Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: MasamiRose    29/05/2013    1 recensioni
Un college che è ancora un esperimento. Rampolli dalle famiglie più prestigiosi della Gran Bretagna.
Un trasferimento improvviso, un incontro. Un conte e un professore. Un conte e il suo maggiordomo. E non solo.
-Già, noi. Non potevano chiedere anche a noi se volevamo?-
-E poi? No, diventava tutto più incasinato. Però… riusciremo a stare senza nessuno?-
-In fondo, non erano i nostri veri genitori…-
-Però, abbiamo vissuto con loro da sempre! E adesso si presentano questi due persone a caso e ci stravolgono la vita. Con quale autorità?-"
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alois Trancy, Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
 
 
Adelle e Cindy erano migliori amiche, ventisei anni sommate insieme.
Due ragazze che andavano perfettamente d’amore e d’accordo, che ad un primo sguardo potevano apparire sorelle (infatti erano inseparabili!), ma chi le conosceva bene sapeva che ciò che le legava era altro.
La prima era snella, sul metro e sessantacinque, proprietaria di lunghi capelli biondi e mossi e di lucenti occhi azzurro cielo; la seconda era più bassa, ma altrettanto snella, con sfavillanti capelli scuri, liscissimi e lunghi fin sotto alle spalle ed espressivi occhi blu.
Quanto al carattere, erano spesso schive e riservate, altre volte invece più espansive.
Era la fine di maggio e faceva caldo; il ghiaccio che Adelle si era fatta portare dal suo maggiordomo si era già completamente sciolto nel suo bicchiere di succo di frutta mentre le due stavano leggendo il loro diario segreto in comune. L’avevano consumato, a forza di sfogliarlo; lo facevano più o meno una volta all’anno, era una specie di rituale.
 
 
A dieci anni, guardandolo, avevano chiesto ai servitori come mai non esistessero, nelle loro case, foto di loro neonate in braccio a papà o mamma. Fu allora che scoprirono di essere state adottate.
Da allora i rapporti si erano incrinati. Non era una cosa esplicita, ben visibile, semplicemente succedeva.  Per Cindy i rapporti con il padre erano limitati alla sera a causa degli impegni, anche se erano sempre momenti felici, mentre per Adelle, quelli con la madre, che pur era presente in casa, non erano così consistenti.
Nonostante le lezioni private assorbissero molto del loro tempo libero, spesso, anche d’inverno, scappavano di casa a gironzolare per il minuscolo paesello vicino alla proprietà di Cindy; andavano a scambiare quattro chiacchiere con la titolare dell’unica libreria e anche a farsi spiegare un po’ di matematica, oppure andavano a casa di una o dell’altra a far merenda con pasticcini francesi e una tazza di the per stare al caldo.
Quel mese fatidico, come consuetudine, stavano trascorrendo le loro mattinate a cavallo dei loro magnifici destrieri; era abbastanza monotono: essendo loro molto brave tutte le altre ragazze che erano con loro chiedevano consigli. Alcune erano delle vere pesti; quelle più grandi, dai dieci anni in su, erano davvero pettegole e attaccavano briga ogni giorno, mentre le bambine piccole erano più tranquille e carine, ma più imbranate. Avevano molte piccole amiche di famiglie nobili che non abitavano distanti.
Come al solito, alla fine di maggio si teneva un piccolo spettacolo al teatro di Londra di canto e ballo. L’idea non le eccitava proprio: nessun ragazzo carino, solo adulti imbalsamati.
-Shaun! Vai giù a vedere se c’è della posta!- la voce di Ciney giunse squillante alla cucina fin dalla sala da the.
-Yes, my lady.-  posò il cucchiaio e uscì dalla cucina, percorse il corridoio e il breve tratto fino alla porta della villa. Scese due grandi rampe di scale e fu coi piedi sui ciottoli del vialetto. La buca delle lettere in effetti conteneva una lettera, ma Shaun si accorse che non aveva le chiavi per aprirla, così introdusse le sue dita sottili nella fessura e riuscì a estrarre la spessa busta, riportandola alla padroncina.
Adelle allungò il collo curiosa: la busta era di carta spessa e porosa e chiusa con della cera lacca rossa sulla quale era impresso uno stemma.
Cindy  lacerò senza tanti complimenti un lato ed estrasse il contenuto, poi lo porse al maggiordomo. Gli occhi di lui scorsero veloci le prime righe; non finì nemmeno di leggerla, che l’appallottolò e la gettò nel cestino della spazzatura.
-Che roba era?- chiesero curiose le due ragazze.
-Uno scherzo. -  e non aggiunse altro. 
 
