Cap. X. L’angelo di Natale
Hilary emerse da un sonno pesante, senza sogni. Sentiva delle
voci attorno a sé, voci che la chiamavano. Aprì lentamente gli occhi e venne
investita dalla luce. Non era la sua stanza, e nemmeno la casa di Kei.
Sembrava più quella di Takao…
-Hilary!- La voce squillante dell’amico suonava ansiosa e
preoccupata.
-Takao…ragazzi…
Le stavano tutti e tre intorno, con delle facce da funerale.
Cos’era successo? Ricordava di aver parlato con Rei e di aver passeggiato con
lui…Ma poi? Come aveva fatto ad arrivare lì?
-Ti sei svegliata, finalmente. Mi hai fatto prendere un colpo-
intervenne il cinese.
-Rei, ma cosa…
-Sei svenuta all’improvviso, mentre camminavamo. Non sapevo cosa
fare, così ti ho portata a casa di Takao.
-Facendo venire un infarto a tutti.
-Un infarto?! A me sono saliti vent’anni in una volta sola-
convenne Max. –Se guardate bene ho già dei capelli bianchi.
Hilary si alzò a sedere, sorridendo a quello scambio di battute
fra i suoi amici.
-Mi dispiace avervi fatto preoccupare.
-Hilary, ti sei ripresa.
-Nonno Jei…
-Ti ho portato un po’ di the caldo- continuò l’uomo. –Attenta
perché scotta. Come ti senti?
-Meglio, grazie. Sarà stata un po’ di debolezza.
-Mangi come un passerotto, tesoro…è ovvio che ti succeda.
-Hai ragione, nonno.
-Takao, non hai qualcosa per lei?
Il ragazzo lo fulminò con lo sguardo: se avesse avuto per le
mani un’ascia, l’avrebbe abbattuta sul nonno senza ripensamenti.
-Cosa c’è Takao?- domandò Hilary, sorpresa dal repentino cambio
d’umore del blader.
-Forse questo non è il momento più adatto- tentennò, alzandosi e
portandosi verso il mobile. –Ho dimenticato di restituirti la borsa di Kei…è
successo tutto così in fretta…non ci ho più pensato…
La appoggiò in parte al letto con evidente imbarazzo: non alzò
lo sguardo su di lei.
-Grazie.
-Di niente. Ora ti lasciamo sola, così puoi riposare ancora un
po’. Ciao- proseguì, dandole un bacio sulla fronte. –Riguardati, d’accordo?
-Certo.
Una volta usciti tutti, la giovane buttò un occhio sulla borsa.
Aveva dimenticato che Kei si era trasferito da Takao per allenarsi con la
squadra in vista di un importante torneo.
Qualcosa attirò la sua attenzione, qualcosa di rosso e
luccicante all’interno della sacca.
La prese in mano, scoprendo un pacchetto rigido, incartato in un
foglio rosso decorato con fiocchi di neve. Il bigliettino sul nastro argento
diceva: “PER HILARY DA KEI”.
Non ci credeva: quel sentimentalone del suo fidanzato le aveva
comprato un regalo di Natale…non era da lui.
Non che il ragazzo non le avesse mai regalato nulla, ma era
solito farlo fuori dalle occasioni banali. L’unica eccezione riguardava il suo
compleanno: solo in quella circostanza Kei si abbandonava al consumismo e le
acquistava un dono come gli altri.
Che cosa aveva visto per perdere le sue abituali tradizioni?
Scartando il pacchetto, le si riempirono gli occhi di lacrime:
le aveva comprato proprio quello…
L’angelo di Natale.
“Era il pomeriggio del 13 dicembre. Kei era passato a
prenderla a casa come al solito e stavano passeggiando per la città illuminata.
Quell’atmosfera le scaldava il cuore, soprattutto perché la osservava
abbracciata al suo ragazzo.
