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Autore: IronicNarwhal    27/05/2013    2 recensioni
[Seguito di Finding John]
Forse Anima Gemella si riferisce, di fatto, alla persona che è la chiave della tua serratura. Di tutte le tue serrature. È la tua chiave di casa, della macchina, della cassetta di sicurezza, tutte in una volta. Forse è questo il motivo per cui, finché non la incontri, sei solo una parte di te stesso. Non puoi sbloccare le tue serrature. Non puoi spegnere la scintilla, fare un passo indietro e goderti il silenzio finché, finalmente, non incontri la persona che tiene, o è, la tua Chiave.
[SoulBond!AU]
[Sherlock/John]
[seconda storia della serie Inscriptions]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Lestrade , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Inscriptions'
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Note:

Questa storia è una traduzione di cui potete trovare l’originale qui -> AO3 oppure qui -> fanfiction.net
Non traduco a scopo di lucro ma solo per piacere mio e nella speranza che qualcun’altro possa divertirsi con questa storia.
I personaggi appartengono a Sir Arthur Conan Doyle, Mr Moffat, Mr Gatiss

 

Avvertimenti: leggere imprecazioni e descrizione di una scena del crimine con due cadaveri

 

Unlocking Sherlock di IronicNarwhal

Traduzione di Myreen

 

Capitolo 4: Parapsychology of a Murder

 

La scena del crimine non è, strettamente parlando, nel luna park. Piuttosto, è all’estremo margine di esso, in un’area fangosa e scarsamente trafficata di Hyde Park. Il perimetro della polizia è già stato disposto; un rettangolo di nastro giallo acceso contro il marrone neutro e il verde scuro del paesaggio. Ci sono, ovviamente, dei curiosi; c’è da aspettarselo ad ogni scena del crimine. Il luna park rimarrà chiuso fino a nuovo avviso alla luce degli omicidi, ma questo non ferma le persone dal seguire la corrente e bazzicare intorno per dare un’occhiata.

Oltre essi, il parco si allunga per circa cento metri prima di finire in strada. Non è una strada molto trafficata e ci sono davvero poche macchine in questo momento della giornata. Mentre si avvicinano, le uniche due auto che John vede sono una berlina rossa a tre volumi, la quale sfreccia via mentre si avvicinano alla scena del crimine, e un furgoncino blu, il quale, con il motore al minimo, passa molto lentamente. È molto isolato, ma essendo un parco divertimenti rende molto improbabile che l’obiettivo fosse la segretezza. Più probabilmente l’esatto opposto.

“Beh qualcuno voleva dimostrare qualcosa,” mormora Sherlock quasi nello stesso istante in cui lo pensa John. Sbatte gli occhi per un momento, sorpreso che i suoi pensieri siano usciti dalla bocca di Sherlock. D’altra parte, il consulente è praticamente un chiaroveggente, e magari John ha passato un po’ troppo tempo con lui, se stanno avendo gli stessi pensieri.

Ci sono diversi agenti di polizia di vedetta appena dentro il perimetro, che tengono la folla sotto controllo. Lestrade e Donovan li stanno aspettando al nastro.

Lestrade lo solleva per loro, e Sherlock e Donovan mettono in scena la loro tipica mostra di aggressività (un ciao, mostro da Donovan, un ghigno di risposta da Sherlock) prima che l’ispettore li accompagni ai corpi. Si radunano tutti intorno ad essi, due detective, un consulente, un dottore. Le vittime sono giovani, più giovani di John. Probabilmente anche poco più giovani di Sherlock. John sospira e schiocca la lingua, perché non è mai piacevole vedere delle persone giovani morte in un campo fangoso.

Sono un uomo e una donna, entrambi stesi su un lato, rivolti l’uno verso l’altra. Nessuno dei due è vestito come se avesse avuto l’intenzione di lasciare la casa, la notte scorsa. L’uomo indossa una vestaglia blu e dei pantaloni grigi del pigiama e la donna una camicia da notte gialla. Vestiti da notte. Niente cappotti. La donna ha una ferita d’arma da fuoco all’addome, parzialmente ostruita dalla sua stessa mano. È morta cercando di fermare il flusso di sangue. All’uomo manca un’ampia porzione del teschio, probabilmente a causa di una pistola nella bocca.

(John sa che le sue deduzioni non sono per niente vicine al calibro di Sherlock, ma gli piace pensare che vadano bene per lui, specialmente quando la maggior parte dei civili avrebbe solo visto una coppia di vittime di omicidio e via, “Oh, persone morte.” D’altra parte, John non è esattamente un civile.)

“John e Jane Doe ([1]),” li informa Lestrade. “Niente documenti su entrambi. Niente cellulari. Trovati intorno alle nove questa mattina dalla nostra non-così-amichevole vicina chiromante.” Lestrade punta il pollice dietro di sé, indicando un punto a pochi metri di distanza, dove una coppia di agenti di polizia sembra di guardia ad una giovane donna bassa e bionda, con uno sguardo torvo sul viso. Gli ufficiali sembrano molto a disagio, come se non volessero esattamente essere lì. Le danno le spalle, fissando intensamente il suolo. John si chiede perché siano tanto intimiditi da una persona così minuta.

