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Autore: hummelssmythe    30/05/2013    6 recensioni
SHIPS: Muse!Kurt/Artist!Sebastian - accenni Blaine/Sam, Quinn/Rachel;
Quando Sebastian Smythe si trasferisce a New York per studiare arte ed architettura, è più che certo del fatto che sarà un’avventura entusiasmante.
Per un grande artista, vedere una nuova città, studiarla nel dettaglio, è il massimo che si possa chiedere.
Tuttavia, la Grande Mela non è come si aspetta.
Soprattutto, non aveva mai creduto che gli angeli potessero esistere; non prima di incontrarne uno almeno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A/N: E' giovedì, toh, e io sto aggiorando. W-o-w :) Grazie a tutte le persone gentili che mi seguono e che hanno il coraggio di parlarmi in faccio senza nascondersi lol - xoxo RenoLover <3

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Avvertimenti: leggera adulazione e accenni di nudo.
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Sebastian si stava sentendo rinato dopo quell’incontro.
 
Tutto quello che aveva provato riguardo New York, il senso di lieve smarrimento e un po’ di quella voglia di ricominciare che spariva come non avrebbe mai immaginato, era lontano dal modo in cui si sentiva in quel momento, dopo che aveva scoperto il sapore delle labbra di Kurt. Probabilmente, ai tempi del liceo, lui stesso avrebbe definito quel pensiero schifosamente romantico, ma in quel momento sembrava soltanto la cosa più perfetta del mondo. O forse era Kurt a rendere tutto così incantevole da impedirgli di pensare razionalmente.
 
Era al bar all’angolo, vicino alla sede della facoltà, e stava sorseggiando un caffè, subendosi le strilla della Lopez al bancone che rimproverava i colleghi per la lentezza con la quale operavano.
 
Fortunatamente, il suo cervello sembrava troppo perso in altre contemplazioni per potersi davvero concentrare su ciò che accadeva. Stava ancora pensando al loro incontro di due giorni prima e, forse, tristemente, anche al fatto che Kurt non lo avesse richiamato da allora. Si rifiutava di prenderlo come un cattivo segno perché, se voleva farlo, doveva ammettere che forse l’appuntamento – o quello che era – non era stato poi così fantastico come sembrava a lui. Non era pronto ad ammetterlo, non quando poteva ancora sentire un po’ del fresco sapore delle sue labbra sulle proprie.
 
Era così concentrato che quando una mano si poggiò sul suo braccio, sobbalzò con la tazzina tra le mani, poggiandola sul bancone prima di fare danni e voltandosi verso l’unica e sola Rachel Berry che, immediatamente, aveva sollevato un sopracciglio sospettoso nella sua direzione.
 
“Che cosa stavi pensando?” Chiese immediatamente, rendendo a Sebastian evidente quanto si stesse rendendo pateticamente ovvio, senza neanche volerlo. “Avrebbero potuto portarti via il portafoglio senza che tu ti accorgessi di nulla.”
 
“Oh grazie per l’apprensione.” Mormorò Sebastian ironico, conscio del fatto che, probabilmente, la mora stesse soltanto tentando di avvicinarlo per un po’ di gossip. In fondo, sembrava essere la sua natura. “Non preoccuparti, sono attento alle mie cose.”
 
“Non sei neanche attento a chi ti circonda.” La mora fece ruotare gli occhi. “Avrei potuto tranquillamente rapinarti e neanche te ne saresti accorto.” Borbottò e Sebastian cominciò a sentirsi come se sua madre si fosse reincarnata in Rachel solo per torturarlo.
 
“Non è vero.” Si lamentò, ma l’espressione di Rachel gli faceva chiaramente capire che non gli credeva né gli avrebbe creduto molto presto. “Comunque, non devi preoccuparti per me, anche se è molto gentile da parte tua.”
 
“Mi faresti vedere i tuoi disegni?” Chiese la mora, interrompendo quel discorso ironico per arrivare direttamente al punto.
 
Sebastian scosse immediatamente la testa, facendo ruotare gli occhi, incredulo.
 
“Non se ne parla.” Rispose, sospirando e poggiando la tazzina di caffè, finalmente vuota, sul bancone dopo l’ultimo sorso. “Quindi mi stavi dando a parlare per questo, Rachel?” Chiese, guardandola male. “E io che pensavo che forse tu ti stessi davvero preoccupando un po’ per me, che idiota che sono …”
 
“Sono curiosa.” Rachel mise un broncio che però Sebastian ignorò immediatamente. “Voglio sapere di più su quel ragazzo.”
 
“Fottiti, Berry.” Smythe fece ruotare gli occhi, ignorando il fischio compiaciuto di Santana alla parolaccia. “Non ho nessuna intenzione di condividere queste cose con te, non sai tenerti nulla; sei, tipo, la peggior pettegola di New York.”
 
