Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: L i f e    28/05/2013    5 recensioni
{La voce del comandante echeggiò forte nella piazza, in mezzo al brusio della gente.
Disse il mio nome, poi elencò tutti i reati di cui, a loro parere, ero l’artefice.
Sbuffai.
Ridicolo.
In quegli ultimi attimi, notai che il sole stava tramontando.
Perfino quello sembrava bruciare nel cielo, senza alcun lamento o dolore. Svettava fiero all’orizzonte, libero, magico.}
Genere: Dark, Storico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Come una Fenice
 


Correvo.
Correvo veloce, scappando per le vie della città.
Era così ingiusto quello che stava succedendo…
Svoltai l’angolo e andai a sbattere contro qualcosa.
O meglio, qualcuno.
Appena toccai terra alzai lo sguardo, temendo ciò che avrebbero visto i miei occhi.
E infatti lo vidi.
Un soldato in armatura, la spada sguainata e l’aria sorpresa.
Mi guardava dalla sua altezza, con un sorriso sornione in volto. Era poco più di un ragazzo, constatai guardandolo negli occhi, grandi e blu, sgranati di sorpresa.

Rimanemmo a guardarci per lunghi secondi, nei quali probabilmente stava per essere scritto il mio destino.
Il soldato ritirò la spada.
Involontariamente sorrisi, pensando di avere ancora un briciolo di speranza a cui attaccarmi.
Ma subito mi ricredetti. Lui si avvicinò, e prima che potessi rendermene conto mi afferrò le braccia. Mi divincolai, ma senza successo.
Il ragazzo mi trascinò nonostante le mie urla e i miei tentativi di scappargli.
Venni portata fino alla piccola piazza del paese, da lì poco distante, e mi vennero legate le mani dietro alla schiena, con una corda spessa e ruvida.
Abbassai lo sguardo, senza trovare il coraggio di guardare ancora ciò che mi trovavo davanti.

Un ciuffo dei miei lunghi capelli ramati mi sfiorò il viso.
Quei capelli, rossi come il fuoco, avevano segnato la mia condanna a morte.
Attorno a me accadevano cose strane… o almeno secondo le voci, che si sparsero rapidissime sulla bocca di tutti gli abitanti del mio villaggio.
Avevo sempre vissuto lì, ed ero una ragazza normale, perché d’un tratto volevano uccidermi?
La gente diceva che ero maledetta, e che aveva paura di me.
Ora, quegli stessi cittadini che mi sorridevano quand’ero bambina acclamavano la mia morte.
Urlavano insulti, inneggiavano all’accensione della catasta di legno al centro della piazza.

Venni spintonata fino a lì, ed io non feci altro che acconsentire al mio destino, incapace di reagire, di parlare, di ribattere qualsiasi cosa. Incapace di farmi valere.
Camminai lentamente. Attorno a me la folla si divideva per lasciarmi passare.
Sentivo gli occhi di tutti fissarmi.
Inciampai due o tre volte nelle gonne del mio vestito, ma ogni volta venni rimessa in piedi.
Mi fecero salire gli scalini in legno del palco.
Che schifo. Era diventato uno spettacolo, bruciare innocenti davanti agli occhi di tutti?
Mi fecero togliere le scarpe, e camminai a piedi nudi sulla catasta di legna attorno al palo a cui presto sarei stata legata.

La voce del comandante echeggiò forte nella piazza, in mezzo al brusio della gente.
Disse il mio nome, poi elencò tutti i reati di cui, a loro parere, ero l’artefice.
Sbuffai.
Ridicolo.
In quegli ultimi attimi, notai che il sole stava tramontando.
Perfino quello sembrava bruciare nel cielo, senza alcun lamento o dolore. Svettava fiero all’orizzonte, libero, magico.

Di colpo mi legarono, e iniziarono ad accendere le torce.
Con un ultimo grido, ossia la sentenza che mi spettava, la folla applaudì, qualcuno fischiò.
Il fuoco venne appiccato.
Iniziai a sudare, ed alzai il viso.
Fissai i volti di ogni mio concittadino, i loro sorrisi orgogliosi nel vedere la mia morte.
La mia visuale venne coperta da una potente fiammata.
Il calore delle fiamme divenne sempre più insopportabile, fino a quando non resistetti più.
Appena il fuoco mi avvolse completamente, stringendomi in un abbraccio rovente e soffocante, alzai lo sguardo verso il cielo e cacciai un urlo.
Vidi lingue di fuoco danzare verso il cielo, che si stava velocemente tingendo di blu.
Riuscii perfino a notare le prime stelle iniziare a brillare.

Poi chiusi gli occhi, e piansi una lacrima.
Una, e una soltanto.
Sì, perché sapevo che non sarei morta.
Sapevo che in breve sarei diventata cenere, ma poi come una fenice sarei rinata, splendente, magnifica, bella e trionfante come non mai.
E allora tutti loro l’avrebbero pagata cara, oh sì.

Mi chiamavano strega, e per questo soffrivo.
Mi chiamavano strega, e come una fenice avrei continuato a morire e rinascere, per l’eternità.
Mi chiamavano strega, e avevano ragione.


                              

               


Angolo autrice:
Eccomi qui :3
Allora, diciamo che questa storia ha una storia un po’ particolare…
Sì, le storie hanno le storie u.u
In pratica è nata come un compito di scuola nel quale si doveva parlare di un avvenimento storico, e la mia mente fantasy ha subito pensato alla caccia alle streghe.
Quest’idea mi ha sempre affascinata, e oggi a scuola ho notato che è piaciuta a molti, quindi ho pensato di pubblicarla :D
Spero di aver scritto qualcosa di carino…
Una recensione mi farebbe molto piacere, soprattutto perché avrei anche una piccola idea per un eventuale storia a sé, quindi potrebbe anche non finire qui.
Però sono davvero molto confusa… ditemi cosa ne pensate voi!
Grazie a chi è arrivato fino a qui :3       
   
Un abbraccio,
L i f e

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: L i f e