Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: Laylath    28/05/2013    2 recensioni
"Non ci siamo promessi di coprirci le spalle l'uno con l'altro?"
Non sei mai stato in grado di farlo, Jean Havoc… sin da quando eravamo cadetti…
Fanfict sulle vicende di Breda e Havoc, prima del loro ingresso nella squadra del colonnello Mustang
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heymas Breda, Jean Havoc, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Due giorni dopo la Squadra Falco, specialista nello sgominare le bande armate, si mise in azione. Ad affiancarla c’erano anche nove soldati del plotone che li aveva preceduti in città, soltanto uno era rimasto indietro con il braccio ferito in maniera troppo grave.
Il sergente Breda, nonostante la caviglia ancora leggermente dolorante, affiancava il capitano Harris nel coordinamento dei vari uomini: la sua conoscenza del territorio e della dislocazione del nemico, in base alle precedenti ricognizioni da lui fatte, avrebbero consentito ai soldati di agire in maniera efficace, senza subire troppo la superiorità numerica dei ribelli.
Havoc ovviamente era tra gli uomini che avrebbero sferrato l’attacco: il biondo aveva forse la mira migliore di tutta la sua squadra ed era raro che sbagliasse qualche colpo. Inoltre sapeva guidare perfettamente un assalto: il corso di specializzazione l’aveva reso una vera e propria macchina da guerra.
Breda era dispiaciuto che lui e il suo amico fossero in posizioni così diverse dello schieramento, ma era inevitabile: del resto era sempre stato chiaro che uno era fatto maggiormente per lavori di mente e l’altro per azioni pratiche.
Ma a preoccupare il sergente era anche un'altra questione, molto più delicata: tra quei ribelli c’era suo fratello.
Breda sperava con tutto il cuore che Henry non partecipasse al combattimento, ma si tenesse in disparte o scappasse: in questo modo l’avrebbero solo catturato e, con un po’ di fortuna, sarebbe riuscito a tirarlo fuori dai guai.
Ma sapeva anche che un campo di battaglia è il posto dove le cose degenerano in maniera molto rapida. E purtroppo lui aveva la responsabilità dei suoi uomini a cui dare la precedenza.
Con un ultimo sospiro prese i binocoli e osservò la base del nemico.
Si trattava di un piccolo accampamento sorto attorno a un vecchio mulino abbandonato. Tende e baracche improvvisate erano state sistemate attorno a quell’edificio di pietra che ora fungeva da roccaforte.
“Direi che in quell’accampamento ci sono circa una cinquantina di persone” constatò
“Sono d’accordo – annuì Harris – Ovviamente si aspettavano un nostro attacco e non sono rimasti con le mani in tasca. Funziona sempre così: una roccaforte centrale e poi tutti gli altri nascosti intorno, pronti ad uscire non appena i soldati attaccano… è una tecnica con cui hanno fatto fuori diverse squadre”
“Come intende procedere, signore?”
“Molto semplicemente noi attacchiamo prima quelli che stanno nascosti intorno. Basta stanare i primi”
“E poi gli altri verranno presi dal panico e attaccheranno, uscendo dai loro nascondigli” capì Breda
“E’ il loro grande difetto: non hanno la disciplina data dall’addestramento militare… Coraggio, sergente. Se tutto va bene oggi sgomineremo l’ultima grande banda del settore Est di Amestris e daremo un bel giro di vite a questa guerra civile”
“Speriamo, signore. I miei soldati sono pronti a dare tutto il sostegno possibile”
“Che mi dici dei tuoi concittadini coinvolti nella banda?” chiese il capitano, guardandolo con attenzione
“Razionamenti, freddo, disperazione… - mormorò Breda – Signore, la guerra non è facile per nessuno e a volte si fanno scelte sbagliate. Da parte mia posso dire che molti di loro non sono veramente ribelli: sono solo persone che sono state illuse da altre senza scrupoli”
“Capisco. – annuì il capitano – Finita l’operazione della squadra, valuteremo cosa fare di loro. Però non dimentichiamoci di una cosa: ci sono infiltrati di Aerugo e quelli li voglio vivi”
“Sissignore!”
