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Autore: ChaosReign_    30/05/2013    9 recensioni
"Quando mai un nome ha cambiato la vera natura di qualcuno?"
È questo quello che Zacky, Jimmy, Matt, Brian e Johnny dicono a Rebecca, un'ignara ragazza di New York, trasferita a casa degli zii per sbaglio, in cerca di lavoro.
E sono proprio questi cinque ragazzi che la assumono come ballerina in uno squallido locale. E sempre loro la mettono al corrente di un mondo senza limiti, di una realtà disumana dove lei è il tassello mancante del puzzle. Quello più importante.
Diventeranno un tutt'uno e quando sarà il momento e quando le forze del male si scateneranno sarà compito loro finire il lavoro che millenni prima avevano iniziato.
Genere: Dark, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tears rain down from the sky.

 
 
 
 
-Vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza, please fasten your seat belts, s'il vous plaît attachez vos ceintures, bitte...-
Alla terza lingua smetto di ascoltare le raccomandazioni di allacciare la cintura e rivolgo lo sguardo al finestrino che da sulla pista di Los Angeles, da cui ci alzeremo in volo per uno scalo in Inghilterra
e poi diretti in Islanda a Reykjavìk, la capitale.
Seduto alla mia destra Zacky, il ragazzo che nonostante la sua natura distruttiva, i suoi segreti e tutto il resto è riuscito a rubarmi il cuore anche se ultimamene le cose non vanno per niente bene tra di noi, c'è una sorta di tensione non dichiarata, delle cose non dette. Alla mia sinistra, dalla parte del corridoio c'è Jimmy, credo, ora come ora, il mio migliore amico.
Davanti a noi ci sono Matt, Johnny e, sfortunatamente, anche Brian. Proprio l'ultimo continua a parlare, nonostante siano le due di notte, continua ad attaccare bottone con qualunque creatura dotata di parola.
Nemmeno cinque minuti fa si è intromesso in una discussione di due ragazze (molto probabilmente amiche in vacanza, nei sedili dall'altra parte del corridoio, speculari a Brian) sugli uomini che si depilano.
Non so se sia così di suo, se lo sia diventato con il tempo o se lo faccia per portarsi a letto quelle povere, stupide sciagurate. Perché stupide? Perché appena lui ha aperto bocca le loro si sono letteralmente spalancate e non dico dei rivoli di bava, altrimenti chiamati come fenomeni di bavismo da ragazze arrapate, che si sono potuti osservare da qui.
Ad un certo punto l'ho dovuto prendere per un orecchio e trascinarlo via, se no chissà come sarebbe andata a finire. No, non voglio saperlo.
La sua reazione? Beh, giudicate voi una frase così: “Che c'è dolcezza? Sei gelosa? Non ti preoccupare, lo sai che sono solo tuo, mhm.” Non sapete la furia che mi è salita e che ancora adesso non è del tutto evaporata, come dovrebbe fare lui stesso.
Guardo di nuovo fuori e vedo solo una distesa scura e riconoscibile come cielo.
Un cielo nero, senza luna e stelle, solo una distesa opaca difficile da sorvolare.
-Ehi, sei ancora sveglia?-
Zacky sbadiglia e mi accarezza la guancia, a dispetto mio, di Jimmy e di Brian, lui, il macigno e il nano se la sono dormita beatamente dall'imbarco fino ad ora.
-Si, non riesco a prendere sonno... E poi mi piace vederti dormire, sei così...-
Mi blocco a metà frase. Avrei voluto dire “umano”, ma so che non ama essere considerato diverso da me o da chiunque altro e ha ragione perché a me non piace essere considerata come loro.
Come, in effetti, non sono. Io sono ancora umana, ho una vita che mi potrebbe essere tolta con un colpo di pistola, non sono ancora immortale nonostante abbia diversi poteri (che, tra l'altro, non so usare) e una famiglia sovrumana.
-... Dolce.-
-Beh, tu lo sei anche da sveglia. Ti amo, ricordatelo sempre.-
Me lo dice con un sorriso stanco sulle labbra e mi lascia un bacio soave e leggero sulla fronte.
