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Autore: Iris214    29/05/2013    6 recensioni
Liza torna a Mystic Falls, la città in cui è nata e dove vivono i suoi fratelli, Stefan e Damon, che la credevano morta. La vampira attira subito l'attenzione di Klaus e Kol Mikaelson e l'antipatia di Rebekah. Quella di Liza, però, non è una semplice rimpatriata. E' tornata per un motivo ben preciso, ha un piano che è determinata a portare a termine. Ma gli imprevisti, si sa, sono sempre in agguato...
- Dal quinto capitolo -
Se solo potessi sentire ancora battere il mio cuore...
Si disse, mentre con tutta la forza che aveva in corpo, continuava a spaccare la legna davanti a sé. Lo faceva con i calci e con le mani nude, rapidamente e con disperazione. Liza non aveva scelto di essere un vampiro e avrebbe bramato per sempre quell'umanità perduta...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dark Paradise'
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kol_liza


L'alba di un nuovo giorno

"Un vero amore non sa parlare"
William Shakespeare


Klaus rientrò in casa e suo padre era sempre lì, con un nuovo bicchiere tra le dita e l'aria di chi desiderava solo farla pagare al suo peggior nemico. E il suo peggior nemico altri non era che il suo stesso figlio. Poco importava che il DNA non fosse lo stesso. Erano stati i suoi insegnamenti a farlo crescere, anche se Mikael sembrava essersene dimenticato. O forse no. Probabilmente ricordava tutto perfettamente ed era proprio per questo che lo odiava così tanto. Lui non era il suo vero figlio e, come se non bastasse, possedeva in sé una duplice abominevole natura. Rivolse all'uomo una fuggevole occhiata, prima di raggiungere il tavolino e raccogliere le matite e i suoi disegni. Si sarebbe chiuso nello studio, era questo ciò che desiderava fare. Se suo padre glielo avesse permesso. Si voltò per raggiungere l'uscio della sala, quasi come se stesse ancora scappando da lui, e Mikael lo seguì con lo sguardo. Poi prese un lungo respiro.
«Niklaus, aspetta!»
L'ibrido arrestò la sua corsa, poi lentamente tornò a guardare il vampiro. Sulle labbra aveva un sorriso soltanto accennato. Annuì, e l'uomo riprese a parlare.
«Kol è molto attratto da Liza, gliel'ho letto negli occhi, ma non sa cosa significhi amare. Non ne è mai stato capace e mai lo sarà.»
Klaus inarcò un sopracciglio, poi ridacchiò debolmente.
«E perchè lo stai dicendo a me? Tuo figlio era qui fino a pochi minuti fa, avresti dovuto approfittare e chiarirti con lui. Ad ogni modo, se Liza provasse la medesima attrazione per Kol... la cosa non mi riguarderebbe affatto!»
Mikael sorrise e scosse la testa.
«Non fingere con me, Niklaus. Anche i tuoi occhi non mentono. Sei innamorato.»
A quelle parole, l'ibrido scoppiò in una fragorosa risata.
«E' esilarante, sul serio, vederti intento a psicanalizzarci, dopo una vita passata ad odiare ciò che tu stesso hai contribuito a creare! Avanti! Tira fuori quel maledetto paletto e trafiggimi il cuore. Fai ciò che desideri fare davvero e risparmiati questo patetico atteggiamento da genitore apprensivo!»
Esclamò tagliente. Mikael restò in silenzio per un istante che parve interminabile, poi infilò una mano dentro la sua giacca scura dal taglio elegante. Quando la tirò fuori, l'ibrido trasalì.
«Eccolo qui.» Disse, brandendo il paletto di legno di quercia bianca come fosse un trofeo. Poi si mosse lentamente verso Klaus, fino a quando tra loro non rimasero che pochi centimetri. Il ragazzo piantò lo sguardo in quello dell'uomo, cercando di mostrare indifferenza. Ma Mikael colse l'inquietudine che, oltre che il cuore, attanagliava la mente di suo figlio.
