomprensioni.
Il ritorno a casa dopo più di un anno e mezza dovrebbe essere un’occasione di festa: invece dopo una silenziosa cena tutti erano andati a letto con il viso teso dalla rabbia, eccetto sua madre che aveva gli occhi pieni di lacrime.
Breda se ne sentiva in qualche modo responsabile: se non fosse tornato quella donna non avrebbe assistito a quell’ennesimo brutto litigio. Ma, del resto, questa volta non era potuto restare zitto. Non avrebbe mai immaginato che Henry fosse così idiota da unirsi ad una banda di criminali.
La scena di qualche ora prima continuava a danzargli davanti agli occhi
“Avanti, Henry, dato che sei così convinto delle tue azioni, perché  non ti siedi e mi parli della situazione politica tra Aerugo e Amestris?”
“Finiscila Heymans!”
“Oh no, non la finisco! Forse ti sfugge che Aerugo ha sfondato il confine sud, uccidendo migliaia di persone? Forse non sai che ha fornito armi e rifornimenti a Ishval, prolungando questa dannata guerra?”
“E’ colpa di questo governo che non ci considera!”
“E perché? Andiamo, dillo, sono proprio curioso di saperlo. Sei così esperto del mondo che di sicuro mi darai una risposta valida!”
“Heymans, piantala di dire queste cose! Henry ha fatto una scelta pienamente responsabile e non posso che appoggiarlo!”
“Bravo papà! Sei veramente responsabile ad appoggiare tuo figlio, appena diciassettenne ad affiliarsi a bande di criminali. Lo sai che fanno i tuoi amici, Henry? Saccheggiano villaggi e paesi, stuprano donne, bruciano raccolti per ridurre allo stremo popolazione ed esercito, in modo da provocare disordini e prolungare questo stato di agonia”
“Sono gesti necessari per la causa!”
“Ma di che cazzo di causa stai parlando?! Te lo dico io che cosa vogliono fare! Ridurci allo stremo, così Aerugo, Drachma e Creta ci piomberanno addosso come sciacalli! Credi che in quel momento importerà a qualcuno di quello che hai fatto? Non sarai un eroe, come credi! Probabilmente verrai condannato come criminale… a nessuno fanno comodo i briganti quando finiscono le guerre, non lo sai?”
“Io non sono un brigante!”
“No? Hai saccheggiato e bruciato? Hai usato la forza per far del male a delle persone inermi? Hai, e spero di sbagliarmi, ucciso qualcuno, magari saltandogli alle spalle? Questo si chiama brigantaggio… se tu lo chiami atto necessario sei più ipocrita di quanto creda!”
“Ipocrisia! Splendido termine in bocca ad un cane dell’esercito! Tu che vivi nei lussi… non credere che non ci raccontino che vita fate voi soldati!”
“Vi riempiono la testa di cazzate e voi ci credete come scemi! Guarda la mia divisa: certo è proprio bello e lussuoso avere questi strappi e questi rammendi di fortuna! Sono quattro mesi che non vedo la paga! E mamma lo sa bene perché gliene mandavo sempre una parte!”
“Che cosa facevi?”
“Oh, Greg, non arrabbiarti… non ti ho mai detto nulla, perché non avresti gradito”
“Non abbiamo bisogno del tuo sostegno economico, cane dell’esercito!”
“Vaffanculo papà! Da quando hai perso il lavoro…”
“Non osare dire niente!”
“Per il tuo stupido orgoglio saresti capace di mandare in rovina la famiglia!”
“La cosa non ti deve riguardare… questa non è più la tua famiglia!”
“Greg!”
“Forse non lo è mai stata! Vado in camera a riposare, il viaggio è stato lungo. Domani mattina me ne vado, state tranquilli”
“Heymans, ti prego…”
“Scusa mamma, non volevo causare tutto questo. Quanto a te Henry… ti chiedo solo un favore; non per me, non per nostro padre, ma per la mamma: tieniti lontano da quelle persone.”
“Al diavolo Heymans!”