“Perfetto, adesso andiamo: mancano cinque minuti a mezzogiorno e all’inizio dell’operazione”
 
La cosa sorprendente di un animale messo alle strette è che tirerà fuori artigli e denti e combatterà con tutta la ferocia possibile, anche se consapevole di morire.
Era quello l’unico paragone che Breda poteva fare quando la battaglia era in pieno svolgimento. Era cominciato tutto in maniera così veloce che nemmeno si era reso conto che l’azione era partita. Le squadre speciali avevano una modalità d’azione assai diversa rispetto a quella dei normali plotoni: basavano tutto sulla velocità e sulla precisione, con ogni unità che sapeva perfettamente cosa fare, quando e dove farlo. Erano come un meccanismo oliato alla perfezione dove tutti gli ingranaggi sanno muoversi all’unisono.
E’ vero, era stato lui ad indicare le caratteristiche di quelle colline, segnalando tutti i possibili nascondigli offerti dalla morfologia del territorio, ma aveva la netta sensazione che la Squadra Falco se la sarebbe cavata benissimo anche senza il suo aiuto.
All’improvviso il silenzio era stato spezzato da degli spari e tutto era iniziato.
Dalla sua posizione elevata, Breda vide i primi ribelli uscire dai loro nascondigli, come conigli stanati dai cani da caccia. Alcuni caddero per mano di cecchini nascosti, altri riuscirono a dirigersi verso il mulino. Diversi altri ribelli vennero presi dal panico ed abbandonarono i loro nascondigli, cercando di raggiungere la costruzione o sparando nelle direzioni da cui credevano fossero provenuti i proiettili dell’esercito.
Breda scosse il capo davanti a quella mancanza di disciplina: la cosa più logica sarebbe stata restare nascosti e aspettare che l’azione si spostasse verso la roccaforte. Ma erano una banda, non una squadra e quando era necessario ciascuno pensava per sé e non per gli altri.
Sotto i colpi esperti della squadra Falco, nel tragitto per andare verso quel mulino rimasero circa una ventina di cadaveri.
“Bene, direi che sono scesi sotto le cento unità” commentò il capitano Harris
Ma Breda non lo ascoltava: con il binocolo osservava quei corpi, nel terrore di scorgervi anche quello di suo fratello. Tirò un sospiro di sollievo quando non lo vide: era ancora vivo.
Ti prego… ti prego… lo so che è una vana speranza… ma fa che quel folle sia tornato a casa
“Adesso come intende procedere, capitano?” chiese
“Purtroppo siamo sempre troppo pochi per coprire tutte le possibili vie di fuga: è un territorio con troppi sentieri. – ammise l’uomo – Non ci rimane altra scelta se non quella di ingaggiare battaglia immediatamente: dobbiamo assaltarli noi”
“E’ un bel rischio” commentò Breda
“Li attacchiamo da entrambi i lati del mulino, in modo che si sentano alle strette: se siamo fortunati saranno così impanicati che usciranno in campo aperto”
“E dovranno ingaggiare il corpo a corpo”
“I tuoi uomini l’hanno fatto altre volte?”
“Sissignore”
“Allora possono tranquillamente affiancare i miei: le baionette e i fucili dovrebbero bastare. Procediamo!”
 
Merda, possibile che abbiamo sbagliato così tanto le stime? Questi sono ancora più di cento!
“Cazzo, sergente, e questi da dove saltano fuori?” gridò Nick accanto a lui
“E che ne so! A te deve fregare solo di farli fuori!” gli rispose Breda
Sentiva la caviglia dolergli, ma non aveva la minima intenzione di abbandonare i suoi ragazzi in quel combattimento corpo a corpo che era completamente degenerato rispetto ai piani originari.
