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Autore: aky_chan    12/12/2007    4 recensioni
Seguito della mia precedente fic "my life" di cui è utile darci una lettura per avere più chiara la comprensione di questa.
Bra Brief 19 anni, robot, poco sana di mente, da ricovero. Plic… plic… Che fine ha fatto la ragazza determinata, che vuole leggere il terrore negli occhi di chi la guarda, la ragazza aggressiva e che ce l’ha col mondo? È morta con Goten… Ecco lo sapevo, ho rifatto quel nome, mi ucciderei per il solo pensarlo. Una Bra che a preso la voglia di vivere? Riuscirà ad innammorarsi di nuovo? Ma soprattutto...riuscirà a coronare il suo sogno d'amore? Leggete per scoprirlo
VERSIONE REVISIONATA CON L'AGGIUNTA DI UNA PARTE CENTRALE E DI UN CAPITOLO BONUS
Genere: Romantico, Triste, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bra, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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ABOUT  my life

14 ottobre

La pioggia picchia sulla finestra.
Plic… plic…
Scroscia…
Un fulmine squarcia il cielo, illuminando per un istante, la stanza buia.
Non mi spavento, non ci riuscirei nemmeno volendo.
Non riesco più a fare nulla, nemmeno piangere.
Giro la testa lentamente, fisso la finestra, zuppa, all’esterno.
Plic… plic…
Rimango distesa sul letto. Al buio.
Oramai è diventato il mio passatempo preferito.
L’unico che mi posso concedere.
Da due anni, ormai, non vedo altro che buio, tristezza e buio, dolore e buio, sangue e buio. Buio e nient’ altro.
Non ho nemmeno, più un’ identità, credo che nessuno sappia chi sono.
Bra Brief 19 anni, robot, poco sana di mente, da ricovero.
Plic… plic…
Che fine ha fatto la ragazza determinata, che vuole leggere il terrore negli occhi di chi la guarda, la ragazza aggressiva e che ce l’ha col mondo?
È morta con Goten…
Ecco lo sapevo, ho rifatto quel nome, mi ucciderei per il solo pensarlo.
Non devo ricordare, non VOGLIO ricordare.
Sapete… non sono più nemmeno DARK, non sono più nulla.
Probabilmente se la gente mi vedesse mi considererebbe come una delle tante ragazze definite “sfortunate” dalla legge.
Magari… hanno anche ragione; non ho nemmeno una personalità… IO.
Plic… Plic…
La mia vita?
Beh la mia vita è stata schiacciata dal grande macigno del dolore, ma penso che lo sappiate già… forse ve ne ho già parlato.
Quello che non sapete e che Marron si è trasferita a New York, dopo aver ricevuto una borsa di studio.
Beata lei… si rifarà una vita.
Miku, invece è stato più sfortunato… è caduto nella tela del ragno, ha fatto la fine di Trunks.
Cazzi suoi…
Così sono rimasta da sola.
Nuovamente, aggiungerei.


18 Ottobre

Sono sveglia da mezz’oretta, ma non ho voglia di alzarmi, dopotutto questa è un’altra delle tante giornate monotone della mia vita.
Una uguale all’altra… sempre.
Basta, ho fame, scendo in cucina.
Apro il frigorifero, ma immancabilmente la voce rabbiosa di Vegeta, mi disturba.
_che cosa sei venuta a fare?_ chiede tra un sorso e l’altro di vodka.
_a mangiare… dovrò pur vivere… o forse mi preferisci morta?_  dico io anche se so che per lui, vivere o morire non fa differenza.
_per me è uguale…_ ecco, giustappunto.
Non dico nulla e sbuffando, torno in camera mia.
Mi siedo alla scrivania e inizio a disegnare.
Non sono brava, ma mi piace… disegno gente morta, gente che soffre.
Voglio che gli altri soffrano quanto abbia sofferto io.
Nei miei disegni nessuna persona avrà il sorriso.
Sono così concentrata che mi isolo dal resto.
Non sento un rumore, un sospiro, nulla…
Non mi rendo conto nemmeno di ciò che disegno.
Sono come in trance…
Prendo il pastello rosso, coloro tutto il foglio.
Velocemente…
Mi fanno quasi male le braccia, ma non mi fermo.
Il movimento sta indolenzendo tutto l’arto, ma non mi importa, vado avanti.
Basta fa troppo male; cedo.
Il pastello cade a terra e la mia testa picchia sulla scrivania.
Sto così per qualche secondo, il tempo di uscire dallo stato di trance e di riprendermi.
Mi tiro su e prendo in mano il mio operato.
Una moto…
La riconosco…
Un corpo a terra…
Sangue tutt’attorno…
Un pensiero…
Goten…
Urlo, strappo il foglio in mille pezzi.
Piango, mi accascio sulla scrivania.
Sono schizofrenica.
L’ha detto il dottore, l’unica volta che mi ha visitata.
Mi isso velocemente sulla sedia e apro con decisone il cassetto.
… eccolo…
Quell’oggetto…
Compagno di tanti momenti di solitudine
Lo prendo in mano.
Comincio a vedere le gocce del mio sangue sulla superficie dello scrittoio.
Soffoco con una smorfia un gemito di dolore.
Ansimo e getto il taglierino a terra.
Il mio braccio impregnato di sangue, ci sono andata pesante.
Piango e svengo.


