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Autore: lilyhachi    29/05/2013    6 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(Alternative Universe; Captain Swan)
La maledizione non è mai stata lanciata, tutti i personaggi vivono le loro vite nel Mondo Delle Favole ed Emma è cresciuta come principessa insieme ai suoi genitori. Se Emma avesse conosciuto un certo pirata, noto come Killian Jones, nella Foresta Incantata, come sarebbero andate esattamente le cose? Spero vi piaccia e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate al riguardo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di iniziare, ho un regalino che spero vi garbi: il banner della storia, creato da questa stupenda pagina: 

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Spero tanto che vi piaccia ed ecco il capitolo :)



7. I see the light



“Il tuo stupido medaglione non ha funzionato!”.
La regina era decisamente irritata. Era comparsa nella cella di Tremotino, come una furia, e se non ci fossero state quelle sbarre, gli avrebbe certamente scagliato qualche incantesimo contro, consapevole del fatto che probabilmente non l'avrebbe avuta vinta.
“Mia cara, mia cara”, cominciò l'uomo allargando le braccia, “Come mai tutta questa agitazione?”.
“Il tuo medaglione!”, sibilò la donna con gli occhi ridotti a due fessure.
Tremotino si portò una mano al mento, assumendo un'aria pensierosa.
“Fammi indovinare”, rispose con tono ovvio, “La principessa è ancora viva?”.
Sembrava che sapesse fin dall'inizio che il medaglione non avrebbe funzionato.
“Esattamente!” sbottò Regina, accecata dalla rabbia e dalla frustrazione per aver fallito.
“E dov'è il problema, mia cara?” domandò lui. “Volevi sbarazzartene così in fretta?”.
“Quel dannato pirata!” borbottò Regina, camminando avanti e indietro per la grotta.
“Oh, se non fossi in questa sgradevole situazione mi occuperei io di lui!” esclamò Tremotino afferrando le sbarre e guardando la donna con ironia.
“Allora fallo da lontano!” intervenne Regina, voltandosi a guardarlo.
Tremotino scrollò le spalle. “Io non posso”, rispose, “Tu sì, invece!”.
Regina lo guardò perplessa, aspettando che continuasse a parlare.
“La vendetta va servita fredda, mia cara” continuò lui digrignando i denti.
“Perché ucciderla direttamente quando puoi farla soffrire come hai fatto con sua madre?”.
Regina fece una risata amara.
“Non intendo commettere lo stesso errore”, rispose stizzita. “Con Snow ho tirato così tanto la corda che alla fine l'ha fatta franca. Con Emma voglio andare direttamente al sodo”.
Le labbra di Tremotino si distesero in un sorriso maligno. “Quale modo migliore per andare al sodo, se non quello di usare qualcuno a cui lei tiene?”, chiese con la sua solita vocetta.
“Cosa intendi?”, domandò la donna perplessa.
“Chi voleva salvare la nostra principessa, andando nei boschi?” chiese quasi canticchiando.
Il viso di Regina si illuminò, come se finalmente le fosse tutto chiaro: quel pirata poteva essere una delle sue pedine da utilizzare nell'attacco alla principessina.

