Ore 11.30= 4 ora di scuola che a me sembra un'eternità.
Ora di arte, bé almeno si fa casino.
Tutti siamo in piedi, ognuno che fa ciò che vuole.
Io gioco a carte con Carlo, facendo finta di non sentire il continuo gridare della prof di arte.
Finita la partita decido di alzarmi e andare in bagno.
Ecco che vado ad aprire la porta per uscire dalla classe che mi arrivò addosso una mia compagna di classe facendomi cadere a terra.
Ecco, il problema non è tanto la figura di merda e tutti (o quasi) quegli idioti dei miei compagni di classe che, apposto di aiutarmi si mettono a ridere come dannati, quello era niente in confronto a quello che scoprì quando mi misi in piedi.
La mia maglietta nuova tutta macchiata di vernice gialla. Era stata rovinata per sempre e sarebbe stato impossibile smacchiarla.
Sembravo un pulcino.
Subito corsi via in bagno in modo di salvare il salvabile, ma niente fu tutto inutile, rovinata per sempre.
Mentre ero intenta a smacchiare la maglietta arrivò l'artefice di quella orrenda macchia gialla, Monica.
« Ehi, scusa per l'incidente di prima... non volevo, non sapevo che anche tu stavi per aprire la porta ».
« Ormai è successo non preoccuparti » dissi.
« Se vuoi vado a chiamare a casa per farti venire a prendere? ».
« Si grazie, mi faresti un favore ».
Gli diedi il numero e andò a chiamare.
Monica era una ragazza molto bassa per la sua età, capelli neri, occhi neri, naso alla greca e con un fisico e carattere da bambina.
Noi siamo già state amiche, ma io rovinai tutto mettendomi con un suo ex fidanzato ( non mi pento di niente).
Da quel accaduto è passato un anno e ormai e acqua passata, noi non ci parlavamo più ed era strano che in quel momento fosse li ad aiutarmi.
Aveva appena litigato con le sue due migliori amiche, Clara e Marta, con una lo era da 2 anni e con l'altra da 13.
Era rimasta sola o quasi perchè solo una persona aveva al suo fianco, Cristian il suo ragazzo.
Lui è stato la causa dei litigi con Clara e Marta.
Stavano insieme da sei mesi e lei aveva mandato tutto a puttane per lui. POVERA SCEMA.
Dopo un quarto d'ora tornò e dopo averla ringraziata andai a casa mia.
Lì per lì non sapevo cosa il futuro mi avrebbe portato, non sapevo che questo sarebbe stato l'inizio.