«La tua vita è legata indissolubilmente a quella di Liza. Lo hai, forse, dimenticato?»
Klaus scosse la testa e sorrise appena. Non lo aveva dimenticato, ma faticava a credere che l'affetto che il vampiro nutriva nei confronti della ragazza, fosse perfino più intenso della sua voglia di cancellarlo dalla faccia della Terra.
«Mi stai dicendo che intendi rinunciare al proposito di farmi fuori?»
Mikael ridacchiò, abbassando lo sguardo sull'arma che teneva nella mano destra, poi si voltò verso il camino acceso e gettò con forza il paletto tra le fiamme. Quando tornò a guardare Klaus, si accorse dello stupore che permeava il suo volto.
«Te l'ho appena dimostrato.»
Sorrise. Klaus respirò a fondo, mentre il suo sguardo tornava impassibile.
«Non aspettarti la mia gratitudine.»
«Ciò che mi aspetto è che tu ti prenda cura di Liza. Resta accanto a lei, Niklaus. Siete una cosa sola, adesso, e con il tempo imparerà anche ad amarti. Se quella ragazza riuscirà a renderti una persona migliore, non potrò che esserne felice.»
Così dicendo, Mikael si allontanò dall'ibrido, raggiunse le scale e salì mestamente al piano di sopra. Klaus, invece, restò immobile, con lo sguardo immerso nelle fiamme che avevano appena ridotto in cenere l'unica arma che avrebbe potuto ammazzarlo e i fogli stretti saldamente tra le mani. Pensò a Liza e a come lei riusciva a farlo sentire e sorrise. Mikael non sbagliava, era innamorato di lei.

«Io e Stefan facciamo un salto al Grill, ti va di venire con noi?»
«Vi raggiungo più tardi. Voglio fare una doccia, ne ho davvero bisogno!»
Damon sorrise dolcemente a sua sorella, poi raggiunse l'uscio della camera e le rivolse un'ultima occhiata. Liza era tornata quella di prima e lui non poteva che essere al settimo cielo.
«Mi raccomando, non darci buca. Dobbiamo festeggiare!»
«Va bene
Il ragazzo le fece l'occhiolino, poi richiuse la porta alle sue spalle. Liza sospirò. Anche lei era felice, forse come mai lo era stata in vita sua. Si tolse i vestiti di dosso ed entrò in bagno, infilandosi immediatamente sotto la doccia. L'acqua cominciò a scorrere lungo le curve del suo corpo, calda come un abbraccio, mentre i pensieri si affacciavano nella sua mente in cerca di ordine. Ricordò le parole di Rebekah e scosse leggermente la testa. Nik era l'uomo adatto a lei, mentre Kol decisamente non faceva al caso suo. Il senso del discorso della bionda era stato più o meno quello. Peccato che la vampirella snob non conoscesse la parte più importante di tutta la storia, ovvero i suoi reali sentimenti per l'uno e per l'altro fratello. Richiuse il rubinetto della doccia e si avvolse nell'asciugamano. Poi afferrò una spazzola e cominciò a pettinarsi i lunghi capelli, osservando il suo viso riflesso nello specchio. Quando Kol aveva fatto il suo ingresso nella cripta, non aveva avuto occhi che per lui. Era stato come se, tutto d'un tratto, le persone che si trovavano lì con lei fossero evaporate nel nulla. C'era stato solo Kol, solo lui, fino a quando non aveva perso i sensi. Tra le sue braccia, mentre la sua voce le sussurrava dolcemente: adesso siamo pari. Quasi come fossero parole d'amore. Ma non lo erano. Affatto.
Si sfilò l'asciugamano e indossò reggiseno e mutandine di pizzo nero, il suo preferito. Poi riaprì distrattamente la porta del bagno e lui era proprio lì, così dannatamente sexy e irritante, con le braccia incrociate al petto e la schiena contro la parete che ospitava la finestra semiaperta. Richiuse la porta alle sue spalle, senza smettere di guardarlo negli occhi. Lui sorrideva, sorrideva sempre, anche senza un motivo, anche quando era assolutamente fuori luogo. Gli si avvicinò lentamente, scrutando i lineamenti del suo volto, un volto che, nonostante tutto, le era immensamente mancato.
