Cap. IV. Soltanto parole
C’era tantissima gente, venuta da ogni parte del mondo: Max vide
i suoi genitori e gli All Starz; Rei i Baiuzu; Takao riconobbe con un po’ di
preoccupazione Brooklyn; Hilary notò Yuri e il resto della Neo Borg. Il
colorito pallido del russo contrastava con la giacca nera, che lo rendeva
ancora più smorto.
Un anno fa, in quel periodo, lei e Kei stavano partendo per la
Russia dove avevano trascorso delle splendide vacanze di Natale. In
quell’occasione aveva conosciuto meglio il ragazzo dagli occhi di ghiaccio,
scoprendolo completamente diverso da come lo credeva.
Ma c’erano anche gli European Dream, la Bartez Scuola, Mr X e i
suoi compagni, Antonio, Julia, Raul, Yuuya…
-Una massa di corvi neri sulla neve bianca: forse è questo che
penserà Kei guardandoci. Anzi, conoscendolo, è più probabile che dirà: “Cosa ci
fa il mio bel cigno fra quelle cornacchie?”- esordì Takao, gettando un’occhiata
a Hilary. Piangeva disperata, appoggiata a nonno Jey che la cullava come una
figlia. –Mi dispiace, non dirò quello che molti di voi si aspettano: la sua
scomparsa mi ha lasciato a pezzi. Sono state inventate tante parole per descrivere
questo stato d’animo: distrutto, spezzato, dilaniato, lacerato…ma sono soltanto
parole: in qualsiasi lingua le si pronunci, non corrispondono appieno a ciò che
sento in questo momento. Parlo di me, ma so di parlare anche per Max, per Rei,
per Yuri…per tutti coloro che gli sono stati vicini. Kei è stato un amico, un
rivale, un compagno, un fratello…è dura accettare il fatto che di lui non resti
altro che una foto su un pezzo di marmo bianco. Io forse non sono una persona
colta, ma sono sincero: leggo il dolore nei vostri occhi, lo stesso dolore che
ho nel cuore. L’ho stimato come blader e oggi lo stimo ancora di più come
persona. Una volta mi disse che avrebbe dato la vita per la persona che amava:
non erano parole al vento, come le mie, erano parole che non si perdono nel
tempo.- Stringendo i denti, Takao proseguì. –Non ha esitato un solo istante a
gettarsi sotto l’auto per salvare la sua fidanzata. Domani, forse, avrete
dimenticato il novanta per cento del mio discorso, ma spero che il gesto e il
ricordo di Kei rimangano vivi nei vostri cuori, come lo rimarranno nei nostri.-
Si voltò, lanciando una rosa bianca nella fossa. –Addio, Kei Hiwatari. Non avrò
mai più un rivale e un amico come te.
Hilary si portò accanto ai ragazzi per ricevere le condoglianze
dei presenti. E fu in quel momento che vide, in lontana in fondo alla folla,
una persona che non si aspettava di trovare lì: Hito Hiwatari, il nonno di Kei.
Ma fu solo un attimo; quando guardò di nuovo in quella direzione, non c’era più
nessuno.
Fu Yuri il primo a stringerle la mano.
-Mi sarebbe piaciuto rincontrarvi in una situazione più lieta.
Vi porto le condoglianze della Neo Borg e del nostro paese: la Russia intera
piange la morte di Kei.
-Grazie, Yuri.
-Se vi servisse qualcosa, ricordatevi che non siamo così lontani
come sembra.
I suoi compagni annuirono, posando un mazzo di gigli bianchi
sulla tomba dell’amico.
-Avremmo voluto portare tutti quelli che ci sono stati
consegnati al monastero, ma erano veramente troppi. La mia terra perde un
campione; noi un amico e un compagno.
Si allontanò, le mani chiuse nelle tasche e gli occhi bassi,
seguito dagli altri.
Fu poi la volta di Brooklyn e successe ciò che Takao temeva: lo
sguardo di Hilary divenne di fuoco. Non riusciva a perdonarlo, era più forte di
lei.
-C’è odio nei tuoi occhi, Hilary, e mi dispiace. Kei mi ha
insegnato cosa vuol dire essere un blader.
-L’hai quasi ucciso, Brooklyn!
-Calmati, Hila- la rattenne Rei.
-Hai ragione, ma non mi sarei mai perdonato se fosse accaduto.-
Sistemò anche lui il suo mazzo di fiori. –Capisco il tuo rancore ma credimi:
ammiravo il tuo fidanzato. Era il miglior blader che io avessi mai incontrato e
ancora oggi non ho trovato qualcuno alla sua altezza.
Alla fine la tomba era cosparsa di fiori.
-Avremmo voluto conoscerlo meglio- pronunciarono in molti. –Ma
la sua scomparsa lascerà un vuoto incredibile nel mondo del beyblade.
Un vuoto…non sembrava il termine giusto. Voragine, abisso,
cratere…suonavano già più vicine al vero.
L’unico a non parlare fu Yuuya: abbracciò stretta Hilary,
lasciando poi un solo fiore, più rosso del sangue. La dolcezza di quel
ragazzino colpì non poco la giovane: era stato il solo ad agire d’impulso,
senza inutili frasi fatte.
Erano rimasti soli: quattro ragazzini davanti alla fine del loro
amico d’infanzia.
Dranzer emerse dalla tasca di Takao.
-Perdonami, amico: so benissimo che soffri quanto noi. Questo
sarà il tuo ultimo lancio.
Il bey iniziò a ruotare intorno alla terra smossa: aveva passato
la vita insieme a Kei. Sarebbero stati uniti anche nella morte. Il bit-power si
illuminò, liberando l’Aquila Rossa ed il suo grido. Era un urlo di pura
disperazione che lacerò ciò che restava dei loro animi.
Takao, forte fino a quell’istante, crollò a terra in un pianto
liberatorio.
-KEI!! NON È GIUSTO…NON È GIUSTO!!! KEI!!
Max e Rei abbassarono lo sguardo, mentre Hilary fissava l’Aquila
Rossa: Kei le aveva detto che era la divinità del sole e della primavera. Ora
sembrava desiderare la morte almeno quanto lei.
Il suo verso ruppe ancora una volta il silenzio, poi l’animale
sacro scomparve nella terra, ricongiungendosi al suo custode. Dranzer si fermò
immediatamente.
Fu l’americano a fare un passo avanti, raccogliendolo e
appoggiandolo davanti alla lapide.
-Addio, amico mio. Sarai sempre tu il migliore.