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Autore: KuromiAkira    26/05/2013    2 recensioni
[Questa fan fiction partecipa al contest “Let’s go have some craic” di Caffelatte e Bloody Alice]
Qualcun altro, invece, non si mosse di un millimetro.
Nascosto all'angolo della strada, dietro la parete di un negozio di vestiti, questa persona, la cui apparenza era quella di un adolescente, corrucciò la fronte e assottigliò gli occhi, quasi fosse insospettito da qualcosa; le iridi grigie brillarono per un istante, assumendo una colorazione arancione-dorata.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Kira Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: KuromiAkira
Beta reader: Shainareth
Pairing: Kira Hiroto/Fubuki Atsuya, accenni Terumi Afuro/Fubuki Shirou
Parole: 1468
Note: Precisazione: Kira Hiroto NON è Kiyama Hiroto versione Inazuma Eleven Go. È proprio l'altro Kira Hiroto, quello morto XD
Appena ho letto il messaggio del contest ho pensato subito “un pretesto per scrivere una Afuro/Shirou!” Questa è una coppia che shippo ma su cui non ho scritto quasi mai, così ho cercato una trama carina che potesse andare bene per una one-shot. Poi però mi è venuto un flash improvviso sull’altro Fubuki XD.
C'era scritto che devo giustificare il pairing... beh, che sono entrambi morti e che penso possano essersi conosciuti in Paradiso è una spiegazione convincente? XD
Kira Hiroto non è mai stato caratterizzato (non nell'anime, almeno), quindi mi sono divertita a immaginare il suo carattere. Sembra essere stato un bambino gentile, ma non volevo renderlo troppo simile a Kiyama Hiroto, quindi ho cercato di dargli anche altre caratteristiche. Comunque è una persona buona.
Sia Atsuya che Hiroto hanno l’apparenza di adolescenti, perché non mi andava di farli sembrare dei bambini. Siccome hanno un specie di ‘vita’ in Paradiso, ho preferito immaginare che possano decidere di modificare il proprio corpo fino a sembrare ragazzi più grandi.
La fiction è ambientata in una non-nominata città nei pressi di Tokyo. La descrivo come ‘città principale della metropoli di Tokyo’ perché con questo nome non si intende solo la capitale del Giappone, ma anche l’area amministrativa omonima.
Un ringraziamento speciale alla mia beta-reader Shainareth per la sua infinita gentilezza!







Shirou si fermò in mezzo alla strada piena di gente, nella via principale del centro di una delle città più importanti della metropoli di Tokyo.
Si guardò attorno, osservando con attenzione l'interno dei locali. Molte ragazzine si voltarono a guardarlo, arrossirono e tornarono a parlare con le amiche, bisbigliando complimenti e timide affermazioni di presunti 'colpi di fulmine', ma lui non ci fece caso.
Era quasi certo che il luogo dell'appuntamento fosse nelle vicinanze, benché, essendo di Hokkaido, non conoscesse bene il posto.
Lo sguardo si bloccò infine su una gelateria, un sorriso nacque spontaneo sul suo volto e, facendo un profondo respiro, si rincamminò verso la propria meta, a passo veloce.

Qualcun altro, invece, non si mosse di un millimetro.
Nascosto all'angolo della strada, dietro la parete di un negozio di vestiti, questa persona, la cui apparenza era quella di un adolescente, corrucciò la fronte e assottigliò gli occhi, quasi fosse insospettito da qualcosa; le iridi grigie brillarono per un istante, assumendo una colorazione arancione-dorata.
- Senti, Atsuya, - esalò con voce annoiata un altro ragazzino, esteriormente coetaneo dell’altro, in piedi di fianco a lui. Aveva i capelli rosso scuro a caschetto e fini occhi verdi. Non sembrava interessato a ciò che l’amico stava facendo. Si concesse un sospiro rassegnato, prima di continuare, - toglimi una curiosità... -
- Eh, no! - esclamò il compagno, voltando la testa di scatto verso l’altro. - Sei stato tu a insistere per venire qui con me, Hiroto. Non iniziare a lamentarti o a cercare scuse del tipo 'è vietato e ci sgrideranno’! - esclamò.