“Non lo sono!” Rachel poggiò con forza una mano sul bancone, come se potesse aiutarla a farsi rispettare meglio. “E’ che … sembra davvero carino e magari se non lo conosci, potrebbe essere etero, e potrei avere un’occasione di trovare finalmente un degno padre per i miei bambini!” Esclamò, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
 
“Mi prendi in giro?” Domandò immediatamente Sebastian, spalancando le palpebre, mentre quella fiamma di gelosia lo invadeva nuovamente, perfino se si trattava di Rachel. “E’ gay, posso assicurartelo; quindi togliti qualsiasi pensiero dalla testa.”
 
Rachel abbassò lo sguardo per qualche secondo mentre il suo broncio diventava sempre più reale. Sebastian stava quasi cominciando a ghignare soddisfatto per la vittoria quando la mora sollevò nuovamente gli occhi, pieni di una lucina maliziosa che prima era totalmente assente.
 
“Oh, e tu come faresti a saperlo?” Domandò, sollevando un sopracciglio verso Sebastian, il cui ghigno sparì rapidamente. “Per caso lo stai spiando con più attenzione?”
 
Passò qualche minuto a riflettere. Dire qualcosa a Rachel poteva essere la cosa più rischiosa del mondo. Qualsiasi notizia le fornisse, rischiava di diffondersi per tutta New York nel giro di un paio di ore e non aveva idea di quanto gli convenisse, visto che Rachel era ormai anche convinta del pedinamento. Per qualche ragione, perfino il fatto che potesse giungere alle orecchie di Kurt non sembrava da escludere del tutto.
 
In quel momento, non poteva permettersi che accadesse una cosa del genere.
 
Era riuscito miracolosamente ad avvicinare un ragazzo del quale non sapeva assolutamente nulla, quindi come poteva rischiare che scoprisse che era uno stalker? Avrebbe annientato tutte le sue possibilità con lui e Sebastian non voleva assolutamente questo.
 
“No.” Rispose allora, tentando di sembrare vago e perfino un po’ disinteressato. Non era sicuro di riuscirci però. “La sua perfezione è troppa per un eterosessuale.”
 
“Sono d’accordo.”
 
“E poi tu non avevi una ragazza?” Domandò, con un sopracciglio sollevato, giacché quelle parole gli riportarono alla mente l’immagine di Rachel che si baciava con una bellissima bionda fuori dalla facoltà.
 
“Beh, il ragazzo che disegni sembra perfetto come padre dei nostri bambini.” Rispose Rachel, annuendo. “Ha anche gli occhi chiari?”
 
‘Ha degli occhi bellissimi.’ Pensò Sebastian. ‘Gli occhi più belli che io abbia mai visto.’
 
“Sì, sono chiari.” Rispose invece, fingendosi quasi seccato dalla domanda. “Questo non significa che debba essere il padre dei vostri bambini.” Obbiettò, evidentemente contrariato. “Ha gli occhi azzurri.”
 
“Peccato.” Sospirò Rachel e poi lo guardò per qualche secondo, stringendo le palpebre. “Tu però hai gli occhi verdi!” Esclamò, puntandogli un indice contro. “Oddio, somigliano anche un po’ a quelli di Quinn, saresti un padre perfetto per i nostri piccoli!”
 
Sebastian fece ruotare gli occhi, ignorando immediatamente i suoi deliri. Stava ancora pensando al party al quale era andato Kurt, non poteva concentrarsi su quelle piccolezze: e se lì avesse conosciuto qualcuno? Qualcuno di molto interessante, e si fosse già dimenticato di lui e del loro incontro?
 
No, non doveva pensare che fosse così. Se avesse cominciato a pensarlo, non aveva idea di come sopportarne perfino l’idea.
 
“Mi stai ascoltando?” Rachel lo chiamò, mentre stava blaterando chissà cosa e Sebastian scosse la testa, sincero.
 
“Credo che sia piuttosto evidente.” Rispose, sospirando. “Sul serio, Rachel, non ho la testa per badare anche a te in questo momento.”
 
Rachel gli sembrò immediatamente offesa, come se neanche potesse tollerare l’idea che qualcuno le parlasse in quel modo. Tuttavia, il suo sguardo si addolcì prima di quanto non pensasse e Sebastian non poté fare a meno di domandarsi a cosa fossero dovuti gli occhi sognanti che gli stava mostrando.
 
“Stai pensando a lui, vero?” Chiese immediatamente la mora, sospirando innamorata per lui. “Chissà se un giorno vi conoscerete; immagino sareste una bellissima coppia.”
 
“Come fai a saperlo se neanche l’hai mai visto?” Domandò Sebastian, inarcando le sopracciglia e Rachel mise il broncio.
 
