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Autore: asyphx    29/05/2013    5 recensioni
Joanne Straits era la tipica ragazza studiosa, che principalmente pensava ad andare bene a scuola e che aveva paura di deludere i suoi genitori o i suoi professori, specialmente quello che aveva davanti.
Era quella ragazza che preferiva andare bene a scuola al posto di divertirsi, perché riteneva che quegli anni, quelli che stava vivendo, fossero quelli che le avrebbero dato la possibilità di avere un buon futuro, senza inconvenienti, perché per lei la vera vita sarebbe arrivata dopo.
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«Ma alla fine come dice Socrate 'Ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo facendolo.', quindi va bene, non c'è nessun problema...» rispose Louis, mentre entrava insieme al proprietario del locale in cui si trovava.
«In realtà lo ha detto Aristotele» ribattè una ragazza che si trovava vicino all'entrata
Louis si volse verso il punto in cui proveniva la voce ed provò un misto di rabbia e curiosità e rimase colpito nel vedere che la padrona di quella voce fosse una giovane fanciulla, forse neanche maggiorenne.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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Primo capito - Il giovane professore di letteratura.


 

"Era quel tipo di persona a cui la bocca era stata fatta apposta per sorridere
e quando sorrideva ci sapeva proprio fare."





 

«Voglio avere per giovedì tutti i compiti sulla mia scrivania prima delle tre» esclamò il professore osservando la sua classe piena di ragazzi stufi di quella reazione.
Il giovane professore di letteratura si sedette sulla sua sedia e rimase a contemplare i suoi studenti che sorridenti se ne uscivano dalla sala, contenti del suono della campanella.
Rimase a fissare la giovani ragazze che uscivano sculettando da quella classe e le paragonò alle donne che frequentava ogni giorno da due anni, da quando si era trasferito a Holmes Chapel per il suo nuovo lavoro.
Non si lamentava della sua vita, per avere solo ventisette anni si poteva ritenere fortunato: aveva una bella casa, una macchina sua, molti amici ed un lavoro che amava.
Da due anni la sua vita era cambiata radicalmente, da due anni era diventato qualcuno, da due anni poteva ritenersi autonomo, ma soprattutto maturo.
Era totalmente diverso dal ragazzo dell’università che si ricordava, dal ragazzo che pensava solamente a divertirsi usando il sesso e l’alcol, era cambiato ed andava fiero della nuova persona che era diventato.
Due anni prima aveva deciso di allontanarsi dalla casa dei propri genitori adottivi, aveva deciso di andarsene e di cambiare, di cominciare una nuova vita.
Aveva preso quella decisione nell’esatto momento in cui aveva conosciuto la propria madre biologica.
Nel momento in cui la conobbe, capì che qualcosa sarebbe cambiato, che lui sarebbe cambiato, che non sarebbe rimasto per tutta la vita quel ragazzo senza cervello, che pensava solo a se stesso.
Quei due anni in poco tempo erano passati, in due anni lui era cambiato, era diventato un vero uomo e finalmente poteva ritenersi fiero di se stesso.
Oramai era diventato adulto, oramai era Louis William Tomlinson, professore di liceo, buon amico, figlio gentile e persona amata da tutti gli amici.
«Tomlinson, vuoi rimanere seduto lì tutta la giornata o vieni a pranzo con noi? » esclamò una delle sue colleghe, la tipica giovane appena laureata come lui che provava un grande amore verso le stelle ed i pianeti.
Louis accennò un sorriso, alzando leggermente i lati delle labbra, facendo quasi una smorfia.
Era una ragazza bella, alta poco meno di lui, con cappelli biondi molto ossigenati, un seno abbondante ed un fisico palestrato, uno di quelli troppo muscoloso, non adatto ad una donna.
Il professore si alzò, ma nell’esatto momento in cui stava per uscire dalla classe, una delle sue alunne tornò nella sua classe con lo sguardo basso, probabilmente intimorita dal fatto che fosse da sola con il suo professore.
«Professore, mi aveva chiesto il compito su Shakespeare oggi, mi sono dimenticata prima di darglielo. » affermò tenendo la testa bassa, osservandosi le scarpe, la giovane studentessa che riteneva il suo professore uno dei ragazzi più dolci e belli di quel paese o anche del mondo.
Proprio per questo si agitava, proprio per questo solo all’idea di rimanere con lui da sola le faceva battere il cuore, soprattutto quando ripensava a certi sogni in cui pensava di essere la fortunata che viveva al suo fianco.
Joanne Straits era la tipica ragazza studiosa, che principalmente pensava ad andare bene a scuola e che aveva paura di deludere i suoi genitori o i suoi professori, specialmente quello che aveva davanti.
Era quella ragazza che preferiva andare bene a scuola al posto di divertirsi, perché riteneva che quegli anni, quelli che stava vivendo, fossero quelli che le avrebbero dato la possibilità di avere un buon futuro, senza inconvenienti, perché per lei la vera vita sarebbe arrivata dopo.
