Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Ely82    27/05/2013    6 recensioni
Elisa è una ragazza normale, con una vita normale che si trova catapultata all'improvviso in una realtà del tutto inaspettata. Incontra il suo "amore virtuale" Robert Pattinson e quello che accade va oltre ogni sua più rosea aspettativa.
"Guardavo il ragazzo e il tipo grosso che era tra di noi. No, non poteva essere… però quel cappello… quelle iniziali LB… "
"Era davvero perfetto, bello più di quanto avessi mai immaginato. Non potevo vedere i suoi splendidi occhi, ma vedevo le sue labbra scolpite, il suo naso dritto la sua mascella quadrata, le sue mani tamburellare nervose sul tavolo."
Un viaggio immaginario che permette di sapere cosa potrebbe accadere (o meglio, cosa vorremmo accadesse) se dovessimo incontrare il nostro amato Rob.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci arrivari all'ultimo capitolo di questa breve storia.
Spero vi sia piaciuta e che vi siate emozionate come è successo a me quando l'ho scritta.
Come finirà questa surreale storia tra i nostri protagonisti?

Buona lettura.





Sentivo una strana morbidezza sulla pelle, un profumo nuovo mi avvolgeva e mi cullava rendendo l’aria intorno a me fresca e seducente. Allungai una mano per capire da dove provenisse quella piacevole sensazione. Le mie lenzuola sembravo di seta, lisce e fresche. Più le accarezzavo più quella sensazione crebbe e una inaspettata consapevolezza si fece strada nella mia mente ancora assopita: non sembrava seta, era seta! Aprii gli occhi di scatto, per verificare ciò che il mio istinto mi diceva. La stanza era buia, grande, ed il letto… il letto non era il mio.
Abbassai gli occhi su il mio corpo, coperto solo a tratti dal lenzuolo e mi accorsi di essere del tutto nuda. Non era stato solo un sogno bellissimo, uno di quelli fatti decine di volte, era accaduto davvero! Io e Robert….
Mi sollevai ancora intontita cercandolo nella stanza e non trovando traccia di lui il panico mi assalì. Che avevo fatto? Ero andata a letto con un altro uomo! Non un uomo qualsiasi, ma l’uomo dei miei sogni. “Stupida!”, mi gridai, “lo hai tradito comunque!”, pensai, riferendomi a Luca. Iniziai a respirare a fatica e ad avere il battito accelerato, ma non era solo per i sensi di colpa.
Lui non c’era.
Mi lasciai di nuovo cadere sul letto e fissai il soffitto sopra di me. Un enorme ventilatore girava sopra la mia testa, provocando quella piacevole frescura che mi aveva cullato al risveglio. La mia mente, stimolata dal movimento veloce e regolare delle pale del ventilatore, riprese lentamente vita, facendo riaffiorare i ricordi di quella notte indimenticabile.
Il suo corpo asciutto e sodo, le sue braccia e le sue mani che mi stringevano e mi accarezzavano, le sue labbra sulla mia pelle sudata e il suo sguardo devastante e provocante su di me. Mi ero concessa a lui senza remore e senza inibizioni, come mai avrei pensato di riuscire a fare, non con lui almeno. Momenti di intensa passione e desiderio, avevano lasciato spazio a istanti di profonda dolcezza e delicatezza.
Mi venne in mente una vecchia canzone dei Lunapop, di cui non ricordavo il titolo, il cui ritornello mi sembrava dicesse: “Sei come un’onda che ribatte e sbatte dentro di me, mi hai già portato a largo dove un appiglio non c’è. Non posso più tornare indietro non conosco la via, non voglio più tornare indietro e stare senza di te!”
In quel momento, mentre il mio corpo si rianimava eccitato da quei pensieri, la porta scorrevole si aprì, e la luce entrò nella stanza. Non erano i raggi del sole: era lui che illuminava tutto ciò che lo circondava.
«Ciao», mi disse dolce, richiudendo la porta dietro di se.