«Ma che bella sorpresa!»
Disse ironica, cercando di nascondere la gioia che provava nel vederlo. Si mosse verso di lui, mentre lo sguardo del vampiro scivolava lungo il suo corpo, come una carezza. Il ragazzo piegò appena la testa di lato, prima di tornare a concentrarsi sui suoi occhi.
«Non sei felice di vedermi?»
«Tu lo sei?»
«Non sarei qui, altrimenti.»
Rispose, scrollando le spalle. Liza lo guardò con sospetto.
«Eppure non la pensavi così qualche giorno fa. E avevi anche detto che non mi avresti aiutata. Cosa ti ha fatto cambiare idea?»
«Ho letto i giornali... so leggere, ricordi?» Ammiccò. «E la notizia dei due campeggiatori fatti a pezzi nel bosco ha attirato subito la mia attenzione. Si diceva fossero stati attaccati da un orso, il solito orso a cui si dà la colpa in questi casi.» Ridacchiò. «Allora mi sono detto: questa è opera della sexy zombie, non di Teddy Bear! Ed ero al settimo cielo. Insomma, saperti in giro a sbranare poveri malcapitati mi intrigava da matti. Ma ho anche saputo che tu non ne eri entusiasta quanto me, che stavi male... e che i tuoi adorati fratelli erano disposti a tutto pur di aiutarti. E non solo loro.»
Liza colse al volo la frecciatina, era palese che si stesse riferendo a Klaus. Lui, senza scomporsi, riprese a parlare.
«Mi hai salvato la vita e io ho ricambiato il favore. Adesso siamo pari, su tutto
Sorrise ancora, ma stavolta a Liza parve di cogliere un barlume di sincerità in quelle parole e nell'espressione del suo viso. La vampira si passò una mano tra i capelli umidi e prese un lungo respiro.
«Immagino di doverti ringraziare.»
«Non è necessario.»
«Grazie, Kol
«Di nulla, darling
Si rivolsero un reciproco sguardo d'intesa e a Liza sembrò di essere tornata indietro nel tempo, alla notte trascorsa nella casa abbandonata, tra risate, complicità e affetto. Non erano stati che attimi, prima che tutto andasse perso, eppure desiderava più di ogni altra cosa poter rivivere quei momenti. Solo con lui.
Azzerò la distanza che ancora la divideva da Kol e appoggiò entrambe le mani sul suo petto. Lui non si mosse, nonostante quella vicinanza lo emozionasse fino a togliergli il respiro. Liza sollevò la testa e incontrò gli occhi scuri del vampiro.
«Tua sorella dice che non sei l'uomo adatto a me, che dovrei innamorarmi di Klaus...»
«Perfetto! Adesso siete anche legati l'uno all'altra, quindi... segui il suo consiglio, innamorati di mio fratello!»
Ammiccò, ostentando una tranquillità che a Liza non sembrò affatto reale. Era certa che lui non pensasse davvero ciò che le aveva appena detto, non dopo il modo in cui l'aveva guardata nella cripta, non dopo le occhiate di fuoco che aveva lanciato all'indirizzo dell'ibrido. Le aveva detto addio, eppure adesso era lì.
«Non potrei mai innamorarmi di Klaus.»
«Sì che puoi. E' lui il tuo Prince Charming!»
«Non posso!»
«Perchè?»
«Perchè sono già innamorata. Di te
Kol aggrottò la fronte e scosse appena la testa. Liza notò quell'espressione incredula e sorrise.
«Ti amo.»