“Qual è la sua storia?” chiede John, poiché Sherlock non sembra incline a porre quella domanda, ed è curioso. Ha smesso tempo fa di aspettare che il consulente risponda alle sue domande, o che faccia le domande che vuole porre, e semplicemente chiede lui stesso. È praticamente immune allo sguardo di affronto che Sherlock a volte gli indirizza quando prende l’iniziativa di ottenere da solo le informazioni dai detective.

“Mmm, vedi, è quello che stiamo cercando di capire.” Lestrade incrocia le braccia, si gira verso la donna, quindi si volta di nuovo. Come se qualsiasi cosa turbi tanto i poliziotti abbia effetto anche a metri di distanza. “Sappiamo che ha visto qualcosa, perché è stata lei a chiamare il 999. Ma non vuole nemmeno darci un nome, men che meno dirci cosa ha visto.”

Sherlock alza gli occhi al cielo. John può quasi sentire il suo monologo mentale mentre maledice Scotland Yard. “I vostri uomini sono letteralmente così incompetenti che non riescono a far parlare una chiromante? Ciò che un  chiromante preferisce fare è commentare, Lestrade! Non è qualcosa di trascendentale!”

“Oh! Se vuoi provarci sei il benvenuto,” ghigna Donovan. Lestrade le posa una mano sul braccio e lei si calma, ma non prima di aver emesso un enorme sospiro e aver scoccato a Sherlock uno sguardo particolarmente minaccioso da sotto le ciglia.

“Non ho detto che non stava commentando, giusto?” puntualizza Lestrade alzando un sopracciglio. Sherlock fa un suono infastidito. Infelice di venir contestato (o forse per il fallimento del suo insulto). L’ispettore continua, “È saltato fuori che è piuttosto volubile. Ha chiamato i miei uomini con ogni insulto possibile prima di rifiutarsi di dar loro qualsiasi informazione. I due agenti laggiù le stanno facendo la guardia per assicurarsi che non intralci le indagini.”

“Perché stanno lì in piedi e basta?” Chiede Sherlock. “Non dovrebbero farle pressione per ottenere informazioni? Sta intralciando le indagini anche solo rifiutandosi di dirvi quello che sa!”

“Sherlock, calmati per l’amor di Dio. Non è come se tu avessi bisogno che sia lei a dirti cosa è successo. Inoltre, lei è...” Lestrade sospira e si sfrega il retro del collo, a disagio. “I miei uomini non vogliono parlare con lei più di quanto sia necessario fare, dal momento che... beh, lei non è esattamente decente, se capisci cosa voglio dire.”

“È completamente vestita,” fa notare John, e si rende conto di quanto scialbo suoni solo quando Sherlock grugnisce di disgusto e ruota gli occhi in un piccolo semicerchio, strofinandoseli. John ha imparato a leggere gli strani impulsi e tic che ha il suo compagno, ed ha scoperto che molti di essi possono essere collegati con i vari spasmi dei bambini particolarmente iperattivi. Quello, chiunque lo riconoscerebbe come il segnale universale per ‘Non posso sopportarlo’ e, per Sherlock, la sua abilità di sopportare le situazioni è direttamente proporzionale alla stupidità delle persone con cui è in stretta prossimità.

Così John chiude la bocca e si morde l’interno della guancia, ripromettendosi di stare in silenzio finché Sherlock non sarà di umore migliore o non gli chiederà di parlare. Se non lo fa, il consulente semplicemente esploderà.

“Non sta indossando un anello,” dice Donovan, dando sia a Lestrade che a John il suo usuale sguardo di esasperazione e scontento. “Non so perché non lo indossi, è molto strano. Ma questo è il motivo per cui non vogliono parlare con lei.” Quindi si allontana, stufa o stanca di stare in compagnia di Sherlock. Probabilmente entrambe.

“Oh.” John rompe il suo stesso voto di silenzio. “Questo è... strano.” Immediatamente capisce perché Lestrade sta evitando di guardare in quella direzione.

“Francamente non potrebbe importarmene di meno. Se non ha intenzione di parlare, è inutile. Ora posso dare un’occhiata a questi corpi o no?”

“Fai come ti pare.” Lestrade indica verso i corpi, fa qualche passo indietro per dare a Sherlock la sua solita quantità di spazio vitale. John si unisce a lui sulla linea di confine, decidendo di aspettare finché il consulente non chiederà di lui. “Cosa gli ha fatto girare le balle oggi, eh?”

“Non ne sono sicuro. Era tranquillo questa mattina. Beh, per la maggior parte. Abbiamo avuto una discussione sulle faccende domestiche.” Non crede davvero che Lestrade abbia il bisogno (o la voglia) di sentire la lunga storia dell’anello buttato-e-sostituito. “Ma lo conosci, il suo umore cambia costantemente. Potrebbe essere qualsiasi cosa.”