«Ciao», gli risposi con lo stesso tono, appoggiando la schiena alla spalliera del letto.
Era meraviglioso. Nessun film gli aveva mai veramente reso merito. Indossava i pantaloni grigi di una vecchia tuta e…nient’altro.
Venne verso di me senza distogliere quegli occhi meravigliosi dal mio viso e si sedette sul letto vicino a me.
«Va tutto bene?», mi chiese serio, vedendomi immobile e silenziosa.
«Non ne sono sicura…», ammisi.
«Sei pentita?», mi domandò dispiaciuto.
«So che dovrei esserlo, ma non ci riesco…»
Il suo volto si aprì ad un sorriso mozzafiato e compiaciuto.
«Allora che c’è? Ti vedo triste…», aggiunse, seguendo con un dito il profilo della mia gamba nuda.
«Ora sarà ancora più difficile toglierti dalla mia testa… probabilmente non ci riuscirò mai…», gli risposi malinconica.
«Vuoi dimenticarmi?», chiese sorpreso.
«Che alternativa ho? Tra poche ore scomparirai dalla mia vita e a me non resterà niente…»
«Avrai sempre un pezzetto di questo…», mi sussurrò, afferrandomi dolcemente la mano e appoggiandola sul suo cuore. «…e il ricordo di questa notte.»
Era così dolce e bello, bello in modo devastante, bello da non permetterti di respirare, bello da non riuscire a credere che fosse vero.
«Tu non hai idea di come mi senta in questo momento…», gli dissi, allontanando la mano dal suo corpo.
«Allora spiegamelo…», aggiunse, distendendosi a fianco a me.
Mi alzai sui gomiti per riuscire a guardarlo meglio. Lui era lì, disteso sulla schiena, a torso nudo, con un braccio sotto la testa, mentre con l’altro mi sfiorava il braccio.
«Vorrei che potessi essere davvero Edward per un momento, per potermi leggere nel pensiero: sarebbe molto più facile», gli dissi con il cuore in gola. «Questo è qualcosa che non avrei mai creduto possibile! E’ come se qualcuno mi avesse regalato la cosa che più desideravo al mondo e, sempre quel qualcuno, me la stesse per portar via. Se non l’avessi mai avuta, se non avessi provato certe emozioni nel sentirla mia, anche se per poco tempo, non avrei mai saputo cosa mi stessi perdendo. Ora invece è come se si fosse formata una voragine nel mio petto e non ho la più pallida idea di come farò a colmarla», gli spiegai di getto, senza riuscire più a guardarlo.
Lui rimase in silenzio. Probabilmente non si era reso conto, fino a quel momento, di cosa, tutto quello, significasse per me. Forse pensava che per me, come forse per lui, era stato solo sesso. Ma per me era molto di più. Mi fissava con le labbra serrate e il volto teso, come se volesse dire qualcosa che non poteva.
«Ti ho trascinato in questo casino, che è la mia vita, senza rendermi conto che potessi farti del male», disse alzando gli occhi al cielo. «Mi dispiace…»
«Ehi, non dirlo nemmeno per scherzo, ok?!», esclamai, girandogli il viso verso di me, perché mi guardasse. «Tu mi hai reso felice in un modo incredibile. Tu mi hai fatto vivere in una favola per tre giorni. Sei la sorpresa più bella che la vita potesse riservarmi.»
Mi avvicinai a lui con il volto e lo baciai teneramente. Rimase a guardarmi, mentre con la mano tracciavo il profilo perfetto del suo volto. Gli accarezzai la fronte e le sopracciglia, scesi lungo la linea dritta del suo naso e mi soffermai sulle sue labbra. Ne tracciai il contorno ammaliata da tanta sensualità. Lui era immobile e lasciava che io esplorassi e scoprissi ogni particolare del suo volto. Quante volte avevo desiderato fare una cosa del genere! Dalle labbra scesi sino al mento, e percorrendo la sua mascella perfetta, arrivai fino all’incavo del collo.
«Sei perfetto», mormorai tra me, baciandolo di nuovo con maggiore intensità.