 
La giornata seguente era pressoché uguale a quella appena passata: il sole era alto nel cielo e scaldava il paesaggio tutt’attorno, il cielo era blu, senza l’ombra di una nuvola e, di tanto in tanto, si udiva il canto di qualche uccello.
Beato te, uccellino, che canti quando ne hai voglia pensò Cindy.
Gli attori entrarono nel piccolo teatro a coppie disposte in fila indiana, tra questi, anche Adelle e Cindy.
Comunicarono l’ordine delle entrate in scena (Adelle e Cindy erano circa a metà) e le canzoni da presentare. Naturalmente quando le due ragazze dissero che loro non  volevano l’accompagnamento perché volevano proporre un pezzo di loro invenzione, il direttore si insospettì, ma dando retta a miliardi di rassicurazioni si convinse a lasciarle fare.
In fondo alla sala, già piena, due figure in penombra sembravano prese da tutto fuorché dall’attrice che stava cantando una stupida filastrocca per bambini.
-Hai sentito, no? Il direttore ha detto che è già l’undicesima lettera che ignorano!- disse una voce melliflua di uomo.
-Certo…- rispose una seconda voce, più gioviale –Più o meno capitò una cosa del genere anche a me…-
-Mi disgusta essere in missione con te, questo lo sai vero?- chiese freddo il primo uomo.
-Naturalmente!- rispose il secondo, probabilmente un ragazzo.
-Ma cos’è questa schifezza che ci stanno propinando?!- sbottò di colpo il primo, attirando su di sé molti degli sguardi dei presenti.
-Fa piano!- sussurrò il ragazzo al suo compagno. –Sai, al plebei piace vedere i moscerini che cantano, soprattutto se fanno schifo…-
-Quando dici plebei comprendi anche te stesso?- sogghignò malefico l’uomo.
-Ormai non più. Non più…-
 
 
Finalmente toccava alle ragazze.
Quando l’attrice del turno prima di loro ebbe finito, le due fecero un’entrata veramente unica: una giravolta di capriole, salti a mezz’aria, ruote riempì gli occhi degli spettatori.
Come da copione cominciarono a cantare.
 
Se oggi sono felice
È perché ho visto una fenice
Ieri invece ero cupa
Perché avevo visto una lupa
Come un uccellino cantare
O anche urlare, sì
Oggi mi va di ululare…
 
-Bravine… non c’è male!- sussurrò l’incontentabile uomo, nascondendo male l’eccitazione.
-Vedo che qualcosa del mondo comune inizia a piacerti!- ghignò il suo compagno.
-Non ho detto che mi piace! Intendevo dire che sono senz’altro meglio delle cantilene di prima!-
Anche il pubblico le apprezzava, applaudendo.
Qualcosa aveva attratto Adelle, la tredicenne bionda, verso gli ultimi posti dove sedevano le due figure in penombra; fece qualche ruota, tentando di vedere i volti, ma dovette finire il numero senza aver soddisfatto la sua curiosità.
 
…speriamo di avervi divertiti
E anche di avervi stupiti!
 
