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Autore: ireland93    30/05/2013    2 recensioni
"E se per una volta non fossi la ragazza che tutti si aspettano?"
Qualcosa stava cambiando. Qualcosa era cambiato. Qualcosa stava per cambiare.
Schiava del proprio stesso motivo di sopravvivenza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un triste martedì pomeriggio, incorniciato da una cupola di nuvole grige che ricoprivano tutta la città, facendo cadere qualche goccia d'acqua a intermittenza sulle finestre della casa di mio padre. La mia mente poteva così vagare in cerca di pensieri deprimenti che non facevano che peggiorare la mia situazione attuale.
Ero intenta a fissare il vuoto immersa nei miei profondi pensieri, quando fui interrotta dalla luce di un'auto e dal rumore dei pneumatici sul vialetto. Uscii a vedere chi era e vidi una macchina bianca, apparentemente molto costosa: era mio padre. Corsi ad aprire il cancello per permettergli di entrare in garage, quando lui spalancò la portiera della macchina venendomi in contro
"Hey ciao Liv, mi dici cosa ci fai quì fuori? torna subito dentro, sennò ti ammali e sai benissimo che non posso prendermi giorni di riposo dal lavoro!"Appunto, lavoro. Una parola sacra per lui, nettamente superiore a sua figlia. Mi limitai ad annuire e tornai dentro con l'umore a terra.

Da quando mia madre ci aveva lasciati, io dovetti trasferirmi da Venezia a Londra per il lavoro di mio padre. Vivevo in Inghilterra da più di sei anni ormai, ma non riuscivo comunque a stare bene. Mi mancavano i miei amici.Mi mancava l'Italia e Venezia. Ma soprettutto mi mancava mia madre, visto che ormai senza di lei era tutto cambiato. Mio padre si era risposato con Jessy, e non aveva perso tempo, visto che ha avuto da lei un figlio maschio, ovvero Dereck.

Quando mio padre entrò in casa, si tolse l'impermeabile grondante d'acqua, poggiandolo sull'appendiabiti in ingresso. Era fradicio. Dopo essersi cambiato, venne in camera mia, e mi trovò buttata sul letto a leggere un libro.Cominciò a fissarmi senza muovere un muscolo o aprir bocca, facendomi innervosire.Sbuffai"Cosa c'è adesso?"dissi in tono scocciato.   Lui mi guardò stupito e m disse"Come cosa c'è, oggi è il compleanno di tua madre!"disse.
"Matrigna" ribattei io.
"Chiamala come vuoi ma è pur sempre mia moglie, e quindi tua madre.Comunque volevo solo dirti di prepararti perchè sta per arrivare"
lo guardai incredula"Cosa?! Lei quì?! No,no no , calma,calma....non mi hai mai detto nulla!"
"Appunto così avremmo evitato inutili discussioni"disse con tono sfacciato.
"Ma ti sembra il modo di trattarmi? Sono pur sempre tua figlia e ho il diritto di sapere chi viene in casa nostra!".
"Beh ora lo sai, giusto?Quindi adesso muoviti e non fare altre storie!"uscì sbattendo la porta.

