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Autore: little star    12/12/2007    12 recensioni
Harry e Draco fanno l'albero di Natale, anche se Draco non è totalmente d'accordo!
“Non è concepibile, che io, Draco Malfoy, stia facendo con te un albero di Natale… Babbano! E per giunta finto!”
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa.

Questa shot è nata di getto per augurarvi buon Natale, visto che mi sa che il 25 mi concederò una meritata vacanza (Aleluja!).

È dedicata a tutte voi, perché siete assolutamente fantastiche^^! Ma soprattutto è per frallina_12_12 oggi è il suo compleanno^^!

Un bacione!

little star


“Potter, non è possibile!”
“Cosa, Draco…” chiese stancamente Harry, cercando di mettere il primo pezzo dell’albero in modo più o meno accettabile, o almeno questo era il suo pensiero in teoria. In pratica stava venendo tutto storto.
E che dire di quando aveva montato la base? Aveva appena finito, dopo vari tentativi, di incastrare tutti i pezzettini, ritenendosi soddisfatto di se stesso e il suo fantastico coinquilino che aveva detto? “È una merda, Potter.” Ma quanto lo amava.

“Non è concepibile, che io, Draco Malfoy, stia facendo con te un albero di Natale… Babbano! E per giunta finto!”
“Mio Dio, Draco… Ti prego, ne abbiamo già discusso… E ora aiutami!”

Il biondo fece un’espressione furba sul viso, che a Harry non piacque per niente.
Poi, con un gesto fluido, estrasse la bacchetta e con un Wingardium Leviosa sollevò il primo pezzo dell’albero e lo incastrò perfettamente.
Dopodichè, esibendo un ghigno soddisfatto disse: “Non capisco perché ti stai affaticando tanto.”
“Perché voglio farlo come dico io.” ringhiò l’altro.
“E cioè sprecando inutilmente ogni sorta di energia e mandando in tilt il poco cervello che ti rimane per montare degli stupidi ciuffettini verdi che non assomigliano minimamente ad un abete vero?”
Harry gli rivolse la sua migliore occhiataccia.
“Si, esattamente. E ora vienimi ad aiutare, per favore.”

Draco sbuffò.
“Se fossi al Manor adesso…”
Oddio, sempre con quella storia del Manor! Draco non si stancava mai di rinfacciargli quanto quella casa fosse piccola, in confronto al suo principesco castello, e di quanto il servizio fosse scadente. Oh, si, avete capito bene, il servizio. Harry si era seriamente chiesto se l’avesse preso per un compagno o per un elfo domestico, o per un elfo domestico non troppo ripugnante che si occupava anche di scoparlo, ogni tanto.
“Ma sei qui, quindi smuovi quel bel sederino che ti ritrovi e FAI QUALCOSA!”

Harry sorrise, nonostante il peso del secondo pezzo dell’albero che cercava di reggere, quando finalmente Malfoy venne a dagli una mano, borbottando qualcosa di poco carino su di lui e sui Babbani.
Era quasi un anno, che conviveva con quel borbottio.
L’anno più bello che avesse mai passato in vista sua. E quello era il primo albero di Natale che facevano insieme.

“Perché diavolo stai ridendo, Potter?”
Se possibile, il sorriso di Harry si allargò ancora di più.
“Niente. Pensavo.”
Pensavi Potter? Da quando tu pensi?”
“Divertente, Draco. Uno spasso davvero.” borbottò.

Gli rivolse un’occhiataccia e aggiunse:
“E metti più dentro quel coso. Ancora di più… Draco, cazzo spingi, porca miseria, non va mica dentro da solo! Devi infilarcelo tu!”

Il biondo scoppiò a ridere.
“Perché ti sei fermato? E soprattutto perché diamine stai ridendo come un cretino?”
“Sembrava tu stessi… parlando… di sesso! Ma non ti rendi conto di quanto sei equivoco?”
Harry rievocò mentalmente quello che aveva detto e si grattò la nuca, imbarazzato.
“In effetti…”

Draco si fece d’un tratto serio, sostituendo al suo sorriso un ghigno malizioso appena accennato, che, lo sapeva benissimo, avrebbe fatto capitolare Harry in una scarsa manciata di secondi.
“E… cos’hai intenzione di fare?” gli soffiò nell’orecchio.
“In che senso?”
“Oh, Potter, Potter… lo vedi che non pensi?”
“Ma io avevo intenzione di fare l’albero di Natale…”
“Risposta sbagliata, Potty caro…”