Lestrade emette un risolino. “È sempre un’avventura con un Holmes. Ti fa stare sempre all’erta, credi a me. Quattordici anni con Mycroft e letteralmente non ho idea di come faccio ad essere ancora vivo.” Ridacchia ancora, sorridendo al suolo. Calcia una roccia. “Mi obbliga a pensare. Devo usare il cervello per sapere cosa sta dicendo, il che è più di quel che posso dire per certe persone. So di doverlo sbattere al muro a volte, che ha trenta punti di QI più di me e così via. Dio sa se manda la mia pressione alle stelle. Come non ci siamo ancora uccisi l’un l’altro?”

“Forse perché... questo è ciò che fanno le Anime Gemelle,” dice John scrollando le spalle. “Si sopportano l’un l’altro. Si amano l’un l’altro a prescindere. La tua Anima Gemella è la persona che sai ti darà amore incondizionato... oltre ai genitori. Anche se Sherlock può essere...”

“Un’emerita testa di cazzo?”

“Stavo per dire fastidioso, ma anche quello funziona.” John sbuffa e Lestrade ridacchia gioiosamente, ovviamente divertito da sé stesso. “Anche se può essere... quello,  è comunque la mia Anima Gemella, e farei qualunque cosa per lui. Ho passato trentacinque anni cercandolo. Sono solo un paio di mesi e non posso immaginare la vita senza di lui.” Sta attento a tenere per sé che non è interamente sicuro che Sherlock si senta allo stesso modo.

“È successo in fretta.”

“Mmm.”

Finito coi corpi, Sherlock si alza da dove si era accucciato e si dirige nell’altra direzione. Lestrade lo chiama, ma non risponde. John decide di fare una corsa per raggiungerlo.

Sherlock sembra essere diretto verso la carrozza della chiromante. Appena John è vicino, dice “Stiamo cercando due sacchi, probabilmente di iuta. Almeno uno di essi è sporco di sangue, quindi l’assassino non li avrebbe portati con sé. Troppo incriminanti. Sono da qualche parte vicino, voleva sbarazzarsi di essi in fretta. Può averli gettati in un bidone sulla strada principale, ma è un po’ troppo ovvio e questo è intelligente; questo non è il lavoro di qualche goffo tirapiedi. Questo era la mente stessa, o almeno  suo braccio destro. Ha esperienza.”

“Quindi pensi sia nella carrozza della chiromante? Ancora un po’ ovvio, non credi?”

“Non penso che siano nella carrozza, penso siano in uno scompartimento sulla carrozza.”

John dà un’occhiata più attenta alla carrozza. È una cosa rosa su ruote bianche alte-un-metro, realizzata più per catturare lo sguardo che altro. Un largo set di gradini di legno viene fuori da essa, ci sono quattro grossi blocchi che la tengono parcheggiata. Per quel che può dire John, è una costruzione molto semplice; niente di essa che sembri poter dare un luogo per nascondere qualcosa in profondità. “Quali scompartimenti?”

Invece di rispondere, Sherlock si avvicina alla carrozza e, con il pugno, bussa su una delle sezioni alla base di essa. Ce ne sono quattro, e John pensa siano solo per decorazione finché, sotto il picchiettare di Sherlock, la placca di legno si apre a scatto, rivelando essere una porta. Il consulente solleva le sopracciglia e contrae le labbra, presentando la scoperta con un gesto plateale. “Questi scompartimenti.” Quindi gli gira intorno andando sul retro, dicendo, “Tu apri il resto da quella parte; spingi il lato sinistro e tira quello destro.”

A questo punto, John ha imparato a risparmiare le proprie domande per dopo, e semplicemente fare quello che Sherlock gli dice. Apre gli altri tre scompartimenti da quel lato, trovando diverse borse e qualche scatola, ognuna di esse ovviamente di proprietà della chiromante e nessuna di esse di iuta o intrisa di sangue.

“Quindi perché stiamo cercando queste?” domanda John mentre ripone tutto nel terzo scompartimento.

“Confermare una teoria.”

“Che è?”

“Mr. Doe non sapeva a cosa stava sparando.”

“Oh.” La risposta è automatica e John non ci sta pensando molto, occupato com’è a cercare di aprire il quarto scompartimento. Poi processa ciò che ha detto Sherlock, cosa implica, e continua, “Oh... Quello è...” Non riesce a immaginare perché qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere, bendare un’altra persona e mettere una pistola nella sua mano, solo per fargli premere il grilletto.

“Innovativo!” Dice Sherlock, prima di apparire da dietro la carrozza con due sacchi. Uno di essi, come previsto, è intriso di sangue. Entrambi sono ricoperti di fango. “Molto ingegnoso, anche se alla fine eseguito malamente. Non riesco a immaginare perché si sia dato tutto questo disturbo. Ci sono altri modi per evitare che le tue impronte vengano impresse su una pistola. Perché vorrebbe incastrare l’Anima Gemella della vittima per un crimine? A nessuno piace pensare che un’Anima Gemella potrebbe ucciderne un’altra; si escluderà qualsiasi cosa finché non si avrà concluso con quella. E cosa avrebbe potuto avere contro un’insegnante ebrea di scuola elementare? Qualcuno del genere è abbastanza insignificante.”

