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Autore: _Secretly_93    28/05/2013    0 recensioni
Giulia, si è trasferita dall' italia a New York per cercare fortuna come psicologa, con la sua migliore amica Hanna. Ha l' opportunità di dare una svolta alla sua carriera, grazie all' intervista al dottor Follow, ma non tutto va come previsto..
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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bBuon pomeriggio ragazze!! scusateil ritardo, ma sono stata un po' impegnata ultimamente e quando non ero impegnata mi mancava l'ispirazione...cmq questo capitolo mi piace particolarmente, lo trovo parecchio divertente xD ma come sempre lascio a voi i giudizi! iniziamo a conoscere un po meglio i nostri personaggi,e anche il nostro caro dottore, anche se la nostra Giulia incontrerà una persona che non le piacerà tanto... vabbè ma ho già detto troppo. Grazie Grazie a tutte voi, davvero.




Giro le chiavi nella toppa e apro la porta. Silenzio. Ottimo, questo significa che non dovrò sopportare il terzo grado di Hanna Hustings, almeno per ora. Sono troppo stanca per pensare o per valutare la serata, per non parlare del quasi bacio dato al dottor Follow. Mi spoglio velocemente e indosso qualcosa di più comodo per dormire, il mio pigiama di pail, azzurro con dei fiorellini gialli, che mi fa sentire così a casa, la mia vecchia casa. Amo New York, amo la grande mela, la città che non dorme mai, ma ci sono momenti in cui ho nostalgia di casa. L’unica cosa che mi legava alla mia Napoli era Riccardo, dopo la fine della nostra storia, raccolsi i pezzi del mio cuore e della mia anima e diedi una svolta a quello che era rimasto della mia vita. Da allora non sono più tornata a casa mia, nonostante Hanna torni almeno una volta all’ anno dalla sua famiglia, e io mi sento incredibilmente sola durante la sua assenza, non sono ancora pronta ad affrontare tutto il dolore e le lacrime che porto dentro dalla morte dei miei genitori, e che ho provato a chiudere in una vecchia casa, in un’altra città, in un’altra vita.
Mi infilo nel letto, che con mio gran piacere è bollente. Hanna è davvero un angelo se ha avuto il pensiero di accendere il mio scaldaletto in una notte gelida come questa. Ma ovviamente il mio amore incondizionato va al genio che ha ideato. Le mie notti invernali sono decisamente più piacevoli dal splendido giorno in cui mi fermai dinanzi a quel supermarket e decisi di comprarti.
Mi godo la piacevole sensazione di calore, che riscalda pian piano ogni mio muscolo, e finalmente inizio a rilassarmi e a scaricare la tensione della serata. Mi ritrovo a guardare il mio soffitto buio, ma che io so che è di un colore verde pastello, il colore preferito di mio padre, pregando il mio buon senso di concedermi qualche briciola di sonno, per non pensare a colui che ha sconvolto la mia serata. Ovviamente la mia mente perversa non fa che mandarmi immagini del dottor Follow mezzo nudo sull’ arco della sua stanza d’ albergo. E lo conosco da meno 10 ore! Povera me. Ma non è il momento di pensarci, tra poche ore devo alzarmi per andare a lavoro, e anche se l’ idea di passare un’ altra giornata in compagnia di John non mi alletti per niente, dovrò essere il più attenta possibile per sviare i suoi ossessivi tentativi di corteggiamento, quindi meglio dormirci su. Mi giro verso la finestra della mia camera, e mi addormento.
 