Li avevano fregati: non sapeva ancora in che modo, ma quei maledetti ribelli avevano anche altri rinforzi che erano saltati fuori all’improvviso, nel momento in cui i soldati avevano attaccato il mulino.
Fortunatamente gli uomini del capitano Harris non si erano fatti prendere dal panico e avevano formato delle curiose squadre di due unità ciascuno, con i soldati spalla contro spalla che riuscivano a tenere testa su entrambi i fronti nemici. Tuttavia questo aveva solo rallentato l’avanzare dei ribelli, spesso armati solo di coltelli o bastoni, e lo scontro corpo a corpo era stato inevitabile.
A quel punto persino Breda e il capitano avevano lasciato il loro posto ed erano scesi in campo, proprio mentre i ribelli del mulino uscivano allo scoperto.
“Occhio, ragazzi! - esclamò sparando a un ribelle che cercava di attaccarli lateralmente – questi arrivano da tutte le parti”
“Signore! Sembra che puntino sempre su di noi!” esclamò Eddie
Ovviamente… siamo tutti e nove insieme: una preda troppo appetibile
“Va bene, ragazzi. Insieme siamo un bersaglio troppo facile. Squadre da due, come fanno gli altri, copritevi le spalle a vicenda e fatene fuori il più possibile”
“E lei signore? Siamo dispari!”
“Io vado per conto mio. Provate a morire e vi anniento!”
 
Se le squadre da due avevano il vantaggio di coprirsi le spalle a vicenda senza essere un bersaglio troppo grosso, l’essere solo comportava una maggiore libertà di movimento. Sembrava che pochi ribelli fossero interessati a lui, armato di baionetta, che procedeva in campo aperto: questo gli dava la possibilità di colpire all’improvviso coloro che attaccavano gli altri soldati.
Certo era una situazione in cui non si era mai trovato: non c’era la minima strategia o disciplina militare in quello che stava facendo, ma l’esigenza gli imponeva di non pensarci e di farsi largo in quel campo di battaglia che si stava trasformando in un mattatoio. Una remota parte della sua mente non mancava di notare che i ribelli, per quanto più numerosi, non riuscivano a prendere il sopravvento sui soldati: la Squadra Falco se la stava cavando egregiamente.
Ogni tanto gli sembrava di scorgere qualche viso conosciuto tra i ribelli, forse qualche suo compaesano: ma erano visioni così fugaci che non ne aveva mai la certezza piena.
Di Henry nessuna traccia… e, ora che ci pensava, nemmeno di Havoc.
“Vaffanculo, brutto stronzo!” esclamò, mentre respingeva un aggressore armato di coltello. La sua baionetta trafisse il ventre di quell’uomo e lo lasciò agonizzante per terra.
No, non è uno del paese
La caviglia gli faceva un male cane, ma lui strinse i denti traendo da quel dolore la forza per proseguire. Doveva continuare ad eliminare quei maledetti: prima o poi il loro numero sarebbe calato.
 
“Oh, cazzo…” sbottò, quando la baionetta cadde a terra dopo uno scontro particolarmente violento con un ribelle.
Con un gesto di disgusto provò a rimontarla rapidamente, ma l’attaccatura era compromessa e la lama si staccò dal manico.
Breda sospirò, notando come ormai fosse quasi il tramonto.
Stranamente poteva permettersi di guardarsi attorno con relativa tranquillità: gli scontri erano ancora numerosi, ma sembrava che tutti fossero eccezionalmente stanchi: erano più di sei ore che combattevano senza tregua.
Con la coda dell’occhio vide che in un lato del campo vi erano una decina di ribelli seduti e controllati da alcuni militari: evidentemente si erano arresi, vedendo che ormai la battaglia era a senso unico. Notò che tra le sentinelle c’erano anche alcuni dei suoi uomini e ne fu lieto: si erano salvati.