E con quell’ultima battuta tutti erano caduti in un pesante silenzio.
Il fatto che Henry facesse parte della banda che lui doveva sgominare rendeva la faccenda davvero complessa.
Heymans Breda, sei il mio miglior amico, il mio fratello di sangue acquisito. Quando avrai bisogno di me, io ci sarò sempre e so che anche per te sarà così
Le parole di quel giuramento fatto nel dormitorio dell’Accademia, quando non immaginava ancora cosa gli riservasse il futuro, gli tornarono alla mente. Il sorriso di Havoc e la sua stretta di mano lo aiutarono a trovare un minimo di serenità. Era strano pensare di avere anche quell’altro fratello: non avevano lo stesso sangue, eppure il loro legame era molto più forte rispetto a quello con Henry. Havoc non avrebbe mai commesso una cazzata simile: lui aveva quella profonda sicurezza nei suoi principi che non aveva nemmeno bisogno di pensarci per sapere la differenza tra banditismo e “causa”.
Si domandò dove fosse il suo biondo compagno di avventure. Sapeva che aveva terminato il corso di specializzazione  in primavera e che poi era stato inserito in uno squadrone speciale, capitanato dallo stesso tenente Harris che era stato loro istruttore all’Accademia e che gli eventi avevano richiamato sul campo di battaglia.
Non sapeva nemmeno in quale fronte stava combattendo: purtroppo non avevano nessuna possibilità di comunicare dati i continui spostamenti di entrambi.
Certo che averlo accanto in questi momenti avrebbe reso le cose più sopportabili.
 
Si svegliò al sorgere del sole, impaziente di lasciare quel posto così ostile.
Urgeva iniziare la sua opera di informatore per quando fosse giunto il suo plotone. Aveva già idea di come agire; ora doveva tenere conto che, molto probabilmente, i ribelli sapevano del suo arrivo. Purtroppo Henry gli era sembrato abbastanza fanatico e c’era la triste possibilità che avesse avvisato i suoi capi delle sue intenzioni.
Scendendo in cucina vide la madre seduta al tavolo, con le mani congiunte e il volto chino. Sul tavolo vi erano le stoviglie necessarie per preparare la colazione, ma giacevano impilate al centro.
“Mamma, io devo andare”
“Heymans! – lo chiamò lei alzandosi dalla sedia e andandogli incontro – Henry è uscito prima di te… e aveva una faccia… Tesoro, ti prego, cosa possiamo fare?”
Cosa avreste dovuto fare tu e papà da principio…
“Mamma, non so cosa risponderti. – disse sinceramente – Non so fino a che punto sia coinvolto nelle azioni di quella banda”
“Non saprei… a volte manca per giorni. Io – si mise a piangere – sapevo che era sbagliato, ma non ho detto nulla. Era così convinto e felice di far parte di quel gruppo di persone… e anche tuo padre era così fiero, e poi… con i razionamenti…”
“Sssh, mamma! – mormorò Breda, abbracciando quell’esile corpo – Non è colpa tua, davvero. E’ una situazione difficile per tutti quanti. Ma vedrai che prima o poi questa maledetta guerra finirà”
“Figlio mio. Ti chiedo solo un favore: torna! Lo so che le parole che ha detto ieri tuo padre…”
“Oh, mamma, stai tranquilla. Sono parole che vengono dette così, per rabbia…
Non è vero. Lui non mi considera più suo figlio: adesso ha occhi solo per quello sconsiderato di Henry
… non pensarci più. E, certo, ti prometto che farò di tutto per tornare, va bene?”
Il timido sorriso su quel volto in lacrime fece aumentare la tristezza nel cuore di Breda. Perché questa fragile donna, che sembrava dover crollare da un momento all’altro, veniva a trovarsi in una situazione così difficile? Dov’era l’unità che doveva sostenere tutti i membri di una famiglia? Perché loro non erano come Havoc, Janet e i loro genitori?
Perché doveva trovarsi nella situazione di dover combattere contro il suo stesso fratello?