Le sue braccia mi avvolsero in un istante e mi restituì il bacio con desiderio inaudito. Rotolò sopra di me e iniziò a toccarmi con le sue mani d’angelo dal collo fino alle cosce. Mi afferrò sotto il ginocchio e portò la mia gamba sopra il suo fondoschiena, facendomi sentire la sua voglia di me. Iniziammo a respirare profondamente abbandonandoci al desiderio a alla consapevolezza che sarebbe stata la nostra ultima volta. Mi afferrò un polso e mi bloccò il braccio sopra alla testa, mentre tornava a farmi sua in quel modo inaudito.
Non riuscimmo a controllare i nostri istinti e tutto finì prima di quanto sperassimo. Non avevo più fiato e non riuscivo a parlare. Sentivo il suo alito sul collo e i suo baci caldi e seducenti non mi permettevano di riprendermi da quella situazione. Solo dopo alcuni minuti, in cui rimanemmo stretti a baciarci, lui si sollevò da me per parlare.
«Prima ti ho mentito…», disse con voce rauca, «… in realtà, non mi dispiace affatto di averti portato qui.»
Non potei fare a meno di sorridergli, passandogli una mano tra i capelli scompigliati e sudati.
In quel momento qualcuno bussò alla porta scorrevole.
«Ignorali», mi disse affondando il suo viso sul mio seno.
«Signor Pattinson, avrei bisogno di parlarle. C’è un problema», disse Dean dall’altra stanza.
«Non ora!», gli urlò Rob, troppo preso a farmi impazzire.
«Davanti all’albergo ci saranno almeno trenta ragazzine indemoniate!», disse agitaato.
Rob si fermò di getto e ci guardammo preoccupati.
«Credo che la sua amica, ieri sera, abbia spifferato in giro il nome del suo albergo!», disse adirato, riferendosi ovviamente a me.
Guardai Rob con occhi imploranti come per dirgli “Non sono stata io”! Lui mi sorrise accarezzandomi i capelli.
«No, non credo sia stata lei…», gli rispose facendomi l’occhiolino.
«Non c’è altra spiegazione! Dobbiamo lasciare l’hotel prima che scoppi il pandemonio! Le avevo detto di non farla venire qui!»
Rob, sbuffò, estremamente scocciato da tanta insistenza e scivolò via da me, infilandosi i boxer. Afferrò il lenzuolo che era scivolato a terra e mi coprì amorevolmente, prima di dirigersi verso la porta.
«Posso assicurarti che non è stata lei», gli disse Rob, in modo malizioso, aprendo le due ante.
Dean stava per ribattere nuovamente, quando si accorse di me, nel letto di Rob. I nostri sguardi si incrociarono per un breve momento, poi Dean, cercando di riprendersi dalla sorpresa, aggiunse:
«Capisco… In ogni caso, credo dovremmo anticipare la nostra partenza…»
«No», lo interruppe Rob con autorità, «lasceremo l’albergo all’ora stabilita. E ora se non ti dispiace…»
Rob richiuse la porta e si diresse verso di me.
«Scusami, a volte è davvero pressante.»
«Fa il suo lavoro», gli risposi. «Io farei anche peggio, se ci fosse in ballo la tua sicurezza!»
Rob si illuminò e scoppiò a ridere!
«Avvocato e guardia del corpo in una volta sola!», esclamò. «Riuscirei a risparmiare un bel po’ di soldi!»
Nel momento in cui stava per sedersi sul letto il suo telefono squillò.
«Sono mortificato!», mi disse dispiaciuto.
«Tranquillo, non c’è problema», gli risposi con gentilezza.
Rob estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni e guardò lo schermo prima di rispondere. La sua espressione mutò appena lesse il nome di chi lo stava chiamando. Alzò lo sguardo verso di me, come per scusarsi di qualcosa e poi rispose, iniziando a camminare per la stanza.
«Ehi, ciao!», esclamò con sorpresa. «No, sono ancora in camera, ieri sera ho fatto tardi.»
