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Autore: redeagle86    12/12/2007    1 recensioni
Due dolori diversi...due dolori che si cercano...forse solo la morte può appianare ogni cosa e cancellare il passato...
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. IX. Un amico speciale

 

Restò con quel foglio in mano per un tempo indefinito, incapace di fare qualsiasi cosa non fosse piangere.

Aveva sempre saputo che lo scontro con Brooklyn aveva lasciato un segno profondo in Kei: dopo un’adolescenza fatta di pericoli e rischi affrontati con leggerezza, l’incontro con la morte gli aveva aperto gli occhi sulla precarietà della vita umana.

Ma non si sarebbe mai immaginata questo: non voleva quel denaro, non l’aveva mai voluto. Kei non le doveva niente. Ogni secondo della loro storia era stato un regalo…

Sdraiandosi sul letto, pensò che lì era iniziato tutto tre anni prima; su quel letto dove poteva sentire ancora il suo profumo, dove avevano consumato il loro amore.

Perché la vita era così ingiusta? Perché il destino aveva giocato loro quel brutto scherzo? Perché le aveva strappato il suo unico amore?

 

Rei passò una mano sulla lapide, pulendola dalla neve. Era assurdo: il suo migliore amico era morto…e lui non riusciva ancora a crederci: lo rivedeva ragazzino, quando insieme avevano girato il mondo, oppure quando stava appoggiato al muro della casa di Takao. Era difficile convincersi che non l’avrebbe più rivisto, che mai più si sarebbero sfidati…

-Kei.

Le lacrime di Takao lo avevano scosso: il suo capitano era stato forte fino al funerale, ma dopo aveva continuato a piangere ogni volta che nominava il compagno. Erano stati sempre rivali, sempre a tentare di superarsi a vicenda, sempre a cercare l’occasione per battersi. Sconfiggere Takao: era questo il grande sogno di Kei. Un sogno destinato a restare irrealizzato.

 -Rei, ciao.

Il cinese si volse, incontrando la sagoma di Hilary.

-Ciao Hilary. Come stai?

-Non bene, se vuoi la verità- rispose lei, appoggiando un fiore rosso sulla tomba e accarezzando la foto con dita tremanti. –Anzi, non potrei stare peggio.

-Lo capisco. Io devo venire qui per essere certo che sia successo davvero.

Notò il fiore. Un giacinto. I giacinti porpora indicavano una supplica di perdono. In cuor suo si interrogò sul motivo. Perdono per cosa? Per non riuscire a superare la sua morte?

-Ti va di fare due passi?- gli propose.

-Sì.

Camminarono a lungo, senza dirsi una parola. Entrambi avevano le loro ferite chiuse nel cuore, ferite che non volevano far venire a galla.

-Rei, tu eri il suo migliore amico: sapevi tutto di lui.

-Bhe, mi sarebbe piaciuto che Kei si fosse confidato con me, come io con lui. Anche se spesso i suoi occhi parlavano al suo posto- ribatté il ragazzo. –Perché questa domanda?

-Sono stata a casa sua- continuò, porgendogli un foglio. –E ho trovato questo.

-No, Hila, non posso leggerlo. È una cosa fra voi due.

-Ti prego: io non so cosa fare.

 

A Villa Hiwatari, intanto, un uomo chiuse a chiave una porta: nessuno sarebbe più tornato in quella stanza.

-Alfred, hai sigillato la palestra?- chiese.

-Cero, signore.

-Prendi le chiavi e rinchiudile in cassaforte.

-Come desidera.

Una volta solo si sostenne alla porta: erano appena riusciti a chiarirsi dopo tre anni…

-Kei…

 

Rei restituì la lettera alla giovane.

-Cosa ne pensi?

-Che era un sentimentale, nonostante non volesse ammetterlo- rispose lui.

-Non intendevo questo…

-Lo so. Hilary, sono le ultime volontà di Kei…

-Io non voglio quei soldi, Rei. Dimmi la verità: tu lo sapevi?

-No, non sapevo niente di queste sue disposizioni, ma me lo aspettavo: tutti abbiamo temuto di perderlo quando ha affrontato Brooklyn. Immaginavo che anche lui ci pensasse ancora. Specialmente per te.

-Te lo ripeto: non voglio quei soldi. Potrei ridarli a suo nonno…

-Vai a dare l’acqua al mare, Hila?

-Erano di Kei e quindi di suo nonno, anche se credo che preferisse bruciarli piuttosto che darli a Hito.

-Già, visto il loro bel rapporto- commentò il ragazzo.

-Che tipo è?

-È difficile da dire: certamente è un uomo autoritario e dalla disciplina rigida. Basta vedere com’è venuto su Kei: freddo, solitario, introverso…

-Sì, ma cosa è successo esattamente per causare la rottura dei loro rapporti?

-Quattro anni fa, quando siamo andati in Russia, Kei ha ritrovato il suo passato: ha scoperto di essere stato usato da suo nonno fin da bambino, di essere stato trasformato in un cacciatore di bit- power, di aver vissuto nella menzogna- raccontò l’amico. –Così si ribellò e decise di non avere più niente a che fare con quell’uomo. Si sentiva tradito, deluso, pugnalato alle spalle dai suoi affetti.

-Ora capisco perché litigavamo ogni volta che lo nominavo: lo avevo pregato di parlargli, di convincerlo a trascorrere il Natale con noi. Ero sicura che un giorno si sarebbe pentito per non aver riallacciato quel legame…ero anche riuscita a convincerlo a tornare alla Villa…

-Kei era un gran testardo orgoglioso.

-Allora, mi dai un consiglio?

-Ho l’impressione che la tua sia una scusa. No, non fraintendermi: capisco i tuoi desideri, ma credo che tu voglia incontrare Hito anche per altre ragioni.

Hilary restò in silenzio, abbassando il viso.

-Kei aveva ragione: sai leggere le cose nelle sfumature della voce. L’ho visto al funerale, Rei: questo qualcosa vuol dire. Forse che era pentito, o addirittura che soffriva per la sua morte.

-Hilary…non è per essere pessimista, ma non ti ostinare a cercare il buono dove non c’è.

-L’ho trovato anche in Kei- disse.

-Non avevi bisogno di cercare a lungo. Ma con Hito potrebbe essere solo tempo perso.

-Ci voglio provare, Rei. Sento di aver bisogno di sapere, di confrontarmi con lui. Anche per Kei.

Rei sospirò rassegnato. Per certi versi lei e Kei erano simili: entrambi dei grandissimi testardi. Se riuscivano a cacciarsi in testa qualcosa non c’era verso di far cambiare loro idea.

-Va bene, ma lascia almeno passare le feste. E soprattutto non dirlo a Takao: ho idea che non approverebbe affatto questa decisione.

La giovane si volse sorridente. Poi, di colpo, perse i sensi.

 

  
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