Il ragazzino scrollò le spalle. - In effetti siamo scesi sulla Terra senza permesso, e, sicuramente, quando torneremo ci puniranno come al solito - fece notare, con noncuranza. - Ma non si tratta di questo - specificò poi.
- Allora cosa c'è? - sbottò quindi l'amico, tornando a controllare la strada.
- Ecco... siamo fantasmi e gli umani non ci possono vedere. Posso chiederti, quindi, come mai ci stiamo nascondendo? - domandò, accucciandosi a terra per poter affacciarsi a sua volta oltre il muro dell'edificio.
Atsuya non rispose, così Hiroto alzò la testa per guardarlo. Subito dopo Fubuki indietreggiò, inorridito.
- Come fai a dire di essere un fantasma con quella calma? - chiese.
Kira sorrise. Atsuya non era ancora abituato a considerarsi una persona deceduta. Aveva faticato molto per lasciare il mondo dei vivi, continuando a vivere nel cuore del fratello gemello per tantissimi anni. Ancora adesso era restio a riferirsi a se stesso come spirito.
- Perché lo siamo - rispose con tranquillità. - Noi siamo morti, e anche da parecchio tempo. E, dato che siamo morti, possiamo scendere sulla Terra solo sotto forma di fantasmi - continuò, allargando il sorriso e piegando la testa di lato, calcando apposta la parola 'morti' per infastidire l'amico.
Quest'ultimo aggrottò le sopraciglia.
- Smettila, sei inquietante! - commentò, tornando alla posizione precedente. - Ah, Shirou se n'è andato! - esclamò poi, balzando in mezzo alla strada. Un passante lo attraversò letteralmente, provocando un brivido in entrambi. Atsuya fece schioccare la lingua, seccato, poiché odiava la sensazione di vuoto che provava quando aveva un contatto fisico con un vivente. - Andiamo a cercarlo, Hiroto! - ordinò, avviandosi, cercando di nascondere il turbamento.
- Perché non lo lasci stare? Ormai ha sedici anni, è libero di avere un appuntamento senza che lo spirito del fratello lo perseguiti - commentò Kira, raggiungendolo a passo lento.
Atsuya si voltò nuovamente verso di lui, con la veemenza che lo caratterizzava.
- Perché si innamora sempre delle persone sbagliate! Già quel dannato 'Flame Striker' gli aveva spezzato il cuore, tempo fa. Adesso ci si mette pure quel bellimbusto-finta divinità che si dà arie da adone! - si giustificò. Poi tornò a dare le spalle all’amico e chiuse la mano a pugno, tenendola davanti al petto. - Creatura blasfema, spero che gli spuntino i brufoli in faccia! -
Hiroto dovette fare uno sforzo enorme per evitare di scoppiare a ridere. Atsuya era veramente infantile, soprattutto quando si trattava di Shirou, e certe volte la sua testardaggine era persino ridicola.
- Tutte scuse. Per te chiunque giri attorno a tuo fratello è ‘la persona sbagliata per lui’ - disse, scuotendo la testa. - Questo è quello che si chiama 'complesso del fratello minore' - cinguettò sorridendo, poggiandosi l'indice della mano sinistra sulla guancia.
Il ragazzo dai capelli rosa girò la testa verso il compagno. - Prima di tutto, non è mio fratello minore. E io non sono complessato. Sono solo preoccupato. Lassù mi hanno dato l’autorizzazione a vegliare su Shirou. -
- Sì, ma dal Paradiso - gli ricordò Kira. - Non significa che devi fare scenate ogni volta che tuo fratello ha un appuntamento romantico. -
- Senti chi parla: quando tua sorella si è fidanzata, hai iniziato a piangere come una ragazzina e a inveire contro il suo ragazzo. -
- Ma lei è una donna. È ovvio che io sia protettivo con lei - si giustificò con convinzione il ragazzo dai capelli rossi, incrociando le braccia al petto. - E almeno mi sono trattenuto dallo scendere sulla Terra. -
- Sì, tanto ce l'hai sempre vinta tu - si arrese Atsuya, dandogli le spalle e avanzando per la via. - Dov'è finito? - borbottò, guardandosi attorno. Si bloccò nell'avvistare finalmente il fratello, seduto al tavolo insieme a Terumi Afuro. E quest'ultimo stava accarezzando dolcemente il dorso della mano sinistra di Shirou con le dita dell’arto destro. Il giovane fantasma saltò sul posto, arrossendo di rabbia e di fastidio, poi si avviò a passo svelto verso di loro, attraversando la grande vetrata della gelateria che dava sulla strada.
