Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: Laylath    27/05/2013    2 recensioni
"Non ci siamo promessi di coprirci le spalle l'uno con l'altro?"
Non sei mai stato in grado di farlo, Jean Havoc… sin da quando eravamo cadetti…
Fanfict sulle vicende di Breda e Havoc, prima del loro ingresso nella squadra del colonnello Mustang
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heymas Breda, Jean Havoc, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Ci sono notizie, Denis?”
“No, sergente – sospirò il soldato, levandosi le cuffie - purtroppo sembra che abbiano problemi con la loro radio”
“Va bene. Appena ci sono novità fammi sapere immediatamente. Io passo un attimo a casa mia, ma conto di tornare in massimo un’ora”
“Sissignore”
Breda uscì dal magazzino – alloggiamento e si incamminò per le strade di Giyoir.
Erano passati due giorni da quanto aveva preso in mano la situazione e arrestato il capitano Rhea: la città sembrava molto più serena, tanto che, lungo il cammino, alcune persone gli rivolgevano dei timidi saluti e a volte qualche sorriso. Questo era già un grande risultato: sicuramente molto era dovuto al fatto che lo conoscevano sin da ragazzo; ma che riuscissero ad avere un minimo di fiducia in lui e nei suoi uomini, nonostante la divisa, voleva dire che non tutto era andato perduto.
Aveva notato, con cauto ottimismo, che erano ricomparsi anche alcuni dei giovani assenti a quella fatidica assemblea cittadina e che lui sospettava far parte della banda dei rivoltosi. Forse avevano davvero accolto il suo consiglio ed erano tornati a casa; certo, c’era anche la possibilità che in realtà fossero lì solo per controllare la situazione e informare poi i loro capi, ma Breda aveva preso precauzioni in merito: se loro controllavano l’esercito, l’esercito controllava loro. Ogni movimento sospetto sarebbe stato notato.
Era una situazione di apparente stabilità, ma sapeva benissimo che questa tregua poteva crollare da un momento all’altro. I capi della banda sicuramente avevano notato che nessun rinforzo era giunto al suo plotone di ventidue soldati, e un loro attacco era dunque imminente. Questa era forse la parte della situazione più difficile da gestire: Breda sapeva che i rinforzi stavano arrivando, ma le comunicazioni radio erano state poche e cariche di interferenze e dunque non sapeva quando sarebbero giunti e in che numero. Per cui doveva cercare di reggere baracca e burattini da solo, per tutto il tempo possibile.
E l’unico modo per farlo era far vedere che la popolazione era a favore, sebbene in maniera molto cauta, dell’esercito. Questo avrebbe fatto esitare lievemente i capi della banda: non potevano permettersi di perdere l’appoggio degli indigeni.
Per ora stare in città li aveva in qualche modo protetti, ma non poteva durare ancora a lungo.
Arrivato alla porta di casa sua, bussò.
“Heymans! – lo salutò la madre, abbracciandolo – Oh, caro, speravo tanto che passassi a casa!”
“Tutto bene, mamma?” le chiese, ricambiando l’abbraccio e notando con piacere come fosse più serena
“Sì, e sapessi come sono fiera di te. Tutta la città non fa altro che parlare del tuo gesto coraggioso”
“Ho fatto solo quello che dovevo. – sorrise, sedendosi al tavolo – Non potevo permettere che quell’uomo facesse una simile follia”
“E’ così triste pensare che vengano compiute cose così terribili, sebbene siamo in guerra. – commentò lei con malinconia – Ma mi conforta sapere che ci sono dei soldati come te ed i tuoi uomini. A proposito, siete alloggiati bene? Vi manca cibo o altro?”
“Tranquilla mamma, ce la caviamo splendidamente. Ma sei sola in casa? Papà ed Henry non ci sono?”
“Tuo padre è uscito per andare a trovare alcuni amici: sai ormai in città non si può far a meno di commentare gli ultimi avvenimenti. Quanto a Henry…” sospirò tristemente
Non è tornato… dannazione a lui, perché non ha accolto il mio invito?