“Riesco a vederlo perfino dai tuoi disegni.” Si giustificò, in maniera poco credibile, ma comunque accettabile per un Sebastian che neanche voleva prolungarla quella discussione. “Sembrate perfetti l’uno per l’altro posso-”
 
“Sono schizzi.” Le fece notare Sebastian, ruotando gli occhi.  “Non … non hai neanche visto-”
 
“Oh per favore.” Borbottò la mora seccata. “Perché devi essere così pignolo?” Si lamentò con una smorfia. “Tutto quello che sto facendo è spingerti nelle braccia di un ragazzo e tu mi ringrazi così?”
 
“Mi stai spingendo nelle braccia di un ragazzo che magari non sa neanche chi sono.” Mentì subito Sebastian, lieto del fatto che non fosse la verità. Sperava ancora che Kurt lo chiamasse o qualcosa del genere. “O che, magari, anche se mi conoscesse, potrebbe non essere interessato.”
 
Rachel rimase per qualche secondo in silenzio allora, come se stesse meditando sulle sue parole e neanche potesse credere che Sebastian le avesse pronunciate. Aveva la bocca spalancata, sconvolta, ma l’espressione sembrò affievolirsi rapidamente, secondo per secondo.
 
“Beh, a quel punto dovresti farla finita con la tua ossessione allora, non credi?” Domandò stringendosi un po’ nelle spalle e facendo l’offesa. “Se potrebbe non volerti mai, smetti di vivere in un modo d’illusioni e torna con i piedi per terra …”
 
Sebastian la guardò un po’ stupito, chiedendosi quanto di quello che stava dicendo lo pensasse davvero e quanto derivasse semplicemente dal momento di tensione tra loro e di nervosismo. Per qualche secondo, premette le proprie labbra insieme, a causa dell’improvvisa necessità di sentire il sapore di quel bacio.
 
Ci aveva pensato a lungo.
 
La bocca di Kurt, anche se appena sfiorata, era stata troppo meravigliosa per dimenticare. Aveva bisogno di sentirlo, cominciava ad andare in paranoia. E se fosse stata colpa del bacio? Se a Kurt non fosse piaciuto quanto era piaciuto a lui? Magari era per quello che non lo chiamava.
 
Doveva davvero tornare con i piedi per terra?
 
Probabilmente fu un segno del destino perché, non appena quel pensiero sfiorò la sua testa, il suo cellulare squillò. Scattò immediatamente, ignorando la presenza di Rachel e prendendolo dalla tasca, rispondendo al volo appena vide il nome sul suo schermo, con un sorriso da idiota stampato in viso.
 
“Hey.” Sussurrò, mordendosi il labbro inferiore.
 
Hey, uhm, Sebastian!” Kurt gli sembrò così teneramente indifeso. Era così innocente che gli faceva venire davvero un sacco di cose perverse in mente. Era un po’ come tornare ai tempi del liceo. “Mi dispiace se ti sto disturbando …
 
“Toglitelo dalla testa.” Sussurrò immediatamente Sebastian, ridacchiando quando vide l’espressione di sorpresa e curiosità sul viso di Rachel. “Tu non mi disturbi mai.”
 
Rachel lo stava praticamente guardando con le palpebre e la bocca spalancate, sconvolta da quell’improvvisa conversazione, probabilmente per il fatto che Sebastian le aveva omesso un bel po’ di cose.
 
Uhm, grazie, credo?” Kurt rise e Sebastian quasi poté vederlo arrossire. “T-ti ho chiamato per quel caffè e … ehm, non voglio disturbarti e invaderti casa, è che-
 
“Certo.” Rispose Sebastian, sentendo un immediato senso di gioia invaderlo. “Non preoccuparti,” cominciò a raccogliere le proprie cose, sotto lo sguardo indispettito della mora, “dammi il tempo di arrivare a casa e sono tuo.”
 
Mio …” Sfuggì evidentemente a Kurt, facendo sogghignare Sebastian.
 
“Tuo.” Confermò. “Fammi uno squillo quando stai per arrivare, così ti guido tra piani e porte.”
 
Okay.” Rispose Kurt, esitando qualche secondo prima di aggiungere: “Mi dispiace costringerti a tornare a casa.”
 
Sebastian rise, infilandosi la borsa a tracolla e facendo un cenno a Rachel che aveva quell’espressione in faccia che gli faceva capire che la faccenda non poteva assolutamente considerarsi chiusa e che aveva intenzione di torturarlo al loro prossimo incontro.
 
“E’ un piacere vederti, Kurt.” Sussurrò un po’ malizioso. “Non vedo l’ora.”
 
Staccò la telefonata prima che Kurt potesse rispondere, non perché volesse essere maleducato ma perché sapeva giocarsi le sue carte e nulla era meglio di una bella chiusura ad effetto come quella.
 
Schizzò fuori dal locale, determinato a raggiungere l’appartamento, il prima possibile.
 
***
 
Nel giro di quindici minuti, non solo aveva raggiunto il proprio appartamento, ma si era anche preoccupato di chiudere per bene la porta della stanza da letto – così da nascondere per bene i disegni che aveva alla parete – e di far sparire i vari schizzi che teneva sparsi per l’appartamento.
 
