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Autore: JulieJ    29/05/2013    2 recensioni
-Larry Stylinson-
L'amicizia può essere confusa con l'amore?
Questa è la storia di Harry e Louis, che piano piano scopriranno di essere legati da qualcosa di molto forte e indistruttibile.
"Era una fame disperata la sua, alimentata da un desiderio -unico- che non si sarebbe mai potuto avverare.
Sopirò, capendo per la prima volta la gravità della situazione.
Sfiorò il viso di Harry un'altra volta, sentendo la pelle candida e profumata a contatto con le sue dita.
Era perfetto.
Si avvicinò ancora di qualche millimetro, voleva conoscere tutto di quella pelle.
Avrebbe quasi potuto sfiorare le sue labbra.
Ma non voleva e non poteva, perché sapeva che quel tocco avrebbe richiesto sempre di più. Aveva una fame che non poteva essere saziata da un piccolo assaggio.
Alzò il mento e arrivò sfiorare la sua fronte, dove lasciò un piccolo bacio e riuscì a sentire il sapore di Harry.
Si sentì incredibilmente felice e triste allo stesso momento.
Era un amore che non poteva trovare rimedio, di quelli che si vivono da soli."
-no hate-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lovebird



Finito il tour, finalmente i ragazzi potevano tornare alle loro case per passare quel piccolo spazio di tempo fra un viaggio in aereo e l'altro con le loro famiglie. Liam, Louis e Harry erano tornati a Londra, Niall a Mullingar e Zayn a Bradford. Erano fisicamente lontani, ma continuavano a sentirsi perché ormai erano abituati a passare il tempo insieme, scherzando e ridendo.
Quell'ultimo tour era stato stremante, i ragazzi erano stanchi e affaticati, avevano necessariamente bisogno di una pausa per sentirsi ancora normali, per non uscire dalla realtà. Inoltre, volevano sentirsi di nuovo a casa, non soli in stanze che non conoscevano, circondati da persone che non rappresentavano niente per loro.
L'unica cosa che mancava erano le fan, che sempre gentili e amorevoli, li seguivano e li amavano da lontano, dal piccolo della propria casa o del proprio computer, dalla parete o dalla tv. Molte di loro non li avevano mai visti, ma continuavano a sperare che un giorno sarebbero state loro le fortunate. I ragazzi ne ammiravano la forza e la passione, non smettendo di ringraziarle per aver fatto in modo che il loro più grande sogno si avverasse.
Ma in quel momento erano tornati alla vita quotidiana di tre anni prima, quasi, quando le persone che li conoscevano si potevano contare su una mano e dove l'affetto più grande che ricevevano proveniva dalle loro famiglie.
Quella sera, infatti, erano dei ragazzi come gli altri.

Harry, ti prego, cambia canale.” Louis era annoiato; fuori pioveva e soffiava un vento gelido che lo faceva rabbrividire. Pensare che appena una settimana prima erano stati in Spagna, dove il sole brillava caldo e lucente, l'aria era salmastra e i colori brillanti.
Adesso Londra gli sembrava banale, scolorita, grigia. Cos'era al confronto di New York? Los Angeles? Tokyo? Vi era sempre freddo, il cielo era perennemente triste e nessuno rideva.
Non vi era niente di magico, lì.

Non c'è altro di interessante.” rispose Harry, seguito da uno sbadiglio rumoroso che tentò di bloccare con una mano, invano.
Davvero credi che un programma di cucina giapponese lo sia? Non capisco nemmeno quello che sta dicendo.” e indicò il televisore accesso, l'unica fonte di luce della stanza.
Harry ridacchiò e si voltò, cercando gli occhi dell'amico. “Almeno impariamo una nuova lingua.”
Louis ammutolì di fronte alla sua genialità lampante e non sapendo che altro fare, ricambiò con altrettanta stupidità, tirandogli con uno scatto repentino un cuscino dritto in faccia.
Harry si bloccò per qualche secondo, non avendo ben capito cosa fosse appena successo. Alzò le mani e spostò il cuscino dal suo viso, che aveva scompigliato i suoi ricci e adesso si erano afflosciati sulla sua fronte, come una strana frangetta.