“Sono sicuro che sta bene: è in gamba, lo è sempre stato”
“Heymans, dimmi la verità. Che succederà se e quando l’esercito…” non riuscì a terminare la frase
Dovrei imprigionarlo e poi farlo processare per brigantaggio… e la pena, in periodo di guerra, è la forca o il plotone d’esecuzione
“Farò il possibile affinchè non incorra in punizioni troppo forti. – disse in tono non troppo convinto – In fondo è solo un ragazzo di diciassette anni”
“Oh, grazie tesoro! Sei sempre stato così responsabile e serio: sono tanto orgogliosa che tu sia mio figlio”
Beh, almeno qualcuno in questa famiglia mi apprezza…
 
Mentre tornava al magazzino, Breda venne affiancato con noncuranza da uno dei suoi uomini
“Dimmi tutto, Tommy” disse in tono tranquillo, continuando a guardare davanti a sè
“Ci sono movimenti sospetti, signore – rispose quello mettendosi le mani nelle tasche del cappotto – Alcuni dei giovani che tenevamo sotto controllo si sono diretti verso le colline circostanti”
“Non li avrete seguiti, spero”
“Assolutamente no, signore, come da ordini”
“Va bene… tu e gli altri assicuratevi che intorno alla nostra base sia tutto in ordine. Voglio parlare a tutti voi”
“Quindi è arrivato il momento?”
“A quanto pare… ora vai”
 
Ventidue uomini: diciannove soldati semplici, tre caporali. Il più giovane aveva vent’anni come lui, il più anziano una trentina; negli ultimi quattro mesi avevano combattuto insieme in almeno sette missioni differenti. Avevano visto le loro file decimarsi tra morti, feriti, trasferimenti: loro erano lo zoccolo duro di quel plotone, l’ultimo collante.
Forse erano stati semplicemente i più fortunati o i più attaccati alla vita: alla fine, quando vedi tanta guerra intorno a te, la smetti di cercare una logica per chi deve vivere e chi deve morire. Ma, nonostante tutto, loro non avevano ceduto: erano rimasti profondamente compatti, appoggiando il loro sergente in qualsiasi decisione.
E adesso l’avevano appoggiato anche nella sua decisione di condannarli a morte. Non aveva bisogno di dare molte spiegazioni; non erano stupidi, tutt’altro: sapevano bene di essere circondati dal nemico e che ormai quei rinforzi non sarebbero arrivati in tempo.
“Va bene, ragazzi… credo che non ci sia molto da spiegare: – inizò Breda sedendosi stancamente su una sedia, mentre tutti si radunavano accanto a lui – ventitre contro centocinquanta circa; equipaggiamento non adatto contro un organizzazione ben fornita… ci smantellano il culo in dieci minuti”
“In quei dieci minuti ne manderemo il più possibile all’inferno” dichiarò Patrick, uno dei caporali scatenando un mormorio d’assenso.
“Non mi aspettavo altro da parte di un branco di diavoli come voi, - sogghignò Breda – gli faremo vedere che ventitre cani dell’esercito sono capaci di spedire all’altro mondo almeno venti di loro, se non di più”
“Signore, non ci offenda… almeno trenta!”
“Uccidetene più di quaranta e giurò che offro da bene a tutti”
Era strano sorridere alla propria condanna a morte in quel modo, ma era un bene poter esorcizzare la paura di quelle ultime ore d’attesa. E se ne avessero fatto fuori almeno trenta, di sicuro avrebbero fatto un favore ai rinforzi che sarebbero arrivati in seguito… sebbene troppo tardi per salvare loro.
“Voglio solo chiedervi un favore: so che potremmo stare qui ad aspettarli e sarebbe la cosa più logica da fare… ma siamo in piena città”
“Andare in campo aperto: signore è la prima volta che fa un gesto così poco strategico” commentò uno degli uomini. Ma nessuno gli chiese spiegazioni o avanzò obiezioni: sapevano tutti che aspettare i nemici in quell’edificio voleva dire coinvolgere anche la popolazione civile. Bastava qualche ribelle particolarmente esagitato e la follia sarebbe dilagata come un fuoco in un campo di erba secca. Invece se si allontanavano, andando verso il bosco, c’erano buone possibilità che il paese venisse risparmiato.
