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Autore: justwannabewithyou    30/05/2013    0 recensioni
"Nonostante sembrasse tranquillo la mattina, in realtà dentro lui –si diceva- ci fosse una furia.
Su di lui giravano così tante voci, tra le quali un presunto semi omicidio.
Mi ricordo quando un ragazzo provò ad accusarlo parlandone, so solo che da quel giorno il ragazzo ha cambiato scuola e abita dall’altra parte della città."
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"Le mie amiche mi dicono sempre che dovrei cominciare a farmene un’idea, che non dovrei continuare ad andare dietro a qualcuno di così pericoloso, ma l’amore fotte tutti e io sono stata fottuta."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sceso dalla sua moto, si era sfilato il casco e aveva indossato i suoi rayban neri.
Immacolato e perfetto come sempre, neanche un capello fuori posto o la cresta spiaccicata, niente.
E ancora una volta lo vedevi camminare verso l’entrata della scuola solo, con una sigaretta appena accesa nella mano destra e il suo inseparabile giubbotto nero di pelle.
Forse era per questo che mi piaceva; era diverso da tutti gli altri, era silenzioso, solitario e bello da morire. La prova vivente che anche gli occhi e i capelli marroni possono far girare la testa.
 
Eppure sapevo che avrei dovuto continuare a sognarlo da lontano.
Nonostante sembrasse tranquillo la mattina, in realtà dentro lui –si diceva- ci fosse una furia.
Su di lui giravano così tante voci, tra le quali un presunto semi omicidio.
Mi ricordo quando un ragazzo provò ad accusarlo parlandone, so solo che da quel giorno il ragazzo ha cambiato scuola e abita dall’altra parte della città.
Le mie amiche mi dicono sempre che dovrei cominciare a farmene un’idea, che non dovrei continuare ad andare dietro a qualcuno di così pericoloso, ma l’amore fotte tutti e io sono stata fottuta. Perché non riesco a far finta di nulla, a dimenticarlo.
 
Che poi cosa dovrei dimenticare? Tra me e lui non c’è mai stato niente e mai niente ci sarà.
Anche se una volta gli parlai, solo perché mi era venuto addosso in biblioteca.
Era stato un secondo, mi aveva guardata, chiesto scusa e se ne era andato. Eppure ricordo ancora ogni singolo dettaglio.
 
Mi risvegliai da ogni pensiero quando sentii la campanella suonare, così entrai in classe.
Una delle materie che più odiavo, biologia.
Mi era impossibile anche sopportare il professore, figuriamoci la sua stupida materia su natura e cose simili.
 
“Beh, Kateford, non ci si alza?” cominciamo bene, devo dire.
“Scusi prof, sono ancora un po’ assonnata e…”
“Si risparmi le scuse. Prendete tutti i libri” lui e la sua insulsa voce da isterico.
 
“Scusi sono in ritardo” alzai gli occhi appena sentii la sua voce.
“Payne, lei mi ha stufato. E no, non si azzardi ad andare là in fondo, venga qua di fianco alla nostra Kateford e veda di tenerla possibilmente sveglia, visto che le piace dormire”

Se lo sguardo potesse uccidere, in questo momento il mio professore giacerebbe a terra.
Eppure gli sono grata, perché in questo modo avrò l’occasione di fissare per una bella ora Liam, senza dover farmi problemi di sporgere il collo e distrarmi.
Insomma, sia lodata la biologia in questo caso.
 
“Non ho il libro, posso seguire con te?” mi volto verso di lui.
“C-certo” e lo vedo spostare banco e sedia, per poi attaccarli ai miei. Siamo così vicini ora.
“Di solito salto sempre biologia…il prof è sempre così?”
“Oh si, a volte è anche peggio. Sembra continuamente mestruato, e mi odia” ride, dio mio che sorriso, potrei svenire ora.
“Mi hanno raccontato che una volta era simpaticissimo, poi gli rubarono la macchina che amava con tutto il cuore, proprio qua a scuola. Da allora odia tutto ciò che abbia anche solo a che fare con essa, è un po’ matto” sussurra per non farsi sentire.
“Da questo si deducono molte cose direi…ecco perché ora viene sempre in bicicletta”
“La sua magnifica bicicletta rossa e bianca, mi fa morire vederlo saltar già da quella cosa” ridemmo entrambi sta volta.
“Kateford, Payne fuori! Ora!” e così uscimmo ridendo ancora e sentendo il prof dietro di noi continuare a lamentarsi.
 