“Capitano!”.
L'arrivo di Jim riportò Hook alla realtà. Il capitano era seduto nella sua cabina, con le gambe appoggiate alla scrivania e le carte nautiche sparse su di essa.
“Jim”, bofonchiò come se si stesse svegliando da un lungo sonno.
Erano diverse notti che non dormiva. Dopo la vicenda dello spettro, erano salpati senza avere una rotta precisa ed Hook non sapeva come trovarla. Si sentiva come una bussola rotta. Era completamente perso, con il suo desiderio di vendetta ma senza una via da seguire che gli potesse permettere di raggiungerla. Il suo aspetto era stanco, cosa che non era sfuggita alla ciurma. Gli occhi erano contornati da profonde occhiaie e il suo aspetto era decisamente più sciupato. Sembrava che lui fosse stato attaccato dallo spettro. Rabbrividì al pensiero, sperando di non rivederlo mai più.
“Capitano, non avete proprio dormito?” domandò il ragazzo mettendosi a sedere.
“Devo trovare una rotta, figliolo”, rispose lui poggiando i piedi a terra e riprendendo le carte.
“Cosa vi ha detto il Dragone?” chiese il ragazzo. “Con tutto quello che è successo non avete avuto modo di parlarmene”.
“In realtà nulla”, rispose Hook crucciato. “Solo che sarà la mia vendetta a venire da me. Non posso certo aspettarla senza far nulla”.
“Sappiamo che la fonte del suo potere è il pugnale, giusto?”, chiese il ragazzo pensieroso.
“Così sembra”, rispose Hook, assumendo uno sguardo vagamente cupo.
“Potremmo cercare di ottenere più informazioni sull'Oscuro, sulla fonte del suo potere e così via”, esclamò Jim con tono pacato.
Hook scoppiò a ridere, come se lo stesse deridendo. Credeva che non ci avesse pensato?
“Sei davvero illuminante, Jim”, rispose con la voce carica di ironia. “E dove, di grazia?”.
Il ragazzo scrollò le spalle. “Daguerreo” (1).
Hook sollevò lo sguardo, fissandolo con estrema attenzione. Si sarebbe dato volentieri un colpo in testa per non averci pensato prima. Sicuramente non lo avrebbe portato a Tremotino, ma almeno era un inizio. Quella città che Jim gli aveva suggerito vantava la più grande biblioteca di tutto il Continente Dimenticato, famosa anche negli altri regni, e forse lì avrebbe potuto trovare chiarimenti sul pugnale dell'Oscuro e su come utilizzarlo.
“Abbiamo una rotta!” esclamò alzandosi di scatto dalla sedia e facendo prendere un colpo a Jim.
Uscì subito dalla sua cabina e, come un tornado, si diresse sul ponte principale.
Emma, intanto, seguì il capitano con lo sguardo per tutto il tempo, chiedendosi cosa lo avesse fatto uscire finalmente dalla cabina. Da quando avevano lasciato Kuno Garden, Hook sembrava taciturno, come se qualcosa lo preoccupasse. Non aveva la minima idea di cosa potesse essere, ma vederlo uscire finalmente da lì, con un grande sorriso stampato in volto la fece finalmente tranquillizzare.
Quando le passò davanti per tornare nella sua cabina, si fermò un attimo vicino a lei, notando il suo sguardo indagatore.
“Sembra che qualcuno qui abbia una rotta!”, esclamò incrociando le braccia al petto.
“Esattamente, biondina!”, rispose lui facendole l'occhiolino.
Emma roteò gli occhi al cielo: Hook non si smentiva mai.