“Bene, signori: prepariamoci. Stasera apriremo noi le danze e non loro”
 
“Una cinquantina o poco più, dislocati in vari punti della boscaglia e lungo il sentiero principale” valutò Patrick, in piedi accanto a Breda. Si trovavano a un centinaio di metri dal bosco dove avrebbero compiuto la loro ultima missione, a circa cinque chilometri dal paese. Una distanza di sicurezza accettabile.
“Abbastanza logico: – annuì lui – non vogliono rischiare tutta la banda per soli ventitre uomini. Chiunque sia il loro capo è una brava volpe, glielo concedo. E posso anche scommettere che questi cinquanta uomini sono quelli di cui si vuole liberare… magari i più vigliacchi.”
“Crede che ci siano anche abitanti del paese?”
“No, ne dubito. Quelli se li tiene stretti perché sa che sono la sua garanzia per avere l’appoggio della popolazione quando salterà fuori quello che succederà nelle prossime ore”
Almeno Henry non è coinvolto in questa storia… preferirei morire sapendo che nessuno dei miei uomini rischia di svuotare il suo ultimo caricatore su di lui
“Bene bene… - commentò il caporale sfregandosi le mani – nessuno scrupolo, signore?”
“Loro ne avranno per noi? - chiese con ironia Breda, passandosi la mano sui capelli rossi – L’unica cosa che vi chiedo è di mantenere la disciplina fino all’ultimo: compatti ne mandiamo di più all’inferno”
“Ovviamente, signore. E’ stato un onore combattere con lei in questi mesi” concluse Patrick tendendogli la mano
“E’ stato un onore anche per me, Patrick” sorrise Breda stringendogliela
Poi fece un cenno agli uomini dietro di lui ed il piccolo plotone di soldati si avventurò nel bosco.
Breda non si girò indietro a guardare l’agglomerato di case poco distante: non aveva avuto la forza di andare da sua madre per dirle addio, per darle la delusione di un figlio che non sarebbe tornato, come invece le aveva promesso di fare. Ma sperava che, prima o poi, capisse il suo gesto e lo perdonasse per il dolore che le avrebbe causato con la sua morte.
 
Possibile che siano passate già tre ore e io sia ancora vivo?
Breda ansimava disperatamente, posato contro un tronco di un albero. Era vivo e miracolosamente illeso, se si escludeva quella leggera storta alla caviglia sinistra quando era caduto nel tentativo di salvare un suo uomo.
Si guardò intorno con desolazione: erano rimasti in dieci, lui compreso. Patrick, Tommy, Liam… tutti caduti, uno dopo l’altro. Ma almeno, in quel terreno coperto da neve e rami secchi, erano rimasti anche i cadaveri di una quindicina di nemici, se non di più.
“Denis, tutto bene?” chiese, guardando il giovane che si sedeva pesantemente a terra con aria sofferente
“Una pallottola nel braccio sinistro, sergente. – mormorò lui, cercando di sorridere – Ma io sparo con la destra: nessun problema”
“Esce sangue?”
“Non molto”
Allora non gli ha preso l’arteria… bene, se gliela leviamo entro le prossime ore in pochi giorni dovrebbe… oddio ma che cazzo sto pensando?… siamo tutti morti!
Scosse il capo con rassegnazione. Erano nascosti in un piccolo rifugio formato da alcuni alberi particolarmente fitti; avevano combattuto aspramente e la loro disciplina era servita a farli sopravvivere così a lungo in quel bosco che diventava sempre più buio, mentre il sole tramontava. Molto presto gli ultimi sprazzi di luce diurna sarebbero spariti e le tenebre si sarebbero fatte fitte: nemmeno la luna sarebbe riuscita a superare, con i suoi raggi, quella boscaglia così densa.
Non avevano luci da accendere e anche se le avessero avute sarebbe stato un suicidio farlo: avrebbero attirato i nemici come il miele attira le api. I briganti invece non avevano problemi ad usare delle torce e il bosco brulicava di tante fiammelle che si muovevano cercandoli.