22 Ottobre
Sento il gusto di Devil in bocca, non c’è nulla da fare, ho voglia di alcool.
Avrei voluto evitare questo giorno ma…
Sbuffo, entro nel Joy’s Pub.
Sono mesi che non ci entro più.
Quando ho voglia di bere, frego qualcosa a mio padre, ma oggi no.
Voglio Devil e non so dove altro prenderlo.
Entro e la nostalgia mi pervade, sento lo stesso odore di fumo, di alcool, di sporco.
Ed è tutto così familiare.
Poi vedo il bancone; bancone sul quale ho consumato i miei cokital, bancone sul quale ho dato i miei baci a Goten, bancone sul quale ho passato la mia vita.
Abbasso la testa e sento la voglia di piangere.
No, non può essere… devo rimanere insensibile.
Nessun sentimento deve toccare il mio cuore.
Mi siedo e osservo la TV appesa alla parete, ora come ora spenta e mi viene in mente una scena.
 
_BUON NATALE!!!!_ il vociare degli ubriachi mi dava alla testa, quell’odore di alcool nell’aria non lo sopportavo.
Doveva essere un Natale indimenticabile e invece…
C’era la finale di qualcosa, tennis, pallavolo, calcio, non ci feci nemmeno caso.
Con la testa appoggiata sul bancone osservavo il bicchiere di Devil davanti a me.
_VAIIIII!!!!_ vidi Goten abbracciare la sua compagnia, dopo l’ultimo punto della loro squadra del cuore.
Sbuffai bevendo un altro sorso di bevanda.
_tutto bene?_ mi chiese il mio ragazzo raggiungendomi.
_si benissimo_ dissi con tono forzato
Goten non sembrò molto convinto della  mia risposta, mi prese per mano e , dopo aver pagato il mio conto, mi trascinò fuori dal locale.

Perché ogni cosa mi ricorda lui?
Sbuffo e guardo il barista, che ha preso il posto di Miku.
_cosa prendi?_ mi chiede con un sorriso.
_devil_ rispondo cinica.
Sento il suo sguardo su di me, ma non mi importa.
_Guarda che sono maggiorenne, posso bere alcolici_ dico, lui annuisce e mi prepara la bevanda.
Improvvisamente la porta si apre, il mio sguardo si sposta verso di essa.
Sbarro gli occhi, no non ci credo.
Akume…. Shociro… Iroshiro… Fred.
Hanno l’aria un po’ diversa e distrutta, ma sono riconoscibili.
Entrano, non mi vedono e si siedono su un tavolino in fondo.
La porta sbatte ancora, ma sta volta è solo un giovane dall’aria malridotta.
Ha un occhio nero, la bocca sanguinolente e piccoli graffi ovunque.
_io vi denuncio!_ strepita verso i quattro ragazzi in fondo.
Fred, che ha preso il posto di Goten ed è diventato il capo banda, salta su e gli risponde: _se sopravvivi per denunciarci!_ così detto, si alza definitivamente e molla un sinistro sulla faccia del giovane, che essendo deboluccio e gracilino cade all’indietro.
Il barista si alza, intento a fermare la rivolta, ma quando si uniscono gli altri tre non c’è più nulla da fare.
Io, volendo riuscirei a farli stare buoni, ma non vedo perché… nessuno a cercato di impedire la morte di Goten e ora per me, gli altri si possono scordare il mio aiuto.
Rimango seduta a sorseggiare il mio Devil, ma, non so perché… i gemiti doloranti e le richieste di tregua da parte del ragazzo, mi rimbombano nella testa.
Mi alzo, afferro Fred per il colletto e lo guardo in faccia.
Si blocca, riconoscendo il mio viso.
Non dico nulla, ma lui capisce.
Sa quanto amavo Goten, quanto soffro, quanto sto male.
Perciò non indugia, richiama gli altri ed esce dal locale.
Salutandomi appena.
_g-grazie…_ il giovane si tira su, aiutato dal barista che si era fatto da parte.
_..._ non rispondo, mi risiedo al mio posto.
_non so come tu abbia fatto, ma sei stata grande! Ti pagherei da bere ma mi hanno fregato il portafogli!_ si passa una mano tra i capelli corvini, ridendo e arrossendo appena. Dev’essere molto timido.
_non so come mai mi abbiano preso di mira, stavo tranquillo su di una panchina e ad un tratto mi hanno chiesto dei soldi, io mi sono rifiutato e così mi hanno assalito!_ fa una piccola pausa e riprende fiato _ ed è strano perché non mi è mai successa una roba del genere e…
_senti_ lo blocco di modo che non possa andare avanti a parlare _ non mi interessa, solo stai attento, quei tipi non scherzano, non ti hanno toccato perché c’ero io, e fossi in te eviterei di avere a che fare con gente come quella._ senza farlo apposta ripenso ad un’altra scena. Uno dei tanti mattoni che compongono la mia storia con Goten.


_fossi in te eviterei di avere a che fare con gente come quella!_ esordì lui asciugandosi il sangue che gli colava dal labbro e passandosi una mano tra i capelli corvini.  
_tsk! Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?_ risposi un po’ a disagio
_nessuno. Il mio è solo un consiglio, comunque sei ferita?_ mi domandò esaminandomi
_no_ risposi poco convinta, anche se mi faceva un male cane il polso e di questo lui se ne accorse data la smorfia di dolore che non riuscii a trattenere.
Mi afferrò delicatamente ciò che mi provocava tanto dolore    
_è slogato!_ disse risoluto
_eh? Non mi posso difendere con un polso slogato! Verrò presa di mira… luridi stronzi!_ dissi amareggiata
_vorrà dire che mi farò vivo più spesso, almeno da tenere a bada soggetti indesiderati_ mi ripose schiacciandomi l’occhiolino

Scuoto la testa, butto tre banconote sul banco per pagare il mio devil.
Esco dal locale, mentre sento che il ragazzo continua a fissarmi.