Arrivare a questa Daguerreo, non era molto facile.
Secondo le carte nautiche, che Emma sapeva leggere grazie alle noiose lezione a cui veniva sottoposta a palazzo, questa città era praticamente isolata da tutte le altre. Ricordava di aver letto in un libro che si trovava in cima ad un altura a sud ovest del Continente Dimenticato, così chiamato perchè era poco abitato. La città in questione era chiamata anche Città della Sapienza, perché non era afflitta da nessun tipo di guerra e, come le aveva detto anche Hook, era dotata di un biblioteca gigantesca.
Emma non poteva negare di essere emozionata all'idea di visitarla. Aveva letto di essa in molti libri e l'aveva sempre trovata affascinante: sarebbe stata il posto ideale in cui vivere. C'era soltanto un problema: non vi si poteva arrivare per mare.
Trovandosi su un altura, era piuttosto difficile arrivarci. Sarebbero dovuti prima sbarcare al di sotto di quella specie di colle, per poi risalirlo, ed Emma non aveva idea di come si scalasse un monte.
Giunsero ad una spiaggia e gettarono l'ancora. Ovviamente non sarebbero scesi tutti, ma Emma aveva già insistito per andare con loro, mostrando il suo interesse per la biblioteca. Fortunatamente, nessuno aveva protestato, dato che molti dell'equipaggio non erano affatto entusiasti all'idea di visitare la più grande biblioteca del continente in cui si trovavano.
Hook si era dovuto arrendere alle suppliche di Emma e portarla con sé.
Scese dalla nave insieme a lui, Jim, Spugna e William. Si avvicinarono a questo colle da scalare: non era particolarmente alto ma più Emma lo guardava, più deglutiva, consapevole del fatto che non sarebbe stata un'impresa molto piacevole.
“Hai cambiato idea, biondina?” domandò il capitano, vedendola preoccupata.
Emma lo guardò male. “Assolutamente no”, rispose con voce decisa.
“Per fortuna ci sono io a proteggerti!”, esclamò lui con un sorriso.
“E come? Con un uncino?”, chiese lei sarcastica.
“Ehi!”, ribatté lui, allargando le braccia con voce offesa.
Jim rise alle sue spalle, beccandosi un'occhiataccia del capitano.
“Direi che è il caso di iniziare la scalata!”, intervenne William, smorzando la tensione.
Cominciarono ad arrampicarsi. Emma faceva molta attenzione a dove mettere i piedi e le mani. Non essendoci rocce, la ragazza riusciva ad aggrapparsi facilmente, ma doveva ripetersi mentalmente di non guardare giù, altrimenti le sarebbe venuto un colpo.
“Prima scalata?”, domandò Hook, che si trovava più in alto rispetto a lei.
Emma lo guardò, senza rispondere. Non aveva aperto bocca da quando avevano iniziato la scalata: era troppo impegnata a cercare di non cadere giù.
“Non la dimenticherai facilmente!”, continuò lui con tono confortante, mentre Jim e gli altri sembravano non avere difficoltà.
Intanto, Emma continuava ad ignorarlo con tutte le sue forze ma Hook non si dava per vinto.
“Sai, altri uomini prenderebbero il tuo silenzio come un rifiuto”, esclamò, “ma io adoro le sfide”.
La ragazza cercò di non distrarsi dalla sua impresa. “Mi sto solo concentrando”.
“Non è vero”, ribatté lui convinto. “Hai solo paura di parlare, di esporti maggiormente, di...” (2).
“Di cadere giù da un dirupo!”, continuò lei ironica.
“Capitano, perché non la lasciate in pace?” domandò Jim, ridendo.
“Voglio solo darle una mano!”, rispose lui con tono ovvio.
“Questo sì che è divertente!”, rispose William con un sorriso.
Spugna e Jim scoppiarono a ridere, e anche Emma sembrava piuttosto divertita, nonostante cercasse di trattenersi, mentre Hook imitava le loro risate, canzonandoli.
“Che simpatici!”, esclamò con voce evidentemente sarcastica.
“Vedo la cima!”, esclamò Jim ad un tratto e aumentando la velocità di scalata.
Lui fu il primo ad arrivare. Emma continuò a concentrarsi, facendo attenzione ad ogni movimento.
Era quasi arrivata, e proprio quando le mancava poco per salire in cima, mise un piede in fallo e perse la presa. Era accaduto così velocemente che quasi non se ne era accorta. Emma urlò terrorizzata ma prima che potesse spaventarsi maggiormente, Hook l'afferrò di scatto, tirandola su e sorridendole, con il tipico sguardo da “te l'avevo detto”.
Arrivati in cima all'altura, Emma osservava attonita lo spettacolo che aveva davanti: c'era un monte roccioso dinanzi a loro, dal quale fuoriuscivano due cascate che si andavano a riversare in un laghetto sottostante. Quest'ultimo era attraversato da un piccolo ponte che portava all'entrata. La città non era visibile, in quanto, come aveva letto, si trovava all'interno della montagna.
Jim fece loro strada, e attraversarono l'entrata.
Ad Emma sembrava una città galleggiante, circondata quasi completamente da acqua e da libri: dire che era suggestiva era davvero poco. Nessuno sembrava turbato dalla presenza di stranieri, anzi. Probabilmente era questo il motivo che li aveva portati a non trovarsi in nessun tipo di guerra, collocazione geografica a parte.
Emma si diresse subito nell'ala est della città, attirata dagli immensi scaffali di libri, mentre Hook doveva cercare qualche informazione in più sull'Oscuro e la fonte del suo potere.
Il capitano, insieme a Jim e William, si recò al secondo piano. Ovunque si voltasse, c'erano soltanto libri e lui stesso non credeva che ne potessero esistere così tanti. Salito al piano superiore mediante le scale, giunse in una grande sala a due piani di forma circolare sul cui pavimento era inciso uno strano disegno...sembrava essere un drago.
Le mura leggermente ingiallite e ricche di crepe, davano a quella città un aspetto maestoso, come se esistesse da secoli. Era come se in quel luogo il tempo si fosse fermato. Ciò che però colpì principalmente Hook fu l'odore dei libri. Lui non era mai stato un gran lettore, ma quell'ambiente lo gradiva, in quanto gli trasmetteva calma.
Alla sua destra, c'era una minuscola scrivania, sulla quale era posto un libro molto grande, illuminato da una candela. Vi era seduto un vecchio, intento a scrivere sul libro: era tutto preso dal suo lavoro, che non sembrava nemmeno essersi accorto del loro arrivo.
Hook cominciò a osservare i vari scaffali anche se non aveva la minima idea di dove cercare: c'erano libri di ogni tipo, dalla storia alla letteratura, ma nulla che sembrava poterlo aiutarlo.