Con un bacio nella fronte materna lasciò scivolare via tutti quegli interrogativi. Le rivolse un sorriso e uscì dalla porta, allacciandosi il cappotto. Quella mattina c’era il sole e nessuna nuvola all’orizzonte che annunciasse una nuova nevicata: l’aria era frizzante e pura e lui la inspirò a pieni polmoni, come a farne scorta.
Il sergente Heymans Breda aveva degli ordini precisi da eseguire: non aveva più tempo da perdere.
 
“Più di centotrenta?” si sorprese il capitano Rhea, alzando lo sguardo su di lui
“Sissignore. Centotrenta secondo le stime ufficiali ottenute incrociando i dati delle ultime razzie compiute in questo mese. Ma per esperienza farei arrivare questa cifra a centocinquanta unità: è raro che tutta la banda partecipi a un saccheggio; ne restano sempre diversi in copertura” annuì Breda.
Erano passati due giorni e finalmente il suo scarno plotone l’aveva raggiunto. Il capitano Rhea aveva immediatamente  requisito una sala del municipio come base operativa, ma le notizie che Breda aveva portato non erano per niente buone
“Non ho mai sentito di una banda così numerosa! – protestò il capitano, scuotendo il capo con disappunto – In genere si attestano sulle trenta, massimo cinquanta unità”
“E’ vero signore, - ammise Breda, fissando una mappa della zona piena di segni che lui aveva tracciato in quei due giorni di ricognizione – ma questa volta ci troviamo con un caso davvero particolare. Credo che in origine la banda qui presente fosse molto meno numerosa: tuttavia sappiamo che negli ultimi tempi le bande più a nord sono state in buona parte messe a dura prova dall’esercito. Non tutte sono state sgominate, ma il loro numero è notevolmente ridotto: credo che la maggior parte dei superstiti si siano diretti a sud per unirsi alla banda di cui ci stiamo occupando noi”
“Insomma siamo davanti ad un’alleanza”
“Sì, signore. – riflettè il soldato incrociando le braccia – Numericamente ci sovrastano, ma come succede spesso non possono vantare la disciplina dei soldati regolari… e potrei azzardare che non siano nemmeno molto uniti tra di loro”
“Lo credi?”
“E’ un’ipotesi da considerare: le bande basano la loro forza sulla conoscenza del territorio e sulla rete di omertà delle persone. Se ci sono membri locali all’interno di essa si può star certi che la popolazione è dalla loro parte e non da quella dell’esercito. Ma se arrivano molti componenti esterni, la situazione cambia leggermente: si alterano gli equilibri di potere tra i capi e viene a mancare la solidità della gerarchia”
“Credi che sia il loro caso?”
“Non posso garantirglielo, signore. Ma è un’ipotesi che dovremmo tenere in considerazione”
Il capitano di Central City si mise a riflettere su quella mappa dove Breda gli aveva illustrato sommariamente le caratteristiche del territorio.
“Abbiamo l’ordine di sgominare questa banda” mormorò
“Signore, se posso permettermi: non ce la possiamo fare” disse Breda con sincerità
“Continua” disse distrattamente l’uomo, senza nemmeno guardarlo
“Siamo numericamente troppo inferiori e non possiamo permetterci di coprire il territorio necessario per un’azione contro una banda così numerosa. Verremo circondati in pochi minuti e fatti fuori. Senza contare l’ulteriore difficoltà creata dalla neve di quest’inverno: non siamo dotati dell’equipaggiamento necessario”
“Già… maledetta neve. Da decenni non si vedeva a sud, ed eccola proprio quando non serve”
“Signore, io credo che dovremmo aspettare e chiedere rinforzi”
“Apprezzo le tue opinioni, sergente – disse Rhea, squadrandolo con diffidenza – ma sono io al comando di questa missione. Se vogliono metterci alla prova, benissimo!”