26 Ottobre

Ho ripreso ad uscire di casa quasi ogni giorno.
Il mio carattere sta cambiando ancora, ma non faccio nulla per evitarlo.
Sono stufa di lottare con me stessa, con gli opposti della mia vita.
Sono stufa si cercare una forza che non ho.
Mi fermo davanti ad una vetrina.
Un abito bianco, splendente, bello, il classico abito da sposa, senza maniche, guanti lunghi e velo ricamato… ma ciò che lo rende unico è la scollatura intrecciata sulla schiena e delle piccole perle sul corpetto.
Sospiro, dalle mie labbra esce del fumo. Fa freddo.
Mi volto da quella vetrina e riprendo a camminare.
Vedo coppiette, bambini felici, genitori che ridono coi figli.
Spesso mi capita di immaginare la mia vita se Goten non fosse morto; sarei stata anch’io così? Felice, con dei bambini?
…forse…
…o forse no…
Riprendo a camminare.
Giungo davanti al cimitero. Non so cosa mi ha spinta ad andarci.
Sono due anni che non vi entro più, da quando è morto Goten.
Cammino fino alla tomba di mia madre, comincio a parlarle, ma sta svolta non piango.
Accarezzo la foto sulla sua lapide; è sorridente, lei era una persona allegra, per la quale valeva la pena vivere.
Mi alzo e cambio direzione.
Chissà dove si trova Goten…
_NO!!!!!!!! NON TU!!!!!_ un urlo, straziante, cattura la mia attenzione.
Comincio a correre, mentre sento altri lamenti sofferenti.
Una donna dai capelli neri, raccolti.
È inginocchiata a terra e si tiene il viso con le mani; sta piangendo, urlando, di fronte ad una tomba.
Strano, mi fa pena, così mi avvicino e leggo i nominativi sulla lapide.
Sono due, due fratelli… leggo e mi sento morire.
Son Gohan
Son Goten
Indietreggio fino a cadere, i miei occhi si riempiono di lacrime e mi sento morire.
Cazzo! VOGLIO UN FOTTUTO TAGLIERINO!
Sto zitta e piango silenziosamente. Pregando perché Goten non mi veda così.
_erano i miei bambini…_ dice ad un tratto la donna, togliendo le mani dal volto e rivelando una pelle sciupata e stanca.
Rimango zitta, non riesco a parlare, continuo a piangere.
_e tu devi essere Bra, la fidanzata di mio figlio…_ continua e per un istante mi pare di vederla sorridere.
Strabuzzo gli occhi e rispondo _ma come…?!
_Goten, mi aveva detto che dal tuo sguardo glaciale trasparivano la morte e il dolore. Ho capito chi eri non appena ho visto i tuoi occhi._ mi spiega semplicemente; annuisco.
Ad un tratto mi abbraccia, stringe i lembi del mio giubbotto e si appoggia alla mia spalla; continuando a singhiozzare.
Non oppongo resistenza e mi lascio abbracciare, per un attimo riesco a dimenticare i miei problemi.
_v-vuoi venire a prendere un the da me cara?_ mi chiede staccandosi e asciugandosi i residui delle lacrime al lati degli occhi.
_no, Grazie_ rispondo tenendo la testa bassa.
Annuisce, capisce il mio dolore e non indugia.
Arrivo a casa e prendo il taglierino. Mi taglio, come è di routine da anni.

8 Novembre

Il vociare dei bambini è odioso, non lo sopporto.
Mi chiedo; ma perché sono venuta proprio al parco? Ok che sono dieci giorni che non esco però…
Sento dei passi avvicinarsi a me, le foglie secche sul pavimento si muovono.
_HEY! CIAO!_ mi volto e osservo un ragazzo che mi sorride; ah si era quello che hanno picchiato al Joy’s.
_ciao…_ rispondo distratta.
Si siede accanto a me ed esclama:_ mi chiamo Zac! L’altra volta non ci siamo presentati!_ mi tende la mano e per educazione sono obbligata a stringerla.
_Bra…_
_Hai un bellissimo nome! Il mio l’ho ereditato da mio nonno!_ ride imbarazzato.
Ma quanto è stupido quel ragazzo?
_senti…_ chiede ad un tratto _ ci prendiamo una cioccolata? Sai per sdebitarmi…
_no_ rispondo, secca, decisa.
Il ragazzo al mio fianco si blocca, fissandomi di stucco.
Ride. Imbarazzato.
_ah… non fa niente, sarà per un’altra volta_ in realtà ci è rimasto male, lo so.
Mi alzo e faccio per andarmene, ma sento dei passi seguirmi.
_posso fare la strada con te?_ chiede ingenuamente.
_ma scusa quanti anni hai?_ chiedo di rimando, scettica.
_diciannove!_ risponde sorridendo.
_bene allora non hai affatto bisogno che ti tenga la manina! Puoi andare da solo…_ gli dico e mi incammino.
_si lo so ma… _
_ciao!_ lo saluto sarcastica. Me ne vado.
Cammino e imbocco una viuzza deserta.
Non mi piace camminare in mezzo alla gente.
Ma purtroppo non sono sola…
_ciao bellezza!_ mi volto, un uomo, sulla trentina, brutto, rozzo.
_che vuoi?_ non ho paura.
_voglio giocare un po’… che ne dici?_ si avvicina a me che indietreggio fino a trovarmi con la schiena al muro.
Si avvicina e brucia la distanza tra noi due.
Comincio ad ansimare, non per la paura, ma per il caldo.
L’aria mi sembra pesante, la giacca a vento sembra stringere troppo.
Mi sento come se indossassi un maglione di lana ad agosto.
Mi passa il dito indice sul viso e poi scende sino a slacciare la giacca.
Non ho paura nemmeno ora; eppure perché non mi muovo? Non riesco.
Deglutisco a fatica.
Dov’è finita la Bra determinata e combattiva?
_LASCIAMI!!!_ urlo e con un calcio lo metto a terra.
Corro, scappo.
Inutile, mi afferra da un braccio.
Mi sbatte a terra e avvicina al suo viso il mio collo.
Mi inspira tra i capelli e vorrei vomitare.
Sento le sue mani percorrermi i fianchi.
Cerco con lo sguardo una qualsiasi persona, niente da fare.
Siamo soli in un vicolo.
_su non avere paura_ mi sussurra con voce roca, mentre si slaccia la patta dei pantaloni.
_non ne ho!_ dico ferma.
_meglio così_ ridacchia, mentre aumenta la stretta sui miei polsi.
Mi slaccia la giacca e mi tocca un seno con la mancina.
Sorride.
Mi dimeno.
Niente.
Sono ancora qui.
Vedo il suo viso incurvarsi preso dall’eccitazione.
Sento i miei pantaloni abbassarsi.
Avverto la puzza di quell’uomo nelle narici.
Urlo e svengo.

