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Autore: Sunbreathe    28/05/2013    0 recensioni
'Oh si. Molto semplice essere Rose Weasley.
Proprio come cercare di afferrare il fumo a mani vuote.
O come provare a pettinare i capelli di Lily Luna Potter, ovvio.'
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rose Weasley, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Rose Weasley aveva diciassette anni compiuti da poco, un orologio da taschino di bronzo un po’ ammaccato tra le mani e la spilla da Caposcuola appuntata perfettamente sul maglioncino grigio della divisa, sopra la targhetta con il suo nome in corsivo. I capelli rosso scuro, quasi mogano, le ricadevano pesanti sulle spalle, ricci e crespi, mentre i ciuffi più ribelli che rischiavano di finirle sul viso erano tirati con forza all’indietro, stretti con due mollette scure.
Quella mattina di febbraio, Rose si era svegliata particolarmente presto, in quanto sarebbe iniziato il suo programma di ripetizione per i M.A.G.O. che prevedeva due ore di approfondimento al mattino e due la sera, una materia ad ora. Ovviamente, appena la sua sveglia aveva cantilenato a voce altissima una delle canzoni più orridamente acute di Celestina, la preferita di Rose, subito molte bestemmie erano piovute sulla schiena della ragazza che ancora dormiva nel suo letto a baldacchino senza scomporsi,colpa del gene Weasley, d’altronde qualcosa da suo padre doveva prendere, no?
Ad ogni modo, tutte le bestemmie delle sue compagne di dormitorio e –probabilmente- di tutte le persone rientranti in un kilometro di distanza (le canzoni di Celestina erano davvero molto acute) la stavano colpendo come dei bolidi, colpo dopo colpo e, questa volta, Rose seriamente pensava che non sarebbe riuscita ad arrivare a fine giornata.
Per ripetere, era arrivata tardi a colazione e il suo dolce preferito al cioccolato era finito, così come il suo amato succo di zucca,  quindi si era dovuta accontentare di due o tre api frizzole rubate dal piatto di suo fratello Hugo:  le aveva mangiate così in fretta che le si erano bloccate in gola e –se non fosse stato per Molly (dovrebbero farla santa!) che prontamente aveva eseguito un Anapneo- sarebbe morta all’istante.
Era arrivata tardi a Pozioni perché alle scale era venuto in mente di cambiare proprio in quell’istante, automaticamente il professor Lumacorno si era dilungato a spiegarle che sua madre non era mai arrivata in ritardo ad una sua lezione, ma probabilmente aveva preso da suo padre che, infatti, ‘non è mai finito nelle mie grazie, signorina Weasley’. Quindi si era ritrovato costretto a toglierle cinque punti, cinque punti, perché doveva essere ‘equo con tutti’. Inoltre le aveva negato l’ingresso alla prossima festa al Lumaclub, probabilmente l’unica cosa positiva della giornata.
A Trasfigurazione non era riuscita al primo colpo a far evanescere non verbalmente la sua coppa d’oro e la professoressa l’aveva osservata con stupore e un po’ di preoccupazione.
Sicura di star bene, signorina Weasley?
La domanda le rimbombava ancora nelle orecchie persino quando, circa dieci minuti dopo era finalmente riuscita nell’Incantesimo, se fosse successa una cosa del genere agli esami, sarebbe decisamente morta. Per mano di sua madre, ovviamente.
Al pranzo Hugo le aveva sgraffignato l’ultima ala di pollo da sotto gli occhi e, mentre camminava nei corridoi, Fred e Roxanne le avevano fatto esplodere la borsa con i Nuovi Fuochi D’Artificio Tiri Vispi Weasley.  
L’orologio da taschino segnava le sei in punto, il Club delle Gobbiglie di cui era presidentessa le aveva dato buca, quindi ora si ritrovava a girovagare per l’ultimo piano a vuoto. Aveva un’ora libera prima della cena, due prima del suo programma di ripetizione, per cui poteva anche smettere di correre come aveva fatto fino a quel momento.