Tempo dieci secondi e già avevano mollato tutto per limonare furiosamente, con Harry che spingeva Draco al muro, tentando di aprirgli la camicia con foga.
“Forse… quest’idea… che hai avuto… non è poi… così male…”
“Già… così pare…”
Harry sospirò, mentre l’altro segnava una scia di baci roventi sul suo collo. Draco era maledettamente bravo, con la bocca, e con i suoi denti bianchissimi, quando gli mordeva la pelle.
“Andiamo di là, Harry…”
“Tu però dopo prometti che mi aiuti… a fare l’albero…”
“Però dopo…”

Un’ora e mezza dopo erano punto e daccapo.
“Draco, prova le luci.”
“Fatto.”
“Guarda che non se ne accende nemmeno una.”
“Senti, Potter, non è colpa mia, d’accordo? Ho infilato le luci nella… nella… come accidenti si chiama?”
“Presa, Draco, presa. È evidente che sono rotte.”
“Come sono rotte?”
“Succede sempre così con le luci Made in China. Mi sa che ci toccherà andarle a comprare."
“Harry… I negozi babbani chiudono… esattamente… ORA!"

***



Finalmente eccoli lì i nostri eroi, che dopo tre quarti d’ora di avanti e indietro per tutta Londra, erano riusciti a comprare tre pacchi di luci, sperando che non fossero un’enorme fregatura.
Draco esibì un sorriso soddisfatto.
“Vedi? Funzionano. E chi ha detto di andare in quel negozio? Io!” dichiarò trionfante.

In quel negozio, come negli altri, probabilmente, c’era il commesso che gli sbavava e cospargeva di petali di rosa dove camminava. Era praticamente matematico, che appena aveva visto Draco gli avesse aperto la porta (anche se stava per chiudere), e gli avesse consigliato le migliori luci di Natale che aveva nel negozio, di quelle che non si rompono neanche se ci saltelli sopra una dozzina di volte.
Certe volte Harry si chiedeva perché lasciasse in vita tutti quei possibili attentatori al suo diritto esclusivo di toccare/guardare/parlare/fare/dire/respirare Draco. La risposta però arrivava sempre troppo tardi, quando non li aveva più sotto tiro.

“Si, si, certo, certo.” Sbuffò il moro, infastidito, mentre cercava di fare il giro dell’albero.
Draco, incredibilmente non disse niente per qualche secondo, concentrato su chissà cosa. E Harry sapeva, lo sapeva benissimo, che su qualsiasi cosa si stesse concentrando il suo biondissimo compagno, era di sicuro qualche guaio.
“Ehmm… Harry?”
“Che c’è…”
“Credo di aver rotto una serie di luci.”

Harry abbandonò l’idea di aggiustare le lampadine che Draco aveva irrimediabilmente rotto, rinunciando ovviamente anche a capire anche come diavolo avesse fatto.
Passarono alle palle di Natale.
Lanciò un’occhiata al biondo, che, canticchiando, stava iniziando a metterne qualcuna. Sospirò. Finalmente lo spirito natalizio stava contagiando anche lui.
“Potter!"
Come non detto.
“Draco, ma si può sapere adesso che c’è?!”
“Ma che razza di palline hai? Una rossa, una blu, una verde, una dorata, una argentata… Ma come lo fai l’albero?”
L’altro ridacchiò, e continuò a ridacchiare mentre gli diceva: “Io l’albero lo faccio con le palle tutte diverse.”
“EEEH?!”
“Beh, si… Tutto diverso…”
Draco a quel punto iniziò a strepitare, dicendo che lui al Manor lo faceva sempre perfetto, l’albero, a suo riflesso (una punta di narcisismo esasperato doveva pur starci), sempre verde e argento, sempre così carino e i suoi amici, anche loro, sempre di due colori, sempre perfetti, anche se il suo era più bello perché lui era più bello (non dimentichiamo che è stato fatto a suo riflesso, eh!) e adesso invece che gli toccava fare? Un lurido albero Babbano con quel cretino di Potter, e l’albero di Potter faceva schifo, perché lui faceva schifo, perché lo odiava, e non gli si sarebbe concesso mai più ad uno che faceva così schifo e poi...
Poi Harry smise di ascoltare, terrorizzato all’idea di dover rimanere in bianco per il resto dei suoi giorni, se non fosse riuscito a convincere Draco ad agghindare quello stupido abete finto come voleva lui.