“Sherlock?”

“Cosa?” Sherlock alza lo sguardo dai sacchi, per incontrare quello di disapprovazione di John. Si morde le labbra, guarda di nuovo verso il basso e osserva, “Di nuovo un po’ fuori strada?”

“Giusto un po’, sì.”

Sherlock rilascia un sospiro, in parte di vergogna ma più che altro esasperato, e si dirige verso Lestrade. Emettendo egli stesso un sospiro da lasciamo-stare, John lo segue. Fa qualche passo di corsa per raggiungere Sherlock, e dice, “Quindi, qual è la storia? Come fai a sapere tutto questo? Spiegalo per me.” A Sherlock piace quando deve spiegare. Gli piace anche essere invitato. Si appella al suo complesso di superiorità in un modo convulso.

Questa volta non è diversa. Sherlock ghigna e si lancia immediatamente, “Mr. e Mrs. Doe sono stati prelevati dalla loro casa a un orario non precisato verso mezzanotte la scorsa notte, probabilmente con l’uso del cloroformio. I corpi sono in pieno rigor mortis il che significa che sono morti da circa otto ore──anche se questo lo avrai capito da solo, Dottore,” John fa un sorrisetto all’accenno alla sua esperienza, “il che significa che sono stati uccisi circa all’una di mattina. Presumendo che non li abbiano trattenuti per diverse ore, il che è improbabile considerando che nessuno di essi ha danni estesi, eccetto che per le loro rispettive ferite mortali, e che l’unica ragione oltre all’abuso vero e proprio è che i rapinatori avrebbero potuto trattenerli come ostaggi per un riscatto. Penso che sia abbastanza ovvio che il riscatto non è quello che stavano cercando, non credi?”

“Ovvio, sì. Cosa c’entra il luogo e tutto resto?” Gesticola verso il campo di fango da cui sono circondati, quindi verso la strada. Ancora del tutto deserta eccetto che per un furgoncino blu che sta passando. “Non porti degli ostaggi per un riscatto in una zona remota di Hyde Park e quindi gli fai puntare delle pistole l’uno contro l’altro.”

“Solo una pistola.”

“Stavo scherzando.”

Sherlock sbuffa annoiato e mormora, “Per favore non scherzarci su mentre sto cercando di pensare, John. È fastidioso.”

“Ok, bene. E per quanto riguarda il resto? È un’insegnate di scuola elementare? Ed ebrea?”

“La sua collana,” sbotta Sherlock, in quel tono che dice tutto è semplicemente così ovvio perché non riesci a vederlo? il quale non fallisce mai nell’irritare John. “Non hai visto? È una stella di David. Non aveva altre ragioni per indossarla, a meno che non si fosse resa conto di che cos’era, il che è improbabile considerando che è uno dei primi simboli religiosi facilmente riconoscibili al mondo. Il fatto che sia un’insegnante di scuola primaria è intuibile dai segni nelle pieghe delle sue unghie delle mani e dai suoi orecchini.”

Raggiungono Lestrade e si parcheggiano di fronte a lui. L’ispettore si sente confuso tanto quanto John. Il quale dice, “Cosa? Orecchini? Unghie delle mani?”

“Ci sono segni multicolori agli angoli delle sue unghie che sono ovviamente causati da un pennarello. Ci sono davvero poche professioni che richiedono pennarelli eccetto quelle che includono la prossimità con dei bambini. I suoi orecchini sono a bottone, ma giudicando dalla dimensione dei suoi buchi ai lobi, preferisce gli orecchini pendenti. O la sua professione non glieli consente, oppure non vuole che qualcuno con delle dita particolarmente piccole e desiderose di afferrare glieli strappi via dalle orecchie. La maggior parte delle scuole primarie quadra con entrambi i criteri. Gli orecchini sono anche abbastanza economici, nonostante, giudicando dalla qualità del suo anello, dallo smalto per unghie e dall’abbigliamento da notte, può certamente permettersi il lusso e non ha problemi ad indulgervi. Tuttavia, non vuole rischiare di andare al lavoro, perderli, e non essere in grado di ritrovarli perché qualcuno dei suoi studenti li ha visti come oggetti luccicanti da intascare e/o ingoiare.”

Quella strana sensazione di orgoglio e sbalordimento che sempre prende luogo nel suo petto dopo che Sherlock esplicita una serie di deduzioni appare, e John quasi inconsciamente mormora, “Straordinario.”

Sherlock sorride, compiaciuto ma forse appena un po’ timido, quindi guarda Lestrade che mostra quel tipico sguardo da Ma come diavolo? che sempre assume quando si confronta con le rapide deduzioni di Sherlock. “Abbiamo bisogno di vedere quel biglietto.”

Il biglietto, come venne fuori, capita essere una pagina di poesia, strappata via dal suo libro, accartocciata e, come li informa Lestrade mentre gliela presenta nella sua pulita e sigillata busta delle prove, è stata spinta nella bocca della vittima di sesso femminile.