Stai benissimo.” disse Louis, alzando il pollice sinistro e sorridendo sornione.
Il riccio, offeso e divertito, si sistemò il ciuffo facendolo tornare alla sua forma perfetta. “Grazie mille Lou, sei davvero gentile oggi.” gli disse, mettendo un finto broncio.

Uh, Harreh, non essere permaloso.” lo canzonò, iniziando ad accarezzargli i capelli, spostando le ciocche e trasformandoli in un cespuglio castano.
Sta' fermo!” Il riccio prese i polsi dell'amico, tentando di fermare il disastro che stava combinando, ma che ormai era irreparabile.
Li strinse, dato che Louis stava opponendo resistenza, ridendo come un cretino, e si ritrovò a qualche centimetro dal suo viso.
Sentì qualcosa nello stomaco, come una voragine che lentamente e dolorosamente, stava scavando e stava facendo scomparire tutto. Non riusciva a muoversi, a staccarsi da lui, a lasciare la presa e tornare lontano, perché con quel tocco si sentiva a casa, si sentiva completo.
Eppure, gli sembrava troppo strano che potesse sentire tutto quel caos per lui. Aveva provato tutto ciò altre volte, per colpa di un unico sentimento folle, ma era impossibile che quella stretta accendesse tutti i suoi muscoli e il suo cuore, che liberandosi dal buio, iniziava a battere rumoroso, facendo risuonare la sua musica in tutto il suo corpo, con uno strano ritmo.
Poi Louis non sembrava nemmeno ricambiare. Era completamente indifferente.

Credo che tieni più ai tuoi capelli che alla tua stessa vita, Harold.” sentenziò Louis, abbassando le mani, con ancora quelle di Harry ancorate alle sue.
Il riccio destò la sua attenzione, le ritirò scioccato e le poggiò sulle sue gambe.

Hai ragione.” disse, ma non aveva nemmeno capito cosa lui avesse detto.

E se prendessimo un frullato?”
Era passata quasi una settimana, ma loro erano ancora insieme, seduti nella macchina di Harry, una delle tante. Il sole, forse per grazia divina, aveva deciso di fare capolino. Gli uccellini cantavano, l'erba era più verde che mai, Londra aveva preso un po' di colore.

Ci sto.” rispose Louis, sorridendo ad Harry, che sapeva sempre di cosa lui avesse bisogno.
Perfetto.” disse e mise in moto.

La strada per la gelateria dove andavano fin dalla fine di x-factor era breve e tranquilla.
Non erano preoccupati che qualcuno potesse riconoscerli, conoscevano il gestore che gli riservava sempre un tavolo solitario, nella parte posteriore del locale, dove potevano mescolarsi agli altri.
Una volta posteggiata la macchina sul retro, inforcati momentaneamente gli occhiali da sole e indossati i capelli, uscirono e si incamminarono verso l'entrata segreta.
Presto si ritrovarono comodamente seduti, uno di fronte all'altro, con davanti due bicchieri stracolmi di frappè al cioccolato, il loro preferito.

Credo di guardare il Paradiso.” disse Harry, con gli occhi che gli brillavano.
E' meglio della tua Ferrari, senza offesa amico.” rispose Louis, iniziando a bere e sentendosi subito meglio.
Harry ridacchiò e in seguito fece lo stesso.
Finirono in due secondi.

Ho vinto.” disse Louis, rendendosi conto di essere stato il primo a finire.
Solo perché hai iniziato prima!” rispose l'altro, indicandolo con l'indice.
Peggio per te che ti sei fatto distrarre dalla mia battuta.”
Sei scorretto.”
Non è vero.”
Sì.”
No.”
Sì.”
No.”
Sì.”
N.. Non continuare senza di me, mi è arrivato un messaggio.” disse Louis, bloccando quella conversazione puerile. Prese il cellulare, sul quale schermo lampeggiava la scritta 'El'.
Harry percepì la solita strana sensazione – quella che provava ogni volta che si trattava di lei- e perse tutta la sua allegria, iniziando a giocherellare con la cannuccia colorata. Era a righe.
Louis sbloccò il cellulare e lesse il messaggio 'Ci vediamo stasera? xx'
Non l'aveva vista da quando era tornato, ma non sentiva la sua mancanza. Anzi, si era quasi dimenticato di lei e si era infastidito quando aveva letto il nome sul display.
Scrisse che era impegnato con Harry, nessun 'come stai?' o 'mi manchi'. Bloccò il cellulare e lo poggiò sul tavolino, ritornando a sorridere.