“E quali sono gli ordini, signore?” chiese Breda con preoccupazione
“Se davvero ci sono componenti del paese in questa banda e quindi non c’è possibilità di collaborazione con l’esercito, allora passeremo alle maniere forti. Bastano pochi soldati per formare un plotone d’esecuzione” sorrise con cattiveria
“Signore?” si irrigidì Breda
“Giustizieremo tre abitanti del paese ogni giorno, fino a quando quei bastardi non cederanno” dichiarò
“No!”
“Prego, sergente?”
“Signore, - disse rigidamente Breda, cercando di mantenere la calma - non possiamo compiere una simile barbarie. Giustiziare persone innocenti servirà solo ad aumentare la rivolta…”
“Capisco… ovviamente parli così perché c’è la tua famiglia. Stai tranquillo, loro non verranno toccati… e non pretenderò che tu faccia parte del plotone d’esecuzione”
“Non è questo il punto!”
“La missione è stata affidata a me, sergente. Tu limitati ad eseguire gli ordini: ora preparerò un avviso per la popolazione… domani farò il proclama e da dopodomani si inizia con le esecuzioni. Tre persone ogni ventiquattro ore. Ora puoi andare”
 
Breda uscì dal municipio con aria disperata. Quell’uomo era completamente pazzo: stava condannando a morte lui, i suoi uomini e tre innocenti. Perché non c’erano dubbi che alla prima esecuzione la rabbia sarebbe esplosa peggio di una granata.
Si passò una mano tra i corti capelli rossi, chiedendosi con ansia cosa poteva fare. La responsabilità di tutto quanto era su di lui, ne era perfettamente consapevole, e le possibilità erano ben poche: o morire per l’ordine di quel folle oppure disertare. In questo secondo caso, però, doveva convincere anche i suoi uomini: non poteva lasciarli agli ordini del capitano Rhea.
Si mise a camminare nella strada innevata per raggiungere il piccolo magazzino dove stava il resto dei soldati.
Al suo ingresso, tutti si alzarono in segno di saluto, ma lui fece loro cenno di risedersi. Ormai li conosceva uno per uno ed erano dei bravi diavoli: si fidavano di lui e l’avrebbero seguito di sicuro. Ma cosa poteva fare una volta conclusa la diserzione? Unirsi alla banda di ribelli? No, questo era da escludere assolutamente: lasciare quel bastardo di Rhea per unirsi ad altri aguzzini che magari li avrebbero uccisi nel sonno era da folli.
“Signore, qualcosa non va?” chiese uno dei suoi uomini avvicinandosi
“No, Patrick, tutto bene – rispose distrattamente – sono solo un po’ stanco”
“Sa già quali sono le disposizioni?”
Sì… il nostro bravo capitano Rhea sta stendendo un avviso per la nostra condanna a morte
“No, ancora niente. Ho esposto al capitano la situazione, ma dobbiamo aspettare che formuli qualche piano”
“Quello?” ridacchiò il soldato
“Già, quello” sogghignò Breda. Nessuno dei suoi uomini amava Rhea e lui non aveva alcun motivo per soffocare questi sentimenti. Però quel momento di allegria finì in fretta, rendendosi conto che lui, Patrick e gli altri nell’arco di due giorni al massimo potevano essere tutti morti.
“Adesso continuate a riposare – disse, mettendogli una mano sulla spalla – vi voglio freschi per quando arriveranno gli ordini”
 
L’ora del coprifuoco arrivò più in fretta del previsto e le vie, già poco trafficate durante il giorno, divennero deserte, conferendo a Giyoir l’aspetto di una cittadina fantasma.
Nel magazzino dove stava con i suoi uomini, Breda era seduto su uno sgabello, con gli occhi chiusi: sembrava dormisse, ma in realtà continuava a far lavorare freneticamente la sua mente per trovare una scappatoia alla tragedia incombente. Nella sua testa era iniziato un terribile conto alla rovescia per quando il giorno successivo, alle dieci di mattina, il capitano Rhea aveva deciso di dare l’annuncio alla popolazione.