Poi torna a dormire e  io resto sola con i miei pensieri e l'ombra scura del cielo notturno.
 
Solo parecchie ore dopo, quando uno scossone mi fa svegliare di soprassalto, mi accorgo di essere crollata in un sonno profondo e prolungato per quasi tutto il viaggio.
Ricordo distintamente momenti di veglia dove ero lucida e poi il vuoto.
È Jimmy che mi annuncia l'arrivo a Londra.
Ho sempre voluto visitare l'Inghilterra e ora che sono qui non posso nemmeno starci quanto voglio, solo una giornata. Una fottuta giornata e domani di nuovo in aereo.
La cosa buona è che se esisti da millenni non hai bisogno di valigie o cose simili e quindi non si spende troppo tempo all'aeroporto per il ritiro dei bagagli, in tutto quel tempo trascorso sulla Terra ormai possiedi diverse dimore in tutto il mondo e ciò di cui hai bisogno lo trovi sempre lì.
Nemmeno io ho portato niente, solo l'essenziale, questo per ovvi motivi quale la questione tempo: non ce n'è stato.
Scesi dal velivolo, con i nostri bagagli a mano in spalla, ci dirigiamo verso l'uscita per affrontare il tragitto fino alla casa di campagna di Johnny a piedi (ho insistito molto su questo punto, almeno fino alla periferia me la voglio fare a piedi, voglio vedere più cose possibili).
Abbiamo camminato per circa tre ore prima di volare, letteralmente, a casa.
Mi hanno sollevato di peso e loro, con i loro bei poteri da angeli/demoni/cavalieri divini, si sono messi a fluttuare per le vie della città, a una velocità disumana. E in un momento siamo arrivati alla villetta inglese del nostro amico.
Una casa non proprio piccolina, loro si trattano bene, con un giardino molto ampio, un laghetto e una torretta che si erge da uno degli angoli della casa.
Credo che Johnny, o tutti e cinque, siano vissuti qui nel Medioevo, o almeno la struttura ricorda molto quello stile, sia all'interno che all'esterno.
Mentre i ragazzi sistemano una camera da letto io mi faccio una doccia calda, l'Inghilterra è decisamente più piovosa e umida della California, fortunatamente noi siamo arrivati che c'era il ciel sereno, ma l'umidità si è sentita eccome.
Il tempo passa e si fa sera, ceniamo tutti insieme e solo quando il freddo sole europeo è completamente tramontato mi decido a uscire a prendere una boccata d'aria, in solitudine.
Mi siedo sul primo gradino della scala della veranda bianca, un po' ingrigita dal tempo, bevendo un sorso di thè (ovviamente, essendo nella capitale del Thè non avrei potuto bere altro) e pensando al rapporto con il mio ragazzo, ultimamente troppo complicato per essere una relazione profonda.
-Ehi.-
Non mi accorgo del ragazzo dagli occhi azzurri finché non si siede accanto a me, pronunciando quell' “ehi” così rassicurante.
-Ehi.-
Lui si mette in bocca un sigaro e si lascia andare a una lunga boccata di fumo.
Poi espira il tutto creando dei cerchi grigi che salgono verso il cielo stellato e si dissolvono nell'aria.
-Certo che per essere un angelo ti dai a diversi vizi, eh?-
Lui ride della mia affermazione e alza le spalle, sembra sereno.
-È davvero spettacolare, non trovi? In California non vediamo quasi mai cieli così, sai è l'effetto dell'inquinamento luminoso. Qua a Londra ce n'è di meno, si sono adoperati per diminuirlo.-
Guarda assorto la volta celeste, punteggiata da stelle luminose, come ha detto lui è davvero magnifico il panorama.
Allora io seguo il suo movimento ritrovandomi faccia a faccia con gli astri luminosi, quegli stessi astri che molto probabilmente sono popolati da gente come noi, quelle stesse stelle luminose che hanno partorito i miei angeli, la mia nuova famiglia.
-E hanno fatto benissimo, è davvero spettacolare.-
-Si. Lo è.-
Rimaniamo in silenzio per svariati minuti, l'unico rumore è quello del vento e del respiro di James che finisce di fumare il suo sigaro.
