29/05/2013
5 recensioni1- Prologo.
< Porca troia, Dy! Muoviti! >
Corro a perdifiato, seguita dal mio trolley che prima o poi perderà qualche rotellina, ma ormai non ha importanza.
Sto per perdere l’aereo, e dio solo sa quanto mi picchierà Jason se non arriviamo puntuali.
< Corri, cacchio, corri! > m’incita Jason, quasi urlando.
< Se non chiudi quella cazzo di bocca ti faccio ingoiare tutti i denti! > ribatto, secca.
Raggiungiamo il nostro gate e, controllando l’orario sul tabellone, ci rendiamo conto che il nostro volo non è ancora partito.
Entrambi sospiriamo, sedendoci in attesa che aprano il check-in.
Jason mi guarda. < Non ti avevo mai visto correre così tanto >
Alzo le spalle, esausta.
< Sempre di grandi parole tu eh?> mi dice mio fratello.
Annuisco, sorridendo.
Si, sono un tipo di poche parole. Non perché non mi piace parlare, ma perchè sono una persona timida, di quelle che per avere amici gli ci vorrebbe un manuale per le istruzioni, una di quelle ragazze che s’imbarazzano per poco, diventando rosse manco una reazione allergica.
Sono sempre stata così, nonostante la mia famiglia sia una famiglia frizzante. Soprattutto riguardo mio fratello.
Vent’anni, occhi verdi e capelli castani, atleta e studioso all’università di legge, è il casinista della famiglia Brackford, combina guai su guai e non sta fermo un attimo.
Da piccolo i miei gli regalarono un registratore, così quando era solo parlava con lui.
< Come va con Ania? > mi chiede Jason.
Rassicurante, annuisco.
< Dy, smettila! Non puoi conversare come una persona normale? > sbotta Jason, nervoso.
< Troppo caffè t’innervosisce, Jason > gli dico.
< Sono solo preoccupato, okay? Non è una situazione semplice e, scusami, ma non mi stai aiutando a facilitarla. >
Ha ragione, è così.
Ma vedete, ognuno di noi ha un modo per affrontare il dolore.
Quello di Jason è il modo più comune: divertirsi, bere, ballare, scherzare, fare il cretino e cose varie.
Il mio è quello di chiudermi in me stessa, parlare il meno possibile e rifugiarsi soltanto tra la magia delle mie cuffie dell’ipod. E parlare con Ania, la mia migliore amica. Anche se avevamo litigato, abbiamo fatto tregua e, in ogni caso, avevo bisogno di lei.
Forse è la persona con cui parlo di più, il che è tutto dire.
< Ehi guarda! Stanno facendo salire, dai muoviti! > mi dice Jason, alzandosi e prendendo la sua valigia.
Sbuffo, stanca. È da mesi che non facciamo che prendere macchine, treni e aerei. Voglio stare ferma per un po’ di tempo, fermarmi e vivere come una ragazza normale. È una cosa così difficile da avere?
Prendo il mio trolley e seguo velocemente Jason, che sta correndo in preda ad un attacco d’ansia.
Faccio per seguirlo, ma mi scontro con una persona, travolgendolo con la mia valigia. Sento varie imprecazioni e mi giro verso quella voce, preoccupata.
< Emm… scusa! Tutto be… > inizio, ma mi blocco.
Cacchio, sono occhi azzurri quelli o sono finita in mare?
YEPNOPE
Sciaoo a tuttiii!! Questa è la mia prima fanfiction sui ragazzi, spero di non deludervi.
Ovviamente come prologo non è granchè ma spero di incuriosirvi! Ditemi la vostra recensendo, ricordate, più di dieci parole, altrimenti mi viene come messaggio!
Grazie alla prossima!
- Mel.