Curiosamente gli tornò in mente quando all’Accademia studiava storia di Amestris: non era necessario imparare a memoria in quanto gli avvenimenti erano solo una logica successione di fatti. Se conoscevi bene il precedente, il successivo non aveva nessun mistero per te. E adesso era proprio questa la situazione: la morte era la logica conseguenza di qualunque decisione lui avesse preso: si trattava solo di scegliere se morire da disertore o da cane dell’esercito.
Però il gusto di mettere fuori gioco quel bastardo di Rhea potrei anche prendermelo. Almeno non moriremo invano: quel coglione smetterebbe una volta per tutte di mettere in difficoltà l’esercito con le sue grandi strategie.
“Signore” lo chiamò uno dei suoi uomini
“Dimmi”
“Non crede che dovremmo fare delle ronde? I ribelli potrebbero decidere di attaccarci mentre riposiamo”
No, non lo faranno: stanno aspettando la nostra mossa suicida. Perché scomodarsi? Siamo solo un piccolo gruppo di soldati del cazzo… non facciamo paura a nessuno… noi non…
“La ronda non è necessaria. Piuttosto, chiamami Denis: ho bisogno di lui” disse con un sospiro
 
“Cittadini di Giyoir – iniziò il capitano Rhea con voce grave, dal piccolo palco che aveva fatto montare davanti al municipio – vi ho fatti convocare qui perché devo farvi un importante annuncio”
La piazza principale della città era brulicante di persone: uomini, vecchi, donne, bambini. Breda, in piedi accanto al suo superiore, notò come la maggior parte dei giovani del paese non fosse presente. Sicuramente si erano tutti uniti alla banda di ribelli, e sapeva che erano almeno una cinquantina di persone valide.
Scrollando le spalle con noncuranza tornò a controllare la folla: intravide i suoi genitori, ma di Henry nessuna traccia, come era prevedibile: ormai chi aveva contatti coi ribelli non riteneva sicuro stare in un paese con dei soldati.
Ovviamente non sono del tutto sicuri che ci potrebbero fare fuori senza alcun problema… devo tenere questo vantaggio il più possibile.
“Come ben sapete c’è una banda di criminali organizzati che imperversa nel territorio, turbando l’ordine di questa parte del paese. – Rhea intanto continuava il suo discorso con voce altisonante – Così il governo di Central City mi ha affidato l’incarico di venire qui e sgominarla, consegnando questi criminali alla giustizia”
La folla rumoreggiò lievemente a quelle parole: quell’uomo non si rendeva conto di aver dato del “criminale” a decine di congiunti dei presenti.
“In questa banda sono inoltre presenti degli infiltrati di Aerugo e Ishval che cercano di portare il paese nel caos totale. Tutti voi sapete che nei confini si combatte aspramente per difendere la nostra amata patria, con il tributo di sangue di centinaia di soldati. Amestris non tollera che questo sacrificio venga reso vano da dei ribelli!”
“Sergente – mormorò uno dei suoi uomini, accostandosi a Breda – è tutto in ordine”
“Molto bene, - annuì lui – allora lasciate fare a me”
Rhea gli lanciò uno sguardo gelido, seccato dall’interruzione, ma poi riprese il suo discorso
“Sono necessarie misure drastiche e dolorose, ma purtroppo in periodo di guerra è inevitabile che accada. Sappiamo per certo che nelle fila di questi ribelli ci sono molti membri di questa città. – si guardò intorno con una pausa teatrale – Ovviamente mi rendo conto che è difficile denunciare un parente o un amico, ma per il bene comune è necessario. Qualcuno ha niente da dire?”
Se spera che qualcuno si faccia avanti è più idiota di quanto credessi…
Breda scosse lievemente il capo.
“In questo caso non mi lasciate altra scelta. – disse seccato il capitano – La decisione presa è la seguente: affinchè i ribelli si consegnino alla giustizia, a partire da domani tre persone verranno estratte a sorte e giustiziate”
Questa volta il mormorio della folla fu molto più acceso. Breda vide sua madre portarsi la mano alla bocca in gesto di sgomento. Suo padre invece guardava Rhea come a volerlo uccidere e lo sguardo includeva anche lui stesso.