Mentre continuava la ricerca, affiancato da Jim e William, la voce del vecchio lo richiamò.
“Serve aiuto, figliolo?”, domandò senza alzare lo sguardo dal libro.
“Forse non sarebbe una cattiva idea”, rispose lui sarcastico.
“Cosa cercate di preciso?”, continuava a rimanere abbassato sulla scrivania.
“Informazioni sull'Oscuro”, esclamò Hook senza mezzi termini.
Il vecchio sollevò il viso, guardandolo dritto negli occhi azzurri che lo fissavano con fierezza.
“Andiamo sul pesante?”, domandò con un leggero velo di ironia. “Posso chiedere perché?”.
“Affari miei”, rispose Hook stizzito.
Da quando doveva dare spiegazioni anche se voleva un dannato libro?
Il vecchio si alzò, un po' a fatica, e si diresse verso il muro alle sue spalle, su cui c'erano tre leve.
Tirò quella centrale, facendo in modo che due scaffali si aprissero mostrandone uno nascosto.
Non c'erano molti libri in questo scaffale, giusto tre ed erano anche di dimensioni considerevoli.
Il vecchio prese il libro a sinistra e lo porse al capitano.
“Qui dovresti trovare tutto ciò che si sa su di lui”, disse con estrema calma. “Puoi consultarlo nella sala di lettura al primo piano”.
Senza aggiungere altro, tornò alla sua scrivania, permettendo ad Hook e gli altri due uomini di scendere e posizionarsi ad un tavolo libero per leggere.
L'unica cosa che Hook sapeva del suo Coccodrillo era che, a detta di Milah, aveva abbandonato la guerra degli orchi, perché una veggente gli aveva detto di farlo, così si era procurato da solo la ferita alla gamba, diventando zoppo. Tuttavia, gli eventi che lo avevano portato a diventare l'Oscuro non li conosceva, e come lui nemmeno Milah, dato che non aveva la minima idea.
Il capitano cominciò a sfogliare il libro che aveva fra le mani, mentre William e Jim facevano altrettanto con libri diversi.
Non appena Hook trovò qualcosa di interessante, richiamò l'attenzione dei due uomini.
“Sentite qui”, cominciò facendo loro un cenno con la mano, “in questo libro sono raccontate tutte le vicende della Foresta Incantata, sia quelle riguardanti Tremotino sia una potente strega di nome...”.
“Regina!”, continuò Jim pensieroso. “Ho sentito dire che è stata una vera piaga per il regno”.
“Il libro dice che è stata bandita dai due sovrani attuali, Snowhite e il suo principe”, continuò lui, interessandosi maggiormente alle vicende raccontate.
“Cosa dice di Tremotino?”, domandò William, poggiando i gomiti sul tavolo.
“Secondo la storia, ha utilizzato il pugnale di colui che allora era l'Oscuro e ne ha assunto i poteri”, esclamò. “Questo Zoso lo trasse in inganno, facendo sì che lui diventasse l'Oscuro”.
“Perché qualcuno dovrebbe farsi uccidere e perdere i poteri?”, chiese il ragazzo con fare perplesso.
“Il suo era un fardello troppo grande da sopportare, a quanto pare”, rispose lui diretto, “Così ha relegato il compito a qualcun altro”.
“Notizie sul pugnale e su dove si trova?”, domandò William.
“Dice che è la fonte del suo potere e che secondo varie ipotesi dovrebbe essere nel suo castello”, disse Hook, continuando a leggere, con tono perplesso.
“Troppo facile”, constatò Jim voltandosi verso William.
“Decisamente!”, rispose Hook sconfortato. “Entrare nel castello non è di certo un'impresa facile”.
Il capitano chiuse il libro, seccato. Cosa doveva fare per vendicarsi di quel mostro? Aveva valutato tutte le opzioni possibili e nessuna sembrava fattibile. Questo perché lui era soltanto un misero mortale, mentre Tremotino...beh, lui era l'Oscuro.
Si abbandonò sulla sedia, portandosi una mano alla fronte.
In quel momento, Emma li raggiunse insieme a Spugna, portando con sé quattro o cinque libri.
Hook la osservò meravigliato. Quanto leggeva quella ragazza?
“Non vorrai portarli tutti sulla nave?”, domandò lui indicando i libri con l'uncino.
Emma non gli badò e gli fece una smorfia. “Cosa leggete?”, chiese.
Hook non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, che la ragazza prese il libro, osservandolo come se lo avesse già visto. In realtà, da quel libro Emma aveva studiato per diverso tempo: lì dentro era racchiusa tutta la storia della Foresta Incantata, fino all'incoronazione dei suoi genitori, ma ovviamente questo non poteva certo farlo presente al capitano.
“Lo conosci, biondina?”, domandò Hook, osservandola.
“In un certo senso”, rispose lei vaga, “Qui è raccontata tutta la storia del regno. A cosa ti serve?”.
“Scoprire qualcosa su Tremotino”, rispose lui di getto, senza nemmeno badare al fatto che lei potesse conoscerlo o meno.
Dopo aver sentito quel nome, Emma storse il naso: lo conosceva, eccome. Sua madre le aveva raccontato che questa specie di mago molto potente aveva cercato di portare via la principessa Alexadra (3) dai suoi genitori. Da allora, era stato privato dei poteri e rinchiuso in una grotta, non molto distante dal castello in cui aveva vissuto per gli ultimi diciotto anni.
“Tremotino”, sussurrò la bionda, abbassando lo sguardo, cosa che ad Hook non sfuggì.
“Lo conosci?”, domandò lui, incuriosito.
“Non direttamente!”, rispose la ragazza con estrema sincerità. “Ho sentito solo dire che è stato rinchiuso e privato dei suoi poteri”.
“Cosa?”. Hook scattò in piedi, quasi spaventando la ragazza. Il suo sguardo era di fuoco, come se qualcosa in lui si fosse appena riacceso. “Chi te lo ha detto?”.
“Lo diceva tutto il villaggio”, rispose lei, ovviamente mentendo.
In realtà, erano ben poche persone a saperlo: la sua famiglia e quella di Alexandra.
“Rinchiuso dove?”, chiese lui digrignando i denti, le faceva quasi paura.
“In una caverna nei pressi del villaggio da cui siamo partiti”, rispose la ragazza in un sussurro. Perché Hook sembrava così ossessionato da quell'uomo? Lei non lo aveva mai incontrato, ma a detta dei suoi genitori era un grande stratega, pericoloso e dotato di una magia più potente di quella della regina, che aveva provocato tante sofferenze a sua madre. Cosa aveva a che fare Hook con lui?
Il capitano le tolse il libro dalle mani e corse a riconsegnarlo. Il Coccodrillo era stato sotto il suo naso tutto il tempo, privato dei suoi poteri. Poteva ucciderlo fin dall'inizio, se l'avesse saputo prima. Si diede dello stupido, per averlo saputo soltanto adesso e c'era stato bisogno di quella ragazza per scoprirlo. Cercò di guardare il lato positivo: lei gli aveva indicato la strada.

