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Autore: Matt Brendan    15/12/2007    1 recensioni
Ha ancora lo sguardo affascinante dei suoi anni ‘50. I suoi, quelli vissuti tra un set e l’altro.
Ma non è Marylin, è quella che avrebbe dovuto esserlo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ha ancora lo sguardo affascinante dei suoi anni ‘50. I suoi, quelli vissuti tra un set e l’altro.
Sono arrivati gli anni settanta, la televisione a colori e si sono dimenticati di lei. I primi decenni del terzo millennio invece continuano ad essere travagliati per il suo corpo.
È stanca, Brenda. Si è dimenticata della felicità, si è dimenticata di come era la vita. Quella vera, quella in cui usciva la sera e si sentiva davvero una donna, una gran donna.
Si ricorda quando ancora era la star del cinema per tutti, ma ora cos’è? Un verme o uno straccio, dipende dai momenti. Rimane nascosta nel suo plaid mentre guarda l’ennesimo film osservando quanto siano fantastici i vestiti di questi tempi...
Rivede nella sua mente quelle piccole scenografie e il suo vestito bianco dell’ultimo film. I suoi capelli così perfetti; era rossa in quei giorni, glieli avevano sistemati così bene che si sentiva la grande Venere di Botticelli.
Si sentiva una donna fantastica, il sogno di tutti; della sua generazione era l’unica a sentirsi in pace con se stessa. Si ricorda Marilyn, lei, la diva: era così... particolare.
Vorrebbe di nuovo avere quella fiamma negli occhi, quelle piccole gioie che le dava la vita passata quando era la donna del capo, quando era la ragazza ribelle che faceva girare tutti i ragazzi, quella a cui si perdonava tutto perché angelica e molto brava a recitare.
Però gli anni ‘50 sono finiti da un pezzo e lei ne risente. Suo marito se n’è andato e la sua vita è stare seduta in quella poltrona mentre fuori il cielo imperversa tempesta. Ecco l’ennesima imitazione di Marilyn alla tv.
Non è certa dei tempi che corrono; amava quei vecchi giorni dove i lustrini delle star erano considerati qualcosa di estremamente pericoloso o peccaminoso: lei amava essere segreta.
Lei era segreta, lei lo è sempre stata. Non ha mai fatto capolavori come film, ha solo interpretato la tipica donna americana che, dopo la guerra, si gode il marito e la nuova ricca vita.
Non è finita la guerra, ora, non lo è.
Perché la guerra che lei sente è in se stessa. Se fosse stata nel momento giusto al posto giusto ora sarebbe venerata da tutti. Forse però non sarebbe stata viva in quell’istante.
Lei non aveva mai abusato della vita e quando era una diva - sì, lo era, lo può ripetere anche urlando - ha sempre rispettato il suo corpo, ha sempre parlato con cognizione di causa e non ha mai abusato del suo potere.
Suo marito invece abusava, ma suo marito era la persona che le aveva fatto perdere la testa. E la carriera.
Potevano permettersi tutto quello che volevano: boa di struzzo, vestiti fatti a mano dall’Italia... ma non potevano permettersi l’amore.
Brenda aveva buttato a terra un vaso di cristallo, lo ricorda ancora benissimo: un vaso in stile liberty di un verde smeraldo; le piccole margherite contenute erano cadute ai suoi piedi come quando si esibiva nei piano bar e i vetri avevano rimbalzato per tutta casa davanti agli occhi increduli di quell’uomo cruento che l’aveva sedotta e illusa.
Aveva passato due o tre anni, esattamente non ricorda, camminando sui tappeti rossi di tutta America sfilando come una grande star del cinema, ma sapeva che nessuno più l’avrebbe richiamata.
Arrivava sempre prima di Marilyn, ma Marilyn la oscurava come sempre aveva fatto: avrebbe dovuto essere lei la star dei film della Monroe, doveva essere lei con la sua snella figura. Non avrebbe avuto un neo attraente o i capelli biondo platino, ma la sua folta chioma rossa avrebbe fatto innamorare i ragazzi e avrebbe fatto arrivare vagonate di fiori in casa sua; ma era stato suo marito, quel maledetto geloso, a bloccare la sua fama sul nascere.
Era lui il bell’aviatore a cui diceva addio alle porte dell’ennesima finta guerra mondiale.
Era lui quello che veniva a riprenderla alcuni anni dopo con il suo aereo.
Era lei quella che si era buttata nella piscina con i tacchi, il vestito di plastica (che sembrava seta), i brillantini e la chioma sempre fissata.
Era lei quella che non dormiva la notte per cantare in attesa del ritorno del suo compagno.
Aveva frequentato i caffè più alla moda, aveva parlato con le persone più importanti ed influenti del mondo e ora sta rannicchiata in una poltrona di pelle. Un cimelio, ormai.
Si è raccolta in silenzio sul cuscino e ha aspettato l’arrivo suo figlio, il suo unico figlio. Il suo finto figlio. Era diventato suo figlio nel momento in cui aveva incominciato ad interessarsi senza profitto della divina, lui la chiamava così; colei che aveva interpretato i ruoli che lui preferiva.
Poteva essere un povero pazzo o un maniaco, ma a lei ormai non interessava più niente.
Lui sarebbe arrivato alle cinque e lei, nel mentre, avrebbe potuto deprimersi un po’.
Aveva avuto due crisi di nervi con suo marito, in tutta la loro storia. Dopo la prima la seconda avvenne qualche giorno dopo la morte di Marilyn: che fine aveva fatto la verità? Perché era successo? Perché, soprattutto, era stato sprecato un posto recitativo del genere?
Aveva fatto la storia, Marilyn; Brenda al massimo l’aveva riletta e lo aveva fatto dalla sua cucina arancione in quel caldo estivo negli anni delle rivoluzioni culturali. Era seduta al tavolo di cottura quando udii per la prima volta cosa fosse Woodstock, era lì con la sua tazza in mano con quelle pannocchie disegnate qua e là che pensava a come il mondo fosse bizzarro e stesse cambiando velocemente.
Si era ritirata da anni dalle passerelle, aveva lasciato perdere quel luccichio che le rimaneva sulla pelle grazie ai flash fotografici.
Era oramai la grinzosa Brenda, quella che teneva solo un vestito da sera rosso di Valentino in armadio e che amava indossarlo le sere in cui si sentiva particolarmente infelice.
La diva, lei.
La diva, in lei.
La diva, sempre lei.
Fingeva di essere all’ennesima passerella in uno dei tanti festival cinematografici: passeggiava per camera, muoveva la mano, teneva la coda della gonna con l’altra e cercava di essere sensuale, di essere quella donna che aveva stregato quel ragazzo che sarebbe arrivato a minuti in casa sua.
Brenda è stanca, lo sa, ma la vita magari le riserverà qualcosa di meraviglioso.
Per ora vuole rimanere lì, nella sua poltrona con il suo Valentino nell’armadio e pensare che ora l’unica diva rimasta è lei.  
  
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