Mi sollevai dal letto e mi misi in ascolto giocherellando nervosamente con l’orlo del lenzuolo.
«Sam e Tom sono venuti a trovarmi. Erano in vacanza a Madrid, ti ricordi? Te ne avevo parlato», disse rispondendo al suo interlocutore. «Tu dove sei?», gli chiese.
Il tono che aveva era tenero e affettuoso: non poteva che essere lei.
«Sì… anche tu…», disse piano, guardandomi in modo colpevole e desolato. «Non mi va di parlarne al telefono… affronteremo la cosa quando riusciremo a vederci», aggiunse accigliandosi leggermente.
Ero impietrita sul letto mentre vedevo il mio castello di carte crollarmi davanti agli occhi. Ero pronta a dirgli addio ma non a quello: non a sentirlo amoreggiare con Kristen davanti a me! Scesi dal letto e iniziai a rivestirmi nervosamente. Rob mi vide e sul suo volto si dipinse una strana espressione: una specie di supplica traspariva dai suoi occhi, profondi come il mare.
«Posso richiamarti più tardi? Stanno bussando alla porta», le disse in maniera precipitosa, continuando a fissarmi scuotendo la testa. «Sì… anch’io…», aggiunse pianissimo prima di riattaccare.
«Elisa, ti prego aspetta! Non così!», mi disse lanciando il telefono sul letto.
«Sto bene…», balbettai, «…devo solo andarmene.»
«Per favore, non farlo!», mi supplicò. «Mi dispiace! Io non…»
«E di cosa? Tu non hai colpa di niente! Sono io la stupida!», gli dissi con una leggera isteria nella voce. «So di non avere nessun diritto di arrabbiarmi con te, di offendermi, né, tanto meno, di essere gelosa, ma non ci riesco e la cosa è assurda!»
Lui mi guardava impotente mentre io davo i numeri non trovando uno dei miei sandali.
«Fermati un minuto!», mi urlò all’improvviso, afferrandomi le spalle. «Sapevi già di lei…», aggiunse, poi, a voce bassa.
«Non mi sembrava la conversazione di due che stanno per lasciarsi, però!», gli dissi arrabbiata. «Tu la ami ancora, è chiaro come il sole», aggiunsi in tono arrendevole.
«E’ una situazione complicata… e poi anche tu non ami forse il tuo ragazzo? Eppure sei qui», mi rispose duro.
La verità di quelle parole mi paralizzò e non riuscii a ribattere.
«Perdonami, non volevo…», si scusò.
«No, hai ragione. Il tuo mondo è diverso dal mio. Sapevamo che tutto questo sarebbe finito», gli risposi con voce tremante. «Ma, se l’ami davvero, non permettere al resto del mondo di mettersi tra di voi! E se lei ti ama davvero, dovrebbe volerti sopra ogni cosa e fregarsene di tutto il resto. Ti meriti di essere felice.»
Quasi non credetti alle mie stesse parole, però era esattamente quello che pensavo. Visto che non potevo essere io la sua donna, desideravo almeno che colei che avesse scelto fosse degna di uno come lui e che lo rendesse felice.
«Non mi merito certe parole», mi disse afferrandomi la mano. «Sei davvero una ragazza speciale e il tuo ragazzo è fortunato ad averti.»
«Non credo che sarà ancora di questo avviso quando saprà che cosa ho fatto!», gli dissi angosciata.
«Non sei obbligata a… nessuno lo saprebbe mai», mi disse sorpreso.
«Ma non sarebbe giusto! Ha diritto di sapere. A quel punto sarà lui a decidere se perdonarmi o no. Non potrei mai sposarlo, tenendogli nascosta una cosa simile!», gli spiegai con le lacrime agli occhi.
«E se decidesse di lasciarti? Non potrei mai perdonarmi di averti rovinato la vita!», mi disse con impeto.