Lo disse ancora, come a volerglielo imprimere per bene nella mente, mentre le sue mani stringevano la stoffa della camicia di lui tra le dita. Anche Kol sorrise, ma non disse nulla. Chiuse gli occhi e appoggiò le labbra su quelle di Liza, premendo con forza su di esse. Poi cinse i fianchi nudi della vampira con entrambe le mani e la ragazza si ritrovò con le spalle contro il muro, avvinghiata al corpo dell'uomo che desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Adesso era Kol, soltanto Kol, la sua priorità.
Afferrò il colletto della sua giacca e la tirò giù, scoprendogli le spalle. Lui si allontanò da lei appena un po', senza smettere di baciarla, solo per sfilarla via del tutto e cominciare a sbottonare la camicia. Le mani di Liza, intanto, avevano raggiunto la cintura dei suoi pantaloni, che slacciarono con un gesto deciso, prima di fare lo stesso con i bottoni dei suoi jeans. Le dita della ragazza sfiorarono l'elastico dei suoi boxer neri e Kol gemette debolmente, poi prese il viso di lei tra le mani e cercò ancora le sue labbra e la sua lingua. Liza gli infilò le dita tra i capelli spettinati e gli morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare. Lui le rivolse un'occhiata languida, mentre il desiderio di possederla diventava incontenibile, e la ragazza leccò il sangue dalle sue labbra, avidamente, prima di aggrapparsi a lui e cingergli i fianchi con le gambe. Kol la strinse tra le braccia e la adagiò sul letto, poi si spogliò completamente e si stese accanto a lei. Con la mano destra le accarezzò dolcemente il viso e il collo, scendendo fino a sfiorare la stoffa scura del suo reggiseno. Le rivolse un'occhiata maliziosa, poi afferrò l'indumento con due dita e glielo strappò di dosso. Stessa sorte toccò alle mutandine. Liza sorrise divertita, poi attirò il ragazzo a sé, bramando un contatto più intimo che non tardò ad arrivare. Kol entrò in lei con irruenza e la vampira spezzò un respiro, per poi gemere debolmente alle successive spinte. Kol aumentò gradualmente l'intensità dei movimenti, stringendo la stoffa delle lenzuola tra le dita, quasi fino a strapparla. Liza appoggiò una mano sul suo petto e il vampiro si ritrovò in un lampo con la schiena contro il materasso. Lei era su di lui, adesso, impegnata in una danza sensuale, la migliore a cui avesse mai assistito. Con Liza tutto diventava speciale, più bello, più intenso. Strinse i seni tra le sue mani, mentre lei si piegava appena in cerca della sua bocca, e avvertì i muscoli contrarsi e i respiri divenire sempre più irregolari. Liza gli artigliò il petto e lo graffiò con forza, poi spinse indietro la testa e si abbandonò al piacere che, allo stesso tempo, travolse anche Kol. La ragazza si adagiò, sfinita, tra le braccia dell'originario, con la testa sul suo petto, cullata dai respiri che, lentamente, tornavano regolari. Lui le accarezzò dolcemente i capelli, in silenzio, tenendo gli occhi fissi sul soffitto, mentre lei si addormentava. Cosa provava in quel momento non sarebbe mai riuscito a descriverlo. Sapeva solo che, per la prima volta dopo quasi mille anni, si sentiva in pace. La sua famiglia, i tradimenti, le persone che aveva ucciso, quelle che aveva offeso, il dolore inflitto o soltanto provato, ogni cosa era al di là di quelle mura, lontano anni luce, e non poteva toccarlo. Non quando Liza era con lui. Liza...
Respirò il suo dolce profumo e desiderò, per un attimo, di poter fermare il tempo. Ma il tempo non si poteva fermare. Prima o poi avrebbe lasciato quella stanza e rivestito i panni del vampiro sanguinario odiato da tutti, perchè, volente o nolente, era quella la sua natura. Liza, però, non era come lui. Liza era un uragano di emozioni, ma non era cattiva, non lo sarebbe mai stata e a lui piaceva proprio per questo. Era pura e lui... lui non era l'uomo adatto a lei. Sollevò la schiena dai cuscini e lasciò che Liza vi adagiasse la testa, lentamente, per non rischiare di svegliarla. Poi si chinò su di lei, baciandole lievemente la fronte.