Così com’erano giunte sul palco, le due tornarono dietro le quinte.
Non ci volle molto prima che l’intero spettacolo giunse al termine. Una volta concluso il tutto, furono libere di tornarsene alle loro ville e di restarci per tutte le mattine restati di maggio.
Senza che loro se ne accorgessero, due uomini le seguivano da lontano. Così, inconsapevolmente, li condussero fino a loro.
I due attesero che le ragazze fossero insieme a casa di Adelle per suonare al loro campanello. Videro il maggiordomo affacciarsi dalla porta e scrutarli per un istante, poi se lo trovarono davanti a pochi metri da loro, dietro al cancello.
-Sì? Desiderate?- chiese garbatamente l’uomo.
-Dobbiamo parlarle, signore. Si tratta dell’istruzione superiore delle contessine. –
-Un momento. –
Probabilmente Cole non si fidava a restar solo con quei due, per questo aveva deciso di chiamare la cameriera. Le due ragazze osservarono i quattro per tutta la durata della loro conversazione dalla finestra; quando i servitori si allontanarono per tornare in casa, notarono che i due signori non accennavano a muoversi, stavano attendendo qualcosa.
-Signorine, permetteteci di raccogliere le vostre cose. Dovrete seguite quei signori. Vi porteranno alla vostra nuova scuola. –
-Come? Scusa, ma mancano ancora mesi prima che il Weston College apra i battenti!! E poi ci siamo già state a visitarlo…-
-Probabilmente quel college non lo vedrete per un po’. A quanto pare, per questa estate siete destinate ad un altro tipo di istruzione… –
-Eh? Scusa, ma ti senti bene?-
-Sì, purtroppo. Voi avrete l’occasione che è concessa soltanto alle famiglie più potenti di Londra: Quattro mesi di istruzione speciale nella succursale estiva del Weston College, in Italia!-
-Italia? Beh, okay che abbiamo un buon rango, però non esageriamo!-
-Oh, è così difficile…-
Il quel momento la porta si spalancò (l’avevano lasciata socchiusa) ed entrarono i due uomini. Quello in testa, di mezza età, vestito completamente in nero, puntava contro le due ragazze un pugnale decorato con fiori di genziana. Mormorò delle strane parole al suo compagno che scattò alle spalle delle due ragazze e le colpì in piena testa facendole accasciare al suolo.
 
 
 
