Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: HisLovelyVoice    29/05/2013    8 recensioni
Stavo male ogni giorno a causa sua.
Quasi non riuscivo ad andare avanti per il macigno che stanziava nel mio cuore.
Mi faceva sentire uno schifo.
Mi faceva sentire un giocattolo usato e poi gettato.
Perché era quello che quell’essere faceva.
Mi usava e poi mi gettava all’angolo della strada.
Riuscivo a malapena a camminare, le forze mi mancavano e spesso mi capitava di addormentarmi sul marciapiede.
Tutto era scomparso, tranne le ferite, che mi ricordavano la mia sofferenza.
Volevo solo un po’ di felicità, chiedevo troppo?
Forse si, perché quella felicità tanto ambita non arrivava mai, c’era sempre qualcosa che rovinava tutto.
Io continuavo a sperare, anche se lei non c’era sapevo che prima o poi sarebbe arrivata.
Sapevo che avrebbe portato un po’ di luce nella mia semplice vita.
Forse era già arrivata quella luce.
Forse dovevo solo aprire il cuore e farla entrare.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'I need happiness'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
34 You are my happiness
 
- che ne pensi di venire a casa mia? - chiesi a Federico, quando uscimmo da scuola.
- non lo so, non vorrei disturbare. - disse, prendendomi la mano.
- non disturbi. - lo rassicurai. Senza nemmeno accorgersene lo stavo trascinando verso la fermata dell’autobus che dovevo prendere io.
- va bene. - gli sorrisi. Poi mi avvicinai a lui e lo baciai. Lui prese come al solito il mio zaino, poi passò la sua mano intorno alle mie spalle, avvicinandomi a se. Fortunatamente lì non avevo ferite.
Dopo poco arrivò l’autobus, e velocemente tornammo a casa. Aprii la porta e notai che era chiusa a chiave.
- non c’è mia madre. - dissi posando le chiavi sul tavolinetto all’ingresso. Presi Federico per mano e lo portai in camera mia. Gli feci posare gli zaini e poi riscendemmo giù, in cucina. Presi una pentola e iniziai a riempirla d’acqua.
- la pasta ti va bene? - domandai. Federico annuì, mentre prendeva i piatti dal cassetto. Era venuto a casa mia così tante volte che sapeva perfettamente dove si trovasse ogni cosa. Quando la pentola fu piena, la misi sul fornello, accendendo il gas.
Aprii il frigo, con l’intenzione di prendere del sugo, ma notai che non c’era.
- non c’è il sugo. - dissi a Federico. - a me in bianco non piace. Lo andiamo a comprare? - chiesi.
- vado io, tu rimani qua, così controlli l’acqua. -
- mmm… va bene. Vado a prendere i soldi. - stavo per andare, ma mi prese delicatamente per la vita, avvicinandomi a se.
- dove credi di andare? Pago io, altrimenti non sarei un gentiluomo. - mormorò al mio orecchio, per poi darmi dei baci lungo il collo. Rabbrividii.
- e se volessi fare la gentildonna? - riuscii a mormorare.
- non te lo permetterei. - mi fece girare e mi diede un bacio a fior di labbra. - vado. -
- aspetta! - lo fermai. - prendi le chiavi. - dissi porgendogliele. - credo che andrò a farmi una doccia. - lui annuì prendendole. Mi diede un altro bacio e uscì.
Andai al bagno e mi feci una doccia calda. Ero così felice che non sentivo nemmeno il dolore che l’acqua mi procurava quando entrava a contatto con la mia pelle. Forse, solo forse, veramente nulla sarebbe andato storto. Ma con la fortuna che mi ritrovavo, quando le cose andavano per il verso giusto, succedeva qualcosa di spiacevole.
Ed era quello che sarebbe successo anche quel giorno.
Uscii dalla doccia sorridendo, poi mi cambiai molto velocemente.
Una volta fuori dal bagno, suonarono alla porta.
- Federico, ma secondo te, perché ti ho dato le chiavi? - esclamai mentre aprivo la porta. Ma sulla uscio non c'era Federico. Tentai di chiudere Matteo fuori, ma era più forte di me e riuscì ad entrare.
- andiamo Camilla, perché mi tratti così? -
- cosa vuoi Matteo? - chiesi acida, allontanandomi da lui.
- mmm...fammici pensare. - si accarezzò il mento con fare pensoso. - ci sono! - mi fissò intensamente. - te. - sbarrai gli occhi. In pochi secondi me lo ritrovai vicinissimo. Mi prese per i fianchi i mi avvicinò ancora di più a se poggiandomi delicatamente al muro del salone. - te l'ho detto uno dei primi giorni di scuola che sei bellissima. E ieri che se voglio una cosa la ottengo, sempre. - iniziò ad accarezzarmi tutto­ il corpo, mentre io tremavo. Provai a staccarmi, ma mi tirò uno schiaffo in pieno viso.
- eppure credevo che mio padre fosse stato chiaro!. - ringhiò. Sgranai gli occhi. Capii finalmente dove avevo già visto quegli occhi e quel sorriso...
- tu! Tu sei il figlio di... -
- già. E sai qual è il detto, no? Tale padre tale figlio. Non provare più a ribellarti. Basta che ti appoggio un po' meno delicatamente al muro e la tua vita finisce qua. Sono stato abbastanza chiaro? - annuii spaventata. Iniziò a baciarmi. Provai solo disgusto nel sentire le sue labbra premere sulle mie. Prese subito i lembi della mia maglietta e me la sfilò velocemente lanciandola da qualche parte. Si staccò un attimo da me per guardare la mia pancia.
- mio padre a fatto un ottimo lavoro. - constatò, passando l'indice sulla ferita. Tremai a quel contatto. Riprese a baciarmi con più foga di prima, ma si staccò nuovamente poco dopo.
- così non c'è gusto. Non posso mica fare tutto io! - mi indicò la sua camicia. - la vedi questa? La devi togliere, altrimenti per te non finisce bene. - ricominciò a baciarmi, mentre io con riluttanza slacciavo i suoi bottoni. Gli tolsi la camicia e lui premette il suo corpo contro mio.
- se invece di rimanere ferma collaborassi! - esclamò, rimanendo però incollato alle mie labbra. Certo, e ora dovevo pure ricambiare il bacio. Seguii però ciò che mi stava ordinando di fare per evitare di farlo arrabbiare.
Poi staccò le sue labbra dalle mie e iniziò a scendere. Baciò ogni angolo libero del mio collo, fino ad arrivare alla spalla. Scese più giù, ma non volevo che continuasse. Chiedendo mentalmente scusa a Federico, presi il suo volto tra le mani e lo baciai. Inizialmente rimase sorpreso, ma poi si lasciò andare e continuò a baciarmi.
- sapevo che prima o poi ti saresti lasciata andare. Sono troppo bello perché qualcuna possa resistermi. - mormorò sempre premendo sulle mie labbra. ‘provo solo ribrezzo nei tuoi confronti!’ avrei voluto dirgli, ma non era il caso.
Mi slacciò i pantaloni, i quali scivolarono sul pavimento molto velocemente.
Mi prese una gamba alla volta e le allacciò al suo busto, mentre continuava a premere contro il mio gracile corpo. Faceva male, soprattutto il contatto con il muro, ma dovevo sopportarlo, o per me sarebbe finita veramente male... ‘ti prego Federico, fai presto.’
 