Si bloccò davanti ad uno degli enormi finestroni del castello, quindi poggiò la borsa di pelle –che aveva riparato con un Incantesimo insieme a tutti i libri- sul davanzale di muratura e rilassò le spalle, chiudendo gli occhi, cercando di frugare tra i pensieri e trovare qualcosa di piacevole, come il nuovo album di Celestina che sarebbe uscito a giorni e che sicuramente l’avrebbe aspettata alla Tana per un po’, visto che anche sua nonna era fan della cantante; strinse la cravatta specchiandosi nel vetro colorato e raddrizzò la spilla, che nel frattempo si era un po’ piegata verso destra, quindi si osservò con la solita aria di sufficienza che riservava solo per sé stessa e per le persone che proprio non le andavano a genio.

Rose aveva sempre desiderato essere diversa, probabilmente molte delle cose che desiderava tanto e che era costretta a sudarsi giornalmente sarebbero state più facili da ottenere se fosse stata più bella, più magra, più alta, più divertente, più.
Rose non era mai abbastanza per qualcuno, non era mai abbastanza per sé stessa.
E proprio per questo colmava quei vuoti che aveva tra cuore, polmoni e pelle, riempiendoli di nozioni, di impegni, di punti in più per Grifondoro, di sorrisi gentili dedicati a tutti quanti e di passioni in comune con la madre e la nonna, a partire dal C.R.E.P.A. fino alla buona cucina: programmava le giornate, non si concedeva tempo libero, il tempo libero lo sfruttava per studiare oppure per provare una nuova ricetta, oppure ancora andava alla Guferia e scriveva lettere a tutti i familiari (e ne erano davvero tanti), giusto per non far sentire nessuno inferiore a qualcun altro.
Un ticchettio sulla spalla la riportò alla realtà, raddrizzò la schiena immediatamente, corrucciando appena le sopracciglia.
-Weasley, non è che potresti..- una voce maschile le era arrivata sconnessa alle orecchie, diventa completamente rossa di rabbia, perché Rose sapeva benissimo come sarebbe finita quella frase.
-No. Non posso procurarti l’autografo di mio zio e nemmeno dei miei genitori. E nemmeno di chiunque altro. Chiedi a Lily.- ribatté con aria decisamente scontrosa, cosa decisamente insolita, girandosi di spalle e portando le mani ai fianchi aprendo i gomiti, con un cipiglio minaccioso che la faceva somigliare davvero tanto a sua nonna Molly, la molletta che legava il ciuffo ribelle si era allargata e il riccio rosso le stava sventolando davanti agli occhi, il che le dava un’aria decisamente più arrabbiata e scontrosa e incattivita e tutto il resto.
-Salazar, Weasley, pensavo che le donne andassero in menopausa a cinquant’anni, non a diciassette, certo che nella vita non si smette mai d’imparare-
Il ragazzo aveva mosso appena le labbra per pronunciare quelle parole eppure le erano arrivate calme e decise, Rose restò immobile, assottigliando lo sguardo, proibendosi di rispondere, visto che di essere poco fine proprio non ne aveva voglia.
Theodore approfittò di quello strano silenzio per continuare la domanda che inizialmente doveva rivolgerle, ovviamente arricchendola di stupide frasi che avrebbe potuto comunque evitare a priori, se solo la ragazza avesse risposto con cortesia.
-E, per intenderci, non chiederei mai l’autografo di tuo padre, tua madre o chicchessia, sinceramente, chiunque ti abbia partorito merita solo l’ergastolo ad Azkaban, per gravi danni alla salute di poveri studenti che hanno avuto il dispiacere di incontrarti. Ma non è colpa tua, non crucciarti. Intanto, potresti dirmi l’orario?-
Rose inarcò un sopracciglio di scatto, guardandolo con aria decisamente interrogativa. Aveva ancora la stessa espressione persino quando prese, qualche istante di silenzio dopo, l’orologio da taschino ammaccato che aveva riposto poco prima.
-Interessante monologo, Nott, ho provato persino a seguirti, sai, ma penso che ad Azkaban dovrebbe andare la tua mente visto che partorisce tutte queste pluffate. Comunque, sono le sei e un quarto precise.-
Quelle poche parole brulicavano di saccenza e arroganza, eppure le aveva pronunciate con calma e con una piega gentile delle labbra, incrocia le braccia al petto, sotto al seno e lo guarda con insistenza, aspettandosi almeno un cenno di ringraziamento.