«Anch'io ti amo, Liza. Ti amo da impazzire. Riesci a farmi tremare, ma io non voglio tremare. Non voglio sentirmi vulnerabile e, soprattutto, non voglio sentirmi responsabile della tua felicità. Io non ti renderei felice... Liza..»
Strinse i denti per impedire alle lacrime di scendere e respirò profondamente. Poi si alzò dal letto, recuperò i boxer, li indossò e raggiunse la scrivania. Sul ripiano in noce antico c'erano alcuni fogli e una stilografica. Prese la penna tra le dita e la puntò sulla carta immacolata.
Mi dispiace, darling, ma io non ti amo.
Scrisse, con non poca difficoltà, maledicendosi ad ogni parola. Ripose la penna sulla scrivania e velocemente si rivestì. Raggiunse l'uscio, ma percepì le voci di Damon e Stefan provenire dalle scale, allora optò per la finestra. Si accucciò sul davanzale e rivolse alla donna che amava un ultimo sguardo carico di sentimento. Poi il suo volto tornò impenetrabile e con un agile salto lasciò la stanza, scomparendo nella notte.
Liza riaprì gli occhi qualche istante dopo, ma Kol non era più accanto a lei. Si tirò su, guardandosi istintivamente intorno, ma del vampiro non c'era più traccia. Si alzò dal letto e raccolse dal pavimento quel che restava del suo intimo di pizzo nero. Poi raggiunse il comò e tirò fuori una maglietta da un cassetto, indossandola. Era lunga quanto bastava per coprire ciò che andava coperto, ma il senso del pudore, in quel momento, era l'ultimo dei suoi pensieri. Posò lo sguardo sullo scrittoio e prese tra le mani il foglio con il messaggio che il vampiro le aveva lasciato. Lo lesse più volte, nonostante il senso fosse piuttosto chiaro. Poi lo accartocciò nel pugno e strinse con tutta la forza che aveva.

Damon vide Liza comparire in soggiorno e le andò incontro, lei, con un piccolo sorriso sulle labbra, lo guardò appena, prima di sedersi sul divano con le gambe incrociate e la testa appoggiata allo schienale.
«Sbaglio o avevi promesso di non darci buca? Che è successo ieri sera?»
Liza indirizzò lo sguardo su suo fratello, poi scosse le spalle.
«Lo so, scusa... è che ero stanca, mentalmente intendo. Non mi andava di vedere gente.»
Il vampiro aggrottò la fronte e annuì. Solo qualche ora prima, sua sorella sprizzava gioia da tutti i pori e adesso, invece, sembrava reduce da una veglia funebre.
«Sembri depressa, Liza, non stanca. Per caso c'entrano i Mikaelson in tutto questo? Il tuo amichetto è tornato in città per l'incantesimo e... magari ha anche pensato di farti una visitina extra ieri notte.»
Ammiccò e lei alzò gli occhi al cielo. Damon, a volte, era decisamente invadente, ma lo faceva perchè teneva a lei, ne era consapevole.
«Okay, hai fatto centro. Kol è stato qui. Ma non temere, stavolta è uscito dalla mia vita per sempre
«Questa sì che è una bella notizia! Direi di festeggiare con questo...» prese un bicchiere dal mobile dei liquori e lo riempì di sangue, poi lo porse a sua sorella e ne preparò uno anche per sé. «Alla tua nuova esistenza da vampira, Liza!» Esclamò, avvicinando il bicchiere a quello di sua sorella e facendolo tintinnare appena.
Liza portò alle labbra il suo drink e ne bevve un lungo sorso, poi guardò Damon negli occhi ancora una volta.
«Sono innamorata di lui.»
Damon per poco non sputò il sangue sul tappeto persiano.
«Cosa?? Di quello stronzo?»
«Esattamente.»