-Jimmy, secondo te, noi siamo uomini perché guardiamo le stelle... O guardiamo le stelle perché siamo uomini?-
Lui si volta lentamente verso di me e, con un sospiro, spegne il sigaro sulla veranda, macchiandola di cenere.
Poi fissa i suoi stramaledettissimi occhi blu nei miei. Senza dire niente, semplicemente mi guarda.
E ha il potere di calmarmi.
-Vedi, io credo che gli uomini... Siano uomini perché hanno avuto il desiderio di poter scegliere, di cambiare, di puntare in alto... Di guardare le stelle. Eppure sono anche uomini perché in fin dei conti si dice che Dio regni nei cieli e quindi sperano in qualcosa di migliore lassù. Perché sotto sotto loro, tutti loro, sanno che vengono da lì. È questo il punto, tutte e due le frasi sono giuste, anche se non dovrebbe essere così.-
Io lo guardo stranita, i capelli neri gli cadono davanti al volto in un ciuffo disordinato, mettendo in netto contrasto la sua pelle bianca.
-Perché dici così?-
Silenzio.
Ci ritroviamo tutti e due con il naso rivolto in alto, gli occhi sbarrati.
Alla fine lui prende parola.
-Perché Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Ci ha creato per stare in Paradiso, nell'Eden. Ci ha creato per essere come le stelle, per far loro compagnia, per essere al loro livello. Non per desiderarle, non per raggiungerle.-
Ovviamente il suo ragionamento non fa una piega.
Il vento si alza e inizia a cadere qualche goccia dal cielo, gocce che si fanno più frequenti fino a diventare un acquazzone.
Un brivido mi percorre la schiena, mi stringo nella felpa invernale nera, non sono mai stata abituata a questo tipo di umidità.
Jimmy si avvicina a me e mi abbraccia, io appoggio la testa al suo petto e scorgo una striscia bagnata sulla guancia.
E sono sicura non sia pioggia.
Lacrime calde sgorgano dai suoi occhi e nel contempo cadono dal cielo.
Io lo stringo forte a me per cercare di consolarlo, so il dolore che prova ogni giorno e cerco di alleviarlo, come tutti loro, lui per primo, cercano di facilitarmi questa nuova vita. Gli passo una mano sulla schiena, dove tempo prima ci sono state delle ali bianchissime, dove ora non resta che una cicatrice quasi invisibile a V rovesciata.
Un lampo illumina per un secondo il cielo e un conseguente tuono fa tremare la terra, solo per questo non sento (dubito che Jimmy non l'abbia sentito, ma mai dire mai) la porta d'ingresso aprirsi e Zacky uscire con in mano una sigaretta e una bottiglia di birra.
-Oh, ho interrotto qualcosa?-
Io e Jimmy ci allontaniamo subito l'uno dall'altra.
-N-no... Stavamo solo parlando.-
Zackary prende una sorsata dalla bottiglia e continua a guardarci con occhio indagatore e un po' lucido. Per un momento arrivo a pensare che da un momento all'altro lanci la bottiglia a terra e entri in casa sbattendo la porta tirandoci dietro mille e più bestemmie.
Invece no, lui sorride, anzi, scoppia letteralmente a ridere.
-Seh, ciiiiierto. Scie vouui shhhtavateh suolo parlando... Io shuono la Fatina dei Denti.-
Io e James ci guardiamo.
-È ubriaco.-
Annuisco, l'avevo capito anche io. Mi alzo e raggiungo quello che, anche se le cose vanno male, rimane il mio ragazzo e gli passo una mano sotto l'ascella, per sorreggerlo.
-Dio, Zacky, come ti sei ridotto... Perché?-
Lui mi guarda con quegli occhioni verdi acqua e sorride, non dice niente, niente di sensato.
-Mhm... Mah shi, lo shai anche tuh... La vitah è meraviglioshahhh.-
Jimmy scuote la testa contrariato.
-Non ha mai fatto così, se le cose vanno male come dici, allora vuol dire che ci tiene davvero a te. Non farlo soffrire.-
Io schiudo le labbra per un attimo, io non gli avevo parlato di me e Zack, eppure lui è così sicuro di quello che dice.
