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Autore: cup of tea    27/05/2013    2 recensioni
[Endgame!Klaine]
Blaine Devon Anderson, promettente neolaureato in medicina, ha di fronte a sé una brillante carriera ma si è sempre sentito una persona particolarmente sola. Dopo aver incontrato quello che sente essere l’amore della sua vita, scopre che strane circostanze e inquietanti personaggi armati di agende e cappelli eleganti tramano per tenerlo lontano da Kurt e impedire il loro rapporto.
Cosa devi fare quando il destino ti è contro?
FF liberamente tratta dal film "I Guardiani del Destino" (The Adjustment Bureau) basato a sua volta su un racconto di Philip K. Dick, "Squadra riparazioni".
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I’ll never let them hurt you, I promise
Capitolo 7



 

Blaine seguì Kurt nel buio del suo loft di Bushwick.

Sentiva una risatina 
crescergli in gola - di quelle che vengono quando sai che stai facendo una cosa proibita e potresti essere scoperto, di quelle che sfogano l’eccitazione e che ti costringono a morderti le labbra per non farle uscire.

Kurt gli prese una mano, mentre con l’altra gli faceva segno di fare silenzio avvicinando l’indice sul proprio sorriso altrettanto eccitato e divertito, visibile solo agliocchi di Blaine perché abituati all’assenza di luce già da un po’.

Blaine si lasciò trascinare dalla presa di Kurt e soffocò un gemito quando colpì rumorosamente qualcosa di duro in mezzo alla stanza.

“Shh!!” gli intimò Kurt. “Rachel e Santana dormono di là!”

“Scusa!” Sussurrò lui, incassando la testa fra le spalle. Si fece trainare di nuovo per il braccio, finché non sentì l’altro tirare qualcosa che assomigliava a una tenda, per poi sentirsi spingere con la giusta dose di dolcezza e provocazione su quello che doveva essere il letto di Kurt.

Si tenne sollevato sui gomiti mentre lo sentiva lanciare il borsone in un angolo indefinito della stanza e tirare nuovamente la tenda in modo da separare lo spazio che era riservato a lui dal resto della casa. Dopo un momento di silenzio lo sentì frugare in una tasca e prendere qualcosa, che poi scoprì essere il cellulare quando lo vide illuminarsi. Il buio della stanza non fu vinto dalla debole luce fredda del display, ma bastò a permettere a Blaine di intravedere i tratti del volto e la linea delle spalle e delle braccia di Kurt. Sembrava fatto di vetro. Lo seguì con gli occhi in ogni movimento, dall’aprire un armadietto basso sul pavimento, all’illuminarne il contenuto alla ricerca di qualcosa. Blaine si tolse i mocassini e si girò sulla pancia, il mento appoggiato sulle braccia incrociate, in attesa.

“Trovato!” Lo sentì esultare a bassa voce.

“Grande!” e allungò il braccio verso la custodia del dvd che Kurt gli stava passando.

Moulin Rouge.

Ne avevano parlato tutta la sera. Avevano scoperto che era il film preferito da entrambi e avevano deciso di guardarlo insieme. Nonostante fosse già mezzanotte passata quando avevano lasciato il Callbacks, non erano neanche lontanamente preoccupati dell’ora che avrebbero fatto. Anche il fatto che Kurt avesse lo Showcase la sera successiva - e che quindi avesse bisogno di riposo - passò in secondo piano.

Quando Blaine percepì il peso di Kurt sul materasso accanto a sé ebbe un brivido. Si concentrò sulle proprie mani che aprivano il computer portatile e inserì il dvd nel lettore. Gli passò uno dei due auricolari – per non svegliare le coinquiline di Kurt, non avrebbero potuto tenere il volume alto e neanche cantare ogni canzone come avrebbero voluto, ma condividere gli auricolari significava stare l’uno accanto all’altro e tanto bastava a rendere comunque unico il momento. Blaine infine schiacciò “play”.

Erano così vicini che le loro braccia si stavano sfiorando. Ogni respiro era una carezza sulla pelle dell’altro e ogni scena sullo schermo era una scusa per vedere le proprie reazioni rispecchiarsi negli occhi altrui.

Ogni battuta era una parola dolce sussurrata all’orecchio.

Ogni colpo di tosse insanguinato era una lacrima da asciugare sulla guancia con un dito.

Ogni canzone era una danza di labbra silenziose.

Ogni bacio tra Christian e Satine era un bacio tra lui e Kurt.

Carezze a fior di polpastrelli, Your Song, battiti di cuori e di ciglia, la vie de Bohème, nasi che si sfiorano, un magico sitar, dita intrecciate, macchina da scrivere, camicie sbottonate, diamanti, capelli spettinati,  amore sullo schermo, amore in un loft di Bushwick.

Come What May.

***

Blaine si svegliò tranquillo.

