Robi, perché sto pensando a questa
storia da quando abbiamo parlato delle “caviglie esposte” di Nate Ruess nel
video di Carry
on. Ti voglio bene <3
Polaroid
Harry sventola la
polaroid, fissando il vicolo in cui è sparito. Scappava, ma da cosa? O forse
semplicemente era in ritardo. Correva dalla sua bella, ad una lezione in una
delle scuole serali per emigrati oppure a suonare il piano in un pub per pochi
soldi? Harry inciampa in uno dei sampietrini del marciapiede, le gambe che si
muovono da sole per seguire quella visione; forse dovrebbe correre anche lui.
La luce del tramonto batte forte alle sue spalle, sui tetti bassi delle case e
sulla croce del campanile dell’unica chiesa cattolica in quel quartiere di
Boston.
No, non ha più
senso correre, ormai sarà lontano.
Harry solleva la
polaroid, i contorni ancora un po’ sfumati ma la figura ben visibile; socchiude
le labbra, boccheggiando in cerca d’aria.
L’uomo nella foto
è fermo ad un incrocio, aspetta che le lente macchine e i carri passino; il
peso del corpo poggiato su un piede, con una mano si aggiusta i pantaloni
scuri, scoprendo le caviglie bianche e fini, mentre con l’altra solleva la
bretella sulla spalla sinistra; aveva inspirato profondamente e i bottoni della
sua camicia bianca, troppo piccola per il suo fisico, avevano minacciato di
saltare via. Aveva lo sguardo rivolto ad osservare l’ora sul grande orologio
del municipio; le labbra fini appena increspate in un sorriso, il naso dritto e
gli zigomi alti risaltavano sul suo profilo.
Harry scatta la
foto proprio in quell’istante; avvicina l’occhio all’obbiettivo e preme il
tasto rosso. La macchina fotografica, in un concerto di meccanismi da oliare,
sputa fuori la foto e Harry la abbassa, con la mano tremante, incurante di
quello che gli potrebbe fare il suo datore di lavoro se dovesse romperla. L’uomo
si è spostato un ciuffo di capelli castani dal viso mentre l’ultimo carretto
gli passava lentamente davanti, ha guardato prima a sinistra poi a destra,
nella sua direzione. Per un solo istante, Harry potrebbe giurarlo, i suoi occhi
azzurri l’hanno osservato. Poi ha ripreso a correre, lasciandolo in mezzo alla
strada con una polaroid rubata.
Harry non si
accorge del parroco che gli viene addosso. Lascia andare la polaroid per
salvare la macchina fotografica ma quello la afferra al volo.
«Oh, Harry! Tu e il giovane Tomlinson vi
conoscete?» gli chiede con un sorriso, passando lo sguardo dalla foto a lui.
«Il signor Tomlinson?» ripete
inebetito Harry.
«Sì» gli sventola la polaroid sotto il naso. «Louis.»
«Louis» mormora Harry, assaporando il suono di quel
nome che rotola fuori dalle sue labbra.
Afferra la foto; smette di ascoltare il prete che parla della
sua ernia e si volta a guardare il vicolo in cui Louis è scomparso. Lo troverà.
«Louis» dice di nuovo.
Note Finali:
C’è poco da dire,
spero solo che sia chiara l’ambientazione dell’America patria di immigrati del
primo dopoguerra. Grazie mille a tutti :)