Hook era rimasto in silenzio tutto il tempo, mentre Emma continuava a divorare diversi libri. Ogni tanto si voltava a guardarlo e lo trovava ad armeggiare con il suo uncino, con fare assorto. Aveva pensato più volte di avvicinarsi e chiedergli quale fosse il problema, ma visto il suo comportamento di prima non le sembrava il caso. La ragazza era immersa nella lettura di un libro di favole: raccoglieva tutte le storie che sua madre le aveva narrato ogni sera prima di andare a dormire. Nonostante avesse deciso lei stessa di andare via, non poteva certo dire che i suoi genitori non le mancassero, e leggere quel libro l'aiutava a sentirsi un po' meno lontana da casa.
Mentre era immersa nella lettura, cominciò a sentire un po' di movimento proveniente dal centro della città, cosa che attirò anche l'attenzione di Hook e degli altri.
Tutti gli abitanti sembrava occupati nella preparazione di qualcosa: avevano iniziato a ricoprire i muri di ghirlande e ad allestire tavoli.
“Cosa sta succedendo?”, domandò Jim avvicinandosi ad un passante.
“Non lo sapete?”, rispose l'uomo con trasporto, “Stasera la nostra città è in festa per i suoi cinquant'anni di nascita, bisogna festeggiare!”.
Hook alzò gli occhi al cielo.
Quello era un motivo in più per andarsene immediatamente, ma Emma non poteva certo non scombinargli i piani.
“Resteremo, vero?”, chiese con un sorriso estasiato.
“Tesoro, ti prego!”, ribatté lui, scocciato. “Ti sembro in vena di festeggiare?”.
Emma si alzò, inginocchiandosi vicino il manico della sua sedia.
“Ti prego”, disse lei con tono implorante. Quella ragazza era un flagello per la sua pazienza.
“Sii più convincente”, esclamò lui giocosamente. Farsi pregare non gli dispiaceva di certo.
Emma sapeva di essere fregata quando Hook pronunciava frasi di questo tipo, eppure stare al gioco cominciava a risultarle piacevole, soprattutto quando era lei ad averla vinta.
“Va bene”, esclamò lei arrendevole. “Saresti così buono e magnanimo nel restare qui questa sera, Hook?”, domandò con espressione dolce.
Il capitano si voltò verso di lei, avvicinandosi.
“Dii il mio nome”, esclamò senza toglierle gli occhi di dosso e con una voce così carezzevole, che Emma per un attimo rabbrividì.
“Ti prego, Killian”, esclamò lei, sottolineando con enfasi il suo nome.
Lui continuò a fissarla per qualche secondo, poi, arreso, le rivolse un sorriso di assenso, facendola gioire per ciò che aveva appena ottenuto. Il capitano si voltò verso Jim, Spugna e William, i quali lo guardavano scuotendo la testa in segno di dissenso: gli bastava poco per farsi convincere.