Come spezzare ciò che non può essere spezzato?
Impossibile, sicuramente!

Direbbe la maggior parte.
Comunque, nulla è mai esattamente
Così solido quanto sembra.

Soprattutto nulla che dipende
Da qualcosa così delicato come un nome

Su una tela mortale.
Non pergamena o carta,
Ma carne umana.
Tre sono i modi con cui
Possiamo spezzare questi legami.
Il primo inequivocabilmente
Mera lussuria per un altro,
Ed agire in base a quella lussuria.
Un semplice peccato che può spezzare
Perfino il legame più complesso.
Il secondo e il terzo,
Entrambi dipendono dalla morte.
Uno, l’inconcepibile:
Uccidere colui che la Natura ha decretato
Tu debba tener caro.
Il secondo, più Cristiano
Quella fede risibile,
Morire al posto di un altro.
Ed impiegare tutte le tue energie terrene
Nella detta spesa.
Sprecare la tua Anima
Per la vita di un altro.
Essi saranno tutti spezzati.
Per questo sono cose fragili.
E i legami non sono incisi nella pietra,
resistente e irremovibile.
Invece nella carne,
La quale un giorno si decomporrà.

E quello che esiste in teoria,
Ombre di energia attaccate
Alle nostre calcagna, ci segue attraverso
Le nostre vite.
Molti sono stati spezzati.
E lo saranno.

Sherlock legge la pagina rapidamente e, quando ha finito, di fatto si prende il tempo di porgerla a John, prima di sparire di nuovo verso i corpi. Comunque, non prima di brontolare, “Hai detto che era un biglietto. Quello non è un biglietto,” rivolto a Lestrade.

L’ispettore si limita a roteare gli occhi e a dire, “Come altro si suppone che lo descriva? È ovviamente un messaggio di qualche tipo, se non uno direttamente del l’assassino. Avrei potuto dirti che avevamo tra le mani un poeta omicida, ma questo non avrebbe catturato la tua attenzione.”

Mentre la sua Anima Gemella sbuffa e se ne va via, John dà un’occhiata alla poesia. La legge, la sua bocca sempre più spalancata mentre prosegue. Quando ha finito, dà al foglio uno sguardo molto accigliato ed è ancora più confuso di quando ha iniziato. Come Sherlock possa aver tratto qualsiasi informazione da esso, è un mistero. Lo restituisce a Lestrade e sposta il suo sguardo sul consulente, che ora sta esaminando il marito, una delle larghe mani dell’uomo tenuta a qualche centimetro dalla sua faccia. “Quindi cosa vuol dire?”

Un cenno verso la chiromante sul confine. “Sono sicuro che ce lo dirà lei.” Si gira di nuovo verso la mano che sta fissando e sottolinea, “Graffi sulle sue nocche. Probabilmente per aver tirato un pugno a qualcuno sui denti. Autodifesa? No, non quadra. Nessun’altra ferita… escoriazioni per essere stato legato…”

Mentre Sherlock parla con sé stesso, John si gira per fissare ancora una volta la chiromante, che sembra stia lanciando loro sguardi di fuoco. Deve non aver apprezzato il loro ficcanasare tra le sue cose nella carrozza. La grande folla di curiosi che era presente quando sono arrivati si è dispersa un poco, e ci sono meno poliziotti presenti. Ora ce n’è uno solo vicino alla chiromante, probabilmente perché hanno immaginato che ora sia diventata abbastanza sottomessa. John tuttavia non ha voglia di dover parlare con lei in futuro.

Può farlo Sherlock stesso, infatti.

“Come farebbe a saperlo? L’ultima volta che ho controllato, era una chiromante, non una… esperta di poesia.” Sicuramente c’è un termine più formale per indicarlo, ma non gli viene in mente al momento. Non può neppure ricordare se ha preso il tè questa mattina. Lo ha fatto? Non si sente come se ci sia della caffeina nel suo corpo.

“Forse se tu non fossi così concentrato sulla tua astinenza da caffeina, te ne saresti già accorto.”

Sbatte gli occhi e fissa Sherlock, sorpreso che abbia dedotto quello. Comunque, è così al di là del chiedersi come Sherlock faccia ciò che fa, che non può imporre a sé stesso di preoccuparsene e, piuttosto che chiedere una spiegazione (Prove, John) si limita a sospirare e domandare, “Accorto di cosa?”

Sherlock posa a terra la mano della vittima di sesso maschile e gira intorno verso la vittima di sesso femminile. Si accuccia vicino alla sua testa ed allunga una mano afferrando l’angolo della giacca di John. Questi non riesce a capire se il movimento infantile sia più accattivante o fastidioso, ma si abbassa anche lui allo stesso livello Sherlock. “Cosa si suppone io debba guardare?”