Allora, dove eravamo rim... Tutto bene?” Notò che Harry era strano, come se avesse cambiato maschera.
Non sorrideva, teneva lo sguardo basso e le fossette agli angoli della sua bocca erano scomparse.

Sì, tutto okay.” rispose frettolosamente. “Andiamo, mi sono ricordato che ho un impegno importante.” disse, senza nemmeno rivolgergli uno sguardo e alzandosi, lasciandolo seduto e solo.
Louis si sentì triste, triste quasi quanto Harry, e fece ciò che lui aveva detto.
Si alzò, prese il cellulare che mise in tasca, e lo seguì, confuso e anche un po' arrabbiato.
Ma soprattutto deluso.


Erano passati due giorni, che lenti e inesorabili erano stati vuoti e spenti.
Non si vedevano da quella giornata, nessuno dei due si era fatto vivo, uno troppo orgoglioso e l'altro troppo confuso da ciò che sentiva.
Louis era appena tornato a casa, aveva passato la giornata con Liam. Erano andati in centro, erano stati inseguiti da un'orda di fan, avevano corso come due pazzi e poi, quasi non credendoci, si erano chiusi la porta alle spalle, al sicuro, e avevano giocato alla play per tre ore.
Era stanco ma si era divertito e ne era valsa la pena: aveano percorso quasi tutta Oxford Street correndo, dando spallate in giro, saltando per non calpestare i chihuahua che si trovavano fra i piedi e ridendo rumorosamente.
Si buttò sul divano e accese la tv, non sapendo che altro fare.
Avrebbe voluto chiamare Harry, ma era ancora scottato dal suo comportamento -che fra virgolette non aveva capito- e non voleva essere il primo a cercarlo.
Okay, sembrava una cosa stile cotte strampalate fra quattordicenni, ma per lui suonava in modo diverso.
Stava guardando un episodio random della seconda stagione di Skins, quando suonò il suo cellulare, due volte.
Erano arrivati due messaggi, uno da parte di lui, uno da lei.
Louis compose il numero e disse che sarebbe arrivato fra dieci minuti.

Suonò la sveglia, facendolo ritornare alla realtà.
Alzò il braccio destro, ma non trovò un mobile liscio e freddo, bensì un corpo caldo e soffice al suo tocco.
Aprì un occhio, notando che quella non era la sua stanza e ricordandosi ciò che era successo la notte precedente.
Era accaduto tutto così repentinamente che quasi aveva dimenticato.
Si girò sul fianco sinistro per guardare quella figura che, beata, dormiva al suo fianco.
I suoi capelli castani, le lunghe ciglia socchiuse, la bocca semiaperta.
Sembrava un angelo, ma lui non provava niente: amore, stupore, rabbia, dolore, desiderio.
Niente.
Come se fosse da solo fra le coperte o se fosse tutto un sogno.
Si mise seduto, coprendo il basso con il lenzuolo, prima di raccattare i boxer da terra con il braccio sinistro.
Lanciò ancora un sguardo, trovando sempre il nulla.
Si alzò e, ancora un po' addormentato, andò in cucina per preparare la colazione ad entrambi.


Harry si risvegliò da solo in quella grande casa vuota.
Il giorno prima era andato a letto presto e infatti, anche se erano le sette di mattina ed era domenica, era sufficientemente riposato.
Sentiva un odore familiare e buono sulle lenzuola, ricordandosi di chi fosse.
Era Lou.
Una volta era rimasto a dormire da lui e quella sera si erano divertiti un sacco. Avevano guardato la maratona della loro serie tv preferita, si erano lanciati popcorn e avevano bevuto litri di Coca-Cola. Si erano svegliati sorridenti, felici come non lo erano mai stati e avevano fatto colazione insieme, per poi passare il resto della giornata con la compagnia dell'altro.
Invece, in quel momento, con l'unico rumore della pioggia sui vetri, vi era il nulla.
Attorno e dentro di lui.
Gli mancava tremendamente, ma sapeva che Louis non provava lo stesso.
Doveva imparare a reprimere quel sentimento, continuare ad accrescerlo sarebbe stato doloroso.
E impossibile, perché lui non lo avrebbe aiutato.
Si alzò e spalancò la finestra per far cambiare l'aria, per lasciare che il vento gli schiarisse le idee. Il contrasto fra il fresco e il calore della sua pelle era forte, ma a lui non importava.
Rimase a contemplare lo spazio vuoto, immaginando che fosse pieno di lui.
Ma ricevendo in cambio soltanto il silenzio.