Una stanza piccola, ma graziosa.
Un profumo d’incenso.
Dei libri appesi alla parete.
Mi accorgo subito dopo di non essere più in quel vicolo.
Ne tanto meno in camera mia.
_ti sei svegliata finalmente!_ mi giro e vedo Zac davanti a me.
_ma…
_ti ho seguita, non mi fido a lasciare le ragazze carine in giro da sole!_ dice arrossendo _non appena ho sentito il tuo urlo sono corso in tuo aiuto, alla fine quello se n’è andato… temeva chiamassi la polizia._ sorride
_grazie…_ dico abbassando lo sguardo.
Poi la vedo, la mano sporca di sangue.
_che ti sei fatto?_ domando preoccupata
_nulla, tranquilla quando quello mi ha visto… si ma non è niente calma!_ mi alzo dal letto e mi avvicino a quel ragazzo.
_la devi fasciare_ dico
_ma non è nulla_ non ci bado e, servendomi di un fazzolettino, faccio un’approssimativa benda.
Ad un tratto però mi blocco…

 
_eccoti qui! Ma che è successo?_ Marron mi indicò la fasciatura che avevo sul polso, non mi ero nemmeno accorta di averla, e rimasi sorpresa quando vidi che era parte della manica della camicia di Goten.
_nulla sciocchezze!_ non mi andava di spiegare, la ragazza affianco a me non sembrò molto soddisfatta della mia risposta, ma non indugiò.
Uscii dal locale lanciando un’ultima occhiata a Goten.

_grazie mille, non dovevi!_ mi risveglio di colpo e annuisco accennando un debole sorriso.
_devo andare_ dico, ma lui mi ferma.
_sei ancora debole… mangia qualcosa prima.
_no_ ribatto.
_allora ti accompagno. Sai è già buio e dopo quello che ti è successo…
Ci avviamo verso casa mia, sento il suo sguardo posarsi su di me.
Gli piaccio. Lo so.
Stiamo zitti per tutto il tragitto.
_ecco è casa mia!_ dico poco fiera.
_allora buona notte per dopo e grazie della medicazione!_ sorride
_grazie a te_ sta volta sorrido anch’io. Non so il perché.
Mi fissa negli occhi.
Sono identici.
Azzurri i miei.
Azzurri i suoi.
Si avvicina.
È a quasi un centimetro da me.
Socchiude gli occhi.

Giro la testa. E mi allontano.
Rimane (nuovamente) di sasso.
Ma ora mai ci è abituato.
Saluto con un cenno della mano ed entro in casa.
_dov’eri?_ non faccio tempo a chiudere la porta che già Vegeta mi assilla.
Non rispondo e salgo le scale.
Mi trattiene per il polso e mi obbliga a guardarlo in faccia.
Con uno strattone, mi libero e salgo in fretta le scale.
Giungo davanti a camera mia, apro la porta, ma non la chiudo.
Me lo impedisce.
_lasciami stare!_ gli dico
_dove CAZZO ERI!!!_ urla afferrando il colletto della mia maglia.
_in giro! Mi HANNO QUASI VIOLENTATA! MI STAVANO PER METTERE LE MANI ADDOSSO!!! CONTENTO ORA?!_ urlo più forte di lui.
Si blocca. Mi fissa e lascia la presa sul mio colletto.
_sei una puttana, proprio come tua madre._ si gira e scende  le scale.
Gli occhi sbarrati la bocca semiaperta. Rimango così per qualche istante, giusto il tempo per materializzare ciò che mi è stato appena detto.
Mia madre non era una puttana. Io Non sono una puttana.
Entro in camera mia e mi getto sul letto.
Inizio a piangere. Tanto, so fare solo quello.
Apro il cassetto e prendo il taglierino.
Mi sento meglio solo a vedere la sua lama.
Sospiro e giro il braccio, dove la pelle e più sottile, e si vedono le vene.
Guardo per un po’ il mio arto e appoggio il taglierino su una vena piccola, vicino al polso.
Premo, la pelle si lacera e inizio a vedere il sangue fluire.
Premo ancora e sento la carne a contatto con la fredda lama.
Mi morsico le labbra fino a far sanguinare anche quelle, getto indietro la testa, ma premo il tagliere più forte sulla vena.
Il sangue mi finisce anche sulla maglia, voglio cancellare il mio dolore.
Alzo l’oggetto e guardo la sua lama sporca del mio sangue.
Ansimo ma non mi stanco.
Riprendo a tagliarmi.
Finché non sento le forze venire meno e getto l’oggetto a terra.
Sono sfinita…