Sherlock sospira e solleva un sopracciglio. L’espressione è un po’ differente dalla sua normale condiscendenza; quasi come se stesse dicendo Andiamo, questo lo sai. Vuole che osservi. Tutti insieme, i suoi sensi medici si raggruppano e si rende conto di cosa c’è di strano. La sua esperienza non è sui corpi senza vita, ma è stato addestrato a notare le stesse cose che osservano i medici legali. È sorpreso che non l’abbia notato prima. È passato un po’ di tempo da quando ha visto un corpo che fosse incompleto rigor mortis, ma non così tanto. Laggiù tende a non rimanere molto dei soldati quando vengono uccisi.

Quello è qualcosa a cui non vuole pensare.

Indica verso la sua bocca e sottolinea, “La sua bocca. Giusto? Deve esserlo. Il corpo è in pieno rigor; la sua bocca non dovrebbe essere aperta. I muscoli orali avrebbero dovuto essere i primi ad irrigidirsi. La sua bocca dovrebbe essere completamente chiusa.”

Il sorriso sul viso di Sherlock gli dice che ha ragione, e il caldo affetto che viene da lui è una piccola sorpresa. Le emozioni di Sherlock sono qualcosa di forte abbastanza per le altre persone da poterle sentire. Quello non è sempre una cosa positiva, ma in questo momento lo è. John guarda verso il basso e sorride al fango, assaporando la momentanea tenerezza della sua Anima Gemella.

“Corretto. Qualcuno deve aver forzato la sua mascella per aprirla dopo il rigor e tirato fuori il foglio. Lestrade dice che l’hanno trovato nella sua bocca e che era già aperta. Io credo che il foglio fosse piegato quando è stato posto per la prima volta nella sua bocca, quindi tirato fuori, letto, accartocciato, e velocemente riposizionato. Per quel che ne sappiamo, qui c’era una sola persona prima che arrivassero quelli di Scotland Yard, ed era la chiromante.” Sherlock si alza, ed ora la sta fissando. Probabilmente quello snervante e sviscerante sguardo di cui John non è mai contento di essere destinatario. “Deve sapere più di quello che ha lasciato trapelare.”

John grugnisce in accordo.

“Ho bisogno che sia tu a parlate con lei.”

Scattando in piedi da dove si era accucciato, si gira per fissare incredulo Sherlock e domanda, “Perché io?”

Occhi verdi viaggiano sulle sue forme per un momento, Sherlock solleva un sopracciglio in una espressione di tu cosa ne pensi?! prima di dire, “Beh, per prima cosa tu sei molto più avvicinabile. Secondo, non sei in uniforme o altro che possa essere scambiato per quello. Terzo, non ti ha tolto gli occhi di dosso da quando siamo arrivati.”

John sbatte le palpebre. “Pensavo stesse fissando te.” Ad essere onesti, John non può biasimarla. Le proporzioni di Sherlock possono farlo apparire favoloso ad alcuni, e solo semplicemente strano ad altri. John è nel primo gruppo, ma davvero non sa cosa pensare della chiromante. In entrambi i casi, è un motivo per fissarlo.

Il sopracciglio sinistro di Sherlock scatta verso l’alto e mormora, “Davvero...” e fissa il suolo per un momento. Quindi sembra riscuotere sé stesso da qualsiasi fantasticheria in cui era entrato e dice, “Beh, ad ogni modo, ho bisogno che sia tu a parlare con lei. È il modo migliore.”

Con un piccolo sbuffo e uno sguardo fisso che spera lasci l’impressione di sei in debito con me, John gira sui tacchi e si dirige verso la chiromante. All’inizio, la donna non sembra rendersi conto che sia diretto verso lei, e quando lo fa si sposta di diversi passi indietro. John pensa che stia cercando di fuggire (e non ha idea del perché dovrebbe scappare da lui, ma non dalla polizia) ma ci ripensa, dopo aver lanciato uno sguardo al poliziotto ancora al suo fianco. John si ferma di fronte alla donna, ad una rispettosa distanza e un sorriso benevolo sul volto. Porge la sua mano. “Salve. Dottor John Watson. Ho bisogno di porle qualche domanda.”

Inarca un sopracciglio perfettamente definito. “Dottore? Perché hanno bisogno di un dottore per una scena del crimine?”

Sorride. “È una lunga storia.” Di loro propria volontà, gli occhi di John volano alla sua mano, che è incastrata tra il suo gomito e la sua vita. Non può nemmeno vedere la sua SBI, ma sapere che è lì, e sapere che è scoperta, lo rende intensamente turbato. Si domanda perché la tenga scoperta, considerando che non solo è indecente, ma irrispettoso verso la sua Anima Gemella.

La donna si rende conto del suo fissare e muove la mano ancor più sotto il braccio opposto. Dice, “Se ha un problema con questo, allora non ha bisogno di provare a dargli un occhiata. Pervertito.”

John muove i suoi occhi verso l’alto, piuttosto imbarazzato ma anche piuttosto infastidito. Lo sta criticando per essere un pervertito, però è lei quella che non indossa un anello. Non dà voce a questi pensieri. Invece la interroga, “Perché non sta indossando un anello?”

“Non mi piace indossare metallo sopra la mia SBI. Blocca la mia connessione psichica con la mia anima.”