Le mie dita accarezzano il suo petto nudo e ogni muscolo si tende sotto le mie carezze, la mia mano si ferma sul suo cuore e riesco a sentire il suo battito accelerato. Alzo lo sguardo e incontro il suo sorriso smagliante e i suoi occhi azzurri, che si fissano nei miei e mi trasmettono una tranquillità che cercavo da tanto tempo. Con tutta la dolcezza del mondo, solleva la mia mano dal suo petto e se la porta alle labbra , baciando lentamente, ogni dito, uno per uno, per poi incrociare le nostra dita in una stretta ben salda, scatenando brividi di piacere per tutta la mia colonna vertebrale. Con un passo verso di me fa aderire perfettamente i nostri corpi, con la mano libera agguanta il mio fianco, con fare possessivo, si avvicina minacciosamente al mio collo dove il suo respiro caldo mi solletica la pelle prima di posarvi un bacio caldo, umido, per risalire così, lentamente, al lato della mia bocca. Manca così poco, riesco già ad immaginare il suo sapore con le sue labbra a pochi millimetri dalle mie…
“ Giulia! GIULIA! Svegliati è tardissimo” la voce di Edward mi riporta alla realtà.
“ Che ore sono?” chiedo senza troppa convinzione, cercando di far continuare il mio sogno nella mia testa, per poter avere quelle labbra sulle mie.
“ Giulia dai alzati, sono le 8 passate” esclama scuotendomi, visto che mi ero riavvolta nella trapunta.
Tra mezz’ora devo essere in ufficio e devo ancora decidere cosa indossare per il pranzo di oggi. Brava Giulia, iniziamo proprio alla grande questa giornata. E’ tutta colpa del dottor Follow e del suo fascino. Anche nei sogni è decisamente attraente, ma non ho abbastanza tempo per pensare a qualche maledizione da mandargli, ma sicuramente saprò vendicarmi. Mi alzo come una furia dal letto e mi precipito dentro l’ armadio cercando qualcosa di decente da indossare. Ma dove diavolo è Hanna? Ho bisogno di lei, adesso! Anzi, perché è venuto Edward a svegliarmi e non lei? Oh no, cosa ha combinato questa volta?!
“ Edward, dové Hanna? Perché non è venuta lei a svegliarmi?” Il poverino si gira verso di me e vedo tutto il suo dispiacere dipinto sul suo viso.
“ Hanna credeva che oggi fosse il tuo giorno libero, così ha preso la tua macchina per andar a fare un po’ di jogging al Central park, sai come è fatta, era sicura che sarebbe tornata prima che tu ti svegliassi quindi l’ ho lasciata fare. Non pensavo che..”
“ Perché cos’ altro è successo?” la mia voce si alza di due ottave.
“ Ti hanno rubato la macchina, mi dispiace tanto Giulia. Adesso sto andando a prendere Hanna ma accompagno prima te a lavoro, mi sembra il minimo.” Edward cerca di giustificarla e so benissimo che non è colpa sua ma non posso fare a meno di farmi prendere dalla rabbia.
“ Ma come diavolo è potuto succedere? Non poteva scegliere un altro giorno per andare a correre, o magari andare con la sua macchina? Perché capitano tutte a me?” Parlo più con me stessa ormai, che con il povero Edward che non può fare altro che guardare.
Okay , respiro profondo. Cerchiamo di riprendere il controllo.
Dentro..
Fuori …
Dentro…
Fuori…
“ Okay, Edward. Dammi 15 minuti e sono pronta, andiamo insieme da Hanna e poi andiamo alla polizia. Chiamerò l’ ufficio strada facendo, non dovrebbero fare problemi se mi prendo un’ ora libera.” La mia voce è stranamente calma, che anch’ io mi sorpresi di me stessa.
“ Sei sicura? Possiamo occuparci di tutto io e Hanna, so quanto sia importante per te il lavoro.” Ribatte ancora.
Ah povero ragazzo, vuole davvero urtare ancora di più il mio poco stabile sistema nervoso e fammi esplodere.
“ Edward, ti prego. Adesso si fa come dico io, e se non ti dispiace vorrei vestirmi così da poter raggiungere la tua ragazza e vedere di poter risolvere per quanto possibile questa situazione.” La rabbia sta facendo ritorno in me, vistò che la mia voce poteva risultare un tantino minacciosa .
“Okay ho capito, levo le tende. Ti aspetto in cucina.”  Alza le mani in segno di resa ed esce dalla mia stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Ritorno al mio armadio e pesco un tailleur nero con una camicetta bianca, corro in bagno per una doccia veloce e soprattutto bollente per cercar di calmarmi e trovare la forza di affrontare il resto di questa pessima giornata. I capelli fortunatamente sono ancora guardabili grazie al tocco magico di Hanna della sera prima, mi trucco leggermente e così sono pronta per uscire. Recupero in camera mia borsa e cappotto e raggiungo Edward in cucina.
 
 
“ Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace davvero tanto.”
“ Hanna sarà la duecentesima volta che mi chiedi scusa, credo di aver capito il concetto. Sappi solo che mi devi un regalo molto costoso.” Sono arrabbiata, ma vedere Hanna che salta da un piede all’ altro con le mani giunte chiedendo il mio perdono è un toccasana per i miei nervi.
“ Prometto che non toccherò più niente di tuo, giurin giuretto” e mi propose il mignolo “ a parte le tue scarpe fucsia, sai che le adoro tanto.” E il suo volto diventa improvvisamente serio.
“ Hanna” esclamiamo in coro io e Edward prima di scoppiare a ridere tutti insieme, dimenticando per un attimo la nostra disavventura.
 