15 Novembre

Entro al Joy’s e mi siedo al solito posto.
Faccio l’ordinazione e attendo.
_ciao Bra!_ sento la voce di Zac, che mi saluta da tre tavoli più avanti.
Oh… no…
Mio malgrado rispondo con un cenno della mano.
Prende la sua bibita e si siede con me.
Alzo gli occhi al cielo, ma non posso dirgli nulla.
_che fai sta sera?_ mi chiede ad un tratto
_niente_ dico inconsapevole delle mie azioni.
_bene! Allora ti porto nel ristorante migliore della città!_ sorride
_ ma figurati!_ dico strafottente
_eddai! Ci divertiremo!_ prova a persuadermi
_non mi va!_ ribadisco
_ah…_ abbassa lo sguardo, è rimasto di nuovo male.
Ora però mi sento uno schifo.
Non so il perché…
Goten, amore mio, scusa per ciò che sto per fare.
_non mi va… di andare in un ristorante_ mi correggo _un qualsiasi pub andrà bene_ accenno a una specie di sorriso.
Vedo i suoi occhi illuminarsi, il suo sorriso accendersi e mi dice _se ti passo a prendere alle sette va bene?_
_si…_ dico, non me ne sono pentita, però…

La porta di camera mia si apre con irruenza.
Il mio amante continua a baciarmi sulle labbra, un po’ timidamente.
È chiaro che devo fare tutto io: neanche a pensarlo e inizio a toccarlo ovunque; le mie mani scivolano nella sua giacca e gli toccano il ventre.
Lo sento gemere appena.
Si impossessa del mio collo e poco dopo inizia a toccarmi il sedere.
Decisamente non lo facevo così sveglio… e pensare che sembrava timido!
Continuiamo a baciarci e a levarci piano gli indumenti di dosso; scivolando sul materasso.
Non riesco a pensare più a nulla, ma solo ai bicchieri di troppo e a quello spinello che ci ha confusi.
L’immagine annebbiata di Goten nella mia testa non riesce a togliere l’attenzione da quell’attimo di passione che sto vivendo.
Mi concedo, a Zac, in quel letto. Il mio letto.
 
 16 Novembre

Il rumorino tedioso della sveglia mi ridesta dal sonno.
Ho un forte mal di testa e provo nausea.
Probabilmente è il risultato per aver alzato un po’ troppo il gomito ieri sera. Ricordo benissimo di aver bevuto birra, devil e non so che altro per tutta la sera. Ma, dopotutto ero in un pub no?
La finestra socchiusa si apre maggiormente e un frammento d’aria smuove le coperte e i miei capelli, che lunghi, mi solleticano il viso e le spalle.
Socchiudo gli occhi e simulo una smorfia somigliante ad un sorriso.
Per quell’attimo sento che il tempo si è fermato e io sto bene dove sono.
Ma è solo un attimo, perché, neanche un secondo più tardi, l’aria torna piatta e soffocante… nonostante sia novembre.
All’improvviso sento muoversi le coperte e colta alla sprovvista mi volto di scatto osservando incredula il corpo nudo di Zac al mio fianco.
I miei occhi si sbarrano.
Di colpo mi tornano in mente alcune immagini sfocate della sera precedente, il bacio e poi quella corsa disparata verso la mia camera da letto, il gusto di alcol, l’odore di spinello.
Non posso averlo fatto davvero…
Ho distrutto la mia dignità, ho distrutto me stessa, ho distrutto l’ultima essenza di Goten nel mio cuore.
_Buongiorno Principessa!_ sento la voce odiosa di Zac che mi saluta, felice.
_Vaffanculo!_ alzo la voce e imperverso contro di lui, con tutta la rabbia che ho nel cuore.
Uno schiaffo lo colpisce sulla guancia, ferendolo anche nell’orgoglio.
Abbassa lo sguardo, raccoglie velocemente le sue cose.
Poi senza fiatare si avvicina a me e, acquistando un po’ di coraggio mi guarda negli occhi e mormora: _non avevo intenzione di stuprarti, né di ferirti, volevo solo farti dimenticare la tristezza che provi e ridare vita a quegli occhi pieni di morte. Volevo ridarti il sorriso che non hai più, avrei tanto voluto che questa mattina al mio risveglio ti avrei trovata sorridente a salutarmi. Avrei tanto voluto aiutarti Bra… davvero… e sono felice che quel giorno i ragazzi mi hanno picchiato, perché altrimenti non ti avrei mai conosciuta. E non avrei mai visto quanto tu abbia bisogno di persone come me e quanto io… abbia bisogno di te._ quelle ultime frasi mi fecero rimanere di stucco, la mia vita era così importante per qualcuno?
Ho sempre creduto che, se fossi morta nessuno se ne sarebbe accorto.
_tuttavia… non credo che, se dai retta alla tua testardaggine cambieranno le cose, tu non starai meglio e non farai stare meglio gli altri. Ho provato ad aiutarti… ma, evidentemente, ho fallito._ dicendo ciò ed allacciandosi le scarpe esce dalla mia camera; lasciando me nella confusione più totale. Distesa ancora su quel letto, con il lenzuolo fino al petto e con la stessa morte di sempre dipinta negli occhi.