La neve era scesa copiosa durante tutta la mattina e solo ora
concedeva ai passanti una momentanea tregua: chiusa nel suo piumino, Hilary
invidiava il giovane, abituato a convivere con il freddo a tal punto da non
sentirlo nemmeno.
-Tutto bene, amore?
-Sì, perché?
-Sei così silenziosa. Non sembri tu.
-Cosa vorresti insinuare? Che parlo troppo?
-No, solo che non è da te restare così a lungo in silenzio.
Stava per rispondergli con una battutaccia, quando i suoi occhi
incontrarono un oggetto in una vetrina. Si sciolse dall’abbraccio di Kei,
incollandosi al vetro: era proprio lui.
-Cos’hai visto, Hilary?
-L’angelo di Natale.
-Come?
-Guarda quell’angioletto di ceramica. Quand’ero bambina mio
padre me ne regalò uno identico per Natale: sarebbe dovuto partire di lì a poco
per un viaggio ed io ero molto triste. Così mi disse che quella statuetta era i
suoi occhi: mi avrebbe osservata e lo avrebbe informato della mia salute, dei
miei progressi a scuola e nella danza, se ero triste o se ero felice- raccontò.
–In questo modo, dovunque si fosse trovato, sarebbe stato sempre accanto a me.
-Ne parli al passato…cosa gli è successo?
-John lo ha fatto cadere la prima volta che entrato in casa- si
rabbuiò Hilary. -È stato un segno del destino: mia madre aveva sostituito papà,
e quell’uomo aveva distrutto l’ultimo ricordo di lui.
-No, non ci è riuscito. Tu lo conservi nel cuore, no?
Erano quelle le occasioni in cui Kei mostrava il suo lato più
dolce, in cui lei capiva perché lo amava.
-Hai ragione.”
-Kei…inguaribile romantico…- sussurrò, riponendo l’angelo nella
sua scatola.
Nella borsa c’erano poi i suoi vestiti, i pezzi di ricambio di
Dranzer e il suo portafoglio da cui uscì una foto. Era un po’ scolorita, ma
Hilary riconobbe il suo fidanzato da bambino, insieme a tre persone: una doveva
essere sua madre, l’altra suo padre e poi suo nonno. Doveva risalire a molti
anni prima: Kei non aveva più di un paio d’anni.
Non parlava mai della sua famiglia: le uniche volte in cui
l’aveva fatto era stato a denti stretti e con evidente disagio. I genitori non
li ricordava, se non a tratti e con immagini sfocate e distorte: la ragazza
sapeva che erano morti, ma non le aveva mai detto come.
E per quanto riguardava suo nonno…bhe, era un argomento da
evitare. C’erano state tremende discussioni fra loro prima di riuscire a
convincere Kei almeno a parlargli. Purtroppo non aveva avuto il tempo di farlo.
Kei era morto la sera del 14 dicembre…
-Nonno, io non volevo dargliela così!
-Tu non avresti mai trovato il coraggio di farlo- ribatté
l’uomo. –Non puoi continuare così, Takao.
-Non ti seguo.
-Le stai addosso come una chioccia con i pulcini: non supererà
il momento con te lì appiccicato a proteggerla. L’amore è anche questo: è il
dolore, la sofferenza, il coraggio. Non è solo condividere con un’altra persona
dei momenti felici.
-Hilary è una sorella per me. Non sopporto di vederla star male.
-Tutti noi le vogliamo bene, Takao- continuò Max. –Ed è proprio
per questo che la lasciamo prendere le sue decisioni, le sue scelte…anche
quando sbaglia.
Rei rimase in silenzio: l’americano aveva centrato il bersaglio
al primo colpo. Anche se non sapeva niente delle intenzioni di Hilary.
Sperò che la ragazza cambiasse idea, anche se era impossibile.
Dubitava che il piccolo e refrattario cuore di pietra di Hito potesse sciogliersi
come neve al sole.