Quando Kurt gli fece uno squillo, Sebastian aveva ormai ripulito tutto da ogni traccia che potesse far sospettare qualcosa della sua mania da stalker. In realtà, non era un maniaco, soltanto un amante dell’arte che si dilettava a raffigurare un essere troppo perfetto per non essere rappresentato. Tuttavia, immaginava che la cosa potesse sembrare molto diversa agli occhi di Kurt nel caso in cui l’avesse scoperta, quindi preferiva evitare di correre il rischio.
 
Gli spiegò al telefono quale ascensore doveva prendere, giacché la struttura era molto complessa e lo diresse via telefono fino alla propria porta.
 
Quando arrivò, Sebastian sentì i suoi passi e staccò la telefonata, aprendo la porta con un sorriso smagliante sulle labbra.
 
“Hey.” Sussurrò, ammiccando un po’ – probabilmente aveva fatto qualche strano sogno perverso su di lui quella notte, perché solitamente era per quello che le sue giornate prendevano una piega come quella. “Benvenuto.” Gli fece cenno di entrare.
 
Kurt aveva le guance un po’ rosse. Indossava una camicia azzurra e chiara, aderente, un cappellino grigio adorabile, e dei jeans scuri stretti. Quando gli passò accanto, Sebastian si ritrovò a sollevare le sopracciglia, osservando la coda che aveva attaccata a lato dei pantaloni.
 
Di certo non si poteva dire che non fosse una personalità esuberante.
 
“E’ bellissimo.” Kurt stava mormorando, mentre lui chiudeva la porta alle loro spalle. “Vivi davvero in un bell’appartamento.”
 
Sebastian camminò dietro di lui con le sopracciglia inarcate: da quello che vedeva solitamente dal balcone, non avrebbe mai pensato a un complimento del genere. Kurt sembrava vivere come un principe, quindi non aveva idea di cosa potesse trovarci di così bello nel suo appartamento. Quindi decise di chiedere.
 
“Ah sì?” Domandò innocentemente, avvicinandosi a lui da dietro. “Io non la penso allo stesso modo …”
 
“Perché?” Kurt si voltò immediatamente verso di lui, guardandolo incredulo. “E’ un posto così piccolo, scommetto che ti fa sentire protetto!” Ridacchiò, guardandolo negli occhi.
 
Sebastian era dannatamente tentato dall’idea di prenderlo, farlo girare su di sé per calarlo in un casquet e baciarlo fino a consumare quelle meravigliose labbra che sembravano essere state create per essere una tentazione.
 
“E’ sicuramente piccolo.” Commentò, con una risatina di risposta e vide Kurt che si spostava verso di lui. “Ma questo non vuol dire che-”
 
La sua bocca fu tappata da quella di Kurt, le cui mani bloccarono la sua testa, così da impedirgli di sfuggire al movimento. Non che Sebastian progettasse di fuggire comunque.
 
Istintivamente, le sue mani volarono sui fianchi di Kurt e dovette usare tutta la forza che aveva in corpo per non afferrare il suo sedere tra le dita per sollevarlo e sbatterlo sulla superficie del tavolo alle spalle del ragazzo.
 
Era la sua musa, la sua maggiore ispirazione e Sebastian sentiva il bisogno di trattarlo con rispetto, nonostante i suoi istinti tentassero di spingerlo in una direzione completamente diversa.
 
Le loro bocche si scontrarono un paio di volte, poi, prima che la sua lingua potesse saltare fuori imprevista, Sebastian mise qualche centimetro di distanza tra i loro visi.
 
Inspirò pesantemente, poggiando la fronte contro quella dell’altro mentre restavano ancora in piedi, l’uno di fronte all’altro, le braccia di Kurt intorno al suo collo e il suo respiro profumato sulla bocca appena dischiusa, come se tentasse di raccogliere quanto più poteva di quell’aria magica.
 
Aveva immediatamente bisogno di un diversivo che lo distraesse da quel desiderio, all’istante. Aveva bisogno di qualcosa che lo tenesse così occupato da non fargli neanche considerare l’idea di trasformare le cose e tentare di ottenere qualcosa in più da Kurt. Sapeva che se avesse voluto sarebbe riuscito a prendersi tutto da lui, ma sapeva anche che non era soltanto quello che voleva, e non aveva intenzione di mettere a rischio tutto il resto semplicemente perché non sembrava disposto a voler aspettare il momento giusto.
 
Doveva soltanto portare pazienza.
 
“Vuoi … vuoi-” Tentò di parlare, ma Kurt gli tappò di nuovo la bocca con la propria.
 
Fu un contatto rapido, nulla a che vedere con il bacio precedente, ma era comunque un incantesimo, come sembrava essere ogni contatto con lui. Tutto quello che circondava Kurt cominciava ad assumere la sembianza di meraviglia e Sebastian non poteva che gradirla.
 