«Ma tu non c’entri. Ho scelto io di fare quello che ho fatto, sapendo a cosa rischiavo di andare incontro. Mi auguro che riuscirà a capirmi e perdonarmi, ma se non dovesse farlo… non potrei certo biasimarlo.»
«Quello che dici, il modo in cui ragioni… vorrei anch’io essere come te! Questi tre giorni è come se fossi rinato, come se avessi ritrovato una parte di me perduta da tempo.»
«Ora però è meglio che vada… ogni istante rischia di diventare più difficile.»
«Dico a Dean di chiamare l’autista. Torno subito», mi disse uscendo dalla stanza.
Mi lasciò da sola nell’oblio. Avrei dovuto essere felice perché in fondo avevo ottenuto quello che per molte ragazze sarebbe rimasto solo un sogno, una fantasia.
Ma non ero felice.
Mentre ero da sola, riuscii a trovare la scarpa che mi mancava e approfittai di quel momento per aprire le finestre permettendo all’aria mattutina di entrare nella stanza.
Raccolsi da terra i vestiti di Rob e, prima di poggiarli sul letto, me li avvicinai al viso per inalarne la sua essenza. Volevo che mi entrasse in circolo nel corpo, volevo che il mio cervello memorizzasse quella fragranza, per non dimenticarmi mai di lui.
Quando sentii la porta riaprirsi, li gettai d’istinto sul letto per evitare che mi vedesse fare una cosa del genere.
«Appena la macchina sarà arrivata, mi avvertirà», mi disse, tornando verso di me.
«Ti ringrazio…», mormorai.
«Non voglio vederti così triste. Avresti mai pensato di trascorrere tre giorni così? Sono stati bellissimi, ed ora, grazie a te, avrò un ricordo stupendo di questa città», mi disse con dolcezza.
«Finché non ti dimenticherai di me!», esclamai a testa bassa.
«Ma che dici?», mi chiese alzandomi il viso.
«Che tra poco tempo, quando riprenderai a pieno ritmo la tua vita, non ricorderai più nemmeno il mio nome!», gli risposi amareggiata.
Rob mi guardò negli occhi cercando di dare un senso alle mie parole. Sbatteva le palpebre velocemente e muoveva la bocca come se non trovasse le parole giuste da dire.
«Come puoi dire una cosa del genere? Non hai imparato a conoscermi neanche un po’?», mi chiese arrabbiato e deluso.
«Credo che Sam ti conosca meglio di me. Sono parole sue, non mie», ammisi controvoglia.
Rob indietreggio, contraendo tutti i muscoli del viso: era furioso.
«Sam ti ha detto che non mi ricorderò nemmeno il tuo nome?!»
Il suo sguardo mi fece pentire all’istante di avergli riferito quel particolare, ma le parole del suo amico mi avevano davvero ferito e, alla prima occasione, ritornavano prepotentemente ad invadere i miei pensieri.
«Già, ha detto che lo avresti dimenticato nel giro di due giorni e che non significavo niente per te», gli spiegai turbata.
Rob iniziò ad agitarsi e a ridere in maniera nervosa e nevrotica: sembrava stesse per esplodere.
«Ma come cazzo…», iniziò a gridare poco dopo, «… Cosa crede? Che mi scopo ogni ragazza che mi fa un complimento!?»
«Io…», provai ad intervenire per calmarlo.
«E tu gli hai creduto?», mi urlò davanti alla faccia.
«No, certo che no! Ma fa comunque male sentirsi dire certe cose…», gli risposi intimidita dalla sua reazione.
Sentendo le mie parole, il suo volto si distese leggermente e la vena sulla sua fronte iniziò a scomparire.
«Non sono il tipo che si porta a letto chiunque», mi disse afferrandomi il viso. «Quello che c’è stato con te è… non mi era mai capitato, devi credermi!»
«Ti credo», riuscii a dire con il respiro accelerato.
In quel momento il telefono della camera squillò e Rob, dopo un momento di esitazione, mi lasciò andare per rispondere alla chiamata.