Giusto, la mente.
I miei pensieri saranno stati così evidenti che... Oppure Zacky, loro due parlano, parleranno dei loro sentimenti.
Zacky guarda Jimmy e viceversa, i loro sguardi sembrano così lucidi, come se il più basso non fosse più ubriaco e il ragazzo dagli occhi azzurri, beh, il suo sguado è strano: sembra sapere qualcosa che io ignoro, sembra uno sguardo complice e... Addolorato che io non capisco.
-Portalo dentro, dai. È fatto da far schifo.-
Annuisco ancora, senza dire niente, cercando creare uno scudo per il miei pensieri e sempre a bocca chiusa me ne vado.
I ragazzi, seduti su poltrone e divano in sala, li osservano passare, Matt si offre di dare una mano a portarlo nella stanza, ma rifiuto.
Una volta arrivati nella camera, adagio il mio fidanzato sul letto, gli strappo la bottiglia dalle mani e la butto nel cestino dall'altra parte della stanza.
-Rebecaah, vieni?-
Io prendo uno sgabello e mi siedo accanto a lui.
-Sono qui.-
-Mi ami?-
-Si, certo.-
Lui fa schioccare la lingua sul palato e con un movimento repentino mi prende il viso tra le mani e lo porta all'altezza del suo, con estrema delicatezza.
-Non mentirmi. Io lo scio, tu... Jims... Qualcoscia sta cambiando, non è vero? Qualcoscia che né io né tu, né nessciun altro può controllare.-
Le sue parole mi lasciano di stucco. Nonostante il modo di strascicarle tipico di un ubriaco, le frasi sono ben scandite e con un senso più che logico.
Io rimango in silenzio, con lo sguardo basso.
E, solo quando mi carezza una guancia, ho il coraggio di guardarlo negli occhi, ora non più lucidi.
-È qualcoscia che ancora muolti uomini non comprendono. L'amore. O qualcosa di più.-
Ora non riesco più a stare zitta. Si, certo, tra me e Jimmy si è creato un rapporto molto intimo, ora sembra anche essersi intensificato a causa della mancanza di Zack nella mia vita.
Ma mai ho pensato a lui come mio compagno, come rimpiazzo dell'angelo che mi ha fatto innamorare.
-No. Zacky, sbagli tutto. Leggimi nella mente, leggi nella mente al tuo amico, troverai di tutto, ma non amore. Non come lo intendi tu, non tradimento. Io amo te. E solo te.-
Lui mi bacia la fronte e alla fine pronuncia l'ultima frase prima di cadere nel sonno.
-Non per molto, anche se non lo sai. Non per molto e tu non puoi fermarlo, ma sappi che ti ho amato. Ti ho amato più di ogni altra cosa, non dimenticarlo.-
Lui si addormenta e io rimango scioccata accanto a lui ripetendomi che è solo ubriaco e non sa quello che dice.























Ciao belii. 
Scusate se non aggiorno da tanto, ma l'editor non me l'ha permesso... Non so come mai, non riesco a pubblicare più niente. Perdonatemi e se avete un rimedio, per favore, ditemelo ç__ç
Comunque, spero vi piaccia il capitolo e spero non ci siano errori, se ce ne sono ditemelo pure.
Ringrazio tutti quelli che leggono, che inseriscono le storie nelle liste (cioè, siete in tantissimi, io vi amo tutti *O*) e chi recensisce (amo anche voi, siete tanti *O*).
Mhm, vediamo... In questo capitolo c'è qualquadra che non cosa... Chissà cosa succederà e perché Zacky si è comportato così? Era davvero ubriaco marcio? 
E il discorso tra Jimmy e Rebecca? 
Beh, lo scoprirete nei prossimi capitoli. 
Comunque, voglio condividere con voi la mia immensa gioia nel darvi questa notizia: gli Avenged Sevenfold verranno in Italia il 23 novembre. Non siete felicissimi anche voi??
Spero di vedervi al concerto!
Ringrazio ancora tutti e vi mando tanti baci... E un biscotto. (al cioccolato, eh)
Bacioni.
Alis. <3
  
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