È strano sentire qualcuno sparare informazioni come quelle così casualmente. Aggrotta le sopracciglia quando lei per un attimo guarda al di là della sua spalla, più per confusione che altro. Ci sono molte persone che credono che alcuni siano connessi con le loro anime, e che ci sia un’intera gamma di abilità psichiche che derivano da questa connessione. La maggior parte delle persone, come John, non crede realmente nella Parapsicologia dell’Anima. Non è nemmeno sicuro di credere nelle anime. È più propenso a pensare al termine Anima Gemella come arcaico più che altro; un riferimento al loro lontano passato, quando chiunque credeva nelle anime. Essere un uomo di scienza l’ha portato a prendere gli elementi dello spirito con le pinze([2]).

Comunque, non è nemmeno mai stato uno che insulta la religione delle altre persone, e non commenta, oltre a dire, “Okay. Ma ci sono delle alternative.” Essendo un dottore, ha dovuto raccomandare un sacco di alternative al metallo ai pazienti che avevano allergie. Sa che ci sono alcuni siti web che vendono anelli di perline, tenuti insieme con elastici, e altri che imitano gli anelli di metallo con la plastica che sembrano quasi identici a quelli veri.

La chiromante, comunque, scuote la testa. “No, non posso avere niente che mi impedisca di vederla o sentirla.”

“Quindi lei semplicemente... se ne va in giro con la sua SBI esposta?”

Solleva un sopracciglio. “È un problema?”

Suona proprio come Sherlock per qualche ragione, e John è sconcertato per un momento. La sua posizione è un atteggiamento di sfida, quasi come se sapesse cosa ha fatto. Come se in qualche modo fosse riuscita ad imitare un uomo che non ha mai nemmeno sentito parlare, solo per far perdere l’equilibrio a John.

Decide di ignorarlo. “Qual è il suo nome?”

Incrocia le braccia più vicine a sé stessa e lancia di nuovo uno sguardo oltre la sua spalla. John si chiede se stia aspettando qualcuno. Quando si gira di nuovo, dice, “Mary.”

John increspa le sue labbra in agitazione e mormora, “Certo.” Perché se voleva usare un nome falso, questo è il più antico della storia. La donna equivalente al suo stesso nome. Non può immaginare qualcuno così eccentrico come lei avere un nome così normale come Mary. Tuttavia, suppone non sia nata così strana. Comunque, finché non l’avrà dimostrato, continuerà a dubitare che sia il suo vero nome.

Mary si acciglia. “Sì. Certo. Ora, cosa vuole? So che il suo amico l’ha spedita qui, e che lui sta lavorando con la polizia. Non le dirò niente. Non sono obbligata.”

“Sbagliato.”

Sherlock, a quanto pare, è diventato impaziente. È apparso alla destra di John, così ora stanno completamente impedendo a Mary di vedere cosa sta succedendo davanti a lei, e dice, “Non è obbligata a dire niente verbalmente, magari, ma solo la sua presenza è abbastanza per cominciare. Ora, cosa significa questo?” Mostra il biglietto recuperato dalla bocca della vittima di sesso femminile.

Lei scuote la testa. “Non ne ho idea. Non l’ho mai visto prima.” Imperturbabile. John si ritrova ad apprezzare le sue abilità di recitazione. Neanche lontanamente buone come quelle di Sherlock, che può diventare una persona completamente diversa soltanto modificando la sua postura e cambiando la sua espressione, ma comunque buone. Meglio di quelle di John.

Sherlock rotea gli occhi. “Oh andiamo, non ci provare. Io è lei sappiamo entrambi che ha preso lei il biglietto dalla bocca della donna. Sta nascondendo le sue mani non solo perché non sta indossando un anello ma anche poiché c’è del sangue sulla punta delle sue dita per aver aperto la sua bocca. C’è anche del fango sulle sue ginocchia per essersi inginocchiata accanto al suo corpo. Lo chiedo di nuovo: cosa vuol dire questa poesia, e perché era così ansiosa di prenderla da aver dovuto rompere la mandibola ad una donna morta per recuperarla?” Quindi i suoi occhi roteano. “E perché continua a fissarci?”

“Cosa? Fissarvi?” Prova ad apparire confusa ed innocente, ma la sua recita sta scivolando. Sì, neanche lontanamente vicina al calibro di Sherlock.

Guarda velocemente oltre la sua spalla. Un battito di ciglia e te lo saresti perso.

“Me stesso e John. Perché continua a fissarci? Non ha tolto gli occhi di dosso a nessuno dei due per tutto il tempo che siamo stati qui. Eccetto quando lancia uno sguardo oltre la sua spalla per vedere se quel furgoncino blu sta passando di nuovo. Cosa c’entra quello?”