FEDERICO
Stavo tornando a casa di Camilla, ma ciò che vidi vicino al suo viale non mi piacque affatto. 'No, no, no! Non Matteo!' c'era la sua moto parcheggiata.
Corsi per il vialetto cercando di non inciampare nei nani da giardino, e aprii velocemente la porta di casa. Per fortuna Camilla mi aveva dato le chiavi!
La scena che mi ritrovai davanti mi fece ribollire il sangue nelle vene. Camilla, appoggiata al muro, solo in biancheria. Matteo, a petto nudo, la stava baciando. Lei aveva le gambe allacciate al busto di quel lurido bastardo. Ma la cosa che mi fece più male fu vedere che Camilla stava ricambiando quei baci. Non ci credevo. Non ci volevo credere. Eravamo finalmente tornati insieme! Ma appena mi vide, mi implorò con lo sguardo di aiutarla. Capii al volo come erano andate le cose. Poggiai a terra la busta e mi avvicinai a loro.
- come osi baciare la mia ragazza?! Toglile immediatamente le tue luride mani di dosso, se non vuoi che finisca male! - ringhiai contro Matteo. Sembrò accorgersi di me solo in quel momento, ma non diede peso alle mie parole. Continuò a baciare Camilla. Mi avvicinai ancora di più e lo scaraventai a terra.
- ma sei sordo?! Non devi provare nemmeno a toccarla, ci siamo capiti?! - gli sferrai un paio di pugni e alcuni calci. Non doveva nemmeno avvicinarsi a lei quel lurido bastardo. Riuscì in qualche modo ad alzarsi e ne approfittai per sbatterlo al muro tenendolo per il collo.
- hai capito quello che ti ho detto?! Devi lasciarla in pace! -
- okay, okay. La lascio in pace. Ma te lascia me! - 'codardo.' lo lasciai andare, ma prima che potesse prendere la sua camicia gli diedi un pugno in pieno viso. Barcollò un attimo, poi gli lanciai la camicia addosso con disprezzo e lo buttai fuori casa.
Camilla fissava il vuoto impaurita. Mi avvicinai a lei e l'abbracciai. Iniziò a piangere.
- ssh, è tutto finito. - le sussurrai, accarezzandole i capelli.
- grazie. - mormorò.
- niente. - si staccò da me e mi diede un leggero bacio a fior di labbra.
Per la prima volta vidi tutte le sue ferite. Diamine, erano veramente tante! Stava riprendendo i vestiti ma la fermai.
- aspetta! - mi guardò con aria interrogativa piegando di lato la testa. Così era ancora più bella. - v-voglio solo guardarti. - dissi un po' imbarazzato. Arrossì, poi però scosse la testa.
- no, per favore. Faccio schifo. - stava per mettersi la maglietta, ma mi avvicinai a lei e la fermai.
- non fai schifo, okay? Sei bellissima. - abbassò lo sguardo, scuotendo nuovamente la testa.
- no, non lo sono. - mormorò. Le alzai il volto.
- credimi, lo sei. E io ti amo con tutte queste ferite. - mi abbassai e la baciai dolcemente. - ora posso guardarti? - annuì, quasi impercettibilmente. Mi allontanai e mi sedetti sul divano. - vieni qui. - le dissi, facendole cenno di mettersi in braccio a me. Fece come le avevo detto. Era un po' imbarazzante, considerando che era solo in biancheria, ma alla fine non mi importava più di tanto.
Teneva lo sguardo abbassato, e i capelli le ricadevano sulle spalle, coprendole in parte il volto.
Le guardai le gambe magrissime. Le cosce erano quasi completamente viola, nere, verdi e gialle. Rabbrividì, quando le sfiorai il centro del livido. Guardai le braccia, che erano nella stessa situazione delle gambe.
La schiena era completamente lacerata. Non solo c'erano lividi, ma anche tagli e ferite molto profonde. Nei punti in cui era già guarita, più o meno, c'erano delle cicatrici.
La feci girare, in modo da poter vedere meglio la pancia. Le si vedevano le costole per quanto era magra e aveva un livido enorme. Era verdognolo all'esterno e si scuriva man mano che si andava verso l'interno, fino a diventare nero.
Le feci alzare il volto e la guardai negli occhi.
- non mi importa che tu abbia tutte queste ferite, io ti amo comunque. Ti amo più della mia stessa vita. E non voglio più litigare con te. Non voglio più doverti stare lontano. Non voglio più vederti soffrire. Voglio solo stare con te, qualsiasi cosa questo comporti. Non posso stringerti forte perché potrei farti male? Non lo farò, aspetterò che tu guarisca. Non puoi fare alcune cose, tipo affaticarti troppo? Sarò sempre qui, pronto a sostenerti. Te lo prometto, perché voglio solo la tua felicità. - mi sorrise.
- sai, quando ho cambiato scuola speravo in un po' di felicità. Ho aspettato, ho aspettato a lungo. E alla fine questa felicità è arrivata. Sei tu la mia felicità. -
 