- Dannato, giù le mani dal mio fratellino! Come osi toccarlo, parlargli, stargli accanto, respirare la sua stessa aria! - sbraitò.
Hiroto sospirò. - Posso permettermi di farti notare che non può sentirti? - domandò retorico, scuotendo la testa con rassegnazione. - Cominci ad essere patetico, Atsuya. -
- Bellimbusto che non sei altro! Guarda che è inutile che sbatti le ciglia in quel modo! - proseguì imperterrito, stringendo i pugni.
- Atsuya, è inutile. Non puoi fare assolutamente nulla, smettila di… - insistette, ma l’altro continuò a sfogare la propria frustrazione, senza degnarlo di uno sguardo.
Così, senza aggiungere altro, Kira si avvicinò velocemente al compagno, gli mise una mano sulla spalla e lo fece girare, dopodichè posò le proprie labbra su quelle dell'altro. Atsuya si pietrificò sul posto, e ci mise qualche secondo, durante i quali si ritrovò a sbattere le palpebre perplesso, prima di riscuotersi, capire cos’era appena successo, avvampare e irrigidirsi.
- Che hai fatto? - gracchiò quando il compagno si fu allontanato da lui, imbarazzatissimo.
- Ti ho baciato - affermò con noncuranza Hiroto.
Quella tranquillità fece arrossire ancora di più Fubuki. - E perchè? - domandò, confuso.
- Perché mi stavi ignorando, e io non sopporto di essere ignorato - spiegò, imbronciandosi come un bambino, dando prova di essere infantile tanto quanto Atsuya. - E continui a chiamare quel ragazzo 'bellimbusto', come se lo trovassi carino. Sono geloso. -
Fubuki rimase letteralmente a bocca aperta. Kira Hiroto era sempre schietto, e quello ormai l'aveva capito bene. Lo conosceva da quando era arrivato in Paradiso, e durante il periodo del Football Frontier International, durante il quale i loro fratelli avevano giocato insieme nella Inazuma Japan (o contro, nel caso della Neo Japan e dei Fire Dragon, dato che Hiroto considerava tutti gli orfani del Sun Garden i suoi fratellini) avevano passato parecchio tempo insieme, stringendo una forte amicizia.
Ma quel bacio era stato decisamente inaspettato. Certo, erano molto legati ormai, ma non aveva mai pensato a un risvolto simile. Anche perché, pensandoci…
- È peccato! - scattò improvvisamente, come se se ne fosse ricordato solo in quel momento.
- Perchè? I tuoi genitori stanno sempre lì ad amoreggiare e nessuno ha mai detto niente, no? - spiegò Hiroto. - E poi, sai, provare un sentimento puro e sincero non è mai immorale - affermò con serietà, sorridendogli con dolcezza. Gli afferrò la mano, stringendola forte.
Il giovane Fubuki arrossì ancora più intensamente, poi distolse lo sguardo, imbronciandosi.
- Non ti sopporto quando parli con questa calma di certe cose - borbottò, sottovoce.
- Dire bugie è peccato, Atsuya - mormorò Hiroto e, come se non avesse bisogno di altra risposta, avanzò cercando di portarselo dietro. - Coraggio. Non ti consiglio di rimanere qui a vedere quei due sbaciucchiarsi. Perché non mi aiuti a vegliare sui miei numerosi fratellini, per oggi? -
Fubuki non rispose e si lasciò trascinare fuori dalla gelateria, vagamente prostrato dal modo di fare dell’altro. Poco prima di tornare in Paradiso lanciò un'ultima occhiata al gemello, malinconico. Ma, quando lo vide sorridere felice, il suo sguardo si addolcì. - Buona giornata, Shirou - sussurrò, prima di sparire in una luce dorata.
  
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