«Pronto?..... Va bene, tra un minuto arriva», disse riagganciando. «L’auto ti sta aspettando all’uscita sul retro, quella che abbiamo usato ieri sera», mi disse ancora turbato.
Il momento tanto temuto era arrivato: la mia favola personale stava finendo… e senza lieto fine. Rob si avvicinò di nuovo e mi abbraccio, attirandomi a sé. Gli gettai le braccia al collo e affondai il viso bagnato dalle lacrime sulla sua spalla.
«Grazie, grazie di ogni momento passato insieme», mi sussurrò teneramente ad un orecchio.
Alzai il capo, emozionata da quelle parole e, accarezzandogli il viso lo avvicinai a me finché le punte dei nostri nasi non si sfiorarono.
«Robert Thomas Pattinson tu sei un ragazzo straordinario e, se vivessimo in un mondo diverso, io ti seguirei ovunque e lotterei per averti. Farei di tutto per portarti via da lei e per farti innamorare di me: non mi arrenderei mai…», gli dissi perdendomi nei suoi occhi.
«Sono sicura che ci riusciresti…amarti sarebbe la cosa più facile del mondo», mi rispose con intensità, prima di portare le sue labbra sulle mie.
Fu un bacio serio e di una dolcezza inaudita. Gli strinsi le mani dietro la nuca per far aderire ancor più in profondità le nostre labbra. Un bacio denso di emozioni e di significati che aveva il retrogusto amaro di un addio.
L’impeto del momento si affievolì e lentamente ci separammo. Ci fissammo di nuovo e gli feci un’ultima carezza prima di dirigermi verso la porta.
«So che non alcun diritto di chiedertelo», mi disse voltandosi verso di me, mentre stavo per uscire. «…ma, dopo tutto questo,  credi che a novembre…ci sarai? Sarebbe bello rivederti…»
Mi asciugai gli occhi con il dorso della mano e gli rivolsi un tenero sorriso.
«Guarda tra la folla e mi troverai», riuscii a dirgli sopraffatta dall’emozione prima di correre via da quella stanza.
Dean mi  stava aspettando fuori dalla porta e notò subito il mio viso segnato dal pianto. Mi accompagnò all’ascensore e scese con me fino alla hall.
«Avevo cercato di avvisarla proprio per evitarle tutto questo», mi disse serio, un secondo prima di arrivare a destinazione.
Feci finta di non sentirlo e andai dritta verso l’uscita senza mai voltarmi indietro.
Dean mi aprì la portiera e prima che la richiudesse gli rivolsi un sorriso di cortesia, che lui contraccambio, senza però dirgli una parola.
Quando lo sportello si richiuse, mi accorsi della presenza, vicino a me, di un enorme mazzo di rose rosse. Alzai gli occhi cercando una spiegazione da Giorgio che mi fissava sorridente dallo specchietto retrovisore.
«Credo ci sia un biglietto…», mi disse mettendo in moto.
Lo cercai impaziente ed emozionata e poco dopo lo trovai.
Era un semplice cartoncino bianco in cui era riportata una frase, che non avrei mai più dimenticato:
Sei una ragazza speciale e per questo occuperai sempre un posto speciale nel mio cuore. Con te sono riuscito ad essere me stesso, quel Robert che non vedevo più da tempo. Ora so cosa desidero dalla vita e che tipo di ragazza voglio accanto a me.  Grazie per tua semplicità, la tua onestà e la tua dolcezza.
Con amore,  Rob.”
Tutta la tristezza e la malinconia, svanirono come per incanto, spazzate via da quelle parole scritte con il cuore. Avevo paura di ritornare alla mia solita vita, ma la mia vita non sarebbe mai più stata la stessa.
 
Quell’esperienza mi fece capire che a  volte i sogni non rimangono solo tali e che ciò che più desideri può succederti da un momento all’altro, ma, soprattutto, da quell’istante, mi resi conto che niente, nella vita, mi sarebbe più sembrato impossibile.
 
 
 
 
 
 
                                                                         Dedicato a tutti quelli che credono nei sogni…
   
 
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