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Autore: Carmen Black    28/05/2013    5 recensioni
E quando capita quel momento in cui serve un consiglio per non finire dalla padella alla brace, quale persona meglio di un fratello ci può aiutare? Potrebbe capitare anche che sia molto più di un consiglio…
Storia partecipante al contest "Fratelli e Sorelle" indetto sul forum di EFP da Alice_Nekkina_Pattinson
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Emmett Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Un Regalo Di Cuore

 
 
 
Era da qualche giorno che Emmett rifletteva su che cosa regalare a Rosalie.
Compiva novantotto anni e stavolta voleva farle qualcosa di speciale, che la lasciasse a bocca aperta.
Sapeva già che non sarebbe stato facile, dopo tutto quel tempo trascorso insieme le aveva regalato le cose più svariate: automobili, vestiti, viaggi.  Ed ecco che adesso si trovava in grossa difficoltà; la sua mente era priva di ogni iniziativa e chiedere ad Alice era escluso, avrebbe rischiato che gli scoppiasse uno di quei mal di testa umani che lui non ricordava nemmeno più.
E poi se proprio doveva dirla tutta, sua sorella non era molto brava a mantenere i segreti e lo avrebbe spifferato a Rosalie prima del tempo, scatenando la sua ira; Emmett immaginava già la scenata in cui lo avrebbe accusato di non sapere scegliere un dono adeguato per sua moglie, nonostante stessero insieme ormai da moltissimo tempo.
Storse le labbra mentre era poggiato con le spalle alla parete e scrutava il salotto vuoto di fronte a sé.
Gli altri membri della famiglia erano andati a caccia, fatta eccezione di Edward che aveva rimandato i suoi pasti per uscire con Bella.
Forse… forse lui sarebbe stata la persona più adatta a dargli dei consigli. Leggeva nella mente, quindi era certo che sapesse almeno una cosa che Rosalie desiderasse più delle altre.
Rise fra sé e sé. Non era proprio un esempio di lealtà verso sua moglie, ma non sarebbe mai riuscita a scoprirlo. In caso però ci fosse riuscita in qualche assurdo modo, lui aveva la giustificazione pronta e le avrebbe detto che lo stava facendo esclusivamente per lei e per rendere ancora più bello il suo compleanno.
Si accinse a fare gli occhi dolci nel momento in cui la porta di casa si spalancò ed Edward fece la sua entrata, silenzioso come sempre e con l’espressione da eterno dannato.
«Fratellino, come stai?», esordì Emmett cantilenando.
Edward lo guardò con i suoi occhi dorati per qualche istante, giusto il tempo di fare ordine nella sequenza dei suoi pensieri, poi socchiuse gli occhi. «No», disse secco.
Emmett si ritrovò ad allargare le braccia facendo un’espressione da cucciolo offeso. «Eddai Edward, solo per questa volta!».
«Non posso Emmett, lo sai che se Rose lo venisse a scoprire andrebbe su tutte le furie», rispose avanzando verso il centro del salotto sedendo sul divano di pelle nero. «Si aspetta che ogni regalo che le fai sia farina del tuo sacco. Sai quanto ci tiene».
«Ma non lo verrà a sapere, te lo prometto», insistette.
«Le donne sono più furbe di quello che pensi tu, fratellone».
Emmett rifletté per un attimo sull’ultima frase di Edward, arrivando alla conclusione che aveva proprio ragione. Le donne – specie la sua – erano abili e scaltre, capivano le intenzioni degli uomini prima ancora che le capissero loro stessi.
Vide Edward scuotere la testa abbozzando un sorriso, sapendo in contemporanea ciò che gli passava per la testa, così incoraggiato da quel breve momento di guardia bassa, andò a sedersi di fronte a lui e continuò la sua missione. «Dammi solo un piccolo indizio, ti prego. Lo dimenticherò qui seduta stante».