Cindy si stiracchiò e stropicciò gli occhi, dando una gomitata all’amica che ancora dormiva beatamente.
-Dai, Cole, non ho voglia di alzarmi!- bofonchiò Adelle.
-Svegliati!- gemette preoccupata Cindy. –E io non sono il tuo maggiordomo!-
A fatica anche la dormigliona divenne lucida e la prima domanda fu: -Dove siamo?-
-Bene, vedo che finalmente vi siete svegliate! Era ora. Scusatemi, vado ad informare il mio collega del lieto evento!- le beffeggiò un uomo dalla soglia della stanza.
Le ragazze si voltarono, nella speranza di vedere chi aveva parlato, ma la figura si era già dileguata con un frusciare di stoffa sul pavimento e l’agilità di un gatto.
La stanza era completamente tappezzata di stoffe floreali, e sembrava essere allestita per una regina: gli arredi erano placcati in oro e c’erano cristalli ovunque; l’arredamento era composto principalmente da un letto matrimoniale (sul quale avevano dormito) e due comodini ai lati di quest’ultimo. Una finestra era l’unico sbocco sul paesaggio esterno, ma fini tende bianche erano chiuse, e la luce che entrava non consentiva di vedere bene; le ragazze non vi fecero un gran caso, preoccupate com’erano.
-Siamo state rapite!- riuscì a dire Adelle.
-Non dire cavolate! E questo non è un romanzo… Pensi che…- la ragazza non riuscì a finire la frase. L’uomo che le aveva turbate al risveglio era tornato con al seguito il “collega”, un ragazzo che sembrava della loro età.
Le parole di quest’ultimo furono molto più rassicuranti: -Salve ragazze, dormito bene?-
-Sì, certo, magnificamente e lei? Oh, ma che sbadata, non le ho ancora chiesto COSA ACCIDENTI CI FACCIAMO QUI?!- lo aggredì Adelle.
L’uomo in disparte sembrò molto divertito da quella reazione, troverà pane per i suoi denti pensò.
-Apprezzo che siate completamente sveglie… io sono Ciel Phantomhive e questo è Sebastian Michaelis. Ti dispiacerebbe farti vedere in viso, Sebastian, non sei mica così brutto!- invitò Ciel in falso tono cordiale; per tutta risposta, Sebastian lo guardò impassibile ma non disse niente.
Ciel Phantomhive era un ragazzo che non poteva avere più di tredic’anni; era basso e magrolino, vestiva pantaloni, giacca e gilet neri che creavano un certo contrasto con la cravatta blu acceso e lo stemma rappresentante un gufo; gli occhi blu conferivano al volto un’espressione cordiale e la bocca era allargata in un falso sorriso. L’unica cosa che sfigurava quel bel viso era una curiosa benda bianca che copriva l’occhio destro
Il suo compagno, Sebastian, era una figura inquietante: la lunga tunica nera che toccava terra e che lo avvolgeva completamente si sposava perfettamente con i suoi capelli corvini; aveva un’espressione stranamente neutra dipinta sul volto pallido, resa quasi minacciosa dagli occhi rosso scuro e dalla sottile bocca curvata in quello che pareva un sorriso. La penombra, poi, rendeva veramente truce la sua espressione, degna di un film horror; nonostante ciò, non mostrava più di trent’anni.
-Bene.- riprese improvvisamente Ciel, infrangendo quel silenzio riflessivo che era calato sulla stanza. –Voi invece siete Cindy ed Adelle…?-
Adelle sbuffò: -Sì. Piacere. -
Sebastian abbozzò un sorriso compiaciuto.
-Spiacente di avervi spaventate. Allora, volete ancora sapere perché siete qui, o non vi interessa più?- si scusò il ragazzo, ignorando l’espressione del compagno.
-Certo che lo vogliamo sapere!- risposero in coro le ragazze.   
-Bene. Leggete questa!- e porse loro due buste gialle fermate da uno stemma di cera rossa.
Incuriosite, le ragazze aprirono le buste; le lettere erano state spedite loro da Firenze, e recavano i loro nomi.
Cindy lesse:
 
 
 
 
 
 
 
WESTON COLLEGE, SEZIONE  DI  FIRENZE
                                                             
 
Cara contessa Philipps,
siamo lieti di informarvi che voi avete diritto a frequentare la sezione estiva del Weston College (sezione di Firenze). Qui allegato troverete l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno inizio il 1o giugno. Restiamo in attesa della vostra risposta entro e non oltre il 31 maggio.
                                                                                                                              Ossequi,
                                                                                                                              Johann Agares
                                                                                                                              Vicedirettore
 