La testa di Mary si volta quasi di centottanta gradi completi quando Sherlock dice ciò. Non rimane nulla della recita che stava portando avanti solo un momento prima; ora la sua espressione è di puro terrore mentre guarda oltre la sua spalla, verso il furgoncino blu che sta svoltando oltre l’angolo. Si gira di nuovo verso di loro e dice, “Andate via. Se sanno che sto parlando con voi loro──”

Non avrà mai l’occasione di completare la frase, perché in quel momento il colpo di un’arma da fuoco riecheggia per la strada, e mette in moto l’istinto latente di John. Afferra Sherlock e lo tira giù nel fango, coprendo quanto più possibile del corpo della sua Anima Gemella con il proprio. Sherlock urla, metà per lo shock e metà per protesta, poiché l’atterraggio non è stato esattamente morbido e John non è leggero. L’urlo è coperto nella generale cacofonia di persone che si gettano al suolo e poliziotti che gridano e altre persone che strillano, per tutto il tempo che la sparatoria continua.

Sembra durare per ore, ma in realtà non può essere durata più di trenta secondi. Si ferma con il suono di una portiera d’auto che si chiude e lo stridere di gomme sull’asfalto. Al suo posto lascia un silenzio assordante. John rotola via da Sherlock e si rimette in piedi, quindi tira su il consulente accanto a sé. Controlla i danni, più veloce che può, e trova solo un graffio sulla sua guancia (probabilmente una roccia al suolo) e una copiosa quantità di fango. Più tardi, troverà qualche livido, ma quello è tutto il danno.

È incredibilmente sollevato.

Comunque, prima che possa respirare di nuovo, almeno abbastanza per dire, “Che cazzo era quello?” sente un rantolo e guarda verso il basso. Mary si sta stringendo il braccio, dove il sangue fuoriesce. Lancia una maledizione ad alta voce e si inginocchia accanto a lei, urlando, “Qualcuno chiami il 999!”






Eccoci al quarto capitolo! Sono nelle tre settimane che mi ero imposta, ma sono incredibilmente indietro con il prossimo, quindi temo che dovrete aspettare un po’ di più per quello, mi dispiace, ma in questo periodo ho davvero poco tempo libero… perdonatemi, vi prego! T.T

Grazie a tutti quelli che hanno recensito e grazie anche a chi segue/preferisce/ricorda.

Vi lascio delle Note alla Traduzione:

[1] Suppongo lo sappiate già, ma per completezza lo scrivo comunque, John Doe e Jane Doe sono i nomi che vengono attribuiti in gergo giuridico statunitense a persone di cui si vuole preservare l’identità; successivamente vennero usati anche per riferirsi a persone di cui non si conosce l’identità, come ad esempio, in questo caso, per il ritrovamento di un cadavere non identificato, oppure può essere usato anche in caso di ricovero di un paziente dopo incidente (aereo/stradale/navale/…) di cui non si conosce appunto l’identità. In Italia credo si usi Ignoto o NN (lat. Nomen Nescio), però non mi sembrava né il caso, né necessario italianizzarli, credo ormai siano entrati anche nella nostra conoscenza comune grazie a varie serie tv americane (House MD, Grey’s Anatomy, CSI, NCIS solo per citarne alcune).

[2]  Take […] with a grain of salt: è un’espressione idiomatica inglese che significa essere molto scettici nei confronti di qualcosa, deriva dall’espressione latina cum grano salis, la quale dovrebbe essere ciò che viene usato in italiano [anche se Wikipedia ne dà un altro significato in italiano qui, cioè ‘con criterio/saggezza/sale in zucca’]. Tuttavia, siccome questa espressione è di linguaggio informale in inglese, renderla col latino in italiano mi sembrava troppo aulico, quindi ho optato per un’espressione idiomatica italiana equivalente. Personalmente non ho mai usato l’espressione latina nel mio uso comune della lingua, magari sono io che sono ignorante (il che è più che probabile), però non mi sembra un’espressione di carattere colloquiale. [Inoltre, come spiega la pagina inglese di Wikipedia in proposito, la locuzione latina è tratta dalla ‘Naturalis historia’ di Plinio il Vecchio; la frase riguardava la scoperta di una ricetta per un antidoto di un veleno, uno degli ingredienti era un granello di sale. Tuttavia cum grano salis (con un granello di sale) non è ciò che Plinio aveva scritto. È stato cioè ricostruito secondo le moderne lingue europee piuttosto che secondo il latino classico. Le parole di Plinio in realtà erano addito salis grano (aggiungere un granello di sale). Siccome il latino ‘salis’ significa sia ‘sale’ che ‘saggezza’, la frase può anche essere tradotta come ‘con un granello (una piccola parte) di saggezza’; e questo ci rimanda al significato italiano dell’espressione latina. In inglese però il significato si è evoluto, da ‘prendere le cose con un po’ di saggezza’ si è esteso al ‘essere scettici verso qualcosa’, probabilmente intendendo che se si usa la testa, non si crede a qualsiasi cosa ci venga detta in modo acritico.]  
Come al solito ho scritto un poema su un’inezia, perdonatemi la tediosa spiegazione (e magari è pure completamente fuori strada!), sono senza speranza, lo so… *sob*
 

 

Come sempre se avete qualcosa da farmi notare che non vi torna ecc, non fatevi problemi, siete i benvenuti!

Alla prossima! :3

 

  
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