“Ce la siamo cercata”
“Hai ragione. Vado al bar vieni con me? Ti offro qualcosa” accettai volentieri.
 
Restammo per le due seguenti ore al bar, a chiacchierare.
Capii che le voci che giravano su di lui non erano vere, non potevano esserlo.
Era un ragazzo normale, come tutti, a cui piaceva fare battute e ridere.
Non avevo paura di lui, non dopo che avevo capito come era davvero. Non avrei cambiato opinione per colpa di stupide voci che potevano non essere vere.
Mi soffermai sui miei pensieri per troppo, infatti quando tornai in me Liam mi fissava curioso.
 
“A cosa pensavi?”
“Io? N-niente, f-figurati..” tossicchiai, non volevo dirgli a cosa pensavo.
“Ah, forse ho capito” abbassò il capo con sguardo deluso, ferito “le voci che girano su di me, giusto?”
“Si pensavo a quello…”
“Hai paura di me anche tu quindi, ora?” rialzò lo sguardo e lo puntò dritto nel mio.
“No, ti ho ascoltato in queste due ore e non credo a delle stupide voci messe in giro da chissà chi…ma dimmi una cosa, sono vere?”
“Ho picchiato qualcuno e per un po’ di tempo ho spacciato, volevo guadagnare qualche soldo. Ma se ti riferisci alla storia dell’omicidio, beh, ti assicuro che non ho niente a che fare con cose simili”
“E io ti credo” sorrise.
 
Quando tornai a casa mi buttai sopra al letto, con un sorriso stampato in faccia.
Avevo passato due ore con lui, col ragazzo che mi è sempre piaciuto e non potevo che esserne felice.
Ero di buon umore, così finii i compiti in poco e mi feci una doccia.
Quando mi fui rivestita sentii un rombo di moto fuori casa mia, così corsi di sotto e aprii la porta.
Quasi non mi venne un infarto, lui era lì sotto casa mia, più bello che mai, con un sorriso splendente che mi salutava con un cenno della mano.
Avanzai verso di lui, incredula e felice, non me lo aspettavo.
 
“Hey, cosa ci fai qua!?”
“Sono venuto a prenderti, si va in spiaggia. Forza salta su!”

Passammo il pomeriggio cercando di bagnarci il più possibile, tanto che la sera dovette darmi la sua felpa. Avevo più freddo del solito visto che non mi ero ancora asciugata per bene.
Ovviamente era stato lui a vincere, era riuscito a lavarmi da capo a piedi mentre io molto meno.
 
“Grazie per oggi, mi sono divertita e questo fuoco è da perfetto boy-scout” risi.
“Beh da piccolo mi insegnarono come accenderlo e direi che me la cavo”
“Tanto arriverà una folata di vento tra poco e si spegnerà tutto”
“Stronza non è vero, è anti-vento” scosse la testa con fare altezzoso.
“Allora scusa, sei meglio te” risi ancora.
 
Lo guardai negli occhi, mentre entrambi sorridevamo.
I miei occhi azzurri si scontravano coi suoi marroni, che ora erano più scuri.
Mise una mano tra il mio collo e la mia spalla e si avvicinò.
Posò le sue labbra sulle mie, prima delicatamente; poi, dopo avermi guardata ancora una volta negli occhi mi ribaciò buttandomi all’indietro e mettendo un braccio sotto la mia schiena.
Restammo tutta la notte a baciarci ed abbracciarci sulla spiaggia.
Ci fecero compagnia solo le stelle e il movimento lento del mare, che cullava delle piccole barche vicino al porto.
 
Non mi importava cosa dicevano o pensavano gli altri.
Non mi importava se ero uscita di casa e non ero rientrata.
Non mi importava del freddo o della scuola.
Mi importava solo di me e Liam, e della magnifica serata che stavamo passando insieme.
Sarei voluta rimanere tra le sue braccia per sempre, perché lì, mi sentivo in paradiso.
 
Chi l’ha detto che i ragazzi che sembrano cattivi lo sono per forza?
  
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