Louis sorrise prendendo il foglio dalle mani della giovane, la quale cercò di evitare un contatto fisico, perché era una cosa che la infastidiva.
«Grazie Joanne, sono contenta che ci sia almeno qualcuno nella classe che mi ascolta, ogni tanto» sentenziò, ponendo il foglio all’interno la sua borsa da lavoro.
La giovane studentessa non potè trattenere un sorriso, inclinando la testa verso sinistra, come era solita fare e poi accennando un sorriso veloce, con il cuore a mille, corse a casa.
Louis era seduto insieme ai suoi colleghi di lavoro a cena.
Erano al solito ristorante, uno di quei ristorante che con solo dodici dollari riuscivi a saziarti abbastanza.
Stavano parlando di come gli studenti si comportassero durante le lezioni e che scuse usassero ogni volta quando non avevano i compiti o quando venivano richiamati.
«Ho trovato due ragazzi in bagno mentre stavano scopando, è veramente ignobile pensare che questa gioventù, soprattutto femminile, a quindici anni abbia già aperto le gambe a qualcuno, se non a mezzo mondo» esclamò Jack, bevendo il suo ultimo sorso di birra, appoggiando una gamba contro il tavolo, tenendosi in con la schiena appoggiata al muro.
Candice appoggiò i gomiti sul tavolo, guardando con un leggero odio il suo collega di lavoro che aveva davanti, niente altro che suo marito.
«Soprattutto femminile? I ragazzi mettono in atto il loro secondo cervello all’età di tredici anni, appena scoprono cosa sia il sesso, ma nessuno se ne accorge perché voi non avete ‘problemi’ quando perdete la verginità. » rispose, cercando di difendere, come era solita fare, il suo sesso e schierando contro suo marito, cosa che la divertiva molto perché sapeva che non avrebbe retto il confronto. «Se anche voi aveste questo problema, di sicuro si scoprirebbe la verità e cioè che alla fine, insieme alle ragazze che perdono la verginità prima, ci siete anche voi, ma ovviamente chissene frega se il ragazzino di quattordici anni ha fatto sesso, puntiamoci su quella della stessa età, ma di sesso opposto»
Ogni sera era così, ogni volta che uscivano insieme, Candice e Jack trovavano qualcosa su cui discutere e se non fosse stato per le fedi che portavano all’anulare coi rispettivi nomi, probabilmente nessuno avrebbe detto che stavano insieme da più di dieci anni.
Louis si alzò, facendo segno che voleva andare a prendere un’altra birra.
Era una sera calda di settembre, il caldo si faceva ancora sentire ed ancora molti turisti non erano tornati nelle rispettive case.
Ogni locale del centro di Holmes Chapel era affollato, non si trovava neanche un posto desolato, era impossibile trovare la pace.
«Cosa vuoi, Louis? » chiese il cameriere Liam, niente altro che suo vicino.
Il ragazzo fece vedere il suo boccale vuoto e subito capì, andando a prendere un altro bicchiere pieno di birra.
«Cosa mi racconti allora professore, è da alcune settimane che non sento nessuna ragazza intrufolarsi a casa tua e non penso che quella donna, che ho visto uscire dal tuo appartamento, fosse una delle tue avventure, almeno spero per te» esclamò porgendogli la birra, accennando un sorriso, divertito dall’immagine che qualche giorno prima aveva visto.
Il suo vicino abbassò il capo e cercò di ricordarsi a che evento si stava riferendo e poi ricordò, ritornò ad una settimana prima quando era arrivata sua madre per vedere come stava e come si trovasse in quel posto nuovo.
Era strano il rapporto con la sua madre biologica, non si parlavano per settimane e poi quando si risentiva, facevano finta di nulla come se quei giorni non ci fossero stati e come quegli anni in cui era stato abbandonato, non fossero appartenuti alla loro vita.
«Mia madre» sussurrò, rendendosi conto di quanto le mancasse «La solita madre che vuole vedere e sapere tutto» continuò, portando il bicchiere alle labbra, cercando di nascondere il suo cambiamento di stato d’animo che, però, Liam notò, ma che tralasciò, capendo che non ne avrebbe parlato, anche se gli avesse chiesto qualcosa.
Finito l’alcolico, dopo aver salutato tutto ed aver preso il suo golfino, uscì e se ne andò a casa, dove lo aspettavano qualche oretta di sonno per ricaricare le forze.
 









 




















Angolo Autrice.
In questo sito sarò semplicemente asyphx, finchè avrò questo nick e rimarrò anonima, almeno sulla mia vera identità.
Non ho molto da dirvi, a parte che questa storia verrà aggiornata ogni qual volta mi lasceranno del tempo libero i libri e le varie faccende extrascolastice.
Spero solo che vi piaccia e che lasciate qualche recensione, perchè mi piacerebbe avere dei consigli, sia positivi che negativi.
Nel caso vogliate farmi leggere qualche vostra storia, non abbiate paura di dirmelo, passerò, appena avrò tempo.
Un bacio,
asyphz.

  
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