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Autore: SSONGMAR    30/05/2013    1 recensioni
Era giovane, alto, palestrato e moro. Alzò lo sguardo ed accennò un sorriso. - Salve ragazzi, lieto di conoscervi, sono il professor Lendon Wolf. -
Dal capitolo V: In quel momento ci fu silenzio. Bum bum qualcuno stava bussando, era il mio cuore che non cessava di correre all’impazzata. Non ci scostavamo, non distoglievamo lo sguardo, lui semplicemente restava immobile come se avesse preso il mondo tra le mani. Mi guardava con quegli occhi profondi ed io guardavo lui. Sembravamo esserci catapultati in un altro mondo, dove non esisteva nessuno, dove c’eravamo solo io e lui, dove non esistevano ragioni, dove si perdeva praticamente la testa.. dove non si era più coscienti. I respiri diventarono affannati e i cuori battevano all’unisono.. il tempo si fermò e quando riuscii a riprendere coscienza le sue caldi labbra avevano già incontrato le mie.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Quella sera andai a dormire con una strana sensazione e mi risvegliai allo stesso modo.
Al mio risveglio mia sorella era impalata accanto al mio letto, manco fosse Sadako di ‘The Ring’, sobbalzai nel vederla e lei divertita scappò via prendendomi in giro – muoviti dormigliona che la colazione è pronta- mi disse saltellando. Mia sorella ha 11 anni, si chiama Alice ed è una vera peste.
Scesi in cucina e tutti erano già riuniti intorno alla tavola come nella pubblicità della mulino bianco. Mio padre intento a legge il suo solito giornale, mia madre sempre ai fornelli e mio fratello, Mark, con il suo i-pod nelle orecchie; bhè tanto mulino bianco non sembravamo. Consumai velocemente la mia colazione, mi preparai e mi avviai alla fermata del bus. Grazie a mia sorella quella mattina feci presto e alla fermata ero ancora sola. In lontananza vidi Key e Sophie avvicinarsi. – Giorno Ciel, oggi sono con voi – disse Sophie sorridendo. Io la guardai e sorrisi. Non era la prima volta che prendeva il bus con noi, di solito l’accompagnava il suo autista ma ogni tanto la signorina faceva una piccola eccezione facendo un salto ai piani bassi.
Key quella mattina mi guardava in modo strano, come se mi stesse nascondendo qualcosa, ma cosa poteva essere? – Tutto bene Key? – gli chiesi preoccupata. – Si come sempre Ciel, perché me lo chiedi? – rispose lui, fingendo indifferenza, io scrollai la testa e non risposi. Arrivati a scuola incontrai il resto della trupe e ci dirigemmo in classe. Alla prima ora avevamo quel simpaticone del professor Mc Flurry, nostro professore di economia e commercio e nostro migliore amico. Prima di iniziare la lezione il prof era solito raccontarci le sue avventure e noi interessati ascoltavamo sempre cosa aveva da dire. C’era sempre da sbellicarsi dalle risate e la cosa era piacevole poiché, restare sempre seduti nella stessa classe, per cinque ore non era una cosa poi tanto bella.
Arrivò ricreazione, io sentivo il bisogno di sgranchire un po’ le gambe, mi mancava la mia biblioteca e quindi decisi di farci un salto. Chiesi alle mie amiche se volessero accompagnarmi ma, a quanto pare, avevano tutte da fare qualcosa.
Mi incamminai per andare in biblioteca, era tanto che non ci andavo, per tutta l’estate l’aria che vi si respirava all’interno mi era mancata tantissimo. Lì dentro io ci avevo praticamente il mondo ed era un posto solo mio, visto che nessuno azzardava ad andarci; a quanto pare la cultura spaventa molte persone.
Per arrivare in biblioteca dovevo passare per la sala musica. La nostra sala musica era davvero grande e all’interno vi era un pianoforte a coda bellissimo. Da lontano sentii un melodia familiare. Qualcuno stava suonando la mia canzone preferita. Tornai indietro e mi diressi verso la sala musica, la melodia si faceva sempre più forte ed era così dolce, mi piaceva tanto e ci avrei giurato, qualcuno ci stava canticchiando sopra.
Spalancai la porta e.. seduto accanto al piano c’era il nuovo professore di matematica.
Si voltò verso di me e mi sorrise – non pensavo che questa melodia avesse questo potere – disse lasciando cadere le mani dal piano, io lo guardai stranita; non riuscivo a capire a cosa si riferisse. Lui mi guardava, molto probabilmente si era accorto che non avevo capito bene a cosa si riferisse – non è forse tuo questo? - . Tra le mani aveva il mio mp3, il mio adorato mp3, ecco dov’era finito. Lo guardai e feci si con la testa, poi mi avvicinai per recuperarlo. – Ti sarà scivolato ieri mentre scendevi dalla macchina – disse porgendomi l’mp3. – Grazie prof – ringraziai. Lui si voltò e continuò a suonare quella melodia. Dio, quelle dita lunghe su quel piano, quella melodia; mi stava semplicemente trasportando in un’altra dimensione. – E’ strano per un professore di matematica saper suonare il piano – dissi stupidamente. – Sono umano, il professore è solo la mia professione, ho anche una vita sai? – disse ridendo. Io mi sentivo le guance bollenti, perché continuavo a dire solo cavolate? E soprattutto, perché sempre in sua presenza? Il professore mi guardò e mi fece spazio accanto a lui, io prima di sedermi tentennai un pochino ma poi cedetti. – Sono rimasto con te da solo nella mia mente, e nei miei sogni ho baciato le tue labbra migliaia di volte – disse guardandomi negli occhi. Il cuore a momenti usciva dal petto per il suo forte tamburellare, ma cosa stava succedendo? E cosa aveva appena detto? – Non è forse così che inizia la tua canzone?- si voltò e iniziò a mettere più note assieme che composero quella magnifica melodia. – Era ancora acceso quando lo trovai e la prima canzone era proprio questa, presumo sia la tua preferita – mi disse mentre continuava a suonare, io chiusi gli occhi e mi lasciai cullare e con un cenno della testa annuii.