Gli occhi del vampiro rotearono e sul suo viso comparve una smorfia di disappunto. Liza amava Kol, ma lui, al contrario, lo detestava e non sarebbe mai riuscito ad accettarlo, ne era più che certo.
«Lo hai detto anche a lui?»
Domandò, lasciandosi cadere sulla sua poltrona.
«Sì. E abbiamo fatto l'amore.»
«No! Risparmiami i dettagli, per favore! Ho la nausea...»
Si portò una mano sullo stomaco e lo massaggiò. A Liza scappò una risatina. Damon era un attore mancato, un vero showman, ma lo adorava anche per questo.
«Lui, ad ogni modo, non ama me, quindi... respira, fratello! Non dovrai mai accompagnarmi all'altare e concedere la mia mano a Kol Mikaelson!»
Esclamò, scoppiando a ridere. Damon tirò un sospiro di sollievo e rise insieme a lei.
Comprendeva la delusione di sua sorella, una delusione che in passato aveva provato anche lui, ma non avrebbe mai potuto sopportare di vederla al fianco di Kol. I Mikaelson portavano solo guai e non si poteva certo dire che la vita di Liza, fino a quel momento, ne fosse stata priva.
«Prima o poi l'uomo giusto arriverà. L'importante è che non sia un Mikaelson. O un Donovan!»
Damon rise ancora. Liza afferrò un cuscino e glielo lanciò addosso. Adorava suo fratello, ma, per quanto fosse consapevole del suo odio per Kol, non poteva farci niente. Ne era innamorata, anche se per tutti lui era "quello sbagliato", anche se le aveva scritto di non ricambiare il sentimento.
Damon le rilanciò il cuscino e lei lo ripose sul divano, poi il vampiro frugò nella tasca posteriore dei suoi jeans e tirò fuori un anello diurno. Lo porse a Liza e la vampira lo osservò, inarcando un sopracciglio.
«E' per me?»
«Certo. A meno che tu non voglia uscire solo di notte.»
Liza prese l'anello dalle mani di suo fratello e lo indossò. Con tutto quello che le era capitato, non aveva più pensato alla sua collana. Dopo la sua morte non l'aveva più vista. Si era risvegliata e non era più al suo posto, né da qualche parte in camera sua. Probabilmente l'aveva persa, senza nemmeno rendersene conto.
«Ringrazia Bonnie da parte mia.»
«Lo farò.»
Liza sorrise ancora a suo fratello, prima di uscire dal soggiorno e salire in camera sua. Indossò i jeans, una camicetta bianca e un paio di ballerine dello stesso colore. Poi lasciò la pensione, diretta a casa Mikaelson. Il messaggio di Kol era piuttosto chiaro, ma lei non poteva permettergli di lasciarla così, con una semplice frase scritta su un foglietto. Se davvero pensava ciò che le aveva scritto, doveva dirglielo guardandola negli occhi.

Suonò il campanello di villa Mikaelson celando a malapena l'emozione e sperò che fosse proprio Kol ad aprire la porta. Davanti a lei, invece, comparve Klaus. L'ibrido sorrise e lei fece lo stesso, anche se sul suo volto aleggiava la delusione. Entrò in casa e varcò la soglia del salone, seguita dal ragazzo che teneva le braccia incrociate al petto e non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua figura. Ne era letteralmente rapito. Liza si voltò e incontrò i suoi occhi chiari, più luminosi del solito.
«Kol è in casa? Ho bisogno di parlare con lui.»
Quelle parole arrivarono dritte al cuore di Klaus come avrebbe fatto un paletto di legno o uno dei suoi coltelli d'argento. Rapide e letali.
«No. E' andato via ieri sera. E stamattina anche Mikael ha lasciato la casa. Mi ha chiesto di salutarti da parte sua e di dirti che il suo non è un addio. Credo abbia intenzione di tornare presto in città.»
Liza annuì. Voleva bene a Mikael, ma in quel momento il suo pensiero era rivolto a Kol. Non riusciva a concentrarsi su nient'altro. Tra l'altro, da ciò che aveva appena appreso da Klaus, l'ultima a vedere il vampiro era stata lei. Strinse le mani l'una nell'altra, poi sospirò.