Sorrideva, perfino. Sorrideva.

Se tutte le mattine del mondo avessero potuto  essere così, pensò, il mondo sarebbe stato un mondo migliore. Il suo lo era appena diventato, senza ombra di dubbio.
Inspirò con il naso, a occhi ancora chiusi. Le lenzuola sapevano del suo gel alla ciliegia misto alla crema idratante di Kurt, che gli aveva applicato con dolcezza lui stesso prima che si addormentassero, mentre gli raccontava del suo lavoro in ospedale e della sua famiglia.

“Ti vogliono bene” gli aveva detto. “E’ per questo che vogliono il meglio per te.” E lui lo sapeva. Sapeva che era così, doveva solo ricordarselo, di tanto in tanto. “Qual era il tuo sogno?” gli aveva chiesto, poi. Non gli servì un secondo per pensarci. “Cantare”, aveva risposto. E alla realizzazione che in passato i loro glee club si erano scontrati sul palco di un qualche auditorium disperso in Ohio, Kurt gli aveva detto: “Era destino che ci incontrassimo.” Lui si era morso un labbro, e Kurt glielo aveva baciato.

Allungò un braccio verso il centro del letto, alla ricerca di un contatto e di una conferma che quello che era successo tra loro non fosse stato solo un sogno o uno scherzo della sua immaginazione.

Avevano vinto, giusto? Avevano battuto il destino. Lo avevano cambiato, lo avevano fatto su misura per loro. Niente più gente con i cappelli.

Spero tu sia contento. Adesso il tuo caso passerà ai piani alti. Non hai idea di chi ti sia messo contro.”

Lo spazio accanto a sé era vuoto.

“Il tuo caso passerà ai piani alti.”

No. Kurt.

“Non hai idea di chi ti sia messo contro.”

Si alzò di soprassalto, con il cuore che batteva a mille e gli occhi che si agitavano nel panico. Dov’era?! Cosa gli stavano facendo?! Gli stavano facendo dimenticare tutto?!

“Kurt!” chiamò, mentre spostava la tenda e correva in cucina.

“Ullalà, Lady Hummel ci ha portato un amico! Dimmi che non hai un accento inglese anche tu, ti prego.”

 “Santana!”

“Che c’è?! Sto cercando di fare amicizia!”

In cucina non c’era nessuna traccia di Kurt, ma in compenso due ragazze stavano facendo colazione con latte, cereali e frutta sedute al tavolo. Blaine riconobbe Rachel e le sorrise, un po’ incerto. L’altra ragazza, Santana, assomigliava in modo impressionante a qualcuno che poi realizzò essere la tipa del bar che gli aveva dato indicazioni. “I miei due coinquilini frequentano entrambi quell’accademia; so che dovevano fare le prove all’interno dell’istituto, ma hanno cambiato all’ultimo momento.” “Santana!” esclamò.

“Ci conosciamo?”

“Noi, sì… cioè no. Più o meno. Oh per favore ditemi dov’è Kurt.”

 “Ehi calmati! La tua fatina è sotto la doccia! Possibile che Hummel non riesca a trovarsene uno normale?” disse la ragazza rivolgendosi alla sua amica. Rachel intervenne cercando di recuperare il danno. “Quello che Santana vuole dire è che se vuoi puoi sederti qui con noi e mangiare qualcosa mentre lo aspetti…”

Kurt. Sotto la doccia. Ovvio. Perché non ci aveva pensato subito? Si lasciò sprofondare su una sedia vintage, sentendosi un perfetto idiota. Sarebbe diventato matto prima o poi, lo sapeva.
Rachel gli passò un biscotto fatto in casa.

***

Quando Kurt fecce capolino in cucina, Blaine stava chiacchierando del più e del meno con le ragazze, finché Santana non annunciò che aveva appuntamento con Brittany – sì, la Brittany di Sam. Blaine pensò a come il mondo fosse davvero piccolo come si diceva, ma anche che il McKinley al completo si fosse trasferito a New York.

“Oh, Kurt. Eccoti qui. Il moretto qui presente quasi non ce la faceva più! Stanotte ne avete fatte delle belle, eh?”

“Santana, per l’amor del Cielo, quando imparerai a farti gli affari tuoi?” Ribatté Kurt, mentre si sedeva con loro.

“Capito! Santana Lopez non è gradita. Adios!” E scomparve dietro la porta scorrevole dell’ingresso.

Blaine ridacchiò. Per quanto fosse senza peli sulla lingua, quella ragazza non era male. Sorrise a Kurt, che sembrava fin troppo imbarazzato di una delle sue coinquiline. Stava spiluccando qualche fetta biscottata alternandola a sorsi generosi di spremuta d’arancia, scuotendo con disapprovazione la testa.