Theodore si era guardato attorno con un’espressione che poteva definirsi sia preoccupata che divertita, poi –ignorando completamente le parole della ragazza- si era guardato alle spalle, come se cercasse di vedere qualcosa o qualcuno nascosto dietro l’angolo. Rose, incuriosita, si alzò sulle punte, alzando il naso all’insù, pronta a sventolare la sua spilla da Caposcuola e a togliere una cinquantina di punti per Serpeverde.
-Male.- intervenne il ragazzo, che era ritornato con lo sguardo su di lei. –Molto male, Weasley. Ti consiglio vivamente di..-
Le parole del ragazzo furono subito coperte da un boato proveniente proprio dall’angolo che prima osservava il ragazzo, una fiamma potente che sembrava cambiare forma continuamente era apparsa dal corridoio e ora andava direttamente contro loro, distruggendo e mettendo in disordine qualunque oggetto fosse nei paragi, scalfendo il pavimento, premendo contro le pareti con forza, come se volesse far crollare tutto.
Ardemonio.
No. Fuochi d’artificio Tiri Vispi Weaslet per Aperti.
Sbatte le palpebre ripetutamente, tutta quella luce le infastidiva gli occhi azzurri, quando li riapre per l’ennesima volta il ragazzo era sparito ma i fuochi erano avanzati e di molto e sembravano andare anche più velocemente del solito. Afferra la borsa di getto, quindi la issa sulla spalla e inizia a correre, più veloce che può, chiudendo gli occhi per il fumo e per il cattivo odore, quando li riapre per controllare il corridoio, vede la schiena del ragazzo molti metri davanti a lei, continua a correre, costringendosi anche a trattenere il respiro. Non era mai stata ferrata negli sport, persino volare su una scopa le costava caro e solitamente correva solo in casi estremi, come un ragno nelle lenzuola, per esempio.
Le ginocchia toccano il pavimento rovinosamente, così come le mani, i capelli le scendono su una sola spalla disordinati e gonfi più del solito, chiude gli occhi e inizia a respirare con affanno, trascinandosi gattoni fino ad un secondo corridoio che dava sulle scale, aveva completamente dimenticato di essere una maga, di essere al settimo anno, di essere ad Hogwarts, di poter fermare i fuochi o tutto il resto. Quando sente l’aria pulita, poggia il sedere sui talloni e le mani sulle ginocchia, stringe di più gli occhi ed inizia a respirare con forza.
-Weasley, sinceramente, da lei non me lo aspettavo.-
La voce della McGranitt invecchiata di molto da quando era lì ad Hogwarts, l’aveva colpita con forza, riempiendole il cervello di preoccupazioni. Alzò lo sguardo di colpo, la rossa, osservando i lineamenti rugosi ma comunque austeri della preside.
Probabilmente le si erano impallidite persino le lentiggini. Alle spalle della professoressa, Theodore Nott era ancora in piedi, sghignazzante ancora nel suo incantesimo testa bolla che probabilmente aveva utilizzato per non respirare i fumi dei fuochi d’artificio.
-Mi raggiunga tra un quarto d’ora in Ufficio, non ammetterò neanche un minuto di ritardo, intanto settanta punti in meno a Grifondoro, spero si senta abbastanza in colpa, signorina Weasley. –
 
 
Oh, certo, Rose si sentiva davvero molto in colpa. O almeno si sarebbe sentita sul serio molto in colpa.
Intanto tanti piccoli insulti saltavano da una parte all’altra del suo cervello, rimbalzando animosamente e rischiando pericolosamente di uscire dalle sue labbra, rivolti ad un Nott ancora sghignazzante e a chiunque avesse detto ‘oh, beata te. Intelligente, figlia di persone importanti, conosciuta..’
 
Oh si. Molto semplice essere Rose Weasley.
Proprio come cercare di afferrare il fumo a mani vuote.
O come provare a pettinare i capelli di Lily Luna Potter, ovvio. 
  
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