Con l'arrivo della sera, Daguerreo era ancora più bella.
Aldilà della zona ricca di libri, c'era uno spazio più aperto e illuminato dalla luce della luna, per quanto la città fosse circondata dalla montagna. In quello spazio, gli abitanti avevano allestito tavoli e banchetti per indire i festeggiamenti, in più al centro avevano anche preparato dei fuochi d'artificio pronti ad essere utilizzati.
Hook storse il naso davanti a tutto quello spettacolo e si chiese per quale motivo un fulmine non potesse colpirlo in quel preciso istante, ma non appena si voltò verso Emma e la vide, ne comprese il motivo: sembrava molto felice.
Quando iniziò la festa, il capitano si appoggiò al muro, osservando ciò che gli accadeva intorno, mentre gli altri erano andati probabilmente a scolarsi qualche bottiglia di rum. Dal punto in cui si trovava, Hook aveva un'ottima visuale della piazza e aveva modo di tenere d'occhio Emma.
La ragazza si fermava ad ogni banco, osservando tutti gli oggetti e cibi esposti, come se non avesse mai visto niente di più bello in vita sua. Era una bambina nel paese dei balocchi.
Chissà dove era vissuta fino ad allora per non conoscere assolutamente nulla del mondo esterno.
Ad un tratto, partì una musica e alcuni iniziarono a ballare. Hook vide Emma roteare gli occhi con espressione crucciata, come se il ballo non le piacesse in particolar modo. Quando lei gli si avvicinò, Hook non perse tempo a farglielo notare.
“Problemi con la danza?”, domandò allegramente.
“Un po'!”, rispose lei continuando a guardarsi intorno, senza accorgersi che Hook le aveva appena offerto la mano destra.
Emma lo guardò confusa.
“Posso avere l'onore?”, domandò con voce suadente.
“Non sono molto brava”, rispose lei poco convinta. Ricordava tutti i balli con Nathan e tutte le volte che gli aveva pestato continuamente i piedi.
“Con un po' di pratica, imparerai subito!” ribadì lui, tirandola per la maglia con il suo uncino.
Emma sorrise divertita mentre lui la conduceva al centro della piazza. Hook le prese la mano e sfiorò la sua vita con l'uncino: la ragazza rabbrividì un attimo quando un lembo di pelle venne a contatto con il metallo freddo.
Il capitano cominciò a condurla, e lei sperava vivamente di non fargli male in alcun modo. Danzavano tranquillamente, ed Hook non poté fare a meno di sorridere, seguito dalla ragazza, che sembrava lievemente sorpresa dalle sue doti di ballerino.
“Non te l'aspettavi, eh?” chiese lui scherzosamente.
“Decisamente no!”, rispose lei ridendo.
Emma stava cercando di godersi quel momento, notando sempre di più quanto Christine avesse torto nel definirlo una bestia. Era un po' fastidioso, come ogni pirata che si rispetti ma sapeva essere molto dolce e forse non lo era mai stato come in quel momento: sembrava quasi che di lei gli importasse qualcosa. Continuarono a danzare, persi l'uno nell'altra, fin quando l'interruzione della musica ruppe quel momento idilliaco che si era creato fra loro.
Emma e Hook si fermarono e restarono a guardarsi per qualche secondo, imbarazzati, come se non sapessero cosa fare, ma quando videro tutti gli abitanti avvicinarsi ai fuochi d'artificio, decisero di seguirli, così da assistere allo spettacolo.
Scie di luce si perdevano nel cielo stellato, quasi danzando tutte insieme: erano di ogni colore conosciuto ed erano così luminose che Hook poteva vedere ogni riflesso sul viso della ragazza.
Emma era affascinata: osservava lo spettacolo in silenzio e con un'espressione incantata sul viso. Il capitano non poteva fare a meno di notare quanto fosse bella in quel momento, con gli occhi che brillavano, le labbra rosee dischiuse e i capelli biondi che scendevano morbidi lungo il collo. Il tutto illuminato dalle luci dei fuochi d'artificio che risplendevano nel cielo.
La ragazza si voltò un attimo verso di lui, come a voler condividere la gioia di quel momento. Rimasero a fissarsi per qualche secondo, e nel farlo, l'espressione di Emma stava diventando leggermente più seria, come se avesse intuito che quello scambio di sguardi non era casuale. Hook si avvicinò lentamente a lei, trovandosi ad un centimetro dal suo viso e, soprattutto, dalle sue labbra. La ragazza non si allontanò, anzi, si avvicinava maggiormente.
Hook le mise la mano destra dietro le spalle e cominciò a percorrerle dolcemente la schiena. Il suo cuore batteva a mille ed era come se una forza più grande di lui lo stesse portando ad agire di conseguenza. Il suo cervello era completamente vuoto, come se fosse in silenzio: lui si preoccupava proprio di quel silenzio. Sapeva di dover stare attento, perché prima che potesse accorgersene, quel silenzio si sarebbe riempito di sentimento, e lui si sarebbe ritrovato avvinghiato a lei, senza più voglia o intenzione di lasciarla andare. La distanza fra loro era davvero poca, ed entrambi erano propensi ad annullarla, ma prima che riuscissero a farlo, vennero interrotti da Jim...leggermente brillo.
“Ehi, ragazzi!”, esclamò Jim con tono fin troppo allegro. Sembrava che ci fosse andato giù pesante.
Hook sbuffò pesantemente, con una gran voglia di tirargli un pugno in faccia. William e Spugna arrivarono poco dopo: per fortuna, loro non mostravano segni di ubriachezza, altrimenti li avrebbe spinti tutti e tre sull'asse, vista l'interruzione che gli avevano inflitto.
“Io torno subito!”, esclamò d'un tratto Emma, cercando di riprendere lucidità.
Si allontanò dagli altri, tornando nella parte interna della città e fermandosi un attimo a respirare.
Cosa le era preso? Stava davvero per baciarlo e non aveva mostrato intenzione di fermarlo, anzi. Si appoggiò con la schiena ad una colonna, cercando di ricordare le parole di sua madre sul vero amore. Quando era una bambina le aveva raccontato soltanto favole, ma Emma non aveva la minima idea di come trovarlo, o meglio, di come riconoscerlo. E in tutta sincerità, non pensava certo di trovarsi a provare qualcosa per un pirata, ammesso che provasse qualcosa per lui.
Tuttavia, definirlo soltanto pirata era decisamente un errore.
Sarebbe stato facile odiarlo, se lui fosse stato un pirata come gli altri, ovvero un uomo vile, malvagio e privo di onore. Invece, lui non era un uomo qualunque, bensì un uomo intelligente, sensibile, coraggioso e, soprattutto, attraente: in pratica un uomo capace di destabilizzarla su tutti i fronti, sia emotivi che non.
Dove l'avrebbe portata quel coinvolgimento che stava nascendo pian piano? Era un coinvolgimento basato sulla menzogna, visto che lui non sapeva chi fosse in realtà e se glielo avesse chiesto, lei avrebbe certamente mentito, come aveva fatto fino ad allora.
Lui era così dannatamente e fastidiosamente sincero. Le aveva detto chi cercava, anche se non ne aveva chiarito i motivi, era corso a salvarla, pur sapendo che era condannata, aveva perso qualcosa che poteva tornagli utile...per lei. Lui non fuggiva di fronte alle difficoltà, ma lottava per ciò che desiderava ottenere, a spada tratta. Per quanto lui fosse un pirata e lei una principessa, una cosa era certa: quell'uomo era più valoroso e onorevole di lei.
Decise che era il momento di tornare dagli altri, ma prima che potesse farlo, la sua attenzione venne catturata da una figura incappucciata non molto lontana da lei. Emma si fermò ad osservarla, poiché aveva una fisionomia piuttosto familiare. Rimase sbalordita quando la figura si tolse il cappuccio e si rivelò essere l'ultima persona che Emma si potesse aspettare: sua madre.
“Mamma?”, domandò la ragazza confusa.
Snow le si avvicinò abbracciandola “Ciao, cara!”. C'era qualcosa di strano nella sua voce.
“Come hai fatto?”, chiese la ragazza perplessa.
“E' stato facilissimo, mi è bastato seguire l'eco del più totale tradimento e lasciarsi guidare” (4), rispose la donna con un'ironia che francamente non le apparteneva.
“Mamma...”, cominciò la ragazza con tono dispiaciuto.
“Torniamo a casa, Emma!”, la interruppe Snow, trascinandola per un braccio, ma la bionda non aveva alcuna intenzione di seguirla e la costrinse a fermarsi.
"Mamma, aspetta! Tu non capisci!", esclamò la ragazza, pregandole di fermarsi. "Sto facendo un viaggio incredibile, in compagnia di una persona". Un leggero sorriso le illuminò il volto, nel pensare ad Hook.
"Il pirata da strapazzo?", domandò lei storcendo il naso. "Sono molto orgogliosa. Adesso, andiamo!". Sua madre non sembrava volerla ascoltare, come al solito.
"No, mamma. Io...io credo che lui tenga a me", esclamò Emma in un sussurro, come se stesse facendo quella rivelazione a sé stessa.
"Oh, Emma!" rispose lei ridendo amaramente. "Cosa vai a pensare? Come potresti anche soltanto piacere a quel pirata? Sei soltanto una ragazzina, per questo non volevo che tu uscissi fuori dalle mura del nostro castello".
Emma rimase sbalordita nel sentire quelle parole. Perché sua madre le stava dicendo questo? Lei non capiva, lei non lo conosceva e non lo aveva visto.
"Probabilmente sa chi sai e ti sta certamente usando!", continuò la donna mettendole le mani sulle spalle e guardandola accigliata.
"Usare?", chiese lei indignata. "No! E per cosa poi?".
"Per arrivare da Tremotino, ovvio!", rispose la madre allargando le braccia in segno di resa, ma Emma non credeva nemmeno ad una parola di ciò che aveva detto.
Snow notò la perplessità sul viso di sua figlia, e continuò.
"Su su, non farne una tragedia e torniamo a casa", esclamò cercando di abbracciarla, ma la ragazza la spinse via, infastidita.
"No!", protestò allontanandola.
Sul viso di Snow comparve una smorfia di rabbia...o meglio, di malignità che non era tipica della sua mamma.
L'aveva vista arrabbiata ma non in quel modo.
"Le cose stanno così?", chiese con un sorriso crudele mentre Emma continuava a guardarla, sbalordita. "Tu credi a quel ladruncolo? Bene, allora portalo dove desidera e vedrai come ti abbandonerà in men che non si dica".
"Lui non lo farebbe mai!", ribadì la ragazza. Hook l'aveva salvata, quando nessuno gli aveva chiesto di farlo...non avrebbe mai fatto ciò che sua madre pensava.
"L'abilità di un ragazzo scaltro presto ti sbalordirà, figlia mia!" (5), continuò la donna, scoppiando in una risata amara.
Snow stava iniziando ad allontanarsi, ed Emma cercò di fermarla.
"Mamma, aspetta!", esclamò correndole incontro ma sua madre non sembrava intenta a voler rimanere lì un minuto di più.
"Hai perso la tua occasione, Emma!", esclamò in un sussurro e con occhi colmi di rabbia. Detto questo, Snow girò i tacchi e se ne andò, lasciando Emma sbigottita. La ragazza si abbandonò a terra, sedendosi sul pavimento e cercando di realizzare cosa fosse appena successo poco fa. Come aveva fatto sua madre a trovarla? Come l'aveva raggiunta? Tuttavia la domanda che più la tormentava era un'altra: possibile che la sua fuga l'avesse resa così...perfida?