19 Novembre

Il labbro viene morso fino a sanguinare, la mano sinistra, stretta a pugno, suda e trema. Mentre quella destra incide nel polso la mia debolezza.
Mi lascio sfuggire un gridolino e mi lascio cadere all’indietro sul letto.
Getto il taglierino a terra sfinita.
Mi taglio sempre più spesso ed ogni volta fa sempre più male.
Chissà perché, per sentirmi meno pesante devo ricorrere a ciò.
Continuo a pensare alla parole di Zac e più ci penso e più mi convinco che a torto, forse perché non ho la forza di ammettere il contrario.
Mi alzo e barcollando, raggiungo la cucina, dove vi trovo Vegeta che impreca alla tv, guardando la partita di calcio e bevendo la solita vodka.
Prendo il cappotto ed esco.
Poi cammino lenta verso il parco, con la speranza di trovare sollievo in qualcosa, o in qualcuno.
Inutilmente trovo solo i soliti bambini che giocano e qualche mamma distratta che non si accorge del figlio che sta cadendo dall’altalena.
Un pallone di cuoio tocca i miei piedi.
_scusami signorina, me lo raccogli?_ vedo una bambina corrermi in contro allegra. I capelli acqua marina raccolti in una simpatica codina “a fontanella” in cima alla testa e gli occhi turchesi pieni di vita.
Una donna, sicuramente la madre, la guarda col sorriso facendosi più stretta contro un uomo dall’apparenza burbera al suo fianco.
_tieni_ dico sgarbata e la piccola raccoglie la sua palla urlando: _L’ho presa fratellone!_ un ragazzino di pochi anni più grande le sorrise girandosi il berretto e spostando la visiera sul lato destro della testa.
Rimango ferma a guardare quella famiglia. Mi ricorda tanto quella che era la mia.
Prima che mia madre si ammalasse e ci portava spesso al parco.
Prima che iniziasse a tossire attanagliata dal virus.
Osservo per l’ultima volta quella bambina che mi ringrazia con un piccolo inchino e prima di andarmene le dico: _non permettere a tua madre che il fumo le porti via la vita._ lei rimane perplessa e scappa via. Sono certa che non dirà nulla alla madre che si sta accendendo una sigaretta ignara.
E sono certa che, presto o tardi se ne pentirà.

20 Novembre

Apro alla svelta la porta ed entro in fretta nel Joy’s Pub.
Ordino il solito Devil e aspetto.
Mi guardo le numerose cicatrici sulle braccia e penso a quanto faccia schifo la mia vita.
Sento la porta aprirsi e istintivamente mi volto ad osservare chi entra.
Con stupore, noto che si tratta di Zac.
Ma che diavolo ci fa di nuovo qui dentro?
Si siede affianco a me, ma non mi degna di uno sguardo, ordina un cokital e aspetta: proprio come me.
Voglio parlare, questo silenzio mi uccide, le sue parole mi tornano in mente e mi tramortiscono ancora. Devo fare spazio nella mia testa.
Mi giro, lo guardo e aspetto che faccia lo stesso. Ma, con mia sorpresa non lo fa.
_perchè fai come se non ci fossi?_ chiedo dura all’improvviso.
_perchè l’ignoro è quello che ottieni comportandoti da sciocca_ risponde cinico
_comportarmi da sciocca? Scusa se ci sono rimasta male a ritrovarmi nuda al fianco di un ragazzo, del quale conosco poco niente!_ alzo la voce e corruccio le labbra.
_NON E’ SOLO PER QUELLO! E’ TUTTO L’INSIEME!!! IO TI AMO E STO MALISSIMO PERCHE’ MI TRATTI SEMPRE COME UN CANE E FRANCAMENTE SONO STUFO DI CORRERTI DIETRO!_ urla liberandosi di un peso
Rimango zitta però a riflettere su quelle due paroline.
_tu non mi ami_ replico, bevendo un sorso del mio Devil, che nel frattempo era pronto.
_lo dici tu…_ mi risponde, dopo attimi di silenzio.
Poi vedo che prende fiato e prosegue: _quello che provo non sta a te deciderlo e, sono più che certo che anche tu provi qualcosa perché ho visto il tuo sguardo quando facevamo l’amore!_ mi dice diventando leggermente rosso sulle gote.
_ERO UBRIACA E NON ABBIAMO FATTO L’AMORE… MA SOLO SESSO!_ incalzo, convinta di aver ragione.
_sesso o amore non ha importanza perché eravamo insieme… e tu non eri ubriaca eri FELICE! Senza quella maschera da ragazza impenetrabile e dura che porti sempre credendo di apparire più forte…_ si avvicina al mio orecchio e sussurra _ ma la verità è che per essere forti non basta comportarsi male, la vera forza spesso sta nell’accettare l’aiuto altrui. Lascia che ti aiuti… che sia con te per sempre!_ la sua è quasi una supplica e una persona normale si sarebbe già buttata tra le sue braccia, ma io non posso farlo.
Devo resistere e dimostrare che la forza è quella che dico io.
Tuttavia le sue parole mi fanno riflettere e non capisco più niente.
Chiudo gli occhi e cerco una soluzione