Pronto?”
“Sono io.”

Lo so.”
Come va?”
Tutto bene. A te?”
Bene.”
Una pausa.

Sicuro?”
Sì.”
Okay.”
Un'altra strana pausa.

Louis?”
Harry, tu non stai bene, vero?”
No...”
Perché hai chiamato?”
Senti... Cosa si prende per far abbassare la temperatura?”
“Quale temperatura?”

Ho la febbre, genio.”
E' alta?”
Nah, solo 38.”
Sei stupido?”
No.”
Come hai fatto a fartela venire?”
“Ieri ho aperto la finestra in camera e sono stato un po' a pensare sul davanzale.”

Ma cos'hai in testa? Criceti?”
Divertente, Lou.”
Sei da solo?”
Sì, ma non è...”
Sto arrivando.”
No, io sto..”
Sta' zitto e inizia ad alzarti per venirmi ad aprire.”
E chiuse la telefonata.

Fortuna che avevi la tachipirina, se no la febbre non si sarebbe abbassata mai.” disse Lou, controllando il termometro e notando che la temperatura si era abbassata.
Sei davvero un cretino. Come si fa a stare due ore davanti a una finestra aperta quando fuori c'è la tormenta?!”
Harry sbuffò per la centesima volta. “Ti ho già detto che mi ero imbambolato.”

Davvero, non capisco. Poteva anche esserci stato un uragano, tu saresti stato lì in attesa che ti risucchiasse.”
Posò il termometro sul comodino accant0 al divano e si sedette, con un tonfo, sulla poltrona.

Non sono così deficiente.” rispose offeso il riccio, accoccolato fra gli strati di coperte che Louis gli aveva messo di sopra per non fargli prendere freddo, ma avendo l'effetto contrario. “Lou, sto squagliando qui sotto, tra poco mi trasformerò in una pozzanghera.”
Louis si girò verso il ragazzo. “Fai quello che ti dico e vedi che la febbre passerà presto. Saresti ancora agonizzante sul pavimento se non fosse stato per me.”
Harry uscì un braccio dal cumulo di stoffa. “Non ero agonizzante sul pavimento.”
Louis ridacchiò, alzandosi e sistemandosi vicino a lui. Prese un lembo della prima coperta e lo alzò, per incontrare gli occhi verdi e vivi dell'amico.

Invece di continuare a dire cavolate, perché non ti riposi un po'?”
Harry lo guardò, notando ancora più da vicino quanto fosse bello.

Sì.” disse, stampando la sua immagine nella mente e addormentandosi con il suo ricordo.