"Di ritorno da sola?".
La donna si tolse il mantello e lo scaraventò a terra, furiosa. Si fissò nello specchio: aveva ancora l'aspetto della più bella del reame.
Si osservò disgustata e riprese le sue sembianze.
"Così va meglio", esclamò sospirando, poi si voltò verso lo specchio.
"Quella sciocca ragazzina non mi ha voluto seguire", affermò stizzita e sedendosi sul divano dinanzi al caminetto. Si portò una mano alla fronte, sconsolata.
"Ha preferito il pirata a sua madre?", chiese lo Specchio con fare perplesso.
"Non mi sorprende!", rispose Regina con tono ovvio. "Tra Snow e quel gran bel pirata, preferirei anche io la sua compagnia. Come darle torto?".
Lo Specchio storse il naso, di fronte a quell'apprezzamento, ma si sapeva che la Regina avrebbe preferito qualsiasi compagnia, pur di non trovarsi insieme a Snow.
"Cosa farete adesso?", domandò lo Specchio, osservando la sua sovrana.
"Tenterò un ultimo approccio", rispose la donna, alzandosi in piedi e cominciando a camminare per la stanza, stiracchiandosi.
"Ovvero?".
"Proverò con il nostro caro pirata", rispose lei sistemandosi i capelli neri che le ricadevano lungo la schiena.
"Se lui non volesse collaborare?", chiese lo Specchio, interdetto.
La regina sospirò, e poi sorrise beata, come se non aspettasse altro.
"In quel caso", cominciò con occhi sognanti, "userò la maniere forti".