“Sergente, perché non spariamo alla prima torcia che vediamo?” sussurrò un soldato
“No, Nick, – mormorò Breda, riconoscendone la voce – adesso non avrebbe senso. Se abbiamo fortuna,  non ci trovano subito e si raduneranno in gruppi più numerosi: quando vedrete diverse torce insieme… allora sì che potrete sparare. Non vi ricordate? Mi avete promesso almeno trenta morti”
“Sissignore”
Dopo una decina di minuti quell’attesa si spezzò
“Ho sentito dei rumori!” gridò una voce venendo nella loro direzione. Subito altre voci e richiami risuonarono tra la boscaglia e tutti si dirigevano verso di loro.
“Adesso potete sparare, ragazzi!” esclamò Breda puntando la pistola, verso quei suoni.
L’aria si riempì di nuovo di spari e di gemiti, fortunatamente nessuno proveniente dal gruppo di soldati nascosto nel rifugio
“Figli di puttana! – esclamò qualcuno – Ma adesso sono finiti! Le loro munizioni non durano per sempre!”
E quasi a conferma, Breda sentì le armi dei suoi uomini che cessavano di sparare, con il rumore dei colpi sostituito da quello dei grilletti premuti invano.
“Oh merda!” esclamò uno di loro
“Ci si rivede all’inferno, ragazzi” sospirò Breda, stancamente, alzandosi in piedi. Strinse in mano la pistola, deciso a lanciarla in testa al primo sconsiderato che fosse giunto a portata di tiro
“Sergente! Dietro di lei!” esclamò uno dei suoi uomini
Breda fece in tempo a girarsi per vedere uno dei fuorilegge, con una torcia in mano e un coltellaccio nell’altra, saltare contro di lui, come una bestia famelica. In una frazione di secondo capì che non avrebbe mai fatto in tempo a lanciargli la pistola contro: era finita.
Una pallottola gli passò a un centimetro dal viso e andò a colpire il suo aggressore, centrandolo in pieno petto. L’uomo fu scaraventato all’indietro, cadendo nel terreno senza emettere un suono: era morto.
Contemporaneamente la boscaglia si riempì di nuove luci e di nuovi spari. Le grida dei ribelli si trasformarono da temerarie a terrorizzate e le torce iniziarono a muoversi con frenesia.
“I rinforzi… - singhiozzò la voce di Denis – siamo salvi… grazie al cielo… siamo salvi!”
“State tutti giù, ragazzi! – ordinò Breda, riprendendo il controllo della situazione – Non voglio vedervi morire a causa di fuoco amico!”
 
Se loro erano a malapena sopravvissuti  tre ore in quel maledetto bosco, ai rinforzi bastarono una decina di minuti per prendere in mano la situazione. Finalmente gli spari finirono e ordini secchi, tipici dei militari, iniziarono a farsi sentire: le luci delle torce furono sostituite da quelle più fredde delle lampade in dotazione all’esercito.
Finalmente vennero raggiunti da dei soldati che li aiutarono a lasciare quel rifugio improvvisato
“Sergente Heymans Breda, – si presentò con stanchezza, mentre un suo uomo lo aiutava a camminare per via della caviglia lesionata – ci avete salvato la vita, grazie”
“Venga, sergente – disse un soldato – lei ha bisogno di cure”
“E’ solo una caviglia slogata: il ragazzo lì ha una pallottola nel braccio, pensate a lui”
“Penseremo a tutti. – annuì l’uomo – Fortunatamente il capitano ha intravisto quei movimenti sospetti nel bosco e invece di andare in città ci ha fatto dirottare qui”
“Purtroppo non avevamo molta scelta: minacciavano di attaccare la città e abbiamo preferito evitare vittime civili”
“Scelta encomiabile, sergente. Ecco, si sieda pure qui: arriveranno subito dei medici”
Lui e i suoi uomini vennero fatti accomodare nel mezzo di un piccolo campo dell’esercito, creato in pochissimi minuti. Questa sì che era una squadra organizzata: non era un plotone qualunque. Altrimenti non si sarebbe spiegato la precisione e la facilità con cui avevano messo in fuga quella banda.
E la persona che ha sparato quel colpo che mi è passato a un centimetro dal viso non è certo un dilettante… non è certo un…oh! Ma vaffanculo!
“Perché sorride così, signore?” chiese perplesso Denis, seduto accanto a lui
Quando avrai bisogno di me, io ci sarò sempre e so che anche per te sarà così
L’eco di quel giuramento si fece largo nella sua mente stanca, mentre vedeva una figura avanzare verso di loro.