FINE







HEI!! (si, rompo anche se è finita u.u)
vi prego, ce l'avete un fazzoletto? mi sto commuovendo. cioè, è finita.... non ci credo
adesso che faccio? ho un'altra storia in corso, ma mi ero affezionata a questa! :(
che ne dite, lo faccio il seguito? fatemi sapere!
allora, avevo già avvertito qualcuno che in questo capitolo avrebbe odiato ancora di più Matteo.
sono stata di parola, vero? :P
qualcuno lo aveva capito che era lui il figlio del bastardo?
avevo lasciato degli indizzi :D
almeno una volta Camilla si era chiesta dove aveva visto quel sorriso e quegli occhi
una volta ho descirtto il bastardo, quando è uscito da prigione, e ogni tanto ho descritto Matteo. più o meno le descrizioni combaciavano
poi avevo scritto che Matteo aveva una sorellina, e che lui fa il quinto
nel capitolo in cui ci sono tutti i ricordi, ho scritto che il bastardo aveva due figli, di cui uno aveva quasi 19 anni, quindi faceva il quinto
poi, il ragazzo che si trovava fuori scuola era lui, che doveva andare a parlare con il padre, appena evaso da prigione (a proposito, lui è ancora libero...)
non credo di aver lasciato altri indizzi c:
coooomunque volevo ringraziare tutti quanti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite (addirittura!!) e ricordate. i lettori silenziosi e i recensori c: siete tutti meravigliosi, cosa farò ora senza di voi? *dalla disperazione si strappa i capelli*
sappiate che vi adoro tutti, dal primo all'ultimo, perchè è solo grazie a voi se questa storia è arrivata al capitolo 34 c:
ancora non ci credo....
vabbè, basta con questo angolo autrice, altrimenti diventa più lungo del capitolo ;)
ancora grazie e alla prossima storia c:
un bacio
Giulia xxx




SE C'E' QUALCUNO CHE ANCORA LEGGE QUESTO CAPITOLO, VOLEVO AVVISARE CHE HO INIZIATO IL CONTINUO, SI CHIAMA "YOU ARE MY HAPPINESS"

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: HisLovelyVoice