Note:

- (1) Daguerreo è una città che ho preso dal gioco Final Fantasy 9, spero che ci abbiate giocato almeno una volta perché è stupendo;

- (2) dialogo ripreso dalla puntata 2x06 "Talahassee", quando scalano la pianta di fagioli. Dovendo scalare un monte, ho pensato di riproporre qualche battuta :);

- (3) Alexandra, figlia di Cenerentola;

- (4) frase tratta direttamente dal film disney Rapunzel;

- (5) anche questa frase è tratta da Rapunzel, precisamente dalla canzone;

Eccomi con il settimo capitolo!
Hook adesso sa che Tremotino è rinchiuso, preciso che non ne aveva idea perché come ho scritto solo la famiglia di Emma e Cenerentola ne erano al corrente.
L'ultima scena tra Emma e Snow/Regina è ispirata molto a quella fra Rapunzel e sua madre, in cui quest'ultima cerca di convincere la figlia del fatto che Flynn non prova nulla per lei e la stia soltanto usando: stessa cosa che tenta di fare Regina, poiché Emma adesso è in grado di condurre Hook da Tremotino ma diciamo che non è l'unica che può farlo xD. Non credo ci siano molte precisazioni da fare, ma so che mi odierete per aver interrotto il bacio fra Emma e Hook...potete linciarmi se volete xD.
Vi è piaciuto? Spero tanto di sì, ma dovete dirmelo voi :).
Lasciatemi un commento se vi va, anche piccino piccino o eventualmente pietre, ortaggi, ecc. u.u (ormai è un rito xD).
Un ringraziamento sconfinato a tutti coloro che seguono questa storiella :3
Avete visto il banner della storia? Spero vi sia piaciuto! Alla prossima C:
   
 
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