La campanella suonò ed io dovetti tornare in classe, la ricreazione era finita e non ero riuscita ad andare in biblioteca, avevo però di nuovo con me il mio amato mp3 ed avevo scoperto una nuova cosa del professore; sapeva suonare il piano e soprattutto cantava divinamente.
Mentre tornavo in classe qualcuno mi prese per il braccio, era Key ed aveva un’espressione piuttosto arrabbiata. – Posso sapere cosa sta succedendo? – disse portandosi una mano alla fronte. Io lo guardai stranita – cosa intendi? – dissi inclinando un po’ il capo. – Cosa intendo? Oh signorinella, sai benissimo cosa intendo!- . La cosa era seria, lui sembrava molto arrabbiato ed io non riuscivo a capire a cosa alludesse con quelle parole. – Ieri ti ho vista scendere dalla macchina del nuovo professore di matematica oggi, invece, vedo che lasciate entrambi la sala di musica, posta tra l’altro in un’altra zona della scuola e in un luogo dove non ci va mai quasi nessuno -. Io lo guardai e per un attimo rimasi intontita, non sapevo cosa dire perché quelle avvenute erano solo coincidenze, ma sapevo che se l’avessi detto a Key di sicuro non mi avrebbe creduto. Stavo per aprir bocca quando improvvisamente arrivò Sully – ehi voi due, non avete intenzione di tornare in classe? Guardate che la signorina Anderson è già arrivata- , Key mi lanciò un’occhiata di ghiaccio e raggiunse Sully per andare in classe.
Le ore passarono velocemente ed io pensavo sempre alla stessa cosa. In realtà era successo tutto così in fretta che manco io riuscivo bene a capire. L’unica cosa che sapevo era che dovevo assolutamente parlare con Key e chiarire questo malinteso.
Eppure quella strana sensazione era ancora in me. Ripensai per un attimo a ciò che era accaduto nella sala musica ed il mio cuore ritornò a battere forte. Perché quell’uomo era capace di farmi questo strano effetto? – Oh cavolo Ciel, ma ti rendi conto che stiamo parlando del tuo professore di matematica – ripetevo tra me e me.
Mi ricomposi e ritornai ad ascoltare la lezione.
All’uscita da scuola Key non volle tornare con me in bus, disse che aveva da fare e che si sarebbe trattenuto a scuola più del dovuto. Afferrai il concetto e me ne tornai a casa da sola, accesi l’mp3 e mi immersi nel mio mondo.
Erano verso le 20:00 quando decisi di andare a fare una passeggiata, in realtà avevo intenzione di mandare un messaggio a Key e dirgli di incontrarci al parco.
Trovai un pretesto con i miei ed uscii.

Ciao Key, sono appena uscita da casa e mi sto dirigendo al parco
che ne dici vuoi farci un salto? Ti aspetto alla solita altalena.
                                                                                                Ciel.
Inviai il messaggio e mi incamminai.
Arrivata a destinazione come promesso mi sedetti sull’altalena ad aspettarlo.
Erano ormai le 20:32 e di Key manco l’ombra. Improvvisamente, però, vidi spuntare Scricciolo, il suo cagnolino che scodinzolando a più non posso mi si avvicinò.
Key arrivò, non mi guardò e si sedette direttamente sull’altalena accanto alla mia.
- Ecco Key, io in realtà volevo parlarti del malinteso che si è venuto a creare – dissi cercando di aggiustare le cose. – Non preoccuparti, non hai nulla da dovermi spiegare, anzi scusa se oggi ti ho assalita in quel modo -. Key si scusò ma il suo tono continuava ad essere freddo ed io cominciavo seriamente a preoccuparmi. Non era mai capitato prima una cosa del genere, avevo paura, paura di perdere il mio migliore amico. Cominciai a piangere e Key si voltò a fissarmi. – Scusami Key è che io ho davvero paura. Credimi quelle di ieri e oggi sono state solo coincidenze. Non è successo nulla tra me ed il nuovo prof -. Le lacrime continuavano a scendere interrottamente dai miei occhi. Mi stavo vergognando per quello che stava accadendo, eppure non riuscivo a fermarmi. Key si avvicinò a me, si accovacciò e mi asciugò le lacrime. – Adesso smettila – mi disse quasi sussurrando. – Sei bellissima quando sorridi, non rovinare il tuo viso con queste lacrime. Se dici che non è successo nulla io ti credo ma sai, sono il tuo migliore amico e mi piacerebbe essere informato la prossima volta. Cosa succede se ti prendi una cotta per il professore? – Io smisi di piangere e alzai lo sguardo per guardarlo. – Una cotta per il prof? – ritornai a sguardo basso e mi strinsi una mano al cuore; in effetti Key non aveva tutti i torti, qualcosa dentro di me si stava muovendo ma ancora non avevo capito cosa fosse esattamente.
  
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