Allegata alla lettera c’era un foglio, “l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie” , ma la ragazza non parve farci caso.
Quando ebbero finito entrambe, l’espressione di una era divertita, mentre l’altra arrabbiata.
-Avanti, se è uno scherzo è il momento di dircelo.- disse con enfasi Cindy.
-Se pensavate di essere divertenti vi sbagliavate di grosso.- proseguì Adelle stizzita.
Sebastian le guardava con aria interrogativa, ma Ciel sorrideva.
-Questo non è uno scherzo. È tutto vero, dalla prima all’ultima parola.- disse tranquillamente.
-Se dite il vero, dimostratelo!- propose Adelle.
-Sebastian.-
L’uomo si avvicinò alla finestra e aprì le tende, che mostrarono alle ragazze l’inconfondibile cupola di Santa Maria del Fiore.
-Allora, è sufficiente come prova?- chiese divertito Ciel.
-Certamente! Come se una chiesa mi dimostrasse di essere in Italia!- sbottò Adelle.
-A me non sembrava una cupola comune.-
Quando la notizia ebbe invaso ogni cellula del cervello delle due ragazze ammutolite, l’espressione dipinta sul loro volto era uguale alla faccia di un pesce lesso, al che Sebastian cercò di riportare le due giovani menti al presente con un gesto della mano simile a un saluto.
- Posso fare una domanda?- chiese Cindy.
-Certo!- disse Ciel.
-Che cos’è questa storia dell’Italia e chi accidenti è il vostro direttore?-
-Già e chi sarebbe anche questo… com’è che si chiama?! Johann Agrell? Agrett? Che bel nome!-
-Agares!!- corresse Sebastian –Johann Agares…-completò.
-Okay, okay signor Michael!- cercò di giustificarsi Adelle, ma con scarso successo.
-Ci rinuncio…- borbottò Sebastian.
-Dunque vi dobbiamo delle spiegazioni. Prima però andiamo giù a bere una buona tazza the!- propose Ciel.
-Che the?- chiese Adelle.
-Earl Grey. -
-Che banalità…- sibilò Sebastian.
-E dai Sebastian… devi sempre snobbare ogni cosa?-
Il quartetto scese la grande scalinata di marmo e si ritrovò in una grande sala  illuminata da infinite candele (nonostante fosse giorno, le finestre erano talmente opache che non filtrava che pochissima luce); si sedettero su un maestoso tavolo mentre arrivava un servitore che chiese: -Desiderate, signori?-
-Tre the neri e… professor Michaelis, ha già in mente qualcosa?- rispose Ciel cordialmente.
Di tutta risposta la figura nera sibilò: -Per me nulla, grazie…-
Il servitore prese le ordinazioni e sparì dentro una piccola porticina alla fine della sala.
-Bene bene, questa è bella: l’Italia! Sembra la trama di un romanzo…- riprese Adelle.
-Allora anche molte altre persone che conosciamo si trovano qui, giusto?- chiese Cindy.
-Forse, non è detto, ma mi dispiace, io non sono il direttore e non posso saperlo. Sono solo un professore!- rispose quasi scusandosi Sebastian.
-Capisco…-
Nel frattempo il servitore era tornato con tre tazze, una teiera bollente contenente liquido color fieno e una zuccheriera; appoggiò il tutto sul tavolo, versò il the e si allontanò nuovamente.
-Il Weston College è una prestigiosa scuola che accetta soltanto i rampolli delle famiglie più nobili della Gran Bretagna; voi siete state considerate idonee.
Normalmente, le materie insegnate sono esclusivamente legate alla casa dapparteneza, ma il direttore ha proposto di integrare nel percorso formativo della scuola estiva anche materie comuni…- sonoro sbuffo di Sebastian -…ehm…come per esempio la cucina o la lingua italiana; ora, questo progetto è ancora in fase di sperimentazione e si è deciso di farlo qui, in Italia, dove potrete trascorrere delle buone vacanze estive. È un fatto strano, ma qui in Italia possiamo accogliere incredibilmente pochi studenti.
Naturalmente, tutti gli insegnanti sono gli stessi dei corsi comuni, anche quelli che insegnano materie sperimentali, e vi chiedo di non far pesare loro la differenza.
Questo è il primo anno, “l° anno di prova”, quindi tutti i vostri compagni avranno la vostra età, ma se l’esperimento dovesse riuscire, ogni anno entreranno nuovi compagni; se invece dovesse fallire, si sceglierà quali provvedimenti adottare.
Johann Agares sarà impegnato in Inghilterra, quindi ci sarà un supplente.
Un’ultima cosa: se vi può interessare, io sarò il vostro insegnante di Letteratura Inglese e Cucina. Domande?-
-A questo punto dovremo darvi del “lei”?- chiese Cindy, anche se sapeva fin troppo bene che la domanda era stupida.
-Per quanto riguarda me, non è necessario…- disse timoroso Ciel, attendendo la risposta del professore.
-Io lo esigo. E adesso, se volete scusarmi, ho cose importanti da fare. Phantomhive, te le affido!- tuonò il professore, e se ne andò come un’ombra, con la tunica che strisciava per terra.
-Dovrete farci l’abitudine, il professor Michaelis è sempre così, e ma è molto imparziale.- sussurrò loro Ciel; di tutta risposta, le due ragazze si scambiarono un’occhiata preoccupata.
-Purtroppo, anche io sono suo studente, anche della casa di cui è il responsabile… e non è molto presente …-
-Come? Professori responsabili di cosa? Case?- gemette scandalizzata Adelle.
-Certamente! E’ la tradizione.-
- Wow, speriamo di non essere nella tua casa!- constatò Cindy.
-Vero. Ma in quel caso non potremmo parlarci molto, e sarebbe un peccato, visto che mi conoscete già e suppongo vi fidiate di me. Gli studenti delle altre case non sono molto ben visti, si dice che le case siano incompatibili… in parte è vero…-
-E le case hanno un nome?-
-Vedi, Adelle, i nomi veri sono difficili… Volpe Rubino, Gufo Zaffiro, Leone Smeraldo e Lupo Ametista…-
-Ehi, guarda che non sono così stupida da dimenticarmi dei nomi del genere!-
-Va bene, in ogni caso tra di noi le chiamiamo casa rossa, blu, verde e viola. –
-Però mi pare di capire che ci siano differenze sostanziali…- obiettò Cindy.
-Infatti… La casa rossa è dei più nobili, quella blu per gli studiosi, quella verde per gli amanti dello sport e quella viola per gli artisti.-
-E in che casa saremo?- chiese improvvisamente Cindy.
-Non lo so… lo saprete sicuramente presto, ma bevete il vostro the, non lo avete ancora assaggiato!-
Passarono cinque minuti di ininterrotto silenzio; l’unico rumore era quello dello straccio che degli studenti stavano passando sui tavoli.
-Ma… e i nostri impegni? I nostri genitori? - chiese improvvisamente Adelle, con una nota di preoccupazione nella voce.
-Loro non hanno nulla in contrario a questa esperienza. Vi hanno iscritte anche ai corsi comuni. -
-C-cosa? Ma… ma, perché?-
-Perché volevano sbarazzarsi di voi, probabilmente. O magari soltanto offrirvi un’istruzione adeguata. –
-A-allora noi non… li sentiremo più?-
-La scuola è attrezzata per la ricerca di persone che si occupino di voi durante le giornate libere, naturalmente saranno persone italiane. Mi dispiace immensamente, in Inghilterra non è così, là il college non ha periodi festivi durante l’anno scolastico. Evidentemente nessuno vuole rinunciare alle vacanze. –
 