Breda non rispose alla domanda del suo uomo: aveva occhi solo per quel soldato alto e biondo che fumava una sigaretta e teneva il fucile in spalla con sfacciata disinvoltura. Facendosi beffe del clima freddo, non aveva nessun cappotto sopra la divisa dell’esercito. I capelli biondi, sotto le lampade artificiali, assumevano riflessi più chiari, ma i ciuffi ribelli sulla fronte non erano cambiati. Gli occhi azzurri riflettevano il furbo sorriso delle labbra, mentre si portava davanti a loro.
“Se credi che ti abbracci e ti dica che ho sentito tanto la tua mancanza, allora sei più scemo di quanto ricordassi” sogghignò Breda
“Avrei dovuto sparare a te e non a quell’uomo, se è questo il saluto che mi fai dopo quasi un anno, Heymans Breda”
“Il tuo saluto è stato quel proiettile a meno di un centimetro da me, Jean Havoc: ti aspettavi una risposta diversa?”
“Assolutamente no”
Che tu sia dannato, Jean Havoc, non sono mai stato così felice di vedere il tuo muso impertinente!
 
“Bene, bene: il miglior allievo del corso. – commentò il capitano Harris la mattina successiva, sorridendo compiaciuto – Heymans Breda, ti sei comportato proprio come mi aspettavo da uno come te”
“La ringrazio, signore” annuì Breda
Il magazzino che era sembrato così vuoto quando c’erano solo lui e i suoi uomini ad occuparlo, adesso brulicava di attività. La “Squadra Falco” era composta da cinquanta unità, scelte tra i migliori soldati del paese: considerata la sua specializzazione in operazioni di guerriglia, era stato deciso di usarla per combattere le bande di ribelli, piuttosto che mandarla al fronte. Il capitano di quel corpo d’elite era l’ex istruttore d’armi all’Accademia, Thomas Harris: colui che non aveva mai smesso di appoggiare Havoc all’Accademia, nemmeno quando questi sembrava dover cadere agli esami del primo semestre.
Adesso stava seduto comodamente ad un tavolo, con Breda e Havoc, a fare il punto della situazione.
“Allora: tredici soldati e trentotto ribelli morti. A cui aggiungiamo circa cinque feriti nostri, ma nulla di grave… anche quel ragazzo con la pallottola nel braccio si riprenederà in fretta. Adesso i ribelli sono circa il doppio di noi: una situazione perfettamente gestibile, considerando che ora saranno nel panico”
“Signore, prima di pensare a come procedere, – iniziò Breda – io dovrei anche renderle conto della questione del capitano Rhea”
“Ah sì? Beh, non c’è molto di cui tu mi debba rendere conto. Hai fatto la cosa giusta e, anzi, penso che il tuo sia stato un gesto meritevole di promozione”
“E’ stata comunque un’insubordinazione. – protestò Breda – E per quanto fosse una barbarie, essendo in periodo di guerra, aveva tutto il diritto di prendere un provvedimento simile”
“Ma il suo gesto avrebbe scatenato la popolazione contro l’esercito e questo è ben più grave. Avrebbe compromesso del tutto la vostra posizione già difficile. In tutta confidenza, detesto quando mandano uomini di Central a compiere missioni così delicate: non hanno la minima idea di come gestirle. Fidati, ragazzo, a lui ci penso io. Adesso esponimi tutto quello che sai sulla situazione attuale”
 
Qualche ora dopo Havoc e Breda ebbero finalmente un attimo di tregua e si sedettero in una cassa appena fuori dal magazzino.
“Hai veramente un aspetto pessimo, Breda – sghignazzò Havoc, mentre sorseggiava una tazza di the – E’ difficile pensare che nemmeno un anno fa non avevi un capello fuori posto e la divisa da cadetto sempre in ordine”
“Effetti collaterali di una guerra” alzò le spalle Breda, notando come il suo amico fosse invece in splendida forma
“E sei anche dimagrito!”