Quando Kurt sorrise soltanto, guardandolo negli occhi senza avvicinarsi di nuovo, Sebastian seppe che poteva riprendere a fornirgli quel diversivo che potesse aiutarlo a trattenere le mani e la lingua.
 
“Ti va un ritratto?” Sussurrò sulla sua bocca e Kurt lo guardò confuso, come se non capisse cosa volesse dire.
 
“Un ritratto?” Domandò immediatamente, inarcando le sopracciglia e continuando a ridere un po’, con quella vocina limpida che sembrava musica alle orecchie di Sebastian.
 
“Un ritratto.” Confermò subito Sebastian con un ghigno che tentò di rendere innocente, con scarsi esiti forse. “Posso disegnarti se vuoi …” Il suo battito cominciò ad accelerare a quella prospettiva, all’idea di poterlo raffigurare studiando da vicino ogni singolo dettaglio.
 
Dopo che aveva passato settimane a spiarlo a distanza di sicurezza, a invadere la sua privacy, finalmente non avrebbe avuto bisogno di sforzare gli occhi. Kurt era lì davanti a lui e poterlo disegnare così sarebbe stato un sogno che diventava realtà; un sogno recente, certo, rispetto a tutti gli altri, ma non per questo meno intenso.
 
“Uhm … io … io non so se-”
 
“Saresti bellissimo.” Rispose Sebastian, tentando di non rendere troppo ovvia la propria insistenza. “Secondo me, sarebbe un capolavoro; il tuo viso sembra fatto per essere disegnato.”
 
Osservò compiaciuto il modo in cui le guance di Kurt presero fuoco e sogghignò soddisfatto, sperando che le lusinghe potessero servire a convincerlo. Kurt sembrava un ragazzo un po’ timido, quindi non aveva idea di quanto fosse disposto a farsi analizzare per chissà quanto tempo per essere raffigurato.
 
“Caffè.” Mormorò, scuotendolo da quei pensieri.
 
“Come?” Chiese Sebastian, confuso.
 
“Il caffè.” Ripropose Kurt. “Una volta che avrò bevuto il caffè che mi devi qui da te, potrai ritrarmi.” Ridacchiò e Sebastian fece lo stesso allora, sentendosi immediatamente più leggero per aver raggiunto il proprio obiettivo.
 
“Hai ragione, che pessima persona che sono …” Mormorò, sciogliendo la presa dai suoi fianchi. “Accomodati pure.” Gli indicò uno degli sgabelli intorno al tavolo da disegno che, ripulito com’era, poteva tranquillamente essere utilizzato come area relax.
 
Forse il suo appartamento non era poi così male se ci pensava.
 
Cosa non potevano cambiare le parole di Kurt …
 
Il ragazzo annuì, spostandosi un po’ timidamente lungo la stanza, e sedendosi sullo sgabello, restando immobile e paziente, mentre osservava Sebastian che si stava muovendo in direzione della macchinetta sopra il bancone, aprendo il mobiletto per prelevarne le cialde, prima.
 
“Come hai intenzione di disegnarmi?” Gli chiese, come se cercasse qualcosa di cui parlare per allentare un po’ la tensione. Sebastian non si voltò verso di lui, continuò a lavorare alla macchinetta del caffè, ma ridacchiò un po’ a bassa voce. “Voglio dire … sei uno di quegli artisti che … sai, quelle cose tipo nudo artistico e-” Si bloccò quando Sebastian si voltò verso di lui con le palpebre spalancate.
 
Dio.
 
Chi diavolo continuava a dare a Kurt il diritto di parlare con quella sua voce da angelo se poi diceva cose del genere?
 
Sebastian non ne aveva idea.
 
Cercò di mostrargli un ghigno sicuro che non riflettesse troppo l’immagine che aveva appena attraversato la sua testa. Non era il caso di renderlo già partecipe di certi tipi di pensieri. Anche se, dal primo appuntamento (non sapeva neanche se Kurt lo considerasse tale), Sebastian si sentiva di poter affermare che non era un tipetto che si scandalizzava. Arrossiva, magari, ma quello era un istinto che non sembrava riuscire a controllare in generale.
 
“Beh, non … di solito non faccio posare per il nudo …” Gli fece, tentando di mostrarsi tranquillo. “Non l’ho mai fatto, se non in un corso al liceo …”
 
“Non che io … non che io voglia proportelo.” Kurt sentì la necessità di specificare qualcosa che Sebastian neanche gli aveva chiesto.
 
“Certo che no.” Rispose Smythe, sorridente, anche se, doveva ammetterlo, parte di quel sorriso era dovuta al fatto che aveva capito che Kurt aveva avuto un’immagine simile alla sua visione. “Non lo stavo insinuando certo, Kurt.”
 
Kurt sembrò arrossire un po’ mentre si mordeva il labbro inferiore, dubbioso, come se neanche sapesse se considerare o no quell’affermazione come verità. Come se temesse che Sebastian lo dicesse soltanto per non farlo sentire troppo a disagio.
 