Dormiva da due ore, tranquillo e finalmente in pace.
Louis aveva controllato la temperatura poggiandogli una mano sulla fronte e non scottava più, nemmeno le sue guance erano più incandescenti.
Non poteva fare a meno di sorridere: Harry si era addormentato con un braccio piegato dietro la testa, la bocca socchiusa, i capelli arruffati su un lato e lisci dall'altro, un piede che poggiava a terra e l'altro attorcigliato in una morsa assassina con le coperte.
Lo stava guardando da un po' di tempo ormai, quasi spiando. Non poteva farlo spesso, non lo vedeva da giorni e gli era mancato terribilmente, ma non come manca un semplice amico.
Quando era arrivato a casa e l'aveva visto in quello stato, si era sentito in dovere di aiutarlo.
Era un bisogno naturale fare in modo che stesse bene, non gli importava di altro che di lui.
E, in quel momento, così vicino al suo viso da poter sentire il suo respiro calmo e caldo sulla sua pelle, si sentiva bene.
Ma non bene come quando non hai niente da dire, bensì come quando tutti i tasselli del puzzle sono al loro posto e senti gli uccellini cantare ovunque.
Nemmeno la notizia di una Terza Guerra Mondiale potrebbe farti stare male.
Carezzò ancora una volta le sue guance, la sua fronte e i suoi capelli, soffermandosi a quel tocco proibito e rubato.
Nessuno avrebbe potuto comprendere i suoi sentimenti e perciò era meglio vivere di momenti come quelli, di cui non era fiero, ma che poteva fare riemergere quando si sentiva triste.
Aveva capito che non voleva Eleanor, non voleva sentire il suo tocco sulla sua pelle, non significava più niente passare la notte con lei, fra le sue braccia e assaporandola, quando il sapore che voleva sentire era di un altro.
Si sarebbe anche rassegnato a una vita fatta di ricordi pur di potergli stare vicino.
Era una fame disperata la sua, alimentata da un desiderio -unico- che non si sarebbe mai potuto avverare.
Sopirò, capendo per la prima volta la gravità della situazione.
Sfiorò il viso di Harry un'altra volta, sentendo la pelle candida e profumata a contatto con le sue dita.
Era perfetto.
Si avvicinò ancora di qualche millimetro, voleva conoscere tutto di quella pelle.
Avrebbe quasi potuto sfiorare le sue labbra.
Ma non voleva e non poteva, perché sapeva che quel tocco avrebbe richiesto sempre di più. Aveva una fame che non poteva essere saziata da un piccolo assaggio.
Alzò il mento e arrivò sfiorare la sua fronte, dove lasciò un piccolo bacio e riuscì a sentire il sapore di Harry.
Si sentì incredibilmente felice e triste allo stesso momento.
Era un amore che non poteva trovare rimedio, di quelli che si vivono da soli.

Il riccio aprì gli occhi, sentendo un odore familiare.
Non si sentiva più male, stava bene e nemmeno la gola bruciava più.
In più, era stato con Louis e sembrava che avessero fatto pace.
Era felice e non riusciva a smettere di sorridere.
Un sorriso che divenne ancora più grosso quando notò che l'amico si era appisolato sul suo petto.
Aveva la testa quasi nell'incavo del suo collo, mentre la sua mano sfiorava la sua.
Inspirò, tentando di imprimere il profumo nella sua mente e sperando che il suo corpo emanasse lo stesso.
Alzò un braccio e, delicatamente, mise una mano fra i capelli di Louis, lisci e morbidi.
Come si era ritrovato ad immaginarli.
Alzò l'altro braccio e lo posò sulla sua spalla, tentando di scostarlo un po' per potersi mettere dritto.
Adesso teneva Louis fra le braccia.
Aveva il mondo stretto a sé.
Ma durò poco, perché un cellulare -che Harry ebbe l'impulso di lanciare fuori dalla famosa finestra- squillò e Louis si svegliò immediatamente.
Ritrovandosi ancora vicinissimo ad Harry, che questa volta era sveglio.
Entrambi abbassarono lo sguardo e Louis si alzò per rispondere.

Lou sono passata da casa tua ma non c'eri. Dove sei?”
Sono da Harry, sta male e mi sono occupato di lui.”
A volte penso che tu stia con lui e non con me.”
Non dire sciocchezze.”
Hai ragione.” rise “Oggi ci vediamo? L'altro giorno te ne sei andato presto, sembrava quasi che dovessi scappare da me.”
El cos'hai?” era infastidito.
Scusami Lou... Ma ultimamente non ci vediamo mai. Prima eri in tour, ma adesso che sei qui è come se non fosse cambiato niente.”
Mi dispiace.”
Dispiace anche a me, mi manchi.” sospirò “Che ne dici se stasera mangiamo una pizza insieme?”
Non ne aveva affatto voglia. “Sì, va bene. Ti passo a prendere alle sette in punto.

Perfetto. Non vedo l'ora. Ti amo.”
Anche io... Adesso devo andare, a dopo.” chiuse la chiamata.
E il vuoto tornò a scavare.

Senti, Louis... Io sto bene, puoi andare.” disse Harry, che si era alzato ed era davanti a lui.
Lui non voleva andare.

No, potresti avere una ricaduta...” tentò.
Te lo ripeto: sto bene. Vai e grazie per quello che hai fatto.” insistette.
Era come se volesse a tutti i costi che andasse via.

Figurati.” disse stizzito, girandosi e andando in cucina per prendere il giubbotto e lo zaino che aveva lasciato lì.
Harry si sedette sul divano. Il sogno era finito e si era portato via la sensazione che Louis provasse qualcosa per lui, perché Eleanor ne era la certezza.
Louis ricomparve sulla soglia della porta, con una strana smorfia al posto del solito sorriso.