26 Novembre


 _ciao Bra!_ entra e mi saluta con un bacio a stampo sulle labbra.
Mi ha chiesto il fidanzamento e io ho accettato. Ma non ne sono convinta.
Il ricordo di Goten è ancora troppo vivo in me, mi dispiace non ce la faccio.
Quando mi dice “ti amo” non rispondo mai “anch’io” non riesco.
Io sono la sua ragazza, ma lui per me non lo è.
_ciao Zac_ rispondo.
Parliamo un po’, fa battutine stupide sulle cose appese in camera mia, ma non rido.
_che ti succede?_ mi chiede
_nulla…_ dico
Avvicina il suo viso al mio, ma mi scanso.
_Bra?! Cosa c’è…_ mi fissa storto come per chiedere spiegazioni
_non c’è nulla è solo che…
_MI AMI?_ mi spiazza completamente, non so cosa rispondere.
_non lo so… _ rispondo sincera e sento che si alza e va verso la porta.
_vedi di scoprirlo in fretta, non mi piace essere preso in giro._
_scusami, ma io non ho mai detto di amarti… qualche giorno fa al Joy’s mi hai trovata più debole del solito._ dico amareggiata.
_non pensavo potessi essere talmente stronza_ esce da camera mia sbattendo forte la porta.
La cosa mi fa un po’ male, anzi molto… non avevo mai visto Zac così arrabbiato.
Sono in procinto di tagliarmi quando mi alzo ed esco di fretta dalla porta.

Cammino silenziosamente e come al solito, vedo la mora dinnanzi alla tomba dei figli.
Sta volta però non piange.
Non trova più la forza per farlo, deve mostrarsi forte e i forti non piangono.
_ ti vedo triste cara… che ti è successo?_ mi chiede la donna, si può dire che mi conosca oramai.
_ litigato… _ rispondo
_ Goten avrebbe voluto avere figli, ricordo che da piccolo, insieme ad una sua compagna giocavano alla famiglia… avevano due bambini Jackson e Alexis, si chiamavano. È incredibile come le cose possano capovolgersi._ sospira.
_ lo so…
_ lui vorrebbe vederti felice, non così, scommetto che se ti vedesse si maledirebbe nel vederti soffrire in questo modo. Nei tuoi occhi c’è il dolore, si vede… Devi reagire, devi trovare la forza per farlo. Solo così non ti peserà più la sua morte… certo, farà ancora male, ma imparerai a conviverci e scommetto che lui si sentirebbe meglio. Fatti una famiglia, fai ciò che lui avrebbe voluto fare._ mi dice e le sue parole mi fanno riflettere.
Osservo la lapide con la sua foto, mentre una lacrima mi sgorga dall’iride destro.
Con la mano pallida tocco il vetro con la sua foto.
Piango, piango, piango…
Sto piangendo la mia anima, affinché ne nasca una nuova.
Stringo i pugni e abbraccio il granito della sua tomba.
Goten, ti amo, ti ho sempre amato… voglio esserti fedele a vita, ma non so se ci riuscirò… Zac è riuscito a farmi sorridere.
No, non lo amo, ma gli voglio bene, un bene diverso dall’amore, un bene fraterno.
Tengo a lui, ma non provo le emozioni che provavo con te…
Amore mio, scusami, se non sono come tu vorresti che io sia.

28 Novembre

Guardo la strada davanti a me e il ragazzo al mio fianco.
Ero andata a casa sua per chiedere chiarimenti, ma un malore improvviso ha rimandato il tutto.
Sto andando all’ospedale e Zac mi sta accompagnando.
_senti…_ provo ad esordire
_stai zitta! Non ti affaticare_ risponde, ma in modo freddo.
_no, non sto zitta! Ti devo spiegare che…
_non c’è niente da spiegare. Se non il fatto che mi hai preso per il culo sin dal giorno in cui ti ho incontrata!!!_ inizia ad alzare la voce
_ma non
_LASCIAMI FINIRE! IO TI HO SEMPRE AMATA!!! SEMPRE… e tu? Come mi ripaghi? PRENDENDOMI PER IL CULO!_ ora sta urlando
_MA NON E’ VERO!!!! NON E’ VERO!_ urlo anch’io agitandomi, mentre il ventre mi fa male.
_TACI!!! TACI BRA PER FAVORE!!! LO SAPPIAMO TUTTI E DUE CHE MI STAI PRENDENDO PER IL CULO!!!_ si volta dalla mia parte e mi fissa.
_MA COSA CAZZO DICI!! IO…_ io?? Avanti Bra non lo sai nemmeno tu che vuoi dire.
_ECCO VEDI?! SEI SOLO UN’ OPPORTUNISTA!!! UNA PUTTANELLA!!!_ dopo averlo detto però si blocca, come si se fosse pentito, ma ciò non importa, ci sono rimasta male lo stesso.
_vaffanculo Zac… _ sussurro e ciò lo fa distrarre dalla guida. Mi guarda e si avvicina a me…
_Bra, senti io…_ rivolgo una rapida occhiata alla strada.
_ZAC ATTENTO!!!!!_
… il buio…

