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Autore: RedHotSoul    27/05/2013    0 recensioni
"Summer Wave" è la storia di Alessandro e Valeria e del loro struggente amore reciproco, che li sommergerà come un onda nella calda estate.
"L’avevo vista per al prima volta a scuola: occhi verdi come due smeraldi, che mettono in risalto i suoi lunghi capelli rossi [...] fin dal primo sguardo rimasi incantato" così descrive Alessandro, il narratore della storia, il loro primo incontro, il momento in cui le loro vite si incrociarono fondendosi l'un l'altra.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Finalmente… - urlai gettandomi sul prato affianco ad Alice, la mia migliore amica, -Finalmente è estate!- Lei mi guardò, sorrise e disse –eh già! Ero davvero stanca della scuola-
-dovremmo festeggiare; Ragazzi- dissi, alzando la schiena e mettendomi a sedere, a Matt e a Riccardo, che erano poco distanti a giocare con il pallone –che ne dite di organizzare un falò per domani?!-
-sarebbe fantastico- disse Valeria, che era arrivata in quel momento, sorridente ,come al solito.
L’avevo vista per al prima volta a scuola: occhi verdi come due smeraldi, che mettono in risalto i suoi lunghi capelli rossi, che leggermente sfumano sul biondo, carnagione chiara con lentiggini sulle guance e sul naso, indossava una maglia color verde acqua a mezze maniche, un jeans stretto e un paio di converse verdi anch’esse: era come un angelo sceso in terra; fin dal primo sguardo rimasi incantato: la terra continuava a girare, ma io non sentivo più il terreno sotto i piedi né lo scorrere del tempo; non sono mai stato un ragazzo timido, ma in quel momento l’emozione fu tale che non seppi dire neanche una parola e l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era lei. Quello stesso giorno scoprii che frequentava la stessa classe di Alice, quindi  le chiesi subito di presentarmi, lei rise perché sapeva che prima o poi glielo avrei chiesto. Qualche giorno dopo andammo ad una festa, organizzata da un’amica di Alice, c’era anche Valeria: indossava un vestito nero, che arrivava poco più su del ginocchio e che stringeva sui fianchi evidenziando leggermente le sue dolci curve: quando la vidi mi mancò il fiato, ma mi feci coraggio e non appena Alice si avvicinò a lei e, facendo finta di voler dire una cosa alla mia amica, mi avvicinai anch'io –piacere, Alessandro- dissi, porgendole la mando, con una tale sicurezza che mi sorpresi di me stesso
-Valeria- rispose sorridendo, mentre mi stringeva la mano; non riuscii a dire altro: la sua candida pelle aveva sfiorato la mia, il suo sorriso e la sua voce soave mi avevano fatto battere il cuore all'impazzata e immediatamente persi tutta la sicurezza che avevo trovato, così stetti in silenzio a fissarla negli splendidi occhi verdi,
-è al nostro stesso anno- disse, all'improvviso, Alice per rompere quel silenzio imbarazzante che si era creato
-lo so- rispose, prontamente Valeria, con un sorriso più grande di quello di prima –l’ho visto spesso a scuola, sei nell'aula  infondo al corridoio del secondo piano, giusto?- mi chiese fissandomi dolcemente negli occhi
-sì- risposi con ritrovata sicurezza, dopo aver saputo che anche lei mia aveva notato quel giorno –tu sei nella stessa classe di Alice, vero?- chiesi, voltandomi verso Alice, che se n’era andata, senza che né io né Valeria ce ne accorgessimo, lasciandoci soli,
-sì, ho da poco cambiato scuola e non conosco ancora molte persone al di fuori della mia classe; sono contenta di averti conosciuto- disse arrossendo leggermente
-anch'io sono contento di conoscerti- dissi, probabilmente con un sorriso ebete stampato sulla faccia –sai…- aggiunsi poi con voce, involontariamente più bassa –anch'io ti avevo notata, sarebbe stato impossibile non notare una ragazza così bella- dissi abbassando lo sguardo per l’imbarazzo di ciò che avevo appena detto,
-grazie… -  disse mentre arrossiva sempre di più –anche tu sei molto carino…- continuò mordendosi leggermente il labbro inferiore e guardandomi negli occhi con una dolcezza indescrivibile,
-grazie- le dissi sorridendo, poi le presi la mano e continuai –perché non andiamo sulla terrazza?-
-andiamo, inizio ad avere caldo qui- rispose sorridendo. Passammo tutto il resto della serata, da soli ,sulla terrazza, a parlare e a scambiarci complimenti a vicenda, l’agitazione era scomparsa, ma l’emozione saliva ad ogni parola, mentre fissavo le sue labbra rosse come due ciliegie messe in risalto dalla candida carnagione, le spostai dolcemente una ciocca di capelli, che le stava sul viso, dietro all'orecchio e le diedi dolcemente un bacio sulla guancia, lei mi fissò con quei suoi occhi verdi, che risplendevano più della luna, mi butto le braccia al collo abbracciandomi, la strinsi forte a me, mentre il mio cuore batteva all'impazzata, sentivo il suo profumo, dolce come zucchero filato, inebriarmi i sensi anche più dell’alcool, che avevamo bevuto, la lasciai andare leggermente, inclinai la testa, chiusi gli occhi e sfiorai delicatamente le sue labbra con le mie, la sentii quasi tremare tra le mie braccia per l’emozione, l’unico suono che sentivamo era quello dei nostri cuori che battevano più forti che mai, mi avvicinai di più, accostai le mie labbra alle sue e la  baciai.
Non era di certo la prima volta che baciavo una ragazza ma mai prima di allora mi ero sentito in quel modo: tutto il mondo era come scomparso: non mi importava più di niente, più di nessuno al di fuori di noi due, mi bastava lei, quel momento, quel bacio, noi, era tutto ciò che desideravo; volevo che quel momento durasse per sempre.
  Erano passati quasi tre mesi da quella serata, di primavera, ed erano quasi tre mesi che eravamo fidanzati. Le andai incontro, la presi per i fianchi, l’avvicinai a me e la baciai intensamente.
  
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