Credo che non dovremmo più essere amici.” sussurrò, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.
Harry sentì il cuore andare a pezzi, in mille pezzi, che finirono per tutta la casa. Non avrebbe mai potuto raccoglierli.

Insomma, ultimamente non è più lo stesso e...” questa situazione mi fa soffrire, perché non vorrei essere solo un tuo amico, ma non lo capirai mai..
Ho capito. Va bene, se è quello che vuoi.” rispose l'altro con lo stesso tono piatto.
Allora è finita qui?” Non riusciva a credervi, anche se era stato lui a dirlo per primo.
Sì.”
Okay.” disse e il riccio sentì una porta sbattere, portando via tutta la vita che gli era rimasta.



Era passato un mese, il mese più brutto che fosse mai capitato nella vita di Harry e Louis. Erano costretti a stare vicini per il loro lavoro, dato che avevano ricominciato a viaggiare per promuovere il disco, partecipare a programmi musicali o a qualche intervista.

Non si erano parlati più e tutti avevano notato che qualcosa si era rotta, frantumata dentro di loro, tranne che i diretti interessati. Si ostinavano a non vedere il dolore che provavano reciprocamente e che causavano giorno dopo giorno.

Louis stava ancora con Eleanor, la chiamava un sacco di volte al giorno, quando ne aveva possibilità passava del tempo con lei e parlava soltanto di lei. Era un attaccamento morboso, era solo una facciata. Un brutto modo per coprire il dolore e per farne nascere altro. Ogni volta che Harry lo sentita parlare era come se piccole parti del suo corpo si dissolvessero, smettessero di funzionare.

Era sicuro di sentire ancora il cuore battere e qualche neurone accendersi quando aveva fame o bisogno di andare al bagno.

Per il resto niente.

Tutti avevano provato ad aiutarlo ma nessuno vi era riuscito, perché la cura era una sola, ma nessuno sapeva quale fosse.

Così, il tempo scorreva portandosi via tanti ricordi e trasformando Harry e Louis in due macchine senza vita.

Era Natale.
I ragazzi avevano finito di registrare il nuovo album, di cui erano molto orgogliosi e stavano iniziando a promuoverlo. Viaggiavano, conoscevano nuova gente e il numero delle loro fan aumentava sempre di più, facendo in modo che i premi conseguiti si accumulassero sugli scaffali.
Liam e Zayn, quel giorno, erano usciti per fare le ultime compere, Niall era con Ed a mangiare fuori e gli unici che erano rimasti a casa, Harry e Louis -guarda il caso- erano rinchiusi nelle loro stanze.
Harry stava ascoltando un nuovo CD che gli avevano regalato, mentre Louis guardava un film con il suo televisore al plasma, nuovo di zecca.
Avrebbero voluto annullare la loro distanza, ma non ci riuscivano.
Sarebbe stato facile, forse prima, ma adesso una semplice parete era più profonda di un burrone.
Harry, dopo aver spento lo stereo, ed essendosi ricordato di avere uno stomaco, scese giù in cucina per preparare qualcosa da mangiare.
Diciamo che però preparare era una parola grossa.
Il massimo che riusciva a fare -di commestibile- era un sandwich.
Prese tutto il necessario e lo sistemò sul bancone: mise il pomodoro, il formaggio, la lattuga, i cetrioli, un po' di maionese e poi lo richiuse.
Si avvicinò al tostapane e lo mise lì dentro, mettendo il timer e aspettando che si cuocesse.
Stava per giungere l'ora, quando suonò il telefono e fu costretto a rispondere, dimenticandosi del suo pranzo.