18 Dicembre

Vedo Zac, dal vetro dell’ospedale, abbiamo avuto un grave incidente.
Io solo una piccola frattura al braccio, ma lui è entrato in coma celebrale.
Il dottore ha detto che ci sono pochissime speranze di vita.
Su una panchinetta del corridoio ospedaliero osservo come ci sia molta gente che soffre, che piange, che sta male.
Non era forse quello che volevi Bra?
Vedere la disperazione sugli sguardi delle persone?
No non mi fa sentire meglio, perché sto soffrendo anch’io.
Non è valido però… ho sofferto più io di tutte queste persone messe assieme.
Ho la sfiga dalla mia, sono destinata a non essere amata.
Perché tutte le persone che amo muoiono.
Vedo la malinconia e la tristezza addosso a tutti e mi incupisco di più.
Nemmeno il taglierino mi farebbe sentire meglio.
Guardo in alto e invoco…
Goten, ti prego salvalo… fallo per me… fallo perché mi hai amata e perché ti ho amato. Rendimi felice… avevi detto che lo avresti fatto a qualunque costo, bene lo voglio ora, salvalo e rendimi felice! Ti prego…

22 Dicembre

La situazione è sempre la stessa e io sono sempre li, sulla panchina del corridoio ospedaliero.
A sperare, a sperare in un miracolo.
Ho pregato.
Ho pregato tutti.
Goten, mia madre, il fratello di Goten, tutti.
Ho chiesto aiuto a tutti, ma ancora niente.
Zac morirà e io non posso impedirlo.
Mi sento svenire al solo pensiero.
Mi sento il nodo allo stomaco e inizio a piangere, vedo le lacrime macchiare i miei jeans. Perché ti accorgi di amare una persona solo quando stai per perderla?
Mi sento male, voglio morire anch’io.
Improvvisamente l’aria si anima, tutti corrono di qua e di là.
Sento i dottori vociare fra di loro e non capisco nulla.
_che è successo? _ chiedo ad uno di loro.
_il signor Zac Pryse è uscito dal coma, è fuori pericolo!!!! Non era mai successo!!!_ mi dice un signore baffuto, dall’aria contenta.
Non ci credo.
Sorrido. Il mio sguardo si illumina.
Svengo.


26 Marzo

_hai stretto bene?_ chiedo a Chichi, la madre di Goten, eludendo ai lacci sulla schiena del mio abito.
_si si tranquilla!_ mi sorride _ queste perle sul corpetto sono bellissime _ lo dice con occhi sognanti come se non avesse mai visto niente di più bello.
_lo so… _ sorrido emozionata, aggiustandomi i lunghi guanti.
Mi sento benissimo, se potessi volerei.
La donna mora appoggia una mano sul mio ventre.
_come stanno?_ mi  chiede
_bene_ rido, ma rido di gusto.
Io Bra Brief! Ricca, Bella, con un marito, dei figli.
Lo pensavo prima di conoscere Goten, e una volta morto sbeffeggiavo questo mio stesso pensiero.
Eppure mi rendo conto che è proprio ciò che sono diventata.
Zac e i due piccoli tesori che ho in pancia e che stanno per nascere fanno di me la ragazza più felice della terra.
E fra sette mesi saremo una cosa sola: io, Zac, Jackson e Matilda.

La musica nuziale, il sorriso dei presenti, il bouquet fra le mani.
Sono gigli… i fiori preferiti di mia madre.
Vedo il viso di Zac illuminarsi appena entro in chiesa.
Mi avvicino al mio futuro sposo.
Cerco con lo sguardo Vegeta, ma non lo vedo anche se l’ho invitato.
Probabilmente sarà a  casa a rodersi lo stomaco con la vodka.
Fa niente, questo è il mio giorno e non devo rovinarlo.
Mi avvicino al prete e al mio ragazzo.
Gli anelli al dito, la promessa di amarci.
Il bacio nuziale.
Il “ti amo” sussurrato.
Occhi negli occhi.
Azzurro con azzurro.
Bra e Zac.
Sta volta per sempre.
Noi contro tutti.
Nessuno ci dividerà mai.
Per nessun motivo.
_ vuoi tu Bra Brief prendere il qui presente Zac Pryse come futuro sposo e amarlo e onorarlo finché morte non vi separi?_
Alzo gli occhi al cielo.
Goten…
La notte alla baita.
I braccialetti con i nostri nomi.
La moto a terra.
Il natale più bello della mia vita.
I fuochi d’artificio.
Ti amo.
Ma non posso vivere con un angelo.
Ti ho chiesto di rendermi felice…
e…
non potevi fare in modo migliore…
Grazie amore mio…
_si! Lo voglio!_

The end

Ok questa fa moooolto più schifo dell’altra, ma, poiché mi hanno chiesto di fare un seguito e avendo deciso di farlo, non sono riuscita a fare altrimenti. Anche perché non avevo nessuna idea per la testa ^^’
Non sono per niente soddisfatta del mio operato.
Ed è soprattutto per questi motivi che ho deciso di rivederla aggiungendo una parte centrale che come mi hanno fatto notare (grazie pucci) mancava totalmente.
Ma spero comunque in una recensione, anche negativa.
Un bacio a tutti e grazie dell’attenzione… vostra aky^^

Ah! Poi una cosa… come alcuni mi hanno fatto notare, questa potrebbe anche essere una ff originale.
Ma poiché “my life” ha partecipato ad un concorso nel fandom di Db, ho preferito non alterare la storia ^^

Ho messo alcuni piccoli riferimenti della fic precedente a questa ^^ “my life” appunto.

Ringrazio, chi cortesemente ha lasciato una recensione alla precedente, alimentando il mio orgoglio XD

Ho inserito una specie di “Bonus” (cap. 2 –che non si può definire proprio tale-)
Per chiudere definitivamente la vicenda (con mio dispiacere)
Questa, ma soprattutto la prima, mi hanno trasmesso un sacco di emozioni nello scriverle e spero che almeno una parte di esse arrivino a voi nel leggerle.
  
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