 
“ Sei sicura che quello schifoso non ti farà problemi?” mi chiede Hanna, mentre Edward accosta l’ auto davanti l’ ingresso del palazzo di John West, purtroppo si, quel lurido del mio capo ha un palazzo tutto suo al centro di New York.
“ No, solo non vedrà l’ ora di farmi recuperare il tempo perso trattenendomi di più in ufficio. Ora è meglio che vada. Edward, grazie mille per il passaggio.”
“ E’ stato un piacere, Giulia. Io oggi ho la giornata libera, se vuoi io e Hanna possiamo passare a prenderti anche al ritorno.” Propose gentile Edward.
“ Non preoccuparti, prenderò un taxi” e apro la portiera del sedile posteriore “ ah, e tu Hanna almeno per oggi, sta lontana dalle mie cose” e esco dall’ auto senza darle l’ opportunità di ribattere.
Ma ovviamente stiamo parlando di Hanna, e la ragazza non contenta, abbassa il finestrino dell’ auto e mi urla “ Tesoro, lo sai che oggi sei un vero schianto” e mi fa l’ occhiolino, senza preoccuparsi che tutti i passanti non fanno altro che fissarmi come se fossi lì in esposizione per loro.
“ Mi dispiace cara, ma non ti perdono così facilmente” Mentre mi volto per entrare nel palazzo di John, sento la risata fragorosa di Hanna e non posso far a meno di sorridere a mia volta.
 
Le porte dell’ ascensore si aprono dinanzi a me, arrivati al decimo piano, mi dirigo subito alla mia scrivania, ma ci trovo seduto sopra con le gambe penzoloni il mio giovane capo. I capelli ricci e castani disordinati, con un ciuffo ribelle che gli ricade sugli occhi, anch’ essi castani, naso greco e mascella spigolosa, delle spalle larghe sempre avvolte da capi firmati, gambe lunghe e forti. Nel complesso è davvero un bel ragazzo, peccato che io lo consideri uno psicopatico.
“ Sei in ritardo.” La sua voce risulta profonda, serie, che non ammette repliche.
“ Ti ho lasciato un messaggio sul cellulare, stamattina mi hanno rubato la macchina, non preoccuparti recupererò al più presto il tempo che ho perso stamattina..”
“ Non preoccuparti non c’è bisogno, ero solo preoccupato per te.” La sua voce è diventata calda e  penetrante, mi prende la mano tra le sue e mi guarda fisso negli occhi.
 “ E’ già arrivato il paziente delle 10?” dico mentre sfilo la mia mano dalle sue e mi porto dietro la mia scrivania.
“ Non ancora, però stamattina ha chiamato la signora Davis, che porterà il figlio tra circa un’ ora, te ne puoi occupare tu?” mi chiede gentilmente.
“ Si si non ti preoccupare, è il ragazzo della settimana scorsa, anche se credo che un aiuto serva più alla madre che al ragazzino.” Esclamo più a me stessa.
“ Senti Giulia, se dopo sei libera che ne dici di..” inizia a proporre John ma fortunatamente in quel momento squilla il telefono dell’ufficio. Salvata in calcio d’angolo.
 “ Buongiorno, ufficio del dottor West come posso aiutarla?”
“ Ciao, sono io.” E’ lui. Non ha bisogno di presentarsi avevo già riconosciuto la sua voce. Possibile che mi fa un effetto del genere dopo nemmeno 24 ore?
“ Ciao, come stai?” dico cercando di controllare la mia voce.
“ Non posso lamentarmi, a me invece interessa più sapere tu come stai.” Mi chiede gentilmente.
“ Sono stata meglio, ma come mai ha chiamato?” dico passando di nuovo al lei ricordandomi della presenza di John, che mi stava fissando, o meglio dire radiografando con gli occhi, in piedi davanti la mia scrivania.
“ Volevo ricordarti del nostro pranzo di oggi, se vuoi posso passarti a prendere, mi farebbe davvero piacere”.
Come potevo digli di no? “ Certo, immagino che ha anche l’indirizzo di dove lavoro, quindi vi aspetterò qui fuori all’ una in punto. A dopo”
“ A dopo piccola.” Il mio cuore fa un tuffo, e riattacco.  
“ Chi era?” chiede indispettito John.
“ Il Dottor Follow, devo andare a pranzo con lui oggi per finire l’intervista di cui ti ho parlato.” Rispondo seccamente.
“ Ti premetto di andarci ad una condizione.”
“ Cosa?” Sta davvero cercando di farmi arrabbiare, e visto com’è iniziata la giornata manca solo una goccia per far traboccare il vaso.
“ Accompagnami al ballo di beneficenza che si terrà domani sera all’ Empire Hotel, altrimenti oggi sarò ben felice di rimanere qui in ufficio con te per il pranzo.” E si stampa in faccia uno dei suoi sorrisi da vincitore.
Non posso che accettare, questo pranzo è troppo importante e poi non sono mai stata a un ballo, non credo che mi ucciderà, magari sarà divertente.
“ E vabbene John, hai vinto.” Dico alla fine.
“ Perfetto.” E se ne va rubandosi un bacio sulla guancia.
 