Ero furiosa.Non poteva trattarmi così.Purtoppo non avevo altra scelta, dovevo per forza andare a quella stupida cena.Mi misi un vestito blu scuro,un paio di convers nere, mi sistemai un pò i capelli eil trucco e fui pronta per scendere.Non feci in tempo a percorrere la gradinata che portava al piano inferiore, che sentii suonare il campanello.Era arrivata.Lei, il diavolo fatto a persona,quella odiosa matrigna che mi ritrovavo era lì, davanti ai miei occhi. Cercai di stamparmi sul viso un sorriso, ma invano.
Entrò come se fosse casa sua dandomi in mano il cappotto e correndo ad abbracciare mio padre.Io per lei non esistevo,infatti ero l'unica in grado di far ragionare, per quanto poco, mio padre.
Andammo a sederci per mangiare, quando mio padre aprì il forno facendo sollevare un'intensa nuvola di fumo nero, che si disperse per tutta la cucina.
"Accidenti! Ho bruciato tutto! mi dispiace davvero tanto, non volevo!" disse mio padre, tra un colpo di tosse e l'altro
"Oh, non fa niante teoro,possiamo sempre uscire fuori a mangiare qualcosa"disse Jessy un pò scocciata.
"Ma mamma non ti aveva insegnato proprio niente su come funziona un forno, vero papà? hahaha"riuscii a strappargli un sorriso, che fù brutalmente interrotto dalla risata sarcastica di Jessy.
"Oh, mi dispiace tesoro ma tua madre non c'è più, e sono IO ora la moglie di tuo padre, ovvero tua madre.Per questo ti prego di non parlare più di quella donna daccordo tesoro?!"Le lanciai uno sguardo di odio imprignato dello stesso veleno che lei usava lanciare contro me e mia madre ogni volta che ci incontravamo.
"Io non farò mai quello che vuoi tu!Tu non sei mia madre e mai lo sarai,che ti piaccia o no!".
Mi pntò il dito in faccia e inarcò le sopracciglia, mettendosi a gridare"Non ti rivolgere a me così signorina!Ti ordino di andare in camera tua.ADESSO!"
Mio padre ,nonostante le mie continue richieste di aiuto, non disse una parola, ma anzi mi invitò a tornare in camera.
"Basta questo è troppo!" dissi io uscendo di casa.Mi portai via il mio libro, e mi diressi verso il parco vicino a casa mia. Non piansi, ma ci mancava poco.Decisi di provare a rilassarmi, così mi sedetti su una panchina circondata dal verde del picclo giardino, ormai illuminato solo dalla luce della luna.

Ero riuscita a calmarmi,ed ero immersa completamente nella lettura del mio libro, quendo sentii dei passi provenire dal piccolo marciapiede che attraversava il parco.Mi girai di scatto e vidi una figura alta e apparentemente snella. Un ragazzo forse. Aveva le mani in tasca e la testa abbassata concentrata sui piccoli sassi che i suoi piedi calciavano ad ogni passo.Più si avvicinava e più il mio cuore iniziò a battere velocemente, finchè non me lo trovai davanti. Era un ragazzo alto, magro, con i capelli castano chiari, e due occhi azzurri come il cielo. I suoi piedi si soffermarono davanti a me: alzammo entrambi lo sguardo e il ragazzo inchiodò i miei occhi verdi nei suoi azzurri, che brillavano di una luce meravigliosa. Un piccolo brivido mi percorse la schiena quando,mi accennò un sorriso, ma poi continuò per la sua strada, voltandosi di tanto in tanto.

Quando lo vidi allontanarsi abbastanza, mi alzai dalla panchina. Seguii i suoi passi, che si inoltravano nella parte più esterna del parco. Cominciai a corere, per non perdere di vista il ragazzo. Lo vidi inoltrarsi nella foresta confinante con il grande giardino. Mi nascosi dietro un albero. Il mio respiro era irregolare, il mio battito era accellerato, sia per la corsa, sia per la paura che mi invadeva data la situazione. 
Il ragazzo si guardò intorno assicurandosi di essere da solo. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un telefono, digitò un numerò, cominciando a camminare nervosamente per il piccolo spiazzo all'interno della radura. Lo sentii avvicinarsi: il mio respiro era pesante, affannoso, e per quanto ci provassi, non riuscivo a rendermi più silenziosa.
Il ragazzo si fermò dietro il mio albero, e lo sentii tendere l'orecchio. Trattenni il respiro, stringendo un lembo del mio vestito in un pugno. Cominciò ad avvicinarsi, sempre di più...fortunatamente una voce si fece eco nel silenzio di quella notte "pronto? Amico sei tu?"
Il ragazzo si allontanò per rispondere "Si bro, sono io...senti mi faresti un favore?..." Chiese leggermente incerto.
Colsi l'occasione per correre via, lasciando il ragazzo solo nella radura.

Dopo quell'incontro decisi di tornare a casa, dimenticandomi però il libro sulla panchina. Me ne resi conto solo dopo essrere entrata in casa, ma ormai era troppo tardi per uscire. Decisi di andare in camera mia senza parlare con mio padre...
 Questa è la prima volta che pubblico una storia su questo sito...spero vi piaccia c: lasciate le recensioni se volete il continuo c:
  
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