«Hai idea di dove possa essere andato? Kol, intendo.»
Klaus irrigidì la mascella.
«No, Liza. Io e mio fratello non parliamo molto. Per quanto ne so, potrebbe già essere dall'altro capo del mondo... oppure al Grill a sbronzarsi di bourbon.»
Comprendeva l'interesse di Liza per Kol, ma non poteva certo fingere di esserne felice. Non ora che i sentimenti che nutriva per la ragazza erano divenuti chiari come la luce del sole.
In quel momento, Liza sembrò tornare in sé. Notò la delusione negli occhi di Klaus e capì quanto inopportuna era stata fino a quel momento. Lui le aveva dato il suo aiuto, era stato accanto a lei in uno dei momenti più difficili della sua vita, e lei, invece, non aveva mostrato la minima riconoscenza, andando a casa sua solo per cercare Kol. Si portò una mano sulla fronte e chiuse gli occhi.
«Ti chiedo scusa, Klaus. Piombo in casa tua senza preavviso e nemmeno ti ringrazio per tutto ciò che hai fatto. Non so davvero dove ho la testa!»
«Immagino sia dove è il tuo cuore.»
Disse lui, accennando un sorriso. Liza riaprì gli occhi e lo guardò intensamente. Klaus sapeva, sapeva tutto. Provò a dire qualcosa, ma l'ibrido la precedette.
«Kol è fatto così. Fugge sempre dalle situazioni che ai suoi occhi appaiono scomode. Probabilmente ti vuole bene, ma è incapace di gestire quel tipo di sentimento. E' più abituato a distruggere che a costruire, ma con ciò non intendo sminuirlo ai tuoi occhi. Voglio solo esprimerti il mio punto di vista. Sai, anch'io ti voglio bene e non sopporterei di vederti soffrire... ancora
Liza si sentì tremare a quelle parole e il desiderio di lasciarsi stringere dalle forti braccia dell'ibrido, proprio come aveva fatto quando era rinchiusa nella cella, era molto forte. Lui abbassò lievemente lo sguardo, per poi riportarlo sul viso della vampira.
«Mikael vuole che mi prenda cura di te e io intendo farlo.»
Aggiunse, accarezzandole dolcemente una guancia. Lei appoggiò una mano su quella di lui e Klaus notò che indossava un anello diurno. Prese la mano nella sua e le sfilò l'anello.
«Non hai bisogno di questo...» disse, tirando fuori dalla tasca posteriore dei suoi jeans scuri la collana d'oro e acquamarina. «Lascia che ti aiuti a metterla.»
Liza fu sorpresa di vedere la sua collana tra le mani dell'ibrido, ma gli sorrise ancora e si voltò, sollevando i suoi capelli e scoprendo il collo candido.
«Credevo di averla persa.»
«E' così. L'hai persa quando quello stregone ti ha colpita. Io l'ho trovata sul pavimento dello studio.» Ammise candidamente. «Ecco fatto. Bentornata, Liza!»
La ragazza lasciò che i capelli le ricadessero sulle spalle, voltandosi verso Klaus con un sorriso radioso sulle labbra.
«Grazie.»
Disse, visibilmente emozionata. Kol l'aveva abbandonata ancora, ma Klaus c'era. Era lì per lei e, ne era certa, ci sarebbe sempre stato.

Stefan ripose il suo borsone nel bagagliaio della Camaro, proprio mentre Liza raggiungeva l'ingresso della pensione. La ragazza gli si avvicinò e inarcò un sopracciglio.
«Tu e Damon siete in partenza?»
Il vampiro si voltò e sorrise a sua sorella.
«No. Sono io che parto. Ho deciso di staccare la spina per un po', dopotutto... qui, per il momento, la mia presenza è piuttosto superflua.»