SEI UN EMERITO CRETINO!” urlò Louis, quando Harry comparve sulla soglia della cucina.
Il bancone era ricoperto da una schiuma bianca che puzzava di sintetico, mentre un odore di bruciato si stava diffondendo per tutta la casa.
Harry fece due più due e si preparò alla filippica di Louis.
-senza accorgersi che il mure si era appena distrutto-

Se non ci fossi stato io ci sarebbe stato un incendio! Ti rendi conto?” continuò ad urlare, agitando le mani in aria come un pazzo.
L'importante è che non sia successo niente.” rispose calmo Harry, facendo il segno della pace con le dita.
Sei il solito bambino! Ma come fai, si può sapere?” gli puntò un dito al petto.
Non è colpa mia! Hanno chiamato mentre stava cucinando! Avevo messo il timer ma non l'ho sentito e...”
Sarebbe andato tutto a fuoco se non ci fossi stato io!” continuò Louis, scavalcando l'estintore che aveva usato per domare le fiamme.
Era solo un tostapane.”
Poteva diventare molto di più.”
Esageri sempre!” disse sbuffando.
Scherzi? Sei tu quello che non si prende mai le proprie responsabilità.”
Quali responsabilità? Ho solo dimenticato il tostapane e non è morto nessuno, quindi finiamo questa discussione.”
No.”
Si.”
No.”
“Si.”

No.”
Smettila di contraddirmi!”
“Smettila tu. Sei solo un bambino, Harold Edward Styles!”
“Sai che odio quando mi chiami così!”
“Infatti l'ho fatto apposta, stupido.”

Non fai altro che insultarmi.”
Sei tu che me lo fai fare.”
“Bene.”

Bene.”
Harry si alzò e lasciò Louis da solo in cucina.
Piombò di nuovo il silenzio.

Harry.” Louis si schiarì la voce e la sua sagoma comparve da dietro la porta.
Che c'è?” rispose acido il riccio.
Posso?” chiese timidamente l'altro.
Te lo concedo.”
Divertente.” disse Louis, scavalcando un cumulo di vestiti abbandonato sul pavimento e avvicinandosi al suo letto, sul quale si sedette.
Sono venuto qui per chiederti scusa.” esordì, incrociando lo sguardo di Harry dopo tanto tempo e sentendo che quello che provava non era mutato.
Okay.”
Tutto qui?” l'altro alzò un sopracciglio, sorpreso.
Sì.”
Non basta, vero?”
Cosa te lo fa pensare?” si girò di nuovo, la sua faccia da schiaffi ben in vista.
Almeno Louis sapeva che stava scherzando.

Harry, sai che potresti pentirtene?” domandò, avvicinandosi lentamente all'amico.
Davvero Louis? Davvero?” rispose annoiato, ma con aria di sfida.
Non provocarmi, Edward.”
Non chiamarmi come quel vampiro luccicante.”
“Intendi... Edward?” e scandì le lettere una dopo l'altra.

Sei proprio infantile.” disse con aria si sufficienza.
Dici... Edward?” continuò con lo stesso tono.
Non ride nessuno.”
Non è vero, Edward, io mi sto divertendo.”
Cretino.” sussurrò.
Che hai detto?” chiese Louis, avvicinando una mano all'orecchio.
Io? Pff, niente.” il riccio fece spallucce.
Harry.”
Sì?”
“E' la tua ultima possibilità.”

Non capisco.”
L'hai voluto tu...” annullò la distanza e iniziò a fargli il solletico, sapendo che fosse il suo unico punto debole.
Risero per interi minuti, lasciando che quel periodo di mutismo venisse totalmente cancellato e tornando quelli che erano sempre stati.
Quando entrambi furono esausti, si buttarono sul letto, su un fianco, per poter continuare a guardarsi per recuperare il tempo perduto a non farlo.
Harry allungò una mano, facendo la cosa più naturale che gli fosse venuta in mente, senza nemmeno riflettervi, e accarezzò la guancia arrossata di Louis, che schiuse la bocca.
Vi era silenzio.
Louis si alzò, seguito da Harry.
Erano così felici che non poterono fare altro.

Si baciarono.

Prima dolcemente, poi intensamente, scaricando desideri che avevano celato troppo a lungo.
Si staccavano per prendere aria e sorridevano, mantenendo il contatto con gli occhi o accarezzandosi le guance.
Erano nel loro piccolo sogno.
Nel loro piccolo modo, dove esisteva solo il loro grande amore.
E nessuno avrebbe potuto fermarli, perché adesso che avevano conosciuto la pace avrebbero fatto in modo di averla sempre.
E fu così, perché l'amore che provavano era indistruttibile, non si poteva scalfire.
Ad ogni ostacolo ritornava più potente di prima.
Harry e Louis erano destinati a stare insieme.
Da sempre e per sempre.





Fine.



  
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