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Autore: adkinsvoice    27/05/2013    7 recensioni
Un anno fa accadde qualcosa di orribile. Qualcosa che sconvolse completamente la vita di Stefano. Senza Bianca non poteva più continuare ad andare avanti. La quotidianità era diventata sopravvivenza, non vita. Dopo un malinconico viaggio tra i ricordi, tramite un semplice album di fotografie, il ragazzo, sopraffatto dal dolore fa una scelta azzardata. Riuscirà Stefano a tornare a mangiare il gelato, su quella panchina, al sole, con la ragazza che ama?
P.S: scrivo con il cellulare e perciò non mi è possibile salvare i capitoli con l'html, ma appena finita la storia metterò tutto a posto con il computer... Ci tenevo a dire che è la mia prima Fanfiction, quindi vorrei sapere cosa ne pensate... Accetto anche le critiche, purchè siano costruttive! Buona lettura! :)
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trecentosessantacinque giorni. Ottomilasettecentosessanta ore.
Milioni di microscopiche gocce di pioggia che battevano incessanti al vetro della finestra.
Un anno.
Così tanto tempo quando sembravano passati solo pochi giorni.
'Someone like you', rimbombava a massimo volume nella stanza, lo sgangherato stereo vibrava.
Era la canzone preferita di Bianca. Era dell'idolo di Bianca.
La voce graffiante e calda di Adele entrava dalle orecchie di Stefano, gli arrivava al petto e gli sconvolgeva il cuore. Era troppo vera. Troppo diretta. Lo colpiva, ma non gli faceva male. Era straziante, ma in senso positivo.  Non poteva essere umana. Si avvicinava troppo alla perfezione, o meglio, era troppo perfetta per avere a che fare con il mondo vivente. Bianca era convinta che se Dio avesse avuto una voce, sarebbe stata sicuramente quella di Adele.
Stefano era sdraiato supino sul letto, avvolto in un piumone color crema slavato, ancora impregnato del profumo di rose e miele di colei che aveva amato così tanto. E che amava ancora.
Fissava il vuoto. Era stanco. Stanco non in senso fisico, ma nel cuore, stanco nella mente, stanco nell'anima. Era uno di quei momenti in cui si perdeva nel tempo e dimenticava ogni cosa per qualche secondo. Non sapeva chi era, non sapeva cosa stava facendo qualche attimo prima,  non sapeva a cosa stava pensando, non sapeva cosa amava, non sapeva cosa odiava, non era cosciente di nulla. Ma poi si svegliava da quello stato di trans e ricominciava a percepire tutto il tremendo peso delle preoccupazioni, dei ricordi, degli errori, dei rimorsi e dei rimpianti sulle spalle. Ed era una sensazione orrenda. Non sapeva come gli succedesse, non ne conosceva il motivo. Ma non era una cosa piacevole.
La sua vita è stata circa così. Un quadro bellissimo, appena finito di dipingere, qualcuno che sbatte contro al barattolo della pittura e rovina tutto. Una costruzione perfetta, che crolla di botto. Il suo mondo si era sgretolato, all'improvviso. Un senso di oppressione prese il petto, tutto il suo corpo fu percosso da un brivido.
Tra le mani stringeva forte uno spesso album di fotografie. Lo fissò, ne percorse delicatamente la copertina con i polpastrelli delle dita. Era semplice, bianca, di raso, con un cuore rosso e in rilievo, al centro. Rimase ad osservarlo.
Le mani tremavano. Gli occhi bruciavano. Proprio mentre stava per aprirlo, sua madre lo chiamò dal piano inferiore, 'Stefano, è pronta la colazione, scendi che altrimenti si fredda'. Si alzò dal letto e scese le scale. Solitamente il profumo inebriante del caffè, e delle ciambelle appena cotte in forno aveva un certo effetto su di lui. Ma non quel giorno. Stefano scese come d'abitudine e si sedette a tavola, al solito posto. Mentre sua madre gli versava il caffellatte nella tazza, si accorse di avere un buco nello stomaco e che se avesse mangiato qualcosa, avrebbe sicuramente vomitato. 'No grazie, non ho fame'. Udendo queste parole, suo padre alzò per la prima volta gli occhi dal giornale. Tutte le domeniche, quell'uomo passava l'intera mattina seduto sulla sua poltrona, a leggere il quotidiano, per poi, dopo pranzo, andare a giocare a golf. Con chi ci andasse e dove andasse era un mistero, in città non erano presenti piste da golf, ma nessuno gli aveva mai chiesto nulla, e nessuno glielo chiederà, nessuno voleva chiederglielo, perché nessuno voleva andarsi a cercare brighe o brutte sorprese. Suo padre era un tipo riservato, era capace di rimanere giornate intere -esclusa la domenica, durante la quale 'andava a giocare a golf' - chiuso nel suo studio/stanza, a scrivere non si sa cosa. Di professione faceva lo scrittore, ma nessuno aveva mai visto un suo libro, o meglio, nessuno aveva messo gli occhi su un suo libro negli ultimi tempi, dato che l'ultimo pubblicato risaliva a sette anni fa. Se gli chiedevi qualcosa circa l'argomento ti rispondeva "Sono a buon punto", la stessa risposta da sei anni a questa parte. Sua madre, invece, era espansiva, vivace, affettuosa, esageratamente apprensiva e spesso appariva tonta. Fisicamente non c'era paragone, lei era bassa e rotonda, lui alto e, magro come un grissino, sarebbe un eufemismo. Entrambi volevano bene al proprio figlio, ma glielo dimostravano a modo loro.  'Cosa ti prende figliolo?' Nessuna risposta. La madre e il padre di Stefano si lanciarono un'occhiata d'intesa. "Oh tesoro della mamma, ora ho capito. Cosa posso fare per te?" "Su...", lo incitò, "Mangia un po' che magari ti passa." Stefano si alzò, salì le scale di corsa e si chiuse in camera sbattendo la porta. Dei sussurri soffusi provenivano dalla cucina.
Ritornò ad avvolgersi nel tepore del suo piumone, e riprese in mano l'album di fotografie. La musica continuava ad andare. Aveva messo in modalità "ripetizione", in modo che il brano si ripetesse all'infinito. Alzò il volume al limite massimo, tanto che gli sembrò di sentire un 'Abbassa quella musica!' proveniente dalla voce gracchiante di sua madre, ma non se ne curò. Ritornò a fissare quella fonte infinita di ricordi e riprese a tremare. Questa volta nulla l'avrebbe più interrotto. Delicatamente, con un gesto quasi affettuoso, con lo stesso dolce modo di fare che avrebbe spostando una ciocca di capelli ribelli dal viso di Bianca, lo aprì. 
   
 
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