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Autore: Allyn    29/05/2013    3 recensioni
"Sono passati tre anni, lunghi inesorabili, eppure ricordo ancora, alla perfezione, l’odore della sua pelle pallida, gli occhi neri, la morbidezza di quei capelli corvini tra le dita, la sensazione, indelebile sui polpastrelli, mentre li afferravo con forza, mentre obbligavo le sue belle labbra a cozzare contro le mie in un bacio; e lui rideva, e mi baciava, e rideva ancora per poi mordermi piano, la lingua, la bocca, l’anima"
Piccola One-shot, tanto per giocare un po' con l'introspezione di Naruto e con il dramma dell'abbandono, per una volta trattiamo questa coppietta in modo serio XD
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Naruto PWP'
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Tre anni

Sono passati tre anni, lunghi inesorabili, eppure ricordo ancora, alla perfezione, l’odore della sua pelle pallida, gli occhi neri, la morbidezza di quei capelli corvini tra le dita, la sensazione, indelebile sui polpastrelli, mentre li afferravo con forza, mentre obbligavo le sue belle labbra a cozzare contro le mie in un bacio; e lui rideva, e mi baciava, e rideva ancora per poi mordermi piano, la lingua, la bocca, l’anima.

Quel ragazzo mi ha consumato, come lo stoppaccio di una candela; mi ha fatto bruciare, senza pietà, ardere di un fuoco che mi era sembrato inestinguibile, eterno, meravigliosamente caldo, torrido. Eppure la cera è colata, si è sciolta, rivelando la sua effimera natura, ma io ho continuato ad ardere come quella fiamma condannata a morte. Non mi importava di scomparire, non mi importava di quelle future pareti buie, di quella luce, che avevo considerato mia, non mi importava delle tenebre pronte a inghiottirmi.

Ma quando quel momento è giunto ho avuto paura di poter morire.

Ho urlato, ho pianto, ho cercato di trattenerlo a me, ho stretto più forte i lacci che ci tenevano legate le mani, i cuori, le bocche, gli occhi, li ho stretti fino a quando i polsi non hanno iniziato a sanguinare, fino a quando la carne non si è lacerata, e il dolore di quello stare insieme non ci ha distrutti.

Parlava di vendetta, di ambizione, delirava, ebbro di una rabbia che non avevo mai compreso ma che da sempre gli aveva avvelenato ogni singola cellula; parlava di sentimenti che non riusciva a capire, e mi derideva, quel sorriso sadico sul volto, quello sguardo pece pronto a schiacciarti. Con quegli occhi gelidi ha spento anche l’ultima mia scintilla, gettandomi nel buio e nel freddo di una solitudine che portava il nome della sua assenza.

L’ho inciso a fuoco, sulla pelle, e sul cuore, il suo nome.

L’ho inciso ogni giorno, con le lacrime e poi con questi occhi che non volevano più vedere niente, se non il suo ricordo, l’ho inciso per scandire quel tempo che non passava mai.

Sono trascorsi tre anni dal suo abbandono, e di lui non mi è rimasta che una vecchia foto sgualcita, i miei “ti amo”, “ti voglio bene” mai corrisposti, se non da un flebile, pallido e tirato sorriso che non coinvolgeva quegli occhi neri.

Ci sono notti, tutt’ora, in cui mi sveglio piangendo, e cerco, accanto a me, su quel letto troppo grande, le tracce di un calore che manca da millenovantacinque giorni, cerco di me la parte perduta, i suoi fianchi esili, il mio cuore che batte, le sue palpebre abbassate, la mia dolcezza, il suo viso perfetto e sottile, il mio sorriso. Cerco tutto, tutto ciò che rivorrei di noi, e per un attimo credo, mi illudo, di poterlo ritrovare tra quelle lenzuola sgualcite, su quel cuscino che non odora più di lui.

Un amante fugace, l’odore impresso nei tessuti, pronto a fuggire via, velocemente, impalpabile; senza accorgertene ti ritrovi con la testa premuta forte contro la stoffa, il naso affondato fino a far male, e inspiri a pieni polmoni, alla ricerca di un profumo che non trovi più, e non capisci, ti chiedi perché se ne sia andato, da un giorno ad un altro, da un’ora, ad un’altra o forse solo da un minuto, ma tu non te ne sei accorto.

Ricordo i suoi sospiri e le sue mani pallide, in quelle notti senza luna, dove a illuminare i nostri profili c’era solo quella luce fioca della sveglia elettronica; la sua pelle riluceva aliena, tinta di un tenue azzurro, mentre mi cercava, mentre mi bramava, senza dire una parola, perché Sasuke amava così, senza fiatare, senza dire niente, ti possedeva, e poi si lasciava possedere, cozzava quei fianchi esili contro i miei, quasi fosse stata la cosa più naturale del mondo, e poi rimaneva, per un attimo, uno soltanto, fronte contro fronte, respiro contro respiro, a guardarmi, con quegli occhi tristi, quasi dovesse dirmi addio, ogni volta...

“Darei tutto, per riavere Sasuke al mio fianco come un tempo, anche solo per un attimo, per quell’attimo in cui mi illudevo potesse amarmi”

 

Note dell’autore folle:

brevissima e introspettiva One-shot, ambientata in un universo alternativo dal manga, magari il nostro, ma che comunque credo ripercorra il tema dell’abbandono, il senso di solitudine di Naruto, boh, mi andava, così, tanto per dare un po’ di spessore ai personaggi, spero vi piaccia e spero che non vi abbia rattristato troppo, a breve cercherò di scriverne una un po’ più comica NaruSasu o SasuNaru che sia J Per ora vi lascio con un po’ di malinconia J

Bacioni.

Allyn, che ha provato a scrivere una cosa seria sulla sua supercoppietta(poco seria) preferita!

Insulti, commenti, pomodori marci, tutto è gradito *W*

 

   
 
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