«Che gran bugiardo», sibilò Edward piegando le labbra all’insù. «Mi farai finire nei guai come sempre. Tu e la riservatezza siete due cose opposte e poi lo sai bene che i segreti hanno le gambe corte».
Emmett si finse offeso e si imbronciò appoggiandosi con la schiena ai cuscini del divano. «Quelle sono le bugie», lo corresse.
«Già, ma tu non capisci la differenza», lo prese in giro.
Calò nuovamente il silenzio mentre i loro occhi si scrutavano seriamente. Emmett stava pensando a quale strategia usare per far cedere Edward e lui dal canto suo fingeva di non conoscere già le sue intenzioni, altrimenti si sarebbe arrabbiato sul serio e lui non voleva.
«Io per te l’avrei fatto», disse all’improvviso parlando di getto, senza pensare a ciò che aveva appena detto.
Bastò quella frase a creare una piccola faglia nella determinazione di Edward. 
«Sì, fratellino dei miei stivali, lo avrei fatto. Mi sarei preso le parolacce di Bella, i suoi malumori e i suoi insulti pur di farti fare una bella figura con lei».
Edward sbuffò e incrociò le braccia sul petto. Quando Emmett si metteva in testa qualcosa era più cocciuto di un mulo e arrivati a un certo punto sapeva di non avere altra scelta.
Teneva molto a lui e qualche rischio in cambio del suo buon umore non erano niente.
«Ci sono riuscito!», esclamò Emmett vittorioso prima ancora che Edward parlasse. «Non ci posso credere! Ci sono riuscito!». Tirò su Edward stritolandolo in un abbraccio. «Ti voglio un gran bene muso lungo. Sei persino propenso a buttarti nel fuoco dell’inferno per aiutarmi».
«Io non ho ancora detto un sola parola», lo prese in giro Edward.
«Sì che l’hai fatto, invece. Oramai ti conosco come le mie tasche e ho visto il cambiamento della tua espressione. Ti sei arreso».
«E va bene!», ammise Edward scoppiando a ridere subito dopo. «Ti aiuterò. Ma sappi che se esce fuori il mio nome, ti strozzerò con le mie mani».
Emmett alzò il mento con fierezza e si batté un colpo sul petto con il pugno della mano. «Prometto che…».
«Non promettere almeno!».
«Okay, come vuoi», sorrise Emmett con due fossette evidenti sulle guance. «Comunque… mettendo caso che Rosalie venga a scoprire i nostri misfatti, non riusciresti mai a uccidermi. A parte che sono più forte di te, ma poi… sono il tuo fratellino preferito».
Edward socchiuse gli occhi riducendoli a una piccola fessura. Di certo non dubitava dei suoi sentimenti e grazie a Bella aveva riscoperto un’enorme soddisfazione nel sentirsi amato e apprezzato, perciò si godette le parole di Emmett. E nonostante sapesse di non essere perfetto, di aver fatto errori madornali in passato e di compiere qualche sciocchezza giorno per giorno, sapeva che il bene che Emmett provava per lui era del tutto incondizionato. E pensò che era così l’amore che si nutriva per un fratello, una sorella o un qualsiasi membro della propria famiglia: si amano e basta. Si amano con tutti i pregi e i difetti e per loro si farebbe qualsiasi cosa, indipendentemente dalle conseguenze. Vederli felici è parte della felicità di ognuno di noi.
«Siamo fratelli? Sei sicuro?», lo canzonò Edward dandogli una pacca sulla spalla.
Emmett annuì con una strana luce negli occhi. «Ne sono più che certo. E figurati che io non sono certo nemmeno del mio nome».
«Smettila!», urlò Edward poggiandosi le mani sulle orecchie. «Queste smancerie non sono da te!».
«Quali smancerie?», rispose Emmett ridacchiando di gusto. «Non ti ho dato nemmeno un bacino».
Finirono per spintonarsi e per evitare di distruggere la casa si precipitarono fuori, fra gli alberi della foresta, a dare libero sfogo al loro io bambino che nonostante gli anni trascorsi, albergava ancora in loro.
 
