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Autore: SanaBlack    30/05/2013    0 recensioni
Regulus Black pensa al suo presente di Mangiamorte. Presente che vuole cambiare. Un mondo che incomincia a soffocarlo con le sue spire.
Ispirazione comparsa all'improvviso mentre ascoltavo"Imagine" di John Lennon.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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 Imagine
Pioggia, continua triste pioggia. Un tempo tale da toglierti tutte le energie, anche quelle poche che ti restavano.
Un ragazzo, seduto accanto alla grande finestra della sua stanza, seminascosto dai lunghi tendoni verde scuro, premeva la pallida fronte contro il vetro, osservando la pioggia infrangersi contro il marciapiede.  Regulus Black, in quella scura giornata di fine dicembre, non riusciva a fare altro che stare lì e pensare. Pensare a ciò che era successo solo poche sere prima, quando il gruppo di Mangiamorte a cui si accompagnava sempre più di frequente aveva torturato brutalmente un gruppo di ragazzi Babbani. Davanti ai suoi occhi aveva ancora l’immagine delle loro facce ridenti. Stavano cantando, uno aveva anche una chitarra. Erano giovani, spensierati, nelle loro risate traspariva tutta la vitalità e la voglia di vivere tipica dei ragazzi della loro età.
Vita. Un concetto mai appartenuto  completamente a Regulus. I Black, infatti, gli ricordavano da sempre la morte: la casa buia, con le teste degli elfi appese ai muri, quel clima pesante che si respirava lì. Era per questo che suo fratello, l’unica persona che riusciva a farlo ridere, se ne era andato. Perché lui era la Vita.  Era come quei ragazzi. Incarnava la gioia di vivere e la libertà. Lui, invece, scegliendo la sua famiglia prima e l’ Oscuro Signore poi, aveva scelto la morte e l’ asservimento totale a qualcuno.
Rimorso, dolore e dubbi occupavano la sua mente. Quei ragazzi non meritavano di morire, che cosa avevano fatto di male? Il solo fatto che fossero diversi da loro non giustificava quella morte orribile: poteva sentire ancora le urla dei giovani e le risate dei seguaci di Voldemort.
Che cosa sarebbe successo se al posto di quegli sconosciuti, ci fosse stato Sirius, magari con i suoi amici? Non avrebbe potuto neanche torcergli un capello. Era suo fratello e il legame, anche se spezzato da anni, li avrebbe uniti per sempre. Aveva il suo stesso sangue, era un Black anche lui!
Eppure, mentre nella mente pronunciava quelle parole, un altro ricordo affiorò: sua madre che bruciò il nome del fratello sull’arazzo di famiglia. “ Lo giuro sul grande Salazar: quel ragazzo non è mio figlio! È vergogna della mia carne, un sudicio traditore.“
A distanza di anni quelle parole, quelle urla furiose e il volto contorto dalla rabbia della madre provocano nel suo petto un immenso dolore. Suo fratello, colui che lo consolava quando era triste,  che gli passava una parte del contenuto del suo piatto convinto che non mangiasse abbastanza, che le prendeva anche quando la marachella di turno l’aveva commessa il fratellino, era andato via. Per sempre. Era come se fosse morto. Nessuno, in casa o tra i parenti lo nominava più. Nei loro cuori, freddi come il ghiaccio, era come una nota stonata che viene eliminata alla svelta dallo spartito. Una nullità. Da eliminare.
“ Sirius…”mormorò a bassa voca Regulus. Chissà se si era sentito deluso e amareggiato, il suo fratellone sedicenne, quando vedendolo a scuola, non  si era sentito rivolgersi un gesto di saluto o una parola. Ma come poteva, lui, Regulus, farlo? Gli era stato proibito e non poteve, non doveva!, no deludere la sua famiglia. La stessa cosa valeva per la sua nomina come Mangiamorte. Doveva fare ciò che ci si aspettava da lui e dal suo sangue puro: eliminare i Babbani e i Nati Babbani e ristabilire un mondo governato dai maghi.
Ma la fierezza che aveva accompagnato la sua scelta era scomparsa col tempo: vedere quei volti, quelle morti ingiustificate lo avevano scosso nel profondo. E si era anche accorto che l’Oscuro Signore non era come se lo immaginava: era cinico, pronto a passare sopra a tutto e  a chiunque pur di impadronirsi del potere; non era più una speciedi eroe per il giovane Black, era alla pari di un mostro così come tutti i suoi seguaci, tra cui c’erano la maggior parte dei suoi parenti.
Chissà, forse la tragica fine di quelle giovani vite allegre solo di qualche sera prima era servita davvero a qualcosa, a cambiarlo nel profondo, ad iniziare una specie di doppio gioco: fingere di essere dei loro ma allo stesso tempo fare qualcosa per eliminare dal mondo Lord Voldemort.
Cambiare il mondo come suo fratello, come quei ragazzi che cantavano “Imagine all the people living life in peace”. Volevano un mondo pacifico dove tutti meritavano la vita.
E così, mentre si alzava dalla sedia e chiamava a voce alta l’elfo domestico di famiglia, un sorriso, uno di quelli veri, si formò sul suo viso. Già pensava al modo di neutralizzare Voldemort, di scoprire il suo segreto e quei piani occultati ai suoi fedeli compari, ad un mondo nuovo in cui avrebbe potuto parlare ancora con il suo fratellone.
Perché niente poteva fermare la fantasia e i sogni nascosti dentro ognuno di noi. “You may say I’m a dreamer  but I’m not the only one..” Perché  lui non era solo, combatteva con altri per un mondo migliore.
  
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