“Te ne sei accorto? Beh, sai, non è che l’esercito nutra bene i suoi uomini negli ultimi tempi. Ma racconta, dove sei stato? E’ da aprile che non ho tue notizie”
“Mh, vediamo – pensò Havoc, posando la tazza vuota a terra e prendendo una sigaretta – Principalmente nella parte settentrionale del settore Est di Amestris: il capitano Harris ha guidato la squadra in una serie di azioni per spingere le bande a sud. Ho perso il conto di quante ne abbiamo sgominato”
“E così tutti i vostri scarti sono arrivati qui a rimpolpare la banda di questa zona. Ecco, lo sapevo che dovevi per forza c’entrare qualcosa… centocinquanta banditi! Se non c’era lo zampino di Jean Havoc…”
“E che diamine Breda… sono solo centocinquanta! Potevi benissimo farcela! E poi, se non sbaglio, questo è il tuo paese natale: giocavi anche in casa” sghignazzò Havoc dandogli una pacca sulle spalle. Ma poi diventò serio quando vide che il suo amico non condivideva la risata.
“Come sta Janet?” chiese Breda senza guardarlo negli occhi
“Quel piccolo demonio? Benissimo. Sono stato a casa, qualche mese fa, e ha chiesto del suo secondo fratellone: mi ha anche sgridato per non averti portato con me”
Breda sorrise nel pensare che quella bambina si ricordasse ancora di lui e nonostante tutto lo considerasse ancora un fratellone.
“Ti ho mai detto che ho un fratello pure io?”
“Sì, se non sbaglio più piccolo, vero? Il suo nome inizia con la H come il tuo, se non ricordo male”
“Si chiama Henry ed ha diciassette anni… e si è unito alla banda dei ribelli” confessò Breda con un sospiro, lanciandogli un’occhiata di sbieco per vedere la sua reazione
Havoc non disse niente e guardò davanti a se; sembrava fosse assorto in profondi pensieri tanto che la cenere della sigaretta cadde nel suo stivale senza che se ne accorgesse.
“Era tra quelli che vi hanno attaccato ieri notte?” chiese infine
“No, non credo. Riteniamo che quelli di ieri fossero tutte persone non provenienti dal paese”
“Ci hai parlato?”
“Sì, ma sono state parole al vento… anzi, forse ho anche peggiorato la situazione. Lui e mio padre sono così… cazzo Havoc, non puoi capire quanto mi faccia stare male entrare in quella casa. Se non fosse per mia madre io…” non aggiunse altro, scuotendo la testa e serrando gli occhi.
Detestava avere simili momenti di debolezza. Tuttavia Havoc gli ispirava un senso di fiducia tale che sapeva di potersi fidare ciecamente di lui in queste situazioni di difficoltà emotiva. Forse avrebbe gestito la situazione in modo goffo, ma era sicuro che l’avrebbe compreso e sostenuto
Come dovrebbe fare un vero amico… un vero fratello.
Tuttavia la reazione di Havoc non fu scomposta, come quando avevano quasi sfiorato la lite, dopo che lui aveva rotto con Kate. Il biondo, infatti, si limitò a levarsi la sigaretta di bocca e dire
“Dimmi come è fatto tuo fratello”
“Eh? Fisicamente dici? – chiese Breda perplesso – Beh, capelli come i miei, un po’ più lunghi. Occhi grigi… corporatura normale e non robusta come la mia. Alto più o meno come me”
“Va bene, mi basta. – annuì Havoc con serietà – Quando attaccheremo quei coglioni di ribelli, individuo quel ragazzino: lo stordisco e lo metto da parte, fino a quando non sistemiamo tutti gli altri. E poi ci faccio un bel discorsetto e vedi che lo rimetto in riga.”
“Tu che rimetti in riga Henry – Breda non potè fare a meno di ridacchiare – è una scena che non vorrei davvero perdermi”
“Beh, del resto tu hai gestito Janet al pranzo di fine Accademia. Ti devo un favore”
“Janet non rischia il plotone d’esecuzione per aver preso parte a dei saccheggi… non odia suo fratello maggiore perché è un soldato” sorrise con tristezza Breda
“Oh, dai, in qualche modo la gestiremo. Del resto siamo sempre stati una squadra perfetta tu ed io”
Breda sorrise: decisamente l’entusiasmo di Havoc era la cosa che gli era mancata di più in tutti questi mesi.
Forse ora poteva sperare, seppur minimamente, di far ragionare Henry.

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Laylath