 

***

 
 
«Mi sembra una carota», borbottò Emmett osservando il ciondolo davanti a sé.
«A me sembra un bastone, uno di quelli che si vedono nelle raffigurazioni dei maghi, sui libri antichi», affermò Edward rigirandosi tra le mani il regalo di Rosalie.
«Che importa? Può assomigliare anche a una navicella, l’importante è che piaccia alla mia mogliettina», strappò la scatola di velluto rosso dalle mani di suo fratello. «E che mi dia una bella ricompensa…».
«Ti prego», asserì Edward esausto. «Risparmiami certi pensieri».
«Ops! Scusa», avvicinò una mano alla bocca fingendo di sentirsi in colpa. «Ora andiamo, Rose sta per rientrare».
Entrambi si recarono in salotto dove il resto della famiglia si riuniva per una piccola festicciola in onore della ragazza.
Emmett era sicuro che quel ciondolo le sarebbe piaciuto da morire e avrebbe fatto un’ottima figura. Edward aveva visto Rosalie mentre sfogliava un giornale di gioielli e aveva letto nella sua mente quanto le piacesse quel coso a forma di carota, quindi andava a colpo sicuro.
Sarebbe stata la prima volta che azzeccava un regalo senza la più piccola riserva che al contrario, c’era stata per ogni regalo che le aveva fatto in passato, come ad esempio la scelta sbagliata dell’hotel in uno dei viaggi, il colore sbagliato del vestito e la marca sbagliata d’auto. Tutto uno sbaglio insomma, ma Emmett non era mai stato bravo con i particolari, quindi non si rimproverava più di tanto.
Quando Rosalie fece la sua entrata, Emmett fiero di se stesso, si precipitò ad abbracciarla e le scoccò un bacio sulle labbra. «Buon compleanno amore, questo è per te!».
La ragazza curiosa come non mai, scartò il regalo in un batter d’occhio e lo osservò attentamente finché le labbra non le si piegarono all’ingiù. «Ma che…».
Non le piaceva… era lampante. Emmett lo capì subito e prima ancora Edward lo aveva letto nei pensieri di lei. Quest’ultimo si chiese come fosse possibile che le donne cambiassero idea così facilmente e alla velocità della luce.
«Emmett! Ci siamo scambiati i regali!», li interruppe Edward avanzando verso di loro con un’altra scatola di velluto rossa, ma più sottile, fra le mani. «Sei sempre il solito, non stai mai attento».
Emmett si grattò la guancia confuso e Rosalie guardò Edward. «Quindi questo ciondolo è un tuo regalo, Edward?».
«Certo», sorrise il ragazzo infilandosi le dita nei capelli ramati. «Ti piace?».
Rosalie grugnì.«Hai barato come sempre. Mi hai visto sfogliare quella rivista e hai capito ciò che mi piaceva, però non avevi messo in conto che Alice mi avesse fatto cambiare idea».
Edward si strinse nelle spalle. «Sai che non sono bravo con i regali, quindi ho dato una sbirciatina», le strizzò un occhio e Rosalie gli diede un abbraccio sfregandogli la schiena. «Grazie. Anche se…».
«Ho capito che è brutto, basta ripeterlo!». Nel salotto aleggiarono delle risatine divertite. «Puoi restituire il ciondolo e prendere quello che più ti piace».
Rosalie annuì e si voltò verso Emmett. «Amore, se eri stato tu a farmi quel regalo ti avrei bandito dalla nostra camera per il resto della tua esistenza».
Emmett si toccò la nuca ridendo come se avesse qualcosa bloccato in fondo alla gola. «Ma cosa vai a pensare… questo è il mio regalo», le porse la scatolina portata da Edward e mentre Rosalie toglieva il nastrino in cui era racchiusa, lui diede uno sguardo di riconoscenza a suo fratello. Se lo meritava proprio e forse meritava anche di più. Aveva scambiato i loro regali per non fargli fare una brutta figura e visto quanto Rosalie ci tenesse, non poté fare a meno che essergliene grato.
A volte si era chiesto come sarebbe stata la sua vita se non lo avesse mai incontrato, se sarebbe stato diverso da com’era. Edward, come ogni singolo membro della sua famiglia, gli aveva dato qualcosa che ora custodiva gelosamente dentro di sé, qualcosa che andava oltre alla vita stessa, perché la sua di vita era già andata via una volta.
«Una casa in Kenya?», chiese sbalordita sfogliando delle fotografie.  «Oh mio Dio! Era da un pezzo che ci pensavo!», esclamò Rosalie assalendo Emmett e stringendolo a sé. «Tesoro… è un regalo meraviglioso, grazie».
Emmett ricambiò l’abbraccio di Rosalie affondando con il viso nei suoi capelli biondi. Poi come se aprisse una tendina glieli scostò per dare un altro sguardo di riconoscenza a Edward.
Non poté parlare altrimenti lo avrebbero sicuramente scoperto, ma non c’era bisogno di farlo perché Edward sapesse che cosa stesse pensando in quel momento.
Grazie  fratellino.


Angolino Autrice


Questa Shot è stata scritta per partecipare al contest indetto da Alice_Nekkina_Pattinson sul forum di EFP : Fratelli e Sorelle.
Grazie a tutti voi che leggerete e spero che vi piaccia :3 a presto <3

  
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