“Beh, io-”
 
“Lo faresti?” Chiese Sebastian, purtroppo, incapace di trattenere la curiosità. “Non che ci sia qualcosa di male o che io … che io voglia, solo …”
 
“Se disegni bene.” Sospirò un po’ Kurt, stringendo le gambe accavallate sullo sgabello. “Okay, se ti dico una cosa, prometti di non ridere?” Chiese e Sebastian sollevò immediatamente il sopracciglio, mentre attendeva che la macchinetta segnalasse acusticamente che poteva premere il bottone per avviare.
 
“Posso provarci.” Arricciò le labbra Sebastian, facendogli un occhiolino che costrinse Kurt a mordersi di nuovo il labbro inferiore. Adorabilmente nervoso, no? “Non ti prometto nulla però.”
 
Kurt inspirò profondamente, tenendo lo sguardo basso mentre pronunciava quella piccola confessione.
 
“Ho sempre sognato di essere disegnato.” Mormorò, deglutendo e arrossendo fino all’inverosimile. “E … ho sempre stimato molto il nudo artistico quindi-”
 
“Quindi non ti dispiacerebbe.” Sebastian si voltò, dandogli le spalle quando sentì il beep della macchinetta. La verità era che aveva un immediato bisogno di nascondere il leggero rigonfiamento nei suoi pantaloni causato dalla visione.
 
Immaginò immediatamente Kurt che posava nudo davanti a lui, ogni singola linea del suo corpo, ogni singolo muscolo. Probabilmente era bellissimo e poteva già vedere con i propri occhi la sua pelle lattea un po’ contratta dalla posa nella quale avrebbe voluto essere ritratto.
 
Dio, perché?
 
Perché gli toccava pensare una cosa del genere quando Kurt era lì per un caffè? Era da mesi che non si sentiva così e pensava che il tempo del liceo fosse finito, che non sentisse più il bisogno di essere un ragazzino eccitato bisognoso di mettere le mani addosso a qualcuno. Invece tutto quello che provava in quel momento, era il bisogno di strofinarsi su quella superficie di legno a un centimetro dal rigonfiamento nei suoi pantaloni.
 
Premette il bottone della macchinetta.
 
Unclick.
 
“Non mi dispiacerebbe.” La voce di Kurt arrivò un po’ in ritardo, costringendolo a socchiudere gli occhi per dare a se stesso la forza di non pensare alle immagini che gli stava suggerendo. “Forse m’imbarazzerebbe un po’, ma sarebbe una cosa artistica, no?” Chiese e Sebastian tenne con forza i bicchierini sotto gli iniettori del caffè che cominciavano a lasciar scorrere il liquido caldo.
 
“Certo, è una cosa professionale di solito.” Rispose, sospirando alla parete. “Non dovrebbe neanche imbarazzarti …”
 
“Beh, i tuoi occhi m’imbarazzerebbero.” Mormorò Kurt, costringendolo a stringere le dita intorno ai bicchierini, cercando di non esagerare con la pressione. “Sono così profondi …”
 
“Sono normali.” Rispose Sebastian, tentando di smorzare un po’ di tensione perché stava cominciando a farlo tremare sulle gambe. Perché quel ragazzino, oltre ad essere perfetto, doveva anche avere quella piccola innocente insolenza? “Sono solo un paio di occhi.”
 
“Non lo sono.” Kurt deglutì dietro di lui, così forte che Sebastian poté quasi sentire il rumore prodotto dalla sua gola. La stanza stava improvvisamente diventando calda e non succedeva da un bel po’. Così come il fastidioso rigonfiamento tra i suoi pantaloni. “Sono … magnetici e … seducenti.” Continuò Kurt, come se nulla fosse.
 
“Kurt.” Tentò di ridacchiare, ma non era certo del fatto che stesse funzionando. Magari suonava eccitato com’era, Dio, sarebbe stata una pessima figura. Sollevò una mano per spegnere la macchinetta. “Smettila, comincerò ad arrossire anch’io …” Si voltò verso di lui, poggiando i due bicchierini sul tavolo, ma voltandosi per prendere lo zucchero dal bancone.
 
Poggiò quattro o cinque bustine sul tavolo, giacché non sapeva quanto zucchero prendesse Kurt, prima di sedersi accanto a lui.
 
“Sarebbe carino vederti arrossire un po’.” Continuò comunque Kurt, mentre si allungavano entrambi per raggiungere le bustine.
 
Irrimediabilmente, le loro mani si sfiorarono, con le dita che stavano puntando alla stessa bustina di zucchero. Si accarezzarono leggermente, costringendoli entrambi a fare smorfie di nervosismo. La pelle di Kurt era morbidissima anche a quel minimo contatto e Sebastian tremava per il desiderio di segnarla con la propria bocca.
 