Liza lo guardò a lungo, perplessa. Sapeva quanto suo fratello amasse Elena e comprendeva perfettamente il suo stato d'animo. Lei aveva scelto Damon e lui, di certo, ne aveva sofferto e, a quanto pareva, ne soffriva ancora. Quel viaggio, probabilmente, gli serviva per allontanarsi da lei. Abbozzò un sorriso dolce e ridusse la distanza dal ragazzo.
«E io? Io ho bisogno di te... non t'importa?»
«Certo che mi importa di te, Liza. Non starò via a lungo... l'estate passa in fretta!»
La ragazza strabuzzò gli occhi castani.
«Estate? Mancherai per un'estate intera? No, no, no! Non ti lascerò partire!»
Così dicendo, afferrò il borsone dal bagagliaio e tentò di tirarlo fuori, ma Stefan bloccò rapidamente la sua mano.
«Ne ho bisogno, Liza.» Disse, con un'espressione dolce sul viso. «Perchè non vieni con me? Potrebbe essere divertente, anzi, lo sarà di certo!»
Aggiunse, facendole l'occhiolino. Liza mollò il borsone e, d'istinto, accarezzò il pendente della sua collana. Un viaggio insieme a suo fratello. L'idea non era affatto male: anche lei aveva bisogno di staccare la spina, di allontanarsi dalla città per un po', di non pensare a niente o, comunque sia, di provare a non pensare.
«Vuoi davvero che parta insieme a te?»
«Certo.»
«Okay. Dammi il tempo di preparare il mio bagaglio!»
Esclamò, salendo di corsa i gradini. Stefan la seguì con lo sguardo, fino a quando non varcò la soglia della pensione. Lei raggiunse il piano di sopra, entrò in camera sua e tirò fuori un paio di capienti borse dall'armadio, quelle con cui era tornata in città. Ci mise dentro la biancheria, buona parte dei suoi vestiti, i trucchi, la spazzola, lo spazzolino da denti e il cofanetto dei gioielli. Poi si guardò intorno, sperando di non aver dimenticato nulla, afferrò entrambe le borse e lasciò la sua stanza.
Quando uscì in cortile, Stefan era lì, appoggiato alla Camaro con le braccia conserte.
«Non avvisiamo Damon?»
Chiese, avvicinandosi a lui.
«Gli manderemo un sms una volta partiti. Non temere, non si offenderà!»
Stefan le fece un altro occhiolino, poi adagiò anche le borse di sua sorella nel bagagliaio e lo richiuse.
«Allora? Pronta per un meraviglioso viaggio on the road?»
«Prontissima!»
Risero entrambi, poi Stefan raggiunse il posto di guida e Liza si sistemò al suo fianco. Trascorrere del tempo da sola con il suo gemello la rendeva felice, ma era consapevole del fatto che niente e nessuno le avrebbe cancellato dalla mente e dall'anima Kol. Pensò a lui anche quando la Camaro si mosse, raggiunse la strada e cominciò a correre attraverso le campagne di Mystic Falls.
Devo smettere di pensarci...
Si disse, incontrando lo sguardo del suo gemello. Lui allungò una mano verso l'autoradio, premette il tasto play e Bon Jovi cominciò a cantare. Aveva pensato davvero a tutto. Liza rise forte e alzò il volume, come a voler coprire anche la forza dei suoi pensieri. Non era semplice, ma, prima o poi, ci sarebbe riuscita.



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So, this is the end. Ma anche no! :)
Lasciare in sospeso le cose tra Kol e Liza non mi sembrerebbe giusto, quindi ho intenzione di dare un seguito a questa storia. Ho già qualche idea in testa e quanto prima mi rimetterò a scrivere.
Spero di ritrovarvi tutte qui, nel frattempo ringrazio di cuore chi mi ha seguita e recensita, ma anche chi lo ha fatto in silenzio. Ho apprezzato molto il vostro calore! Un grazie speciale va a 
xXx Veleno Ipnotico xXx, sempre presente con le sue bellissime recensioni, e a Lady Elizabeth.
A presto <3

   
 
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