“Ma Draco, tesoro…”
“Tesoro un paio di palle!”
“…di Natale. Senti, lo so che può apparire tremendo quest’albero in confronto a quello del Manor…”
Quelli.” lo corresse Draco, assottigliando gli occhi. Qualcosa non andava, in quella spiegazione. Non andava per niente.
“Giusto, quelli. Ti chiedo solo di fare mettere qualche palla di Natale con me su quest’albero, è il primo che facciamo, e, dannazione, per me è importante. Questa volta è davvero importante.”
“Che cosa c’è d’importante nell’addobbare quel coso con me? Insomma, è solo un albero, no? Ed è solo Natale.”

Harry sospirò, poi sorrise. Stette in silenzio per alcuni secondi, come se stesse trovando le parole giuste.
“Oh, Malfoy, Malfoy… È importante perché Natale non è solo un giorno qualsiasi, ma è Natale. Ci sono i pacchetti, ci sono le luci colorate, c’è quell’atmosfera che rende felici tutti quanti… E si, ci sono anche quei Babbo Natali finti che si muovono che non ti piacciono per niente, fuori alle case dei Babbani. È come un’euforia continua. È importante perché ci sei tu, con le tue manie da principe viziato. Perché se l’albero fa schifo… Beh, almeno ci sei tu che sei bello, e magari puoi farlo diventare un po’ meno disastrato di quello che è. È importante perché non vedevo l’ora di fare l’albero insieme a te, questo dicembre, e allora, ti prego, asseconda questo mio capriccio, solo per una volta. Ti prometto che domani andremo a comprare le palle di Natale verde e argento, che potrai riempirmi la casa dei colori di Serpeverde quanto vorrai tu, che compreremo anche un abete vero e più grande, però ti prego, adesso facciamo come dico io.”

Draco lo guardò, con i suoi grandi occhi argentati, che brillavano alla luce delle lampadine colorate che avevano appena messo.
Poi sorrise, dei sorrisi che solo lui sapeva fare, con quei denti bianchissi da sembrare un vampiro peccaminoso, quelli che a guardarli Harry si sentiva ubriaco di felicità, perché wow, un Malfoy non sorrideva quasi mai, ma quando lo faceva era solo per lui.
Poi si scostò un po’ e iniziò ad appendere, sempre con quel suo sorriso affascinante, altre palle di Natale.

Nella sua piccola testolina bionda, mentre assecondava il suo compagno, Malfoy rimuginava sul significato degli alberi di Natale, e su quanto questi rispecchiassero la personalità di una persona.
Per esempio… Il suo era splendido.
Quello di Theo era preciso al millimetro.
Quello di Pansy… con una punta di femminilità in più.
Quello di Blaise era di un bel blu profondo.
E quello di Potter… era un gran casino. Però era un casino che tutto sommato gli piaceva, perché lo faceva star bene, perché rompeva gli schemi rigidi degli abeti di casa Malfoy. Si. Gli piaceva eccome.

***



“Mettila tu l’ultima pallina.”
“D’accordo…”
Draco rovistò nello scatolone e afferrò l’ultimo cartoccio di giornale.

“Ma che razza di palline hai, Potter…” sospirò, affranto. “Ma guarda questa, non è nemmeno a forma di palla! Non ha nemmeno il laccio per appenderla! È un diavolo di cofanetto di velluto blu! Uno non può appendere su un albero un cofanetto di velluto blu! Sembra più adatto alle proposte di matrimon… Oh.”
La sua bella bocca rimase sigillata, letteralmente, dopo che ebbe realizzato che Harry si era messo in ginocchio, e che no, non si stava allacciando una scarpa.
Il suo cuore prese a battere a mille, gli si mozzò perfino il respiro; le mani gli tremavano, mentre apriva il famoso cofanetto.
L’anello era una fede, solo una fede d’oro con le lettere H D incise e ricalcate in quello che sembrava essere smeraldo colato.

“Draco… mi vuoi sposare?”

L’altro passava lo sguardo da lui all’anello che teneva in una mano con due occhioni sbarrati. Poi lo infilò al suo anulare sinistro con circospezione e sentì l’anello modellarsi al suo dito fino a diventare come parte di questo. Sorrise. Quell’idiota di Harry… Doveva averlo fatto fare ad un mago alchimista molto bravo, anche perché si, la scritta era proprio di smeraldo colato.

“Solo se l’anno prossimo facciamo l’albero come dico io.”
  
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