 
Nella solitudine della loro camera, le due ragazze riflettevano, preda della malinconia.
-Possibile che i nostri genitori abbiano voluto una cosa simile?- si chiedeva Cindy.
-Almeno non soffriranno nello stare lontani da noi. Ma… noi?-
-Già, noi. Non potevano chiedere anche a noi se volevamo?-
-E poi? No, diventava tutto più incasinato. Però… riusciremo a stare senza nessuno?-
-In fondo, non erano i nostri veri genitori…-
-Però, abbiamo vissuto con loro da sempre! E adesso si presentano questi due persone a caso e ci stravolgono la vita. Con quale autorità?-
-Sicuramente, una che noi non conosciamo, come l’esistenza dell’intera scuola. –
-Sai, adesso che ci penso, ho paura per il nostro futuro. Anche se non credo di essere veramente dispiaciuta per la lontananza da casa, in fondo noi ci abbiamo ancora a vicenda… non so cosa dirti, mi sento un’egoista. –
-Dormiamo, che è meglio. Il sonno porta consiglio, magari domani ci svegliamo e scopriamo che è tutto un sogno. –
 
 
 
 
 
 
SPERO VI PIACCIA!! 
E' LA MIA PRIMA STORIA QUINDI RECENSITE IN TANTI PLEASE! ^____^
PRESTO VEDRETE APPARIRE TUTTI GLI ALTRI PG! ABBIATE FEDE!

LOVE,
MASAMI
  
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