“Uhm, io … scusa, io-” Kurt stava già tirando indietro la mano, borbottando imbarazzato, quando Sebastian gli strinse il polso con forza, bloccandoglielo tra le dita.
 
I loro occhi s’incrociarono e Sebastian sospirò per darsi una calmata perché in quel momento lo stava davvero mangiando con gli occhi. Un caffè con quel ragazzino gli costava così tanto, chi l’avrebbe mai detto.
 
“Va tutto bene, Kurt.” Gli mormorò, mostrandogli un sorriso e facendo di tutto per costringersi a non sogghignare. Odiava che la sua mente stesse già pensando che portarlo a letto sarebbe stato semplice perché non era quello che voleva da lui. “Non hai detto né fatto nulla di male.”
 
Kurt si morse il labbro inferiore – e maledizione se Sebastian voleva succhiarlo nella propria bocca fino a vederlo consumato dai suoi baci – e gli mostrò un sorriso incerto, mentre Sebastian ancora manteneva il suo polso, quasi fosse incapace di interrompere quel contatto tra loro.
 
“Okay.” Rispose l’altro e, alla fine, Sebastian lasciò cadere a malincuore il suo braccio. Kurt ne approfittò e prese la bustina di zucchero, aprendola e riversandone il contenuto nel caffè. “Alle volte sono un po’ un casino quando parlo e mi dispiace; balbetto un sacco e arrossisco …” Fece spallucce, lasciando cadere mezza bustina nel caffè e cominciando a girare. “Deve essere davvero una tortura da sopportare, visto che ho una voce squillante al massimo …”
 
“Non negherò che è vero.” Rispose Sebastian, attirando il suo sguardo un po’ incredulo su sé. “Hai una voce un po’ squillante, ma non è sgradevole.” Spiegò quando vide Kurt preoccupato da quella precisazione. “Sei un po’ petulante, ma mi piace,” fece spallucce, “i ragazzi che annuiscono soltanto e si prendono i complimenti in silenzio mi annoiano dopo due giorni.”
 
“Dopodue notti, vorrai dire.” Corresse Kurt, come se volesse ricordargli che aveva seguito con cura il discorso di Sam e Blaine giù alla caffetteria. “Sembravi essere un ragazzo cattivo al liceo.”
 
Sebastian scosse la testa, rovesciando una bustina di zucchero nel caffè e sospirando pensando al modo in cui avrebbe ucciso Blaine e Sam preoccupandosi del fatto che fosse doloroso.
 
“Beh, il liceo è finito, no?” Gli fece un occhiolino e vide Kurt mordersi il labbro inferiore con un sorriso. “Cercare soltanto il sesso è … noioso dopo un po’,” spiegò, girando il cucchiaino nel caffè, “dopo essermi fatto decine di ragazzi, ho perso gli stimoli.”
 
‘E tu li hai fatti tornare tutti a galla’ pensò, ma soppresse quell’idea e la tenne per sé.
 
“Già, lo penso anch’io.” Rispose Kurt, mentre faceva lo stesso con il proprio caffè. “E pensa che io non ho avuto neanche tutti questi ragazzi.” Ridacchiò, ancora rosso in viso. “Insomma, di solito non … non mi presento a casa di un ragazzo che conosco da così poco, ma-”
 
“Tu sei diverso.” Sussurrò Sebastian, pronunciando quelle parole riferite più a Kurt che non a se stesso. Quando però il ragazzo lo guardò confuso, come se temesse che Sebastian avesse letto un suo pensiero intimo, si corresse. “Lo so, lo so,” fece spallucce, un po’ arrogante, ma scherzoso al punto giusto, “io sono il meglio del meglio, non trovi?”
 
Kurt rise e sollevò la tazzina per bere. Sebastian però rimase fermo, osservando il modo in cui la gola di Kurt si muoveva per ingoiare il liquido. Non doveva pensare male …
 
‘Calmati, Sebastian,’ si consigliò, ‘smetti di rendere tutto così porno.’
 
A quel punto cominciò a bere anche lui, tentando di utilizzare la tazzina per coprirsi la visuale. Era troppo piccola comunque, ma per fortuna Kurt poggiò la propria sul tavolo e lo guardò sorridente.
 
“Bene, ora va meglio.” Commentò, felice. “Adesso che mi hai offerto il caffè tranquillo che mi dovevi … possiamo fare tutto quello che vuoi.”
 
‘Sesso?’ Pensò Sebastian, mordendosi il labbro inferiore, per tentare di sopprimere la fame improvvisa di lui. Perché ogni volta doveva andare così? Kurt gli piaceva in modo diverso, platonico; se avesse lasciato che il bisogno sessuale avesse la meglio, forse avrebbe perso quella sensazione.
 
Non voleva sfruttare la sua musa per una notte e via. Beh, certo non voleva sposarlo, ma voleva almeno goderselo un po’ nella sua bellezza, vestito come lo aveva visto. Eppure nudo sarebbe stato così bello …
 
“L’ospite sei tu.” Tentò di tirare fuori come scusa per non proporre immediatamente la propria stanza da letto. “Dovresti decidere tu cosa fare.”
 
“Oh suona tanto di quelle cose che si dicevano al liceo.” Ridacchiò Kurt. “Quando nessuno voleva suggerire una cosa noiosa, allora lanciava la patata bollente nelle mani dell’altro.”
 
‘Se la lasci nelle mie mani, dirò qualcosa di molto bollente.’ Pensò Sebastian.
 
“Oh, beh, scusami se stavo soltanto tentando di essere cortese.” Rispose, arricciando le labbra e facendolo ridere.
 
“Cortese?” Chiese Kurt, mimando la sua smorfia, anche se le risate glielo impedivano. “Tu stai tentando di lanciarmi la responsabilità addosso, non è divertente!” Si lamentò e Sebastian scosse la testa.
 
“Se vuoi che decida io, non ci sono problemi.” Mormorò, lieto del fatto che i suoi ormoni si fossero calmati a sufficienza da permettergli di dare una risposta. Kurt annuì, con una faccina che sembrava dire ‘prego, fai pure’. “Credo che sia il momento che tu ti lasci ritrarre, Kurt.”
 
“Nudo?” Chiese istintivamente Hummel, sollevando le sopracciglia e Sebastian rise di nuovo, tentando di non dare un peso reale alle sue parole. Non doveva immaginare nulla, lo stava dicendo soltanto per scherzare, quindi qualsiasi cosa pensasse era fuori luogo e neanche Kurt forse la desiderava.
 
O magari sì? Magari stava tentando di mandargli messaggi subliminali del tipo ‘Sebastian, dimmi di spogliarmi’ o qualcosa del genere. Perché non riusciva a cogliere mai le piccole sfumature?
 
“No, Kurt, vestito.” Si arrese alla fine, anche se la sua mente si opponeva fermamente e non sembrava neanche volergli lasciare il controllo su quella decisione. “Soltanto un piccolo ritratto, voglio studiare il tuo viso.”
 
Non accennò al fatto che forse doveva soltanto studiarlo da vicino: era il suo vicino, lo aveva spiato a lungo. Conosceva bene il suo viso, ma non nei particolari, e quella era l’occasione giusta per approfondirne la conoscenza.
 
Kurt era così bello davanti a lui in quel momento.
 
Sentiva quasi le punte delle dita che punzecchiavano, ansiose di poter accarezzare quel viso morbido e liscio come quello di un bambino. Voleva che fosse suo, lo voleva così tanto che gli sembrava di impazzire.
 
Bene, a quel punto della conversazione, era già convinto di non aver mai desiderato qualcuno come desiderava Kurt in quel momento. Stava già sconfiggendo i suoi limiti di sopportazione. Doveva resistere, poteva farcela.
 
“Non c’è molto da studiare, credo.” Kurt dondolò un po’ sullo sgabello, sollevando gli occhi al soffitto, magari anche un po’ in imbarazzo per la situazione. “In fondo, la mia faccia è quella che è, no?” Chiese, sospirando e Sebastian non poté fare a meno di arcuare le sopracciglia.
 
Era la faccia più bella che avesse mai visto.
 
“Non la penso così.” Rispose, immediatamente, come se volesse impedire che Kurt potesse anche soltanto pensarlo. Gli occhi azzurri dell’altro si puntarono all’istante su di lui a quelle parole. “Il tuo viso è bellissimo.” Mormorò, dovendo usare tutta la forza che aveva in corpo per non saltare giù dallo sgabello e baciarlo.
 
Kurt gli mostrò un sorriso raggiante e allora Sebastian pensò che fosse stata la cosa giusta da dire e ne approfittò per prendere in mano la situazione prima che potesse rispondere. In fondo, le sue guance rosse erano già una notevole risposta.
 
“Allora, ti va di farti disegnare?” Chiese, facendogli un occhiolino e stringendosi le dita di una mano intorno ai pantaloni, sulla coscia, per non scattare verso di lui. “Giuro che non ti farò stare in posa troppo a lungo.”
 
Kurt gli mostrò un sorriso allora, non potendo fare a meno di lasciarsi andare a una risatina.
 
“Se mi dici che non dovrò posare a lungo …” Fece spallucce, ruotando un po’ gli occhi, ma con il sorriso che aveva sulle labbra, Sebastian non avrebbe mai potuto pensare che gli dispiacesse. “E, soprattutto, se non devo posare nudo perché-”
 
“Mettiamoci all’opera.” Tagliò corto Sebastian, cercando di evitare di tornare sull’argomento.
 
Il modo in cui Kurt lo guardò, con un sorrisetto in viso, gli fece capire che sapeva esattamente che effetto gli faceva con quel discorso. Era molto, molto più consapevole di quanto Sebastian non credesse.
 
Allora non poté fare a meno di chiedersi se Kurt volesse essere disegnato nudo.
 

   
 
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