 
Entriamo in un piccolo ristorantino, tra la 42th e la 53th, che dall’esterno sembra un posto dimenticato dal mondo, mentre all’interno ogni dettaglio è ricercato in un vecchio stile anni ’20, con tovaglie rosso fuoco in contrasto con le pareti giallo oro. I tavoli molto distanziati tra loro,  a lume di candele, creano un’ atmosfera molto intima e riservata. Un giovane cameriere, sulla ventina ci viene incontro con un gran sorriso cordiale stampato in faccia.
“Buon pomeriggio, signori. Come posso aiutarvi?” chiede il cameriere, indugiando un po’ troppo lo sguardo su di me.
“ Abbiamo un tavolo prenotato per le 13.30. Follow.” Risponde Alexander con un tono alquanto infastidito.
“Certo, prego venite con me.” Il cameriere ci accompagna ad un tavolo per due, illuminato da una candela a forma di rosa, vicino la vetrata principale del locale. E’ incantevole.
Il ragazzo si allontana un attimo per tornare con due menù, che ci consegna velocemente.
 Scende il silenzio sul nostro tavolo, e per sfuggire al suo sguardo fisso su di me, mi concentro sul menù.
Visto che lui non ha intenzione di proferire parola, decido che tocca a me iniziare a parlare.
“E’ davvero carino qui, mi piace tantissimo.”E sfoggio uno dei miei sorrisi a “ti-faccio-cadere-ai-miei-piedi”.
“Sono contento che ti piaccia, ho preferito un posto più semplice e intimo che lussuoso e pieno di snob con la puzza sotto al naso.”risponde dopo un attimo di smarrimento. Il mio sorriso ha sempre il suo effetto!
“Stai cercando di dirmi che anche lei fa parte di questi snob antipatici e presuntuosi?”chiedo con voce candida e volutamente ingenua.
“Certo che no mia cara, anche se spero che arriverai a conoscermi così bene che sarai tu a giudicarmi.” Mi sfiora la mia mano poggiata sul tavolo, e un brivido mi percorre la schiena. Forza Giulia, devi resistere.
“Non vedo come, dottore. Dopo questo pranzo, io avrò avuto la mia intervista e potrò finalmente lasciarla in pace.” Brava Giulia, avanti così.
“Lei mi fraintende, la sua presenza qui rende il tutto decisamente più piacevole, ma soprattutto rende l’atmosfera piccante.” Ribatte con quel suo sorriso, capace di sciogliere l’ Everest.
Ma in quel momento ritorna il cameriere per prendere le nostre ordinazioni, due risotti e una bottiglia di vino bianco, ovviamente lui sceglie il più caro.
“Il povero ragazzo è caduto ai tuoi piedi.” Esclama non appena il cameriere si allontana, dopo aver indugiato con lo sguardo su di me per un bel po’, devo ammetterlo.
“ Uno dei migliori psicologi del mondo è per caso geloso di un ragazzino?” ribatto con uno sguardo decisamente provocante.
“Si.” Il mio inconscio inizia a ballare il tango, con tanto di rosa tra i denti.
“Che ne pensa se continuiamo con l’intervista?” cerco un disperato tentativo di portare la conversazione su un terreno tranquillo.
“Sarò lieta di darle quel che desidera.” Te! Te! Io voglio te!
Il pranzo continua nel miglior modo possibile. Alexander è disponibile,socievole e simpatico. Ma ovviamente non può che finire. La nostra pace viene interrotta dall’ ingresso di una bionda mozzafiato,alta, capelli lunghi che le ricadevano in grandi boccoli sulla schiena,occhi scuri,naso dritto ,labbra gonfie. Praticamente una Barbie. Non mi sorprese il fatto che tutte le persone di sesso maschile si voltano al suo passaggio, come se stesse camminando su una passerella illuminata da mille riflettori, con una leggera brezza (proprio in quel momento era entrato un anziano signore) che le muove i capelli rendendola ancora più sexy, ma che la barbie umana si sta dirigendo verso il mio tavolo, buttandosi tra le braccia del mio Alexander.
E’ guerra.
  
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