Adesso la caviglia gli faceva davvero troppo male: doveva essersi di nuovo gonfiata per il troppo sforzo; l’adrenalina del combattimento era calata e ora era la stanchezza a farla da padrone.
La cosa migliore da fare, considerata anche che la sua baionetta era andata, era unirsi a quelle sentinelle e aspettare l’ormai prossima fine del combattimento.
Fece i primi passi verso quella direzione quando un lampo rosso a destra del campo di battaglia attirò la sua attenzione.
“Oh porca…” balbettò, troppo incredulo per credere a quanto stava vedendo.
Suo fratello era lì che combatteva come un dannato con in mano un coltellaccio da caccia. Ed il suo avversario era Havoc
“…individuo quel ragazzino: lo stordisco e lo metto da parte, fino a quando non sistemiamo tutti gli altri”
Le parole del giorno prima balenarono nella testa di Breda: quel folle lo stava facendo davvero. Era chiaro che Havoc non aveva nessuna intenzione di far del male ad Henry, altrimenti non avrebbe impiegato che due secondi per farlo fuori. Ma proprio questo lo metteva in difficoltà: infatti c’erano altri due ribelli, armati anche loro di coltelli, che lo circondavano… e Breda li riconobbe tutti come amici di suo fratello.
“Maledetti bastardi!” mormorò a denti stretti andando verso di loro
Mentre procedeva vide che Havoc riusciva a metterne fuori combattimento uno con un colpo di baionetta alla gamba: si rivolse quindi verso l’altro avversario pronto a metterlo fuori gioco. Adesso era abbastanza vicino da poter sentire anche la sua voce
“Possibile che tu sia così imbecille da non capire che sto cercando di salvarti la vita?” esclamò Havoc rivolto ad Henry
“Vaffanculo, soldato di merda! Voi siete la rovina del paese!”
“E sta fermo con quel cazzo di coltello, ragazzino!”
“Vai Billy! Attaccalo!”
“Ehi stronz…rrhg!”
“No! Henry!” esclamò Breda, invano. I suoi occhi si dilatarono e il tempo sembrò scorrere più lentamente, mentre osservava con orrore suo fratello, un ragazzo di appena diciassette anni, che affondava la lama sul fianco sinistro di Havoc. Gli occhi azzurri del soldato si spalancarono per la sorpresa, ma ebbe la prontezza di afferrare il manico del coltello e la mano di chi lo impugnava per immobilizzarlo. Lui ed Henry caddero entrambi a terra
Breda prese la pistola dalla fondina che aveva alla cintura e sparò verso l’altro ribelle che incombeva su loro due: lo colpì in pieno viso, in un esplosione di ossa e cervella. La caviglia scelse proprio quel momento per cedere completamente e lui cadde in ginocchio, serrando gli occhi per il dolore
“No! – mormorò disperato – Non proprio ora… maledizione!”
Si costrinse ad aprire gli occhi e a guardare davanti a se
“Dai, cazzo… state giù coglioni…”
Ma quasi a volersi ribellare per un’ultima volta ai suoi consigli, Henry riuscì a svincolarsi dalla presa di Havoc e si alzò in piedi, afferrando con rabbia la baionetta del soldato. La prese con entrambe le mani e la sollevò, come fosse una spada, con la chiara intenzione di affondarla sul biondo.
Ma poi l’espressione del giovane mutò e il suo viso, dopo un fugace momento di sorpresa, fu contorto dal dolore. In un secondo si accasciò a terra. Non si era nemmeno sentito lo sparo che l’aveva colpito.
“No! Henry! No!” esclamò Breda, riuscendo a trovare le forze di alzarsi in piedi e trascinarsi verso i due.
“Breda!” chiamò Havoc con voce dolorante, mentre cercava di sollevarsi a sedere. Il fianco sinistro della sua divisa era zuppo di sangue con l’impugnatura del coltello che ancora sporgeva
“No… no, ti prego!” mormorò Breda accostandosi a loro.