Direi che questa storia è durata abbastanza
“Da domani l’estrazione procederà con la seguente modal…”
Click
“… sergente! Che cosa significa questo gesto?” chiese seccato Rhea vedendo che Breda aveva estratto la pistola e l’aveva puntata contro di lui
“Capitano Rhea, lei è in arresto per tradimento” dichiarò il sergente con voce chiara
“Tu devi essere impazzito!”
“Verrà giudicato da una corte marziale in merito ai suoi metodi di repressione. Tutti i miei uomini sono testimoni di quanto detto da lei poco fa: giustiziare cittadini inermi a scopo ricattatorio.”
“Sono assolutamente autorizzato a svolgere…”
“L’esercito deve proteggere la popolazione, non ucciderla. Caporali Smith e Rell, portare il capitano Rhea in prigione: resterà lì fino all’arrivo di un ufficiale di rango a lui superiore, come richiede la procedura”
Due soldati si fecero avanti e legarono lo sbalordito Rhea.
“Questo è ammutinamento, sergente Breda! Ne risponderai tu davanti alla corte marziale! E insieme a te tutti i tuoi uomini!”
Mentre l’uomo veniva portato via, Breda rimase in silenzio. Poi, rimise la pistola nella fondina e fece qualche passo avanti, rivolgendosi alla popolazione. Diverse persone lo fissavano come se lo riconoscessero per la prima volta.
“Molti di voi mi conoscono da quando ero piccolo – iniziò con voce chiara – e se non vi fidate della mia divisa, per colpa di persone come quello lì, posso capirvi. Ma almeno vi chiedo di fidarvi di me. Non ci sarà nessuna ripercussione sulla popolazione civile, assolutamente: si ritorna al normale coprifuoco, senza che voi dobbiate temere qualcosa da me o dai miei uomini.”
Adesso c’erano diversi sorrisi titubanti tra quelle facce infreddolite dal vento pungente
“Tuttavia – continuò facendosi più serio – la necessità di sgominare la banda di ribelli resta. Anche se la città è stata sempre risparmiata, non possiamo ignorare che a farne le spese sono stati paesi vicini, messi a ferro e fuoco. Questi gesti vanno fermati. So che molti di voi hanno contatti con queste persone: nella banda sicuramente ci sono tanti figli, amici, fratelli… ma questa situazione di caos deve finire. Per cui chiedo alle persone che si sono unite ai ribelli di tornare alle proprie case, riprendere in mano la propria vita e dimeticarsi di questa follia provocata dalla guerra…
Ti prego… fai che Henry sia tra queste persone di buon senso
“… per quanto riguarda il resto dei ribelli, tra cui ci sono anche emissari di Aeurugo che hanno diffuso falsità sull’esercito allo scopo di provocare ribellioni…
Che sguardi scioccati… possibile che non ci abbiate mai pensato che non c’era niente di vero? Solo adesso vedete che io e i miei uomini siamo messi male quanto voi?
“… l’esercito non rimarrà inerme e procederà all’annientamento di questa piaga del paese, senza alcuna clemenza. Questo è quanto: adesso vi prego di tornare alle vostre attività. Signor sindaco, – disse infine, rivolgendosi al primo cittadino che stava tra il resto delle persone – mi dispiace che il municipio sia stato occupato. Lei e i suoi funzionari potete tornare nei vostri uffici: io e i miei uomini siamo perfettamente sistemati”
“Grazie Heym… eh, volevo dire sergente” balbettò l’anziano politico
Senza attendere altro, nemmeno lo sguardo dei suoi genitori, Breda scese da quel palco improvvisato e si diresse verso i suoi uomini che avevano assistito al discorso schierati nel lato destro della piazza. Come fu davanti a loro si misero sull’attenti: su molti dei loro visi c’era un’espressione assai soddisfatta.
“Torniamo ai nostri alloggi, soldati” disse semplicemente.
Adesso non ci resta che attendere. Forse questi ventidue cani dell’esercito moriranno nei prossimi giorni… ma almeno non avranno sulle loro mani il sangue di persone innocenti.
  
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