“Che hai?” chiese Rachel anticipandolo di mezzo secondo. Kurt era davvero troppo serio, e constatare che non avesse il suo stesso sorriso stampato in viso da quando si era svegliato gli fece un po’ male.

“Adam.” Rispose Kurt, allineando un cucchiaio al tovagliolo e al bicchiere.

“Adam?” Ripeté Blaine.

“Sì. Ero sotto la doccia e non ho sentito il telefono vibrare. Non lo sento da mesi e ora che fa? Mi chiama. Quattro volte.”

“Quattro volte?” C’è qualcosa che non va.

“Avrà fiutato la concorrenza.” Gli fece l’occhiolino Rachel, mentre si alzava per lavare la sua tazza nel lavandino.

“Dev’essere proprio così…” E scommetto che qualcuno gli abbia “dato l’idea”…

“Non preoccuparti. Non ho intenzione di richiamarlo.” Gli sorrise Kurt, prendendogli una mano tra le sue. Blaine amava da morire quando Kurt gli accarezzava il dorso con il pollice, e tanto bastò a strapparlo dalle sue preoccupazioni,più serie della semplice gelosia che sospettava il suo ragazzo.

“Che fai oggi?” Si sentì chiedere a un certo punto da Rachel.

“Beh, è sabato ed è il mio giorno libero dall’ospedale… direi che sono aperto a qualsiasi tipo di proposta.”

“Perfetto! Accompagnaci alle prove generali per stasera, ti va?”

Blaine guardò Kurt. “Beh, se anche a te non dispiace, verrei volentieri…”

“Sarebbe fantastico.” Gli rispose lui, radioso.

“Bene!” Esultò Rachel.

***

Blaine impiegò tutto il viaggio verso il teatro a ragionare.

Per quanto ritenesse il ritirare in ballo l’ex-fidanzato un tentativo alquanto debole per separarlo da Kurt, in cuor suo sapeva che non sarebbe stato l’ultimo. I BruciaCervelli stavano cercando un nuovo modo per attaccare, era evidente. Non era più lui l’obiettivo delle loro azioni. Avrebbero agito su Kurt, e con una consapevolezza del genere non poté che sentirsi terribilmente spaventato.

“Cosa c’è, Blaine? Sei così silenzioso…” gli chiese Kurt con occhi dolci, mentre camminavano lungo un marciapiede di Manhattan. Rachel, qualche passo davanti a loro e ormai quasi scomparsa nell’entrata del teatro, aveva già cominciato a riscaldare la voce a suon di “Mimimimimi”, guadagnandosi occhiate pesanti dai passanti.

“Niente, io… ho solo paura che tutto questo possa finire. Perché è quello che succede sempre – le cose belle finiscono.” Rispose Blaine a testa bassa. Kurt lo prese sottobraccio.

“Ehi…” sentì le sue labbra morbide sulla guancia stampagli un bacio delizioso. “…Io non vado da nessuna parte.”

“Lo spero tanto.” La voce gli si ruppe in gola.

“Non piangere, Blaine. Piangere è un totale spreco di energie, ed è una cosa da perdenti.”
“Lo so, papà.”

“Kurt, aspetta.” Lo fermò, una volta entrati nel teatro. Kurt era già qualche gradino più in su, sulla scalinata che conduceva dietro le quinte. Blaine lo guardò negli occhi come se volesse imprimerne l’immagine nella sua mente. Non voleva staccare gli occhi dalla sua figura, come se sentisse che quella sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbero visti. Aveva la sgradevole sensazione, incastrata tra stomaco e diaframma, che qualcosa sarebbe successo. Sapeva che si dimenticavano tante cose nella vita, con o senza qualcuno che ti bruciasse le facoltà mentali, quindi inconsciamente stava cercando un modo per cui il volto di quella creatura così perfetta - che per qualche oscura ragione sembrava ricambiare i suoi sentimenti - vivesse per sempre dentro di lui.

“Ti amo, Kurt. Ti amo così tanto da stare male. E – lo giuro - non permetterò mai che ti accada qualcosa di brutto.”

“Wow, io…” Ma Blaine non gli permise di continuare. Era salito di qualche gradino e lo stava baciando. Le mani sul collo di Kurt contavano i battiti del suo cuore e lo sentirono accelerare. Ne staccò una solo per accompagnare quella di Kurt sul proprio torace, a sinistra. I loro cuori battevano insieme ora, ed era la musica più bella che fosse mai stata composta. Più dei loro duetti, forse perfino più di Come What May.

“Ti amo anch’io.”

 





LA TAVOLA DI CUP OF TEA
Well well well *parla come Sebastian*
Capitolo più corto del solito, ma di una certa – come dire…- sostanza.
E per una volta, niente scene con gli uomini del Bureau a rompere le scatole! Ci voleva, decisamente.
A presto <3
cup of tea
 
   
 
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