 “Merda… merda – sussurrò Havoc – ma perché si è alzato in piedi!?”
“Henry… Henry, ti prego…” chiamò Breda cadendo in ginocchio e prendendo tra le braccia quel corpo inerme. Sulla camicia bianca del ragazzo una macchia di sangue si allargava rapidamente: girandolo supino Breda lo scrollò leggermente, ma gli occhi grigi spalancati indicavano che era morto sul colpo.
“No… - balbettò Breda stringendo con disperazione quel cadavere – no… no…Henry… ma perché…”
Non riusciva a piangere: non poteva fare altro che cullare il corpo di quel fratello ribelle che non era riuscito a salvare, nonostante l’avesse promesso a sua madre e a se stesso. Sentì una mano che stringeva convulsamente il suo braccio e vide che Havoc era riuscito a mettersi in posizione seduta
Sei ferito, Havoc… dovresti stare sdraiato…
Ma nessuna di queste parole uscì dalla sua bocca. Il suo sguardo tornò su quel viso pallido, dai capelli baciati dal fuoco come quelli della loro madre. Riuscì con mano tremante a chiudere per sempre quegli occhi grigi che, nella morte, avevano perso qualsiasi spirito ribelle e mostravano finalmente il ragazzo di diciassette anni che era stato… e che non  sarebbe dovuto morire in quel modo.
“Mi dispiace… - iniziò a singhiozzare Havoc, affondando il viso nella sua spalla – non ce l’ho fatta… merda… non ce l’ho fatta… è tutta colpa mia…”
 
Quando, poco dopo, la banda dei ribelli fu del tutto sgominata, i soldati del plotone di Breda si accostarono a quella scena straziante. Su un terreno inzuppato di sangue stava seduto il loro sergente, il viso stravolto dal dolore: teneva tra le braccia un giovane, poco più che adolescente, che sembrava dormire protetto dalle braccia fraterne. Accanto del soldato ve n’era un altro, biondo, seduto nonostante una grave ferita al fianco: e questo soldato, forse uno dei migliori della grande Squadra Falco, singhiozzava come un bambino sulla spalla del sergente.
I soldati non riuscirono a proferire parola: si limitarono a fare una muta veglia attorno al terzetto.
Dopo diverso tempo furono raggiunti dal capitano Harris.
“La battaglia è finita – disse con stanchezza – e l’ultima grande banda di ribelli dell’Est è stata sconfitta… quel ragazzo…”
“Credo che sia il fratello” disse Nick
“Capisco… Vai a chiamare un medico: bisogna curare la ferita del caporale Havoc”
“Sissignore”
Annuendo il capitano fece per allontanarsi, in rispetto di quel dolore così profondo e ingiusto.
“Signore…” chiamò la voce di Breda
“Sergente?”
“Io… - iniziò il soldato senza smettere di fissare il viso del fratello – lo so che chiedo tanto, ma… molti di loro erano solo figli… fratelli… - la voce gli si smorzò per un secondo – Se è possibile… restituire i corpi alle famiglie… per dare loro una tomba dove poter…” non terminò la frase
“Soldato – disse il capitano, rivolgendosi ad un altro degli uomini di Breda – prendi altri tre uomini e andate in paese. Riferite quanto e successo… e chiedete a tutti gli uomini in forze di venire qui. I cadaveri delle persone appartenenti al paese di Giyoir verranno restituiti alle loro famiglie: non erano nostri veri nemici… erano solo figli della disperazione”
“Sissignore”
Il sole tramontava su quel campo di battaglia. I suoi raggi davano al sangue una strana brillantezza… un colore così bello che sembrava inneggiare alla vittoria.
In realtà non c’è alcuna vittoria. Abbiamo perso… abbiamo perso tutto. Perché lui non era il mio nemico… era mio fratello.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Laylath