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Autore: puciu    15/12/2007    4 recensioni
Quanta luce c'era, nella Notte di Natale...
Questa fanfiction ha vinto il concorso di Natale sul sito hpquiz.it
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TI PENSO


24/12/1991

Ninna nanna Bambino mio,
lascia che pianga io.
Sei arrivato sulla neve,
sei arrivato lieve, lieve.
Le cortine non son di seta
non di broccato le vestine,
t’hanno messo solo  a dormire
il freddo invernale a patire.
Una croce avevi per letto
una corona per guanciale,
quanta luce c’era
nella Notte di Natale…


Chissà come se la ricordava quella filastrocca…
Ogni Natale, il giorno prima della festa, mille ricordi di Natali ormai dimenticati riaffioravano, ed Harry Potter, di solito, seduto sul suo letto nella camera spoglia dove passava la maggior parte della sua esistenza, chiudeva gli occhi.
Li chiudeva, mentre si estraniava dal mondo esterno, facendosi cullare dalle note di canzoni dimenticate, filastrocche e ninna-nanne che facevano parte di un’esistenza precedente, di un’infanzia della quale non ricordava pressappoco nulla.
Eppure, puntualmente, ogni anno, quel ritmo, le parole della canzone che, ormai aveva capito, gli cantava sua madre, tornavano, come se si illudessero di riuscire ancora a farlo addormentare.

Ma quel Natale era diverso.
Quel Natale, non lo avrebbe passato in camera sua a guardare fuori dalla finestra il cielo aspettando una cometa, e nemmeno a far finta di essere allegro guardando suo cugino scartare una quantità di regali da far impallidire.
Quel Natale, forse, per la prima volta, l’avrebbe passato felicemente. Avrebbe provato davvero allegria, circondato dai suoi nuovi amici. E forse, per la prima volta, avrebbe perfino ricevuto dei regali…!

Hogwarts.
La scuola aveva significato, letteralmente, una nuova vita.
Amici, persone che lo stimavano, e non lo guardavano con sospetto. Era perfino stimolante, studiare materie che gli interessavano, e piano piano si stava abituando a quel nuovo mondo totalmente sconosciuto, che da poco aveva capito, era il suo mondo.
Però, nonostante tutto questo, mentre Harry con un sorriso di avviava a lezione, la borsa stracolma da cui spuntava una sottile bacchetta di legno che gli batteva contro il fianco,
la sentiva ancora.
Quella nenia gli riempiva la testa, ma non era triste, affatto. Completava il quadro, era la cornice.

“Harry!”
Harry si voltò appena in tempo prima di essere travolto.
“Ciao Neville! Tutto bene?”
Neville, uno dei suoi compagni di classe, lo guardava sorridente, il faccione rotondo rosso come un pomodoro.
“Certo! Pensa che bello sarà, il Natale qui! La Sala sarà magnifica sai? La nona mi ha detto che quando lei studiava qui c’erano degli alberi enormi, veri, tutti pieni di ghiaccio e luci, e che la Sala era tutta un Bosco Incantato…”
Harry guardò Neville che gli parlava tutto affannato, e con la felicità che straboccava dagli occhi luminosi.
“Wow, Neville. Scommetto che sarà bellissimo.”
Entrò in aula di Incantesimi e si diresse verso un ragazzo alto con i capelli rossi, che sventolava una mano come fosse una bandiera.
“Harry, di qua! Siamo qui!”
“Ti, ha visto, Ronald. Puoi smetterla di agitarti come un cavallo imbizzarrito.”
Ron arrossì mentre Harry si sedeva accanto a lui.
“Tutto bene,Hermione? Non c’eri a pranzo”
“Ero su a spedire un gufo ai miei genitori, con il regalo!”
“Quel pacchetto col ciccione?”
Hermione guardò Ron come incerta se degnarlo di una risposta.
“È una tradizione babbana, Ronald, te l’ho già detto”
“Si, ma non ha senso! Come fa un tipo così enorme a scendere da un camino? E le renne poi! Ah, cosa si inventano i babbani per sostituire le bacchette…”
“Beh, perché, nel mondo magico chi porta i regali ai bambini?” chiese Hermione improvvisamente interessata.
Purtroppo Hermione dovette tacere per l’arrivo del professor Vitious, il minuscolo insegnante, che era entrato vestito totalmente di verde e rosso, con rametti di vischio che uscivano dalle mille tasche del gilet. Per Harry la somiglianza con un aiutante di Babbo Natale era così evidente che non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
“Non pensavo che anche qui ci fossero le tradizioni natalizie…”
Harry si rese conto subito che molte cose accomunavano il Natale babbano e quello magico.
L’albero di Natale, per esempio (anche se Harry non ricordava che l’albero nel salotto di Privet Drive fosse decorato con graziose fate vere che cantavano le Carole ogni volta che ci passava davanti), e il Vischio Magico.
Spuntavano dovunque sul soffitto rametti di vischio a tradimento, ed Harry manteneva un’accurata distanza di sicurezza da ogni ragazza quando passava nei corridoi.
Silente trovava tutto questo molto buffo, e Harry era sicuro che facesse spuntare lui i rametti quando passava, solo per imbarazzare le colleghe a cui puntualmente scoccava un bacio sulla guancia rossa di vergogna.
Invece c’era chi, come lui, non trovava questa trovata particolarmente geniale, ed Harry era sicuro di aver visto Piton lanciare un anatema su un povero rametto di vischio con l’unica colpa di averlo imprigionato in un corridio insieme ad una terrorizzata alunna, prima di correre via sbottando frasi sconnesse che suonavano molto come “Io…Natale…brucio…Vischio…”.

Eppure ad Harry mancava qualcosa.
Qualcosa che completasse quel Natale, che lo rendesse speciale.
Mentre camminava nel castello quel pomeriggio, in mezzo a studenti che progettavano sensazionali vacanze, a minuscoli elfi domestici che, usciti dalle cucine per l’occasione, giravano per il castello reggendo decorazioni e piumini, perfino mentre guardava Gazza rincorrere un burlone natalizio brandendo una scopa; qualcosa rimaneva in un angolino nella sua testa. E quel qualcosa sembrava fermamente deciso ad impedirgli di godersi la pausa, di concentrarsi sull’imminente Natale, ed ogni volta che Harry si distraeva, giocando a palle di neve con Ron o scherzando in Sala Comune, ripartiva all’attacco, facendogli venire una piccola fitta allo stomaco e facendolo ritornare improvvisamente serio.

“Hey Harry guarda qua!”
Harry si girò verso Ron che leggeva una lettera appena arrivata con una grosso gufo marrone che al momento barcollava pericolosamente sul davanzale come ubriaco.
“Mi sa che domani troverai un regalo in più sotto al letto! Erano entusiasti quando gli ho detto che ero tuo amico!”
Harry,che era concentrato su quell’ “in più” molto promettente, gli scoccò uno sguardo perplesso, dopo aver salvato Errol che era sul punto di precipitare di sotto.
“È arrivata la lettera con gli auguri di mamma e papà!”
E Harry capì, o forse ammise a sé stesso quello che sapeva da tutto il pomeriggio, che cos’era quel pensiero fisso e fastidioso nell’ angolino della sua testa.
Gli auguri di mamma e papà.

“Buona notte, Harry!”
Perfino al buio a Harry appariva nella mente chiaramente la faccia sorridente di Ron, che, dopo un’ultima spolveratina con la mano al tappetino ai piedi del letto, come se volesse evitare che i granelli di polvere intaccassero i regali che si sarebbero materializzati da lì a qualche ora, si era disteso e coperto fino al mento, pregustando già il sapore del dolci di Molly.
“Buona notte Ron”
“E, beh, buon Natale, no? Te lo dico ora, a mezzanotte dormiamo,no?” biascicò già mezzo addormentato.
“Si, buon Natale, auguri Ron.”
Ma, passata un’oretta, mentre la mezzanotte si avvicinava, Harry fissava il baldacchino, come in attesa. In attesa di cosa,non lo sapeva neanche lui.
All’improvviso si alzò, e si mise al davanzale della finestra. Quella notte la luna piena era così sensazionale che prese a fissarla, e non si rese nemmeno conto di assopire lentamente.
Quando riaprì gli occhi, si ritrovò appeso al davanzale con le braccia nella posizione scomodissima che lo aveva svegliato, e, guardando l’orologio, scoprì che erano le 11 e 58.
Rimase a fissare il cielo scuro.
“Beh, è mezzanotte. Buon Natale, mondo.” Sussurrò al nulla fuori dalla finestra.
Ma, all’improvviso, qualcosa illuminò il cielo.
Qualcosa di spettacolare.
Non aveva mai visto una stella cadente, ma quella che passò a mezzanotte nel cielo scuro di Natale, era la stella più grande e luminosa che avrebbe potuto immaginare.
Era come se Espero avesse deciso di lasciarsi cadere, e con un arco curvo fosse atterrata nel pieno della foresta, in attesa che qualcuno la andasse a prendere.
E Harry capì che, no, non lo avevano lasciato solo.
Ed era quello, solo quello,che completava, che chiudeva il cerchio.
Era solo quello, il suo regalo di Natale.
Il regalo più bello.
Si distese sul suo letto con la luce della stella ancora negli occhi, e un sorriso sulle labbra.

Ora dormi Bambino mio, lascia che pianga io.


“Auguri mamma. Auguri, papà”

Dormi Bambino.
Ti sono vicino
.

 

*

 


“Wow! Chi te lo manda, di chi è?”
“Non lo so… dice solo:  Fanne buon uso.

*





Grazie mille a tutti voi che avete letto, e tanti